14 Febbraio
Nord e Sud sono già separati. Il sottosopra d'Italia
L'intesa sull'autonomia tra Stato, Lombardia, Veneto e Emilia è una cessione forte di competenze, ma non è una rottura perché questa è già stata consumata. Questione settentrionale e meridionale si intrecciano. Da Bossi a Salvini, la Lega sarà sempre in ogni caso il partito del Nord. Un'indagine sul secessionismo "dolce"
Uno stato forte può permettersi alti livelli di "devoluzione" delle sue competenze, uno stato debole che cede i suoi poteri si dissolve. Una nazione che è più una speranza che un fatto compiuto, l'Italia, nel corso degli ultimi 20 anni ha (de)costruito il suoi impianto istituzionale e l'ha sostituito con il caos. Quando nel 2001 il centrosinistra riformò il titolo V della Costituzione, pensava di rispondere ad alcune istanze. In buona fede, senza dubbi, ma con un disegno che non teneva conto della storia del nostro paese.
Diciotto anni dopo quella riforma - alla prova dei fatti un disastro amministrativo, tanto che si è provato più volte a darle un altro assetto - le Regioni del Nord dovrebbero avere la loro quota di autonomia rafforzata. Sul tavolo del consiglio dei ministri oggi arriveranno tre bozze d'intesa con le Regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Stiamo parlando di tre aree del paese che rappresentano il 40,5 per cento del prodotto interno lordo e il 54,5 per cento dell'export italiano. La locomotiva dell'Italia. Quanto sarà grande l'autonomia concessa alle regioni? Sarà enorme, basta leggere la bozza d'intesa con il Veneto che prevede 23 materie fondamentali:
1. Organizzazione della giustizia di pace;
2. Norme generali sull'istruzione;
3. Istruzione;
4. Tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali;
5. Rapporti internazionali e con l'Unione europea della Regione;
6. Commercio con l'estero;
7. Tutela e sicurezza del lavoro;
8. Professioni;
9. Ricerca scientifica e tecnologica per i settori produttivi;
10. Tutela della salute;
11. Alimentazione;
12. Ordinamento sportivo;
13. Protezione civile;
14. governo del territorio;
15. Porti e aeroporti civili;
16. Grandi reti nazionali di trasporto e navigazione;
17. Ordinamento della comunicazione;
18. Produzione e distribuzione dell'energia;
19. Previdenza complementare e integrativa;
20. Valorizzazione dei beni culturali e ambientali;
21. Casse di risparmio, casse rurali e...
Uno stato forte può permettersi alti livelli di "devoluzione" delle sue competenze, uno stato debole che cede i suoi poteri si dissolve. Una nazione che è più una speranza che un fatto compiuto, l'Italia, nel corso degli ultimi 20 anni ha (de)costruito il suoi impianto istituzionale e l'ha sostituito con il caos. Quando nel 2001 il centrosinistra riformò il titolo V della Costituzione, pensava di rispondere ad alcune istanze. In buona fede, senza dubbi, ma con un disegno che non teneva conto della storia del nostro paese.
Diciotto anni dopo quella riforma - alla prova dei fatti un disastro amministrativo, tanto che si è provato più volte a darle un altro assetto - le Regioni del Nord dovrebbero avere la loro quota di autonomia rafforzata. Sul tavolo del consiglio dei ministri oggi arriveranno tre bozze d'intesa con le Regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Stiamo parlando di tre aree del paese che rappresentano il 40,5 per cento del prodotto interno lordo e il 54,5 per cento dell'export italiano. La locomotiva dell'Italia. Quanto sarà grande l'autonomia concessa alle regioni? Sarà enorme, basta leggere la bozza d'intesa con il Veneto che prevede 23 materie fondamentali:
1. Organizzazione della giustizia di pace;
2. Norme generali sull'istruzione;
3. Istruzione;
4. Tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali;
5. Rapporti internazionali e con l'Unione europea della Regione;
6. Commercio con l'estero;
7. Tutela e sicurezza del lavoro;
8. Professioni;
9. Ricerca scientifica e tecnologica per i settori produttivi;
10. Tutela della salute;
11. Alimentazione;
12. Ordinamento sportivo;
13. Protezione civile;
14. governo del territorio;
