7 Febbraio
Scontro Roma-Parigi. Febbre gialla e intreccio finanziario
Il Quirinale invita a "ristabilire il clima di fiducia". Macron risponde a Di Maio e Di Battista con i gilet gialli a Parigi richiamando l'ambasciatore. L'interesse nazionale dimenticato. L'intreccio economico tra Italia e Francia, l'esposizione sul nostro debito, il dossier Fincantieri-Stx
Scontro tra Francia e Italia. Interviene il Quirinale. Questo è il lancio dell'Agenzia Agi delle ore 18:50: "Va ristabilito immediatamente un clima di fiducia con i Paesi amici e alleati. Questo passa attraverso la considerazione dei reciproci interessi nazionali e il pieno rispetto delle dinamiche istituzionali di ciascun Paese. Lo spiegano fonti qualificate del Quirinale, interpellate sulla posizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla situazione dei rapporti con la Francia. Appena atterrato a Ciampino di ritorno dalla visita in Angola, il capo dello Stato ha espresso la sua grande preoccupazione per la situazione. I consolidati e preziosi rapporti di amicizia e collaborazione con la Francia vanno difesi e preservati, spiegano ancora fonti del Quirinale". Che cosa sta succedendo? Siamo dentro una schermata pericolosa del videogame tra Roma e Parigi. Space Invaders. Ci sono regole del gioco da non dimenticare, altrimenti elimini un mostro e ne appare subito un altro più grande. Cominciamo proprio dalle regole.
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La prima regola della strategia che non bisogna mai dimenticare dice: "Non cominciare una guerra se non sei sicuro di vincerla". Questo semplice, saggio consiglio, non fa parte del bagaglio d'esperienza di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Il leader dei Cinque Stelle dopo esser stato rimbalzato più volte, ha cercato un incontro a tutti i costi con i gilet gialli e naturalmente l'ha ottenuto con la parte più estremista dei jilet jaunes - quella che chiama alla "guerra civile" contro il governo della Francia. Di Maio ha espresso tutto il suo fondamentale appoggio alla fazione anti-Macron e facendo tutto questo si è dimenticato qualche "dettaglio", altre due regole che sono ben visibili sulle pareti di casa List.
La seconda regola va in direzione contraria a quanto dicono i Vangeli: "Nessuno porge l'altra guancia".
La terza regola è quella di Warren Buffett, il re mida della...
Scontro tra Francia e Italia. Interviene il Quirinale. Questo è il lancio dell'Agenzia Agi delle ore 18:50: "Va ristabilito immediatamente un clima di fiducia con i Paesi amici e alleati. Questo passa attraverso la considerazione dei reciproci interessi nazionali e il pieno rispetto delle dinamiche istituzionali di ciascun Paese. Lo spiegano fonti qualificate del Quirinale, interpellate sulla posizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla situazione dei rapporti con la Francia. Appena atterrato a Ciampino di ritorno dalla visita in Angola, il capo dello Stato ha espresso la sua grande preoccupazione per la situazione. I consolidati e preziosi rapporti di amicizia e collaborazione con la Francia vanno difesi e preservati, spiegano ancora fonti del Quirinale". Che cosa sta succedendo? Siamo dentro una schermata pericolosa del videogame tra Roma e Parigi. Space Invaders. Ci sono regole del gioco da non dimenticare, altrimenti elimini un mostro e ne appare subito un altro più grande. Cominciamo proprio dalle regole.
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La prima regola della strategia che non bisogna mai dimenticare dice: "Non cominciare una guerra se non sei sicuro di vincerla". Questo semplice, saggio consiglio, non fa parte del bagaglio d'esperienza di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Il leader dei Cinque Stelle dopo esser stato rimbalzato più volte, ha cercato un incontro a tutti i costi con i gilet gialli e naturalmente l'ha ottenuto con la parte più estremista dei jilet jaunes - quella che chiama alla "guerra civile" contro il governo della Francia. Di Maio ha espresso tutto il suo fondamentale appoggio alla fazione anti-Macron e facendo tutto questo si è dimenticato qualche "dettaglio", altre due regole che sono ben visibili sulle pareti di casa List.
La seconda regola va in direzione contraria a quanto dicono i Vangeli: "Nessuno porge l'altra guancia".
La terza regola è quella di Warren Buffett, il re mida della borsa americana: "Prima regola: non perdere soldi. Seconda regola: non dimenticare la prima regola".
Fissate le tre regole, si capisce che si è ben lontani dal principio di prudenza. Andare à la guerre contro la Francia senza una strategia è un'operazione che può condurre al fiasco da guinness dei primati. Prima di tutto, esiste una condizione politica nuova per Cinque Stelle (e Lega) di cui non si è tenuto conto. I grillini in trasferta a Parigi (il casus belli) hanno dato prova di non saper distinguere le due fasi fondamentali della vita di un partito politico: c'è un momento in cui sei all'opposizione e un altro in cui sei al governo. Queste due fasi sono nettamente distinte, chi non sa separarle, non sa governare. È tutto qui il problema del Movimento Cinque Stelle, è ben oltre il partito di lotta e di governo (magari, ci verrebbe da dire) la sua linea è di insurrezione (all'estero) e governo (o qualcosa di simile). Questa contraddizione interna dei pentastellati conduce a commettere sempre più errori, finché riguardano la loro organizzazione è un conto, ma se a implodere è lo Stato allora riguarda tutti. Quando sei nella stanza dei bottoni a Palazzo Chigi, lo scenario cambia completamente: non c'è più solo l'interesse di fazione, ma un interesse più generale, stringente, da tutelare come un bene supremo, al di sopra di tutto: l'interesse nazionale.
