13 Novembre
Locomotiva Merkel
La Germania continua a migliorare il dato già stellare della disoccupazione (+3.7%). Si vota il 24 settembre, tutti i record della Cancelliera. Italia, disoccupazione a +11.3% Guerri racconta il dominio dei Papi a Roma
La Germania corre come un treno e Angela Merkel si avvia al voto con un record di dati impressionante. I numeri della locomotiva tedesca sono da applausi, eccoli: la disoccupazione in luglio è scesa ancora toccando il livello più basso dalla riunificazione: +3.7 per cento, in luglio era a +3.8 per cento. L'occupazione in Germania è salita dell'1.6 per cento, le persone al lavoro sono oltre 41 milioni (66.8 per cento), i disoccupati sono 1.59 milioni. Il confronto con l'Italia (i dati Istat di oggi li commenterà per List il bravissimo Francesco Seghezzi) è impietoso: il nostro tasso di disoccupazione è pari all'11.3 per cento, gli occupati sono circa 23 milioni (58%), i disoccupati sono 2.95 milioni. What else? È la differenza che passa tra locomotiva e la lumaca. I dati dell'Italia sono discreti, ma il passo della Germania è da velociraptor. Tutto questo è frutto di un sistema politico stabile - Merkel è cancelliera dal 2005 - una classe dirigente capace e responsabile, una leadership che incarna e rappresenta il paese, la sua essenza, il suo spirito, la sua straordinaria capacità di produrre e innovare.
Merkel insegue un record storico, il quarto mandato, alle sue spalle ci sono una serie di record, ecco i numeri. Per sapere, per capire. Prima di tutto, le intenzioni di voto secondo gli ultimi sondaggi di Infratest Dimap:
I dati economici sono fondamentali, ma ancor più significativi - visto il contesto e il dibattito da bar che si è aperto in Italia - è quello sui migranti e le richieste d'asilo. Guardate queste tabelle, scoprirete la differenza che passa tra uno statista e dei dilettanti. Queste sono le richieste d'asilo di migranti in Germania nel 2016:
Sono oltre 745 mila. L'Italia ne ha ricevuto 122 mila. Le domande complessive nel 2016 in tutta Europa sono...
La Germania corre come un treno e Angela Merkel si avvia al voto con un record di dati impressionante. I numeri della locomotiva tedesca sono da applausi, eccoli: la disoccupazione in luglio è scesa ancora toccando il livello più basso dalla riunificazione: +3.7 per cento, in luglio era a +3.8 per cento. L'occupazione in Germania è salita dell'1.6 per cento, le persone al lavoro sono oltre 41 milioni (66.8 per cento), i disoccupati sono 1.59 milioni. Il confronto con l'Italia (i dati Istat di oggi li commenterà per List il bravissimo Francesco Seghezzi) è impietoso: il nostro tasso di disoccupazione è pari all'11.3 per cento, gli occupati sono circa 23 milioni (58%), i disoccupati sono 2.95 milioni. What else? È la differenza che passa tra locomotiva e la lumaca. I dati dell'Italia sono discreti, ma il passo della Germania è da velociraptor. Tutto questo è frutto di un sistema politico stabile - Merkel è cancelliera dal 2005 - una classe dirigente capace e responsabile, una leadership che incarna e rappresenta il paese, la sua essenza, il suo spirito, la sua straordinaria capacità di produrre e innovare.
