15 Maggio
La campagna del denaro
Voto, mercati, parlamento. Lo spread tra Btp e Bund va verso i 290 punti. Salvini dice che il tetto del 3 per cento va superato. Di Maio difende la regola. La legge sul conflitto di interessi e l'ossessione del no ai ricchi che fanno politica. In Germania si mette in discussione il pareggio di bilancio
Punto nave sulla politica italiana. Mancano 11 giorni al voto europeo, Salvini ha detto che si può superare il tetto del 3 per cento (rapporto deficit/pil) e visto lo stato di litigiosità del governo, la crescita piatta e la dinamica della spesa lo spread tra Btp e Bund sta viaggiando verso i 290 punti base. Sarà questo il tema della giornata politica, bisogna tenere d'occhio i mercati.
La moneta e la ricchezza sono l'oggetto, il detto e il non detto della campagna elettorale. Tutto virtuale, tranne il fatto che gli interessi sui nostri titoli di Stato sono una realtà, la "trappola del debito" di cui abbiamo scritto tante volte su List. È il voto del denaro e qui abbiamo una serie di elementi: le regole sul patto di stabilità, gli interessi sul debito pubblico, la spesa (im)produttiva dell'Italia, la Germania che ridiscute il pareggio di bilancio, l'idea che i ricchi non debbano partecipare alle elezioni e andare in Parlamento, il conflitto di interessi all'italiana. Il denaro.
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Se è vero che siamo in campagna elettorale è anche vero che un dibattito sulla regola del patto è aperto da tempo e la stessa Germania in questi giorni sta mettendo in discussione il dogma dello "Schwarze Null", cioè lo “zero nero”, il pareggio di bilancio. Fa sorridere vedere Di Maio bollare come "irresponsabile" la sortita del leader della Lega perché il Movimento è quello che ha aperto i cordoni della borsa per staccare assegni in favore di chi non lavora (il reddito di cittadinanza), ha impegnato i soldi del contribuente italiano in un'azienda che brucia quasi due milioni di euro al giorno (Alitalia) e progetta di usare la Cassa depositi e prestiti come il bancomat per risolvere crisi che sul piano economico sono irreversibili. Ci sarebbe molto materiale per aprire una discussione sull'Europa,...
Punto nave sulla politica italiana. Mancano 11 giorni al voto europeo, Salvini ha