3 Marzo
Coda, gazebo, piazza. La retorica boomerang delle due Italie
Un milione e mezzo alle primarie. Nel partito esultano "c'è vita nel Pd". Riparte la giostra dei due paesi contrapposti, gli intelligenti sempre in progress e i bifolchi a destra. La manifestazione di Milano, la divisione in due del paese, la presunta sinistra colta che non impara mai. Macron da Fazio, la nemesi dei sovranisti immaginari
Domenica 3 marzo, principali titoli dei giornali online. Ansa: "Pd al voto, code ai gazebo"; Corriere: "Code per scegliere il nuovo segretario Pd"; Repubblica: "Pd, code ai gazebo per votare il nuovo segretario". Fermiamoci qui, sono tutti uguali. Il pieno e il vuoto di un'epoca si manifestano con la corrosione della lingua, la ripetizione di parole che segnalano la meccanicità del pensiero.
Proviamo a decostruire il copia e incolla tipografico. Due sono le parole che ricorrono: code e gazebo. Sono entrambe molto interessanti. Forse troppo. Vediamo perché.
01
La coda del Pd
In fila per votare in una sede del Pd a Napoli (Foto Ansa)Prendiamo il vocabolario Treccani alla voce "coda". Che bella parola, piena di significati. Come per esempio le "Code di redenzione, le quote d’ammortamento del debito della Repubblica di Genova verso la metà del sec. 13°, quando fu data una prima sistemazione alle scritture contabili del Banco di S. Giorgio e, a seconda delle gabelle a ciò destinate, si ebbero code del sale, code del grano, ecc.". Bellissimo. Qui il significato è meno elaborato, del tutto presente e non passato, dunque la giusta definizione è quella di "far la fila, mettersi in fila davanti a uno sportello, a un banco e sim., aspettando il proprio turno". Una coda, non la rivoluzione.
02
Il gazebo democratico
Un gazebo del Partito democratico a Palermo (Foto Ansa)La parola gazebo è altrettanto evocativa di storia. Ancora il prezioso Vocabolario Treccani: "Chiosco da giardino, in muratura o più spesso in ferro battuto, terminante in alto con una piccola cupola e ricoperto generalm. da piante rampicanti. Anche, leggero manufatto di forma analoga, per lo più in stoffa e con struttura metallica smontabile". È la descrizione di un oggetto, di una cosa, non vi è movimento, nessun dinamismo. Ma nel caso delle primarie...
Domenica 3 marzo, principali titoli dei giornali online. Ansa: "Pd al voto, code ai gazebo"; Corriere: "Code per scegliere il nuovo segretario Pd"; Repubblica: "Pd, code ai gazebo per votare il nuovo segretario". Fermiamoci qui, sono tutti uguali. Il pieno e il vuoto di un'epoca si manifestano con la corrosione della lingua, la ripetizione di parole che segnalano la meccanicità del pensiero.
Proviamo a decostruire il copia e incolla tipografico. Due sono le parole che ricorrono: code e gazebo. Sono entrambe molto interessanti. Forse troppo. Vediamo perché.
01
La coda del Pd
In fila per votare in una sede del Pd a Napoli (Foto Ansa)Prendiamo il vocabolario Treccani alla voce "coda". Che bella parola, piena di significati. Come per esempio le "Code di redenzione, le quote d’ammortamento del debito della Repubblica di Genova verso la metà del sec. 13°, quando fu data una prima sistemazione alle scritture contabili del Banco di S. Giorgio e, a seconda delle gabelle a ciò destinate, si ebbero code del sale, code del grano, ecc.". Bellissimo. Qui il significato è meno elaborato, del tutto presente e non passato, dunque la giusta definizione è quella di "far la fila, mettersi in fila davanti a uno sportello, a un banco e sim., aspettando il proprio turno". Una coda, non la rivoluzione.