15. Porti e aeroporti civili;
16. Grandi reti nazionali di trasporto e navigazione;
17. Ordinamento della comunicazione;
18. Produzione e distribuzione dell'energia;
19. Previdenza complementare e integrativa;
20. Valorizzazione dei beni culturali e ambientali;
21. Casse di risparmio, casse rurali e altre istituzioni del credito;
22. Enti di credito fondiario e agrario regionale.
Non c'è bisogno di essere Thomas Hobbes per capire che siamo di fronte a una cessione enorme di potere da parte dello Stato, all'indebolimento del Leviatano, alla sua molplicazione in più soggetti di peso diverso all'interno dello stesso territorio. Escluso il settore della Difesa, il resto dell'amministrazione di fatto va alla Regione. La quale ovviamente per esercitare questo potere deve finanziare la spesa attraverso il prelievo fiscale, dunque viene siglato un accordo finanziario con il ministero dell'Economia affinché l'autonomia non sia solo di facciata, ma sostanziale, materiale. Naturalmente l'esercizio di tali competenze si realizza con il trasferimento nella Regione di attività che oggi sono dell'amministrazione centrale dello Stato. Questo comporta un trasloco non solo virtuale, ma fisico delle risorse, vedere alla voce dipendenti, strutture, etc. a meno che non si intenda liquidare il personale e gli asset amministrativi esistenti.
Venezia, il Leone di San Marco (Foto Ansa)La Regione finanzierà l'attività del governo locale in base a un fabbisogno standard. Qui naturalmente popolazione residente, gettito fiscale generato nel territorio sono fondamentali. Attenzione, l'eventuale surplus fiscale resta nella Regione. Viene sottolineato che il quadro di solidarietà nazionale non muta, ma questi sono fatti che devono fare poi come sempre i conti con la realtà del bilancio italiano.
È chiaro che un'intesa simile prevede il principio della leale collaborazione, ma è altrettanto evidente che quello in corso è un processo dinamico di "distacco" accelerato di Lombardia, Veneto e Emilia dal resto dell'Italia. È una sorte di "secessione" dolce, ma non c'è neppure bisogno di definirla con la parola "secessione" perché è la conseguenza logica di fatti politici che sono stati ampiamente sottovalutati. In un paese privo di senso storico, è il minimo che possa accadere. Eppure era tutto scritto.
Roma, 10 Aprile 2014. Emanuele Prataviera della Lega espone nell'Aula della Camera una grande bandiera del Veneto con il Leone di San Marco. La scena avviene durante il voto sulla questione di fiducia del DL ''Salva Roma'' (Foto Ansa).Il 2 settembre del 2017 List pubblicò un'analisi sui referendum sull'autonomia e il loro potenziale impatto. Il 22 ottobre del 2017 List il giorno dei referendum fu la volta di un'analisi sul futuro dal punto dell'architettura istituzionale dell'Italia. Oggi si rivela esatta. Riprendiamo il filo di quel numero.
Quando Umberto Bossi nei primi anni Novanta intuì che cosa stava capitando nel Paese, attaccò manifesti, fumò mille sigarette, perse e ritrovò la voce mille volte e altrettante Pontida, raccolse voti e aprì il dibattito. La cosiddetta grande stampa prese il Senatùr per uno che ruttava parole a vuoto nelle valli, lo dipinsero come un pagliaccio e invece avevano di fronte un grande politico, l'uomo che aveva visto e previsto la "rupture" dell'Italia. I suoi discorsi parlamentari negli anni del grande crac della Prima Repubblica andrebbero mandati a memoria: c'è tutto l'oggi, la fine della nazione (quale, di grazia?) in uno scherzo della storia, la rivoluzione giudiziaria risolta nell'occupazione del Parlamento da parte di magistrati e avvocati, dove invece servivano nuovi uomini e donne per rifare l'Italia e gli italiani. Il Nord ha sognato la secessione, certo, in quegli anni il titolare di List lavorava a Milano e le parole degli imprenditori che restavano sul taccuino erano quelle di chi voleva una sola cosa: staccarsi da Roma. Bossi non assecondò questo desiderio, si sentiva più italiano di tanti italiani con le buone maniere fuori e la corruzione dentro, provò a dare all'Italia una forma di federalismo, non ci riuscì. Ma quello che aveva pensato era nel solco del contemporaneo, anticipava la crisi.