Merkel insegue un record storico, il quarto mandato, alle sue spalle ci sono una serie di record, ecco i numeri. Per sapere, per capire. Prima di tutto, le intenzioni di voto secondo gli ultimi sondaggi di Infratest Dimap:
I dati economici sono fondamentali, ma ancor più significativi - visto il contesto e il dibattito da bar che si è aperto in Italia - è quello sui migranti e le richieste d'asilo. Guardate queste tabelle, scoprirete la differenza che passa tra uno statista e dei dilettanti. Queste sono le richieste d'asilo di migranti in Germania nel 2016:
Sono oltre 745 mila. L'Italia ne ha ricevuto 122 mila. Le domande complessive nel 2016 in tutta Europa sono state quasi 1 milione 260 mila. Tutto chiaro? È la Germania ad essersi fatta carico del problema, non altri. E Merkel ha ribadito nei giorni scorsi - come fa chi è statista - che avrebbe fatto di nuovo la stessa cosa perché la storia e il momento chiamavano quel tipo di risposta, non il dibattito surreale che si è aperto in questi giorni in Italia sul "rischio per la tenuta democratica", frase più che infelice del ministro dell'Interno Marco Minniti. Ma lasciamo stare i nani ad agitarsi nella pista del circo e torniamo ai giganti. Questo è l'andamento dell'occupazione della Germania dal 2009 a oggi:
Questa invece è la curva del prodotto interno lordo, il numero che misura la ricchezza di un paese:
Questo è l'andamento del tasso di disoccupazione, ammiratelo:
Questa è la performance dell'export della Germania, la quota di mercato detenuta dalle merci tedesche esportate nel mondo, osservate la reazione del sistema tedesco dopo la crisi, eccezionale:
Questo invece è il numero di leader - pubblicato da Politico - che la cancelliera dal 2005 a oggi ha visto nascere e morire durante il suo regno in Germania:
Serve altro? Sì, un clone della Merkel e di Wolfgang Schauble per governare l'Italia. Noi abbiamo Renzi che twitta, Berlusconi che se vanno avanti così (ri)vince, Grillo che deve insegnare a stare sul palcoscenico a Di Maio e Dibba, Alfano che cerca un posto da ministro anche nel prossimo governo, Bersani che canta Bandiera Rossa con D'Alema, e Salvini che... no, solo un secondo, il titolare di List ora impagina questo tweet per voi:
È stata una gara, quest'estate, a cercare di apparire smart sui social, anche Renzi si è prodotto in un'ampia e approfondita riflessione sul futuro del nostro paese, eccola:
La grigliata e le biglie e il segnale wi-fi. È tutto un gioco, è l'Italia. Come sono i dati Istat sull'occupazione? Il titolare di List ha chiesto un'analisi a uno che mastica i numeri del mercato del lavoro come un chewing-gum, Francesco Seghezzi.
01
Jobs Act? No, è la legge Fornero
di Francesco Seghezzi
Il dibattito sul lavoro è caldo, bollente. Da un lato il tema delle pensioni, facilmente monetizzabile nelle prossime elezioni, dall'altro quello dei giovani e del lavoro che manca, emergenza del Paese. In mezzo i dati, dai quali non si sfugge. E proprio oggi siamo sommersi da dati sul lavoro: occupati e disoccupati Istat, disoccupati Eurostat, Osservatorio sul precariato e sulla Cassa integrazione INPS.
Ma per una volta proviamo a non guardare solo il dato mensile (esercizio comunque interessante e utile, anche se spesso indebolito dal marketing politico). Una delle questioni più aperte è quindi quella anagrafica, che ha sia origini demografiche (la popolazione invecchia assai) che culturali ed economiche (non nascono nuovi figli e poche imprese investono sui giovani). In questo scenario si è sottolineato più volte negli ultimi 18 mesi come l'aumento occupazionale a cui abbiamo assistito sia stato determinato soprattutto dalla componente dei lavoratori più maturi, gli over 50. A questa tesi però si contrapponeva chi portava come ragione di questo aumento proprio l'invecchiamento della popolazione, sostenendo che l'elemento demografico viziava i dati. In poche parole: se nella fascia d'età più anziana aumentano i lavoratori è semplicemente perché aumenta la popolazione degli over 50.
Dibattito alquanto noioso, si potrà pensare. Tutt'altro, perché racchiude un nodo politico fondamentale: è il Jobs Act o la Riforma Fornero ad aver generato l'aumento occupazionale a cui abbiamo assistito? Secondo Renzi infatti sarebbe proprio il Jobs Act ad aver prodotto quasi un milione di nuovi posti di lavoro (frase peraltro non troppo originale).
Se infatti gli occupati over 50 fossero aumentati, anche al netto della componente demografica la ragione principale sarebbe da ritrovare nell'aumento dell'età pensionabile, che ha trattenuto al lavoro le persone per qualche anno in più, andando così ad accrescere il numero degli occupati, che si concentrano quindi nella coorte anagrafica più alta.
Abbiamo così provato a fare questo esercizio, depurando dalla componente demografica tutti i nuovi occupati tra il 2013 e il 2017 per verificare dove fosse avvenuto l'aumento. E si scopre che la componente degli over 50 va per la maggiore, con una crescita di 513mila unità, pari da sola al 51% del totale. Seguono poi i lavoratori tra i 35 e i 49 anni, che sono cresciuti di 272mila. Fanalino di coda le due fasce giovanili con una crescita di 104mila tra i 15 e i 24 anni e di 120 mila in quella tra i 25 e i 34 anni.
