18 Febbraio

Europa e Italia, due federalismi (im)possibili

L'Unione europea non potendo essere federale si configura come un impero, l'Italia non potendo essere uno Stato centralizzato si reinventa le autonomie regionali. Lorenzo Castellani sul corto circuito del potere e del territorio, la necessaria (ma non troppa) unità che non può cancellare la diversità

di Lorenzo Castellani

In politica le velocità possono essere molteplici. In Italia lo sono sempre. Ed il dibattito sull’autonomia regionale ne costituisce un lampante esempio. Tre sono le Regioni del Nord avanti a tutti nella richiesta di trattenere più funzioni e fondi sul territorio, seguite da altre cinque che intendono avviare la medesima procedura per ottenere la cosiddetta autonomia differenziata. Poi ci sono le Regioni a statuto speciale che già hanno una maggiore autonomia. Insomma, si è soliti distinguere l’Italia tra Nord e Sud, come se il paese si potesse tagliare con l’accetta, ma questa situazione evidenzia come non ne esistano due di Italie, ma almeno quattro o cinque. Ci sono più Nord, ci sono più Sud, c’è un Centro, le Isole e poi c’è Roma. La spinta della politica italiana torna ad essere centrifuga: emancipazione dei territori dal governo centrale. Ciò è dovuto alla presenza al governo e alla forza elettorale della Lega, che non ha più il suffisso “Nord” ma che resta partito con un imprinting federalista e nordista, e anche all’estrema diffidenza degli italiani verso lo Stato centrale. Il paese è ricolmo di particolarità e quando la legittimità della politica nazionale traballa, come negli anni Ottanta e come negli ultimi anni, le spinte localiste tornano a farsi più forti.

Il federalismo senza modificare la Costituzione é stato uno dei cavalli di battaglia di Gianfranco Miglio, che in attesa della grande riforma su modello svizzero cui aspirava, puntava al trasferimento immediato di funzioni amministrative da Roma ai governi locali. Oggi il dibattito sulla riforma costituzionale è evaporato, a causa del referendum voluto e perso da Matteo Renzi nel 2016, e la Lega torna a proporre un modello di devolution light, senza toccare la carta fondamentale ma sfruttandone gli articoli nel senso più ampio possibile, poiché le ambizioni politiche...


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