La Prima Repubblica, Bossi. È il 22 aprile 1993, prende la parola a Montecitorio. Riletto oggi, quello del Senatùr è uno straordinario discorso, ecco un passaggio:
Lanchester rivela che «i cittadini nella democrazia della delega, ossia quella dominata dal sistema proporzionale, senza controlli e garanzie, in sostanza vengono privati di ogni decisione, mentre vengono favoriti interessi settoriali e microsettoriali. L'intreccio di potere economico e potere politico, dovuto al determinante intervento dello Stato dominato dai partiti nell'economia ed in ogni settore sociale, ha provocato particolarismo, immobilismo, corruzione, inefficienza. Lo Stato e l'amministrazione appaiono occupati da una classe politica ormai sufficientemente omogenea per caratteristiche sociali, aspirazioni e modo di agire e che sembra ormai capace di sviluppare puri strumenti di autoconservazione.
Ricorda qualcosa? Unite i puntini.
La questione settentrionale è quel primo lampo di Bossi, la rottura, lo "sbrego della Costituzione" come lo chiamava il professor Gianfranco Miglio, quella era una faglia in movimento costante, una forza inesorabile. Trent'anni dopo, eccola la faglia, una distanza incolmabile tra Milano e Roma, il Nord e il Sud del paese. Giuseppe Sala e Roberto Maroni, sindaco di Milano e Presidente della Regione Lombardia alla fine della fiera non sono opposti, stanno dalla stessa parte, il Nord. Osservate cosa dicono Luca Zaia e Luigi Brugnaro, presidente della Regione e sindaco di Venezia, la loro meta è solo e sempre il Nord. Il Sud non esiste e non può esistere per la semplice ragione che è in un'altra zona della galassia, è in un'altra dimensione. Non è il referendum contro "Terronia", non c'è bisogno di marcare la differenza, perché quest'ultima c'è già da molti anni. Quando la globalizzazione ha accelerato e la crisi ha cominciato a mostrare le truppe lacerate dei perdenti, il Meridione si è staccato come un iceberg. Si sta squagliando.
La questione settentrionale non è aperta, è apertissima, erutta cenere, lava e lapilli sotto forma di risultati raggiunti, cose fatte, relazioni internazionali, futuro. Il Mezzogiorno è una specie di aggregazione informe di sultanati dove il capo locale dispone, ordina, controlla, per assenza dello Stato centrale e presenza famelica dei clientes, di una politica unitaria, e per convenienza personale. Il localismo è una malattia dell'essere. De Luca domina in Campania, dove addirittura abbiamo la singolare città stato in cui regna De Magistris; Emiliano fa altrettanto in Puglia; poi c'è la Calabria infelix dove chi governa non ha importanza perché a fare e disfare ci pensa quella cosa chiamata 'ndrangheta, oggi la più potente organizzazione criminale del mondo; la Basilicata che non estrae nemmeno il suo petrolio; la Sicilia che vota il 5 novembre ma resta e resterà un enigma; la Sardegna così sola al centro del Mediterraneo da essere dimenticata nelle cronache nazionali. Non è un puzzle, è l'esplosione in mille pezzi di un bicchiere che cade per terra. Si vota. È il primo atto, ne seguiranno altri: il Nord sceglie il Nord. La secessione non è una dichiarazione, è un fatto.
Umberto Bossi e Luca Zaia nel 2010 (Foto Ansa)Il 24 ottobre del 2017 List affrontò il tema del significato che avevano i referendum sull'autonimia per la natura della Lega Nord. Anche in questo caso, abbiamo un quadro confermato poi dai fatti.