Dopo la scampagnata in terra di Francia a sostegno dei gilet gialli (nell'immagine qui sopra, l'account Twitter di Luigi Di Maio), il governo di Parigi ha richiamato il suo ambasciatore a Roma per consultazioni. "Le ultime ingerenze sono una provocazione ulteriore e inaccettabile, violano il rispetto dovuto all'elezione democratica fatta da un popolo amichevole e alleato e il rispetto che i governi democratici e liberamente eletti si devono reciprocamente", così il ministero degli Esteri francese ha motivato la decisione. "Per diversi mesi la Francia è stata oggetto di ripetute accuse, attacchi infondati e pretese assurde", sono attacchi "senza precedenti" dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel linguaggio della diplomazia questo significa che all'Eliseo hanno deciso di rispondere. In realtà hanno già cominciato da tempo, ma hanno una logica che non c'è nelle mosse che vediamo sempre più basiti da parte del governo italiano, Macron tutela sul serio l'interesse nazionale della Francia. L'Italia si sta mettendo nell'imbarazzante condizione del signor Tafazzi. Intendiamoci, Macron è ben lontano dall'essere il leader illuminato dipinto dalla stampa in progress, ne avevamo colto il tratto neogollista (senza essere De Gaulle), nazionalista e europeista finché l'Europa è al servizio di Parigi fin dagli esordi. La Francia inoltre si distingue in negativo per il suo protezionismo economico, la disinvolta gestione dei dossier (vedere il voltafaccia di Macron al primo accordo con il governo sul dossier Finantieri-Stx) bilaterali. Ma qui il tema non è quella della simpatia, antipatia, del vantaggio elettorale dei Cinque Stelle. No, qui il punto numero uno sul quale concentrare l'attenzione è se Di Maio e Dibba a Parigi fanno l'interesse dell'Italia. La risposta è che sono controproducenti, hanno un generatore automatico di boomerang e non se ne rendono conto perché non escono mai dalla dimensione social in cui sono nati.
Non si rendono conto, i pentastellati, che non sono più una semplice forza anti-sistema, sono diventati loro malgrado establishment, governano, hanno in mano lo scettro e dunque hanno il dovere di tutelare l'interesse nazionale al meglio, non secondo la logica dei like sulla bacheca di Facebook.
Lo scontro tra Italia e Francia è la notizia principale sulla home page di Le Monde.L'Italia ha relazioni strettissime con la Francia, parliamo di rapporti economici, politici, militari e culturali. Questi ultimi possono non interessare a nessuno dei partitanti, sorvoliamo, ma sull'economia e la difesa c'è poco da scherzare. La Francia è in grado di far saltare parecchie pentole e tutti i coperchi. Ricordiamo, en passant, che tutta la grande distribuzione italiana è i mano ai francesi; il più grande gestore dei fondi di investimento italiani, Pioneer, è diventato poco tempo fa francese, acquistata dal colosso Amundi; una quota importante del sistema bancario (Bnl su tutti) ha le gambe in Italia ma la testa è a Parigi; Parmalat, un grande buco nero della storia finanziaria italiana, è della multinazionale francese Lactalis (17 miliardi di ricavi, presente in 43 paesi); di dritto o di rovescio il sistema di potere, la cassa, del nostro paese ha i suoi terminali a Parigi: Generali parla francese (oltre il 7 per cento del capitale è transalpino); il numero uno di Unicredit, Jean Pierre Mustier, è francese; il secondo azionista di Mediobanca è il Gruppo Bollorè con il 7.98 per cento del capitale; il primo azionista di Telecom è Vivendi, il secondo azionista di Mediaset è sempre Vivendi; il secondo azionista di Acea, una delle grandi aziende dell'energia e dell'acqua in Italia, è la società franco-belga Suez che detiene il 20.66 per cento del capitale. Vogliamo andare avanti? Altro che Toninelli che dichiara che a lui non gli importa un fico secco di andare in treno a Lione, frase che ne dimostra la totale inconsapevolezza su cosa sia un sistema ferroviario integrato ad alta velocità. Queste sono cose serie, strategiche, non propaganda.