02
Il gazebo democratico
Un gazebo del Partito democratico a Palermo (Foto Ansa)La parola gazebo è altrettanto evocativa di storia. Ancora il prezioso Vocabolario Treccani: "Chiosco da giardino, in muratura o più spesso in ferro battuto, terminante in alto con una piccola cupola e ricoperto generalm. da piante rampicanti. Anche, leggero manufatto di forma analoga, per lo più in stoffa e con struttura metallica smontabile". È la descrizione di un oggetto, di una cosa, non vi è movimento, nessun dinamismo. Ma nel caso delle primarie del Pd il gazebo diventa "una meta", una sorta di isola. Si va verso il gazebo. Fatto che ne rovescia anche la radice inglese, "to gaze", guardare fisso dal gazebo che in questo caso non è un punto d'osservazione, ma un luogo d'approdo.
Bene, fissate le coordinate delle due parole, coda e gazebo, dobbiamo ora interrogarci sul messaggio complessivo.
03
Confondere il parziale con l'universale
Il fatto che ci siano le code è rimarcato più o meno con l'enfasi e la sorpresa del "c'è vita nell'universo" (vedere una dichiarazione di Giachetti e Ascani sulla "comunità viva"), riassunto poi dalla copertina dell'Huffington Post:
Il problema è che l'universo è un'entità infinita, anche se nel caso dell'Italia misurabile e dunque finita. Le code vengono presentate come un evento di riscatto e di presenza massiccia nel corpo del paese, né l'una né l'altra cosa sono vere. Il riscatto del Pd non si realizza con le "code ai gazebo" perché il fatto liturgico non solo non è nuovo, ma se lo sottoponiamo a misurazione indica semmai ancora un declino rispetto al passato (dovrebbe attestarsi intorno a 1,5 milioni) un dato inferiore a quello delle primarie del 2017; la partecipazione inoltre riguarda una piccola parte della popolazione italiana. Basta applicare un po' di metodo analitico e un po' di storia al caso di oggi per rendersi conto tutto deve avere una sua dimensione e contesto. Si credevano zombificati, non lo sono, giusto esultare, ma la realtà è sempre quella di un partito da rimettere in piedi che ha bisogno di ricostituente.
La retorica senza misura a volte è un'efficace arma di distrazione di massa, ma a lungo andare finisce per esplodere in mano a chi la usa.
04
La piazza progressista e "i miserabili"
La celebrazione del mito della piazza è in ogni caso molto importante e proprio nell'epoca del virtuale che vuol farsi più reale del reale è la piazza - di qualsiasi segno esso sia - a scandire nuovamente i passaggi della contemporaneità. La manipolazione della realtà, la sua sovra e sotto rappresentazione avviene sul terreno, la metafora della marcia che, non a caso, è stata usata da Macron per battezzare il suo movimento, En Marche.
Ecco dunque un altro fatto, un'altra marcia, quella di ieri a Milano contro il razzismo. Salutata da Repubblica con un titolone da scoppio della guerra mondiale ("L'onda di Milano, l'Italia che dice no"):
La nobile idea diventa il cliché del pregiudizio morale: qui sfilano gli animi più alti, l'Italia che dice no (che per esistere in questa visione manichea ne presuppone una brutta, sporca e cattiva che dice sì), sfila nella città più avanzata, il cuore del progressismo à la coque. Qui a Milano, qui dove germoglia il "bosco verticale", qui dove splende la skyline di vetro e acciaio, qui dove s'innalzano i grattacieli della finanza, qui e non altrove, nella gretta, egoista, grassa, ripiena, provincia italiana dei bifolchi, dei razzisti, degli evasori, quelli della fabbrichetta, quelli che votano la destra, la Lega, i Cinque Stelle. I bifolchi.
Naturalmente c'è chi ha detto che "sta tornando il buon senso" e così, in un colpo solo, in 48 ore, siamo di nuovo al punto di partenza di tutta la storia degli ultimi due anni: siamo tornati ai deplorables, ai miserabili, la frase che costò la Presidenza a Hillary Clinton e lanciò Trump alla Casa Bianca. L'elezione di The Donald - preceduta dalla Brexit - è uno dei fatti terminali della contemporaneità. Se le classi in progress commettono gli stessi errori di allora, si fermeranno esattamente dove sono: nella palude, the swamp.