La storia della Lega è questo macinino (echi del Belli: "L’ommini de sto monno so l’istesso / che vaghi de caffè nel macinino / ch’uno prima, uno doppo, un antro appresso / tutti quanti però vanno a un distino…”) della storia, i suoi uomini sono granelli trasportati da suo moto circolare. Le sue origini, dicevamo, sono nel Nord e restano nel Nord. La grande intuizione di Umberto Bossi - la questione settentrionale - è grande per la sua lampante persistenza nella storia italiana e con la Lega ha trovato - piaccia o meno - una sua rappresentanza dalle alterne fortune. Quando nei primi anni Novanta il Senatùr percorreva le strade della Lombardia, del Piemonte, del Veneto, parlando alla gente nelle piazze e nei bar, attaccando manifesti sotto il sole e la pioggia, arando con pochi fedelissimi - tra questi c'era Roberto Maroni - il campo fertile dell'uomo dimenticato del Nord, tutti lo guardavano come un matto, una figura tra lo spostato e il "romantico", e ben pochi avevano intuito che sotto la cenere dei camini della Brianza, tra le pianure e le montagne di una cosa allora indefinita come la Padania, ci fosse lo spirito sulfureo del tempo lungo, la longue durée, lo Zeitgeist.
La Lega di Bossi fu secessionista nella misura in cui Roma era sguaiatamente "ladrona". Le presunte classi colte guardavano a Bossi come a un troglodita che pensava di fare la rivoluzione armata con la spingarda. Ridevano, nella loro liturgia da terrazza ministeriale. Non capivano (e come abbiamo visto non capiscono, ancora oggi) che in realtà Umberto aveva un arsenale infinito, ben più potente, creato dai suoi nemici: uno Stato che dilapidava a getto continuo le tasse dei contribuenti. In Bossi convivevano allora le idee della Thatcher ("Il denaro pubblico non esiste, esiste soltanto il denaro del contribuente") e quelle dei federalisti americani in cerca di un "nuovo inizio" nel Nuovo Mondo. Basterebbe rileggere senza pregiudizio, con le lenti di uno storico, le parole pronunciate da Bossi a Venezia nel 1996, quella dichiarazione in cui tracciò le linee dell'indipendenza della Padania: "Queste terre sono unite da legami tanto profondi quanto quelli delle stagioni che le governano, degli elementi che le plasmano, delle Genti che le abitano; Noi quindi formiamo una comunità nazionale, culturale e socio-economica fondata su un condiviso patrimonio di valori, di cultura, di storia e su omogenee condizioni sociali, morali ed economiche". Una comunità. Sono discorsi dimenticati, mai analizzati pienamente, sottovalutati, trattati come fenomeno da baraccone, ma in realtà in questi testi è ancora oggi celato il nocciolo incandescente della questione settentrionale.
La sorpresa con cui è stato accolto l'esito dei referendum in Veneto e in Lombardia nasce da questo ritardo, da questo pregiudizio, da questa "distanza" tra il fatto e la sua analisi, dalla superbia - e arroganza - del piccolo establishment italiano (tutto, politico, imprenditoriale, culturale) che non ha mai capito e ha rifiutato "la rupture" della Lega e la frattura dello Stato italiano fin dalla sua nascita per annessione del Sud, senza costruzione dell'identità o, meglio, per interruzione di quel racconto. Bossi aveva chiaro quel quadro, vedeva la faglia allargarsi e non restringersi, e trovò in Gianfranco Miglio il teorico dello "sbrego costituzionale", l'unico uomo di scienza che ebbe il coraggio e la forza di confrontarsi con il dolore e le conseguenze di quella ferita aperta.
Era chiaro fin dal principio che i due referendum sull'autonomia, pur incastonati nel quadro della legge e dell'unità nazionale, avrebbero avuto anche un significato "altro". Le azioni spesso producono conseguenze inattese. Un minuto dopo l'apertura delle urne - è bastato in realtà il solo dato dell'affluenza in Veneto - si è aperto il capitolo di un'altra storia: quello delle tasse e della rappresentanza, il potere del contribuente e quello coercitivo dello Stato. Siamo alle origini della democrazia: "No taxation without representation", Virginia, 1775. Italia, 2017.