Emerge quindi una concentrazione anomala della crescita occupazionale in un'unica fascia d'età, che è ancor più anomala se confrontata con il dato, sempre Istat, dell'aumento dei disoccupati over 50 nell'ultimo mese del 15,4% (dato depurato anch'esso dalla componente demografica).
Come è possibile? La spiegazione più logica è una: grazie alla legge Fornero aumentano gli occupati perché la pensione si allontana, ma allo stesso tempo chi perde lavoro dopo i 50 anni fatica a ritrovarlo. La spinta amministrativa aiuta quindi le statistiche, ma la vita reale è tutta un'altra cosa.
***
Sottile come un rasoio, il Seghezzi. Nel frattempo, altrove si stanno attrezzando per provare a sincronizzare la clessidra con le lancette dell'orologio del mercato del lavoro. Dove? In Francia, paese che su questo tema non può più perdere tempo perché il rischio concreto è che possa perdere il treno. Vediamo che cosa sta combinando il presidente francese Emmanuel Macron. Seguite il titolare di List.
02
Il lavoro di Macron tra Copernico e Tolomeo
Mentre il titolare di List scrive è in corso al Palazzo Matignon l'incontro tra il governo e i sindacati, le cosiddette "parti sociali". In questo il rituale è una fotocopia della liturgia italiana. In ballo c'è una riforma del lavoro profonda, tema che in Francia di solito conduce a una manifestazione in piazza. Macron sta provando a fare la più difficile delle riforme che ha proposto. In Italia è stata subito ribattezzata il Jobs Act alla francese, perché si sa, è Renzi a dare la linea a Macron. Cosa c'è dentro? Lasciati intatti i totem - salario minimo e 35 ore - la riforma dà spazio alla contrattazione aziendale e una serie di misure che pongono un freno allo strapotere dei sindacati francesi. Le Figaro sta seguendo in tempo reale la riunione. Riuscirà Macron a varare quella che lui chiama una "rivoluzione copernicana"? Che dilemma, far passare la Francia dal sistema geocentrico dei sindacati a quello eliocentrico delle imprese è complicato. E poi bisogna ancora capire chi fa la parte di Tolomeo in questa storia.
Troppa astronomia a Parigi, torniamo sulla terra. Dove andiamo? In realtà nel luogo dei santi (e dei diavoli) torniamo a Roma. La cronaca del Messaggero oggi è meravigliosa, rassicurante. "Roma, salta fila al Colosseo, turisti beffati con il trucco della tessera sanitaria". La creatività dell'imbroglio. "Oltre 700 appartamenti affittati in nero: denunciati sei proprietari per un'evasione da 12 milioni". Sono chiaramente degli incompresi, sono dei benefattori. "Il Comune in soccorso di Atac: manovrina extra da 95 milioni". In fondo, che volete, ha solo 1350 milioni di debiti. Ecco, di fronte a tutto questo, Giordano Bruno Guerri si è tuffato nella Roma dominata dai Papi e ha scoperto che... il passato in fondo è il presente. Avviso ai "listosi" (che ne dite?): quella con Guerri è una cavalcata lunga, ma galopperete con piacere.
03
Roma e il dominio dei Papi
“Chi abita nella Capitale ha solo l'imbarazzo della scelta”, scriveva ieri il titolare, “le guerre di religione, le guerre di quartiere, le guerre condominiali.” Introduceva così il superbo pezzo di Michele Magno su Roma res monstruosa fra il 1305 e il 1376, durante la "cattività avignonese" e la "tirannide repubblicana", Tutto vero, ma il mio spirito rocciosamente laico – con assaggini di clero alla prima colazione – mi impone di ricordare ai lettori di List anche cosa accadeva nella Città eterna prima e dopo Cola di Rienzo e i baroni, durante l’interminabile dominio papalino. Lo faccio non scopiazzandomi, ma citandomi con qualche estratto dal libro Gli italiani sotto la Chiesa. Da San Pietro a Mussolini (Mondadori 1992, nuova edizione aggiornata, Da San Pietro a Berlusconi, Bompiani 2011). Cominciamo da prima di Avignone, e vedete voi se ci trovate, qua e là, qualche similitudine con l’oggi.