È un estremismo perfettamente funzionale a quello dei sovranisti al cartoccio che governano a Palazzo Chigi. Sono saliti al potere proprio per "la distanza" che trasudava il Pd dei renziani, oggi circondato dalla retorica dei "Competenti" in mutandoni da bagno. La fortuna di Di Maio e Salvini, una coppia già ampiamente scoppiata, è che la classe dirigente del Pd è sempre quella di ieri. Questo non li salverà dal crash nell'esperienza di governo, ma assicura loro ancora una certa fortuna elettorale.
Tutta l'atmosfera, il chiacchiericcio dei gazzettieri, il linguaggio visibile e invisibile delle code, dei gazebo, delle marce con il cuore in mano, trasuda questo disprezzo per "il miserabile" e naturalmente tradisce, ancora una volta, la scarsa considerazione che le presunte classi colte hanno per la democrazia. La bollano come hackerata quando non vincono loro, l'elettore diventa automaticamente un ignorante quando non li vota e poi, se "torna il buon senso" delle primarie, lo stesso elettore flip flop, il buzzurro di ieri che ha votato Salvini o Di Maio, diventa improvvisamente oggi un democratico pronto per attovagliarsi elegantissimo allo slow food.
Ci risiamo. Siamo di nuovo nella bolla.
05
La nazione e l'Europa
La bolla impedisce di vedere cosa c'è là fuori. Lo Stato tedesco si rafforza e usa lo scettro per accompagnare (non comprare, accompagnare) le imprese; la Francia che gioca una partita tutta sua cercando la proiezione nel Mediterraneo; la Spagna con il governo socialista di Pedro Sanchez che ha fatto crac e ora si prepara a svoltare ancora verso un governo di destra-destra. Non c'è peggior viaggiatore di quello che cammina con la testa rivolta all'indietro. I sondaggi sul prossimo Parlamento europeo indicano tutti un'avanzata dei partiti sovranisti, questa è la mappa di Strasburgo secondo le proiezioni:
Queste sono le proiezioni per l'Italia:
Il Pd potrà anche far meglio (o peggio), ma dietro questi numeri ci sono temi chiave: il rapporto con la nazione, il confine, la frontiera, l'identità, questo corto-circuito non riparato è là, ma la risposta continua ad essere quella del passato.
Tanto è vero questo scenario che oggi il secondo fatto politico della giornata viene dalla Francia e si proietta sulla tv italiana.
06
Le President da Fazio
La ciliegina sulla torta della giornata arriverà tra poco con Emmanuel Macron intervistato da Fabio Fazio. Sul piano giornalistico è un colpo, ma il sotto testo della storia è che questa è un'operazione di diplomazia e pubbliche relazioni tra Italia e Francia. Dopo l'incidente diplomatico provocato dalla coppia di geni senza lampada Di Maio-Di Battista con la trasferta a Parigi e altre bischerate sul Franco africano e il Parlamento di Strasburgo, il Presidente Mattarella ci ha messo la pezza e con Conte ha riportato la relazione sui binari (semi)normali. Così l'ambasciatore di Parigi è tornato a Roma, Di Maio si è cosparso il capo di cenere, il premier ha riallacciato i rapporti, salvo subito dopo innescare altra tensione sull'alta velocità Torino-Lione. Le President ntervistato dalla Rai in prima serata è una nemesi, un segno dei tempi: non aiuterà il Pd ad essere più popolare tra gli elettori, è uno schiaffo in faccia ai sovranisti immaginari.
***
Sarà una serata lunga, il titolare commenterà dalle 22.00 su Sky il voto delle primarie del Pd, il socio spagnolo sta cucinando la nota sul risultato del voto e una prima analisi. A più tardi.
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l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.