La Lega di Matteo Salvini continua ad essere una versione reloaded, aggiornata, della Lega di Bossi, perché l'idea di fondo è quella persistente, evocata e confermata dai fatti. In questo quadro non c'è alcuna "eversione", ma il problema irrisolto dell'Italia: la disfunzionante amministrazione dello Stato che invece di ridurre la distanza dell'unione imperfetta tra Nord e Sud la allarga. La Lega non è un partito anti-sistema come pensano alcuni dei suoi più ciechi oppositori, è pienamente "dentro" e non fuori dalle istituzioni da sempre, ma segna la differenza tra questi due mondi. Basta tracciare la biografia delle figure che oggi sono protagoniste del nuovo capitolo sull'autonomia.
Roberto Maroni è un eccellente amministratore, è stato un ottimo ministro dell'Interno, ha consumata esperienza istituzionale, governa da anni la Regione più ricca del Paese, dentro e non fuori dall'Euro, ha prodotto innovazione, ricerca e qualità, guarda a un sistema di relazioni internazionali dove la Lombardia si muove nel quadro dell'interesse nazionale, del sistema di imprese e soggetti istituzionali che operano in Italia, non in un altro regno, un produttore di ricchezza che poi viene redistribuita ai soggetti meno forti nel quadro della coesione nazionale. Non è la biografia di un separatista.
Luca Zaia governa dal 2010 una delle aree più dinamiche del paese, una regione di produttori che la storia ha destinato a guardare a Nord e a Oriente, fucina di imprenditori, partite Iva, uomini e donne che vendono i loro prodotti. Zaia viene da Conegliano, è figlio di questa terra, è stato presidente della Provincia di Treviso (allora il più giovane in Italia), un competente ministro dell'Agricoltura nel governo Berlusconi. Ha sempre avuto un rapporto dialettico di collaborazione e confronto anche aspro con il governo centrale. Il voto del Veneto non è una sorpresa, ma la conferma di un fatto, di una tendenza in corso da decenni, fin dai tempi in cui Giorgio Lago, allora direttore del Gazzettino, coniò la formula del Nord-Est. Zaia raccoglie ciò che ha seminato il vento della storia.
Matteo Salvini è la figura al centro di questo quadro. Un giovane segretario che ha superato una crisi profonda della Lega e oggi è in corsa per il primato nell'area politica conservatrice. Poteva fallire, le probabilità di un crac della sua segreteria erano altissime, la fase finale della grandiosa storia della leadership di Umberto Bossi avrebbe potuto travolgere chiunque. Nonostante lo scenario, le difficile premesse, la crisi di allora di tutto il blocco del centrodestra, Salvini non solo ha superato la fase difficile, ma ha dato alla Lega un profilo che coniuga la contemporaneità e le origini del movimento. Possiamo discutere a lungo sulle sue proposte, le sue idee, il suo spesso confuso sovranismo che di volta in volta ha dovuto adattare alla realtà, il suo metodo "ruspante" di affrontare i temi politici, ma il dato finale è che la Lega oggi è l'unico partito "in piedi" e in ascesa. Partito e non altro perché ha una classe dirigente - e di governo - una presenza territoriale e di movimento al Nord, capacità di mobilitazione e organizzazione dimostrata dai referendum, un voto dei giovani che è sconosciuto agli altri partiti, ad eccezione del Movimento Cinque Stelle. L'originalità della sua leadership è in questa sintesi continua tra il naturale terreno d'azione del Nord e l'idea di fare della Lega un partito con un respiro nazionale. Sarebbe molto più facile per Salvini dare alla Lega il modello bavarese della CSU, farne un inespugnabile fortino di governo delle regioni che guidano l'economia italiana, ma il centrodestra di oggi non sarà quello di domani. La straordinarietà di Berlusconi, il suo tempo lungo, sono in ogni caso all'ultimo giro di giostra e non ci sono eredi possibili per il Cavaliere in quell'area politica, Salvini si trova di fronte a un presente con Berlusconi e a un domani senza. È un dato che va al di là della volontà di entrambi i soggetti. Per questo il disegno "nazionale" di Salvini ha un senso, ma deve essere accompagnato