Nel 1294 riuscì a farsi eleggere papa Benedetto Caetani, Bonifacio VIII, della nobile famiglia che aveva già prodotto, quasi due secoli prima, Gelasio II. Fu, tra l’altro, il papa che inventò il giubileo, da una antica tradizione ebraica di cui non esisteva traccia nella storia cristiana. Chiunque andasse in pellegrinaggio a Roma, in quell’anno, avrebbe avuto la remissione dei peccati. Era un buon affare per i pellegrini, ma lo fu anche per la Santa Sede e per la città: “Molto tesoro ne venne alla Chiesa, e i romani per le loro derrate furono tutti ricchi”, scrisse un cronista. “Giorno e notte,” registra un altro, “due chierici stavano presso l’altare di San Paolo, tenendo in mano un rastrello per raccogliere monete sanza numero.” Da uno a due milioni di pellegrini, cifra immensa per l’epoca, invasero la città portandovi oro. Il giubileo, che nelle intenzioni iniziali doveva tenersi ogni secolo, fu ripetuto cinquant’anni dopo, e dal 1400 si ripete con un intervallo di venticinque o meno. Giovanni Villani, uno dei cronisti, racconta che i commercianti romani mostrarono sorprendenti capacità di frode: il macellaio, “mescolava e vendeva con sottili inganni la mala carne con la buona”, mentre gli albergatori “facevano jacere” sei o sette persone in un letto che ognuno degli sciagurati aveva affittato per sé o, al massimo, per dividerlo con un altro pellegrino. Lo stesso accadrà nei successivi giubilei, che sono uno dei motivi – antichi e giustificati – per cui gli stranieri arrivano in Italia convinti in partenza che osti, alberghi e negozianti cercheranno di frodarli: lo si teme di tutti i commercianti del mondo, ma nomea ed esperienza secolari sono assai più robuste.
Anche grazie a questa trovata, la famiglia Caetani diventò ricchissima, come molte altre famiglie romane, tuttora illustri, che devono fama e beni a un antenato pontefice. Pare, ma non è accertato, che Bonifacio sia diventato papa con un trucco già boccaccesco. Invece di lui, che lo desiderava, i cardinali elessero un innocuo eremita abruzzese, che invece non voleva, ma vi fu costretto e assunse il nome di Celestino V. Fare il papa non gli piaceva, tanto più che di notte, nella cella ascetica, la voce di un angelo gli portava un ordine di Dio: abbandonare il trono. La voce dell’“angelo” era quella del Caetani che – quando Celestino si dimise – venne subito eletto. Per prima cosa fece arrestare l’ex papa, che morì in prigione. Celestino poi divenne santo, Bonifacio no, anche perché – oltre al denaro e alla vanità di farsi immortalare in innumerevoli statue – gli piacevano molto sia le donne sia i bei ragazzi.
Bonifacio fu anche l’ultimo papa che cercò davvero di imporre il dominio universale della Chiesa, secondo l’ideale medievale. Non capì, come non lo capirono molti suoi successori, che i tempi erano cambiati, che si stavano formando i grandi Stati nazionali, e che i re avevano meno bisogno della benedizione papale. In particolare si urtò con Filippo il Bello, il re dell’ormai potente Francia, che contendeva al Sacro Romano Impero l’egemonia del continente. Per Bonifacio i re non avevano diritto di imporre tasse agli ecclesiastici, Filippo la pensava in tutt’altro modo. Dopo una serie di reciproche contumelie e sgarbi, il re – scomunicato – tentò di far rapire il papa ad Anagni. Liberato dai suoi soldati, Bonifacio poté tornare a Roma ma morì poco dopo, urlando orribili bestemmie, un po’ per il dolore dei calcoli renali, un po’ per carattere. Nel frattempo il popolo romano, secondo un’antica tradizione, gli aveva saccheggiato la casa: questa prassi durò per secoli, ed è abbastanza esplicativa dei rapporti tra romani e potere papale.
Filippo non voleva più avere a che fare con papi invadenti. Il successore di Bonifacio VIII fu un altro italiano, che morì pochi mesi dopo, probabilmente avvelenato. Stavolta, era il 1305, Filippo impose l’arcivescovo, francese, di Bordeaux: Clemente V non andò mai a Roma e stabilì la sede ad Avignone, dove si insediarono anche i successivi sei papi, tutti francesi.