Questo dovrebbe suggerire a qualsiasi forza di governo, una prudenza estrema - ragionata - nella gestione dei rapporti con la Francia. I francesi sono prima di tutto dei partner con cui confrontarsi, anche duramente se occorre, perfino con qualche parola scartavetrata che in politica talvolta ci sta, ma hanno un loro interesse in Italia che non si può ignorare e quando si tratta di ricavi, utili, espansione commerciale, sono interessi spesso convergenti perché parliamo di aziende che battono bandiera italiana e spesso anche fuori dai nostri confini. Quando questi interessi entrano in conflitto, si evidenzia. Per questo esistono le buone regole del diritto societario, le norme internazionali, i trattati economici, le sedi legali dei negoziati, i buoni rapporti tra esponenti della business community prima di tutto e poi, eventualmente, anche la politica quando c'è in gioco un interesse strategico tra le parti. Perché se non ti occupi (bene) tu di loro, saranno loro a occuparsi di te. Occorrono azioni equilibrate, fermezza, duttilità, cultura del business, visione e capacità di negoziare. Questo non significa né essere ossequiosi né presentarsi a tavola con il forcone al posto della forchetta. La moderazione è una virtù, rende più forti. Se i partiti che si sono alternati al governo prima della rupture italiana del 4 marzo 2018 si sono in passato mostrati disattenti (o succubi) rispetto alla politica transalpina, la maggioranza giallo-verde di oggi non fa meglio piazzandosi sulla sponda opposta, urlando, sostenendo ogni tanto perfino cose giuste (e non ci riferiamo certo alla polemica surreale sul Franco africano), ma per deficit di cultura politica e scarsa conoscenza dei meccanismi delle relazioni internazionali finendo per ottenere con un altro mezzo gli stessi insuccessi di chi era prima di loro a Palazzo Chigi. Macron non cadrà per le operazioni dadaiste di Di Maio e Di Battista, ha ben altri problemi: si è dimesso poco fa la responsabile della Sicurezza del primo ministro, Marie-Elodie Poitout , in relazione alle registrazioni sul caso Benalla pubblicate da Mediapart.
Con tutti i partner dell'Unione l'Italia ha un continuo scambio di collaborazioni, frizioni, interessi convergenti e divergenti. La diplomazia economica e quella politica servono a comporli in un quadro virtuoso. La legge della giungla alla fine non funziona, perché all'ultimo giro di giostra vince sempre la forza della nazione più abile a manovrare le leve della politica, del capitale e del diritto. Di Maio e Di Battista incontrando i jilet jaunes a Parigi non hanno in mano nessuna leva, anzi, danno alla Francia la possibilità di aprire la crisi diplomatica che è ben più spessa (rivedere la lista fatta qualche riga fa) del richiamo dell'ambasciatore a Parigi. Quella è una mossa che è il preludio di un'altra musica dove si sentono risuonare i tamburi e i piatti. Con la Francia abbiamo aperta all'Antistrust europeo una partita delicatissima - vale miliardi di euro - sul controllo dei Cantieri dell'Atlantico da parte di Fincantieri e non bisogna pensare solo al grande e fiorente settore crocieristico, ma all'integrazione della parte militare di Fincantieri con Naval Group. Questo "dettaglio" non è solo una questione di fatturato e posti di lavoro, è una delle chiavi strategiche dell'Europa di domani, riguarda la costruzione di un polo mondiale della cantieristica navale in campo militare, ha come sotto testo la costruzione del futuro sistema di difesa europeo e la sua guida. È naturale che l'unico paese che ha la bomba atomica in Europa - la Francia - punti alla leadership, è altrettanto logico che Fincantieri, un gioiello mondiale della nostra industria, giochi le sue carte con l'espansione delle sue attività all'estero. La sfida dei giganti del mare è la lotta dei titani, non la battaglia dei nani.
I Cinque Stelle sono al governo, impegnarsi a condurre una campagna da Armata Brancaleone in Francia può (forse) portare qualche voto oggi, una pesca a strascico nel mare del rancore senza visione del domani, ma rischia di scatenare un'offensiva economica e finanziaria di Parigi verso Roma. Nelle pagine dell'ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale sull'Italia c'è una tabella che dovrebbe far riflettere, elenca i paesi che sono più esposti sul debito pubblico italiano, al primo posto c'è la Francia:
Come vedete, siamo legati alla Francia a doppio filo. Cosa succede se queste istituzioni cominciano a vendere il nostro debito pubblico? È solo una tra le tante domande che si potrebbero cominciare a mettere nero su bianco sul taccuino. Ed è bene sapere che ogni nostra azione scomposta produce una reazione ordinata, figlia di un razionalismo che la burocrazia francese in Europa applica con una capacità e determinazione che l'Italia non ha per mancanza di tradizione e politica di potenza. Mentre Di Maio e Dibba manifestano in piazza con i gilet gialli, i francesi studiano i dossier e agiscono nelle sedi istituzionali, tutelano i loro interessi, li espandono.
Fa sorridere amaramente vedere i pentastellati dimenticare il loro principio di non ingerenza espresso nel caso del Venezuela. Non si può disturbare quel galantuomo di Maduro, ma appoggiano e si fanno fotografare con chi predica il rovesciamento con la forza del governo francese. Tutto questo può essere del tutto irrilevante nella strategia di un partito d'opposizione, ma quando a fare queste scelte è un partito di governo la musica cambia, ci sono i destini della nazione in gioco.
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assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.