da una trasformazione "dolce" (per quanto possibile) del suo partito verso altro. Le spinte autonomiste del Veneto e della Lombardia sono un problema? Possono causare qualche scossone, innescare la reazione delle altre forze politiche (e attenzione: una chiusura dello Stato sarebbe solo un vantaggio per la Lega), ma sono ineludibili perché fanno parte dell'irrisolto dello Stato italiano, la sua debole unità che mostra l'obsolescenza della sua Costituzione e della sua amministrazione. Salvini non ha altra scelta: governare il Nord, guardare e guadagnare fiducia anche nel resto del Paese. Ci riuscirà? Non lo sappiamo, la politica è il regno del possibile e anche dell'impossibile, ma se osserviamo con attenzione le forze in campo, abbiamo un quadro che gioca a suo favore: il Pd ha confermato nella vicenda dei referendum di essere fuori dall'agenda del Nord, Forza Italia è ancora forte e attiva ma dipende totalmente dalla leadership di Berlusconi e dunque ha un tempo limitato, il Movimento 5Stelle non ha per il momento una vocazione di governo ma è forza anti-sistema, gli altri soggetti politici sono piccoli e senza figure carismatiche. Sono dati sufficienti per provarci. E se non riesce nell'impresa? Resta sempre il fortino, la cassaforte, il Nord.
Non c'è nessuna secessione in vista, solo il sottosopra all'italiana. Le secessioni, anche solo dichiarate, di solito hanno altri esiti. Si fanno con le rivoluzioni.
***
Negli stessi giorni in cui accelerava in Italia questo movimento di "separazione" - siamo nell'estate del 2017 - la Spagna entrava in una crisi costituzionale grave con l'esplosione del corto circuito mai riparato della Catalogna. Gli esiti li abbiamo visti in questi mesi: a Madrid si sono succeduti due governi, quello dei Popolari di Mariano Rajoy e quello socialista di Pedro Sanchez. Nel frattempo nessuno è riuscito a risolvere il problema dell'autonomia catalana, anzi, è più grave, forse irrimediabile come emerge dall'articolo di Maite Carpio. La Spagna è un memento per l'Italia, ma in fondo lo sappiamo, lo avvertiamo chiaramente che siamo anche noi già dentro una rottura de facto del quadro istituzionale.
Siamo arrivati al 14 febbraio del 2019. al posto di Maroni è arrivato Attilio Fontana, Luca Zaia comanda sempre in Veneto, il Nord è saldamente governato dalla Lega di Matteo Salvini che è andato a Palazzo Chigi con il Movimento Cinque Stelle (anche questo fatto previsto da List, un anno prima), fa il ministro dell'Interno e dopo 8 mesi guida un partito che finora ha vinto con numeri da Democrazia cristiana tutte le elezioni locali, a Nord e a Sud. Un partito con questa proiezione non può essere secessionista, il problema è che la storia ha un suo grande peso e la Lega è naturalmente ancorata al Nord. Una Lega "rovesciata", con il suo interesse principale a Roma o a Napoli, non può esistere oggi e avrebbe problemi a essere naturalmente sudista anche in un lontano domani. La Lega è nordista, forse oggi ha l'ambizione di contaminare il Sud con la positiva esperienza dei suoi amministratori al Nord, con la creazione di un nuovo sistema regionale basato sulla compartecipazione fiscale, la corretta gestione, la responsabilità. Il problema è che l'esportabilità di questo modello nel Mezzogiorno si scontra con forze altrettanto grandi che accarezzano l'idea di un'altra autonomia, anche questa in fondo già realizzata. Le Regioni del Sud sono altrettante repubbliche dove i presidenti - e i sindaci - si muovono in un quadro di "rupture" già consumata. Pensate a De Luca in Campania, al sindaco di Napoli De Magistris, al presidente della Puglia, Emiliano, per non parlare della Sicilia, la cui autonomia è interpretata come quella di un mondo politico dove valgono altre regole. Si fa presto a parlare di secessione, ma si dimentica sempre la domanda che resta sul taccuino: l'Italia è davvero unita?
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2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
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l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.