In quei settant’anni a Roma accadde di tutto, e l’ha ben raccontato Magno. E’ bella soprattutto la storia di Cola di Rienzo che, non soltanto per l’assonanza del nome, qua e là ci ricorda qualcuno, i celebri uomini soli al comando, dal duce in poi:
Era nato nel 1313, quando Roma era ormai priva del padre padrone e della fonte di reddito principale: la curia, le elemosine, i pellegrini. I signorotti di provincia approfittavano della situazione per rendersi sempre più indipendenti e non pagare le gabelle, mentre i nobili cittadini si contendevano i poteri lasciati liberi dalla curia. (…) Cola tornò a Roma dalla Ciociaria a vent’anni, infarcito di studi disordinati, di misticismo religioso e di culto della romanità. Era malato, come tutti gli italiani capaci di leggere, di nostalgie storiche, e si aggirava volentieri fra le rovine invocando le ombre del passato: “Dobbiamo, decretiamo, dichiariamo e proclamiamo” enunciò al massimo del suo potere, “che la città santa di Roma sia capo del mondo”. Era un fanatico allucinato, ma anche un trascinatore di folle capace di esercitare il suo fascino persino fra intellettuali sofisticati: Petrarca, il più famoso e influente dell’epoca, fu suo ammiratore; innamorato dei miti che Cola rinnovava, lo paragonò addirittura a Romolo. Nel 1343 Cola, ormai trentenne, si fece inviare dai romani ad Avignone, per convincere il papa Clemente VI a tornare. Non ci riuscì, ma ebbe un po’ di denaro, una carica modesta, uno stipendio e una promessa che fece felici i romani: anche nel 1350 ci sarebbe stato il giubileo. Bastò perché Cola diventasse un eroe, e a questo punto strafece. La notte del 9 maggio 1347 ascoltò venti messe, organizzò un gran corteo di popolani e – con un colloquio diretto con la folla, da un balcone – si fece nominare dal popolo “severo e tremendo tribuno di libertà, di pace e giustizia e liberatore della Sacra Romana Repubblica”. A ferragosto si fece cingere di sette corone (i doni dello Spirito Santo) e strinse in pugno il globo d’argento simbolo dell’Impero. Proclamò la libertà di tutte le città d’Italia e indisse una riunione, per l’anno dopo, fra i rappresentanti degli Stati italiani, perché scegliessero il loro nuovo imperatore. Che naturalmente sarebbe stato lui. Si circondava di uno sfarzo grottesco e inventava complicatissime cerimonie che piacevano tanto a lui come ai romani. Aveva trentatré anni e non mancò di paragonarsi a Gesù.
Non mantenne la carica fino all’anno successivo: lui, che aveva sfidato papi e imperatori, non riuscì neppure a domare i nobili romani. Un giorno li fece arrestare tutti, mentre erano suoi ospiti a pranzo, perché un Colonna si era permesso di criticare gli abiti di seta e d’oro che indossava. Fece preparare un palco per la decapitazione, chiamò il popolo ad assistere allo spettacolo, ma all’ultimo ci ripensò, si scusò e li fece liberare colmandoli di doni, cariche e titoli. Non gliela perdonarono. “Chi vuole petere, poi culo stringere, faticasi le natiche” commentò un cronista. Cola dovette iniziare una estenuante guerricciola con i nobili, asserragliati nei castelli di campagna, e la città si immiseriva sempre più. Il papa intanto fece sapere che, vista la situazione, Roma non avrebbe avuto né il prossimo né altri giubilei. La minaccia fu più efficace della scomunica: i nobili si fecero sotto le mura e Cola chiamò invano il popolo a raccolta. Dovette lasciare Roma e affidarsi all’imperatore tedesco, che lo imprigionò e lo mandò in regalo al papa. Condannato a morte, venne salvato dagli appelli di Petrarca e dei romani, che nel frattempo avevano avuto il loro giubileo ed erano stanchi dei nobili. La città era di nuovo ridotta all’anarchia, un tumulto dopo l’altro, e il nuovo papa, Innocenzo VI, pensò che chiodo scaccia chiodo: un Cola ravveduto avrebbe potuto placare il popolino e fare da contrappeso ai nobili. Lo liberò e lo rimandò a Roma come senatore, ma non da solo. Con lui c’era un cardinale spagnolo incaricato di restaurare l’autorità papale: Egidio Albornoz. In tutta Italia principi e signori approfittavano dell’assenza del papa per rafforzare il proprio potere sulle città e sulle istituzioni ecclesiastiche. In particolare l’arcivescovo di Milano, Giovanni Visconti, aveva occupato Bologna. Albornoz – con le buone e, più spesso, con le cattive – si occupò di rimettere tutto a posto, lasciando nel frattempo sbizzarrire Cola e i romani. Si sbizzarrirono molto, ma non a lungo. Cola era rientrato trionfalmente il 1° agosto 1354 e l’8 ottobre venne trucidato dagli stessi popolani che l’avevano accolto come un salvatore. In quei due mesi si era paragonato a Nabucodonosor, aveva promesso di riportare l’Impero universale a Roma, aveva ripreso la guerra contro i nobili, teneva folli discorsi dal balcone, ordinava processi ed esecuzioni sommari, era alcolizzato e aveva compensato con un’oscena obesità la fame antica delle sue origini. Albornoz lo aveva abilmente usato per far piegare la testa ai nobili: quando Cola non gli servì più, gli fu facile aizzargli contro il popolino. I romani lo linciarono, straziarono il corpo e lo appesero per i piedi vicino alla chiesa di San Marcello. Il cadavere senza testa venne lasciato due giorni a fare da bersaglio alle sassaiole dei ragazzi: “Pareva uno smisurato bufalo o vacca al macello”, scrisse il cronista. Cola è stato l’unico leader non religioso che i romani si siano dati in quindici secoli di storia. Non era stato granché, ma nei suoi deliri aveva indicato anche la strada della giustizia sociale, dell’esercito popolare, dell’unità, della laicità e dell’indipendenza nazionale. Un po’ troppo da farsi in così poco tempo, con così poco cervello, con un tale popolo e con tanto anticipo.
Con Cola terminò la breve libertà dei romani. I papi, per quanto francesi, cominciarono a capire che solo a Roma, indipendenti, avrebbero riavuto l’antico potere.
Urbano V fu il primo a tornare, nel 1367, dopo molte esitazioni politiche e personali: tra l’altro temeva di non trovare del buon vino, a dimostrare quanto siano antiche le discussioni tra francesi e italiani su chi produca i vini migliori. Lo stesso Petrarca dovette scrivergli per rassicurarlo sulla bontà dei vini locali. Urbano comunque, appena arrivò a Roma, se ne fece arrivare 60 botti via mare. Non fu per il vino, però, che dopo tre anni tornò in Francia: Albornoz era morto, e nello Stato della Chiesa riprendevano le sommosse. Gregorio XI, suo successore, si insediò a Roma nel gennaio 1377 e in febbraio il cardinale Robert, con il mercenario inglese Giovanni Acuto (John Hawkwood), massacrò quattromila persone per domare la ribellione di Cesena. Poi cominciò a saccheggiare ovunque gli capitasse. Coluccio Salutati, cancelliere della Repubblica fiorentina, pianse “la barbara devastazione dei francesi mandati dai dignitari della Chiesa a predare dovunque l’Italia, ad arricchirsi dei nostri beni, ad abbeverarsi del nostro sangue. Nel nome santissimo della Chiesa l’Italia ha subito un giogo grave e abominevole”. Di tutt’altro tono erano, nello stesso periodo, le lettere di Caterina da Siena. La santa con le stigmate riconosceva la corruzione del clero e i guai del papato. Però, come san Francesco, negava a chiunque il diritto di giudicare l’operato di preti e papi. Di Coluccio Salutati, campione della dignità dell’uomo e della sua libertà critica, si è perso il ricordo. Santa Caterina, campione del misticismo medievale e dell’obbedienza, è tutt’oggi patrona d’Italia e venerata. A Roma la popolazione si era ridotta a sessantamila abitanti, i palazzi antichi e quelli più recenti erano in rovina, gli acquedotti che avevano lavorato bene per più di un millennio non funzionavano più, le strade erano dissestate e il Colosseo veniva utilizzato come deposito di immondizia. Roma aveva dimostrato di essere incapace di vivere senza il papa. Nel 1378, alla morte di Gregorio XI, ultimo papa francese della serie di Avignone, i romani tumultuarono nei pressi del conclave al grido “Romano o italiano lo volemo!”. Venne scelto Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, che si chiamò Urbano VI. Il re di Francia, impegnato in una guerra contro l’Inghilterra destinata a durare cento anni, non aprì un altro fronte per riprendersi il papato, ma cominciò a nominare antipapi; il primo fu proprio il cardinale Robert, il “boia di Cesena”. Nacque così il cosiddetto “Grande Scisma”, molto meno grave dello scisma luterano, perché non era uno scisma religioso ma politico. Per quasi quarant’anni (1378-1417) ci furono due, persino tre papi, e in Italia diverse città avevano vescovi concorrenti. Proclamavano la stessa fede ma erano pro o contro l’ingerenza della monarchia nel clero o viceversa. Tutto ciò diminuì il prestigio della Chiesa, ma le conseguenze furono diversissime per l’Italia e per la Francia. La Francia riuscì a ottenere una diminuzione dei poteri papali in favore del re. Nasceva il “gallicanesimo”, che pur lasciando prosperare la religione, impedì il predominio del clero nella vita dello Stato e dei cittadini. In Italia, al contrario, la presenza della Chiesa venne rafforzata. Da allora i papi furono quasi sempre italiani: non esistendo uno Stato italiano davano migliori garanzie. Ma il fatto che “dovessero” essere italiani limitò moltissimo la scelta del papa migliore. Fu indetto un giubileo straordinario per il 1390, e dieci anni dopo ce ne fu un altro, per cui Roma e i suoi forzieri ripresero vita: il meccanismo era stato perfezionato, e gli emissari pontifi ci giravano l’Europa vendendo l’indulgenza – a chi non aveva voglia o possibilità di muoversi – per la stessa cifra che sarebbe costato il viaggio. Ricominciarono le lotte, più che altro risse di famiglia, fra i nobili e i papi. Quando i Colonna si ribellarono, il napoletano Bonifacio IX li sconfisse e promise la salvezza a uno di loro, se avesse fatto da boia agli altri: quello che per primo tagliò il traguardo sul patibolo impiccò anche suo padre e suo fratello. Ciò non impedì che il primo papa romano dopo Avignone fosse proprio un Colonna, Oddone, che salì al soglio nel 1417 col nome di Martino V e subito proclamò un giubileo straordinario. Fu un papa onesto e cercò di rimettere ordine nello Stato e nella Chiesa, ma non seppe intuire che la venalità del Vaticano stava rafforzando, nell’Europa settentrionale, le basi per lo scisma luterano. A chi gli chiedeva riforme rispondeva serafico che “Senza riforme la Chiesa va avanti da quattordici secoli. Senza denaro rischia di non sopravvivere una settimana”.
La storia continua, implacabile. Dopo il Rinascimento, la Controriforma e…
***
Rieccoci nel presente. Che poi sembra di stare nel passato. Insomma, la macchina del tempo di Guerri è efficace. Lo saranno anche i missili di Kim jong-un? Intanto, hanno già sortito un primo effetto. Quale? Seguite il titolare di List, andiamo in Asia.
04
Il Giappone si fa lo scudo
La corsa agli armamenti in tutto il mondo è ripresa con vigore, l'area del Pacifico è tra quelle più attive, ecco un grafico pubblicato oggi dal Wall Street Journal.
Il ministero della Difesa Giapponese ha preso sul serio Kim. D'altronde, se un missile ti passa sopra la testa è segno inequivocabile che qualcosa sta andando storto. Spesa prevista? 1.6 miliardi di dollari. Per comprare cosa? Un sistema di difesa anti-missile che funziona (pare), il Thaad, quello prodotto dagli americani di Lockheed Martin. Di dritto o di rovescio, l'America con la guerra fa (quasi) sempre un affare. C'è altro? Diamo un'occhiata al taccuino.
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I dati personali sono trattati con strumenti automatizzati, con logiche strettamente correlate alle finalità stesse, e per il periodo di tempo strettamente necessario a conseguire gli scopi per cui sono stati raccolti.
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I dati personali degli Utenti saranno trattati dal personale incaricato di List. Inoltre, i loro dati personali potranno essere trattati da terzi, fornitori di servizi esterni, che agiscano per conto o a nome di List, debitamente nominati quali Responsabili del trattamento, e che tratteranno i dati in conformità allo scopo per cui i dati sono stati in origine raccolti.
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I dati personali non sono soggetti a diffusione.
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Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
- la conferma dell'esistenza o meno dei dati personali degli Utenti con indicazione della relativa origine, verificarne l’esattezza o richiederne l'aggiornamento, la rettifica, l'integrazione;
- l’accesso, la rettifica, la cancellazione dei dati personali o la limitazione del trattamento;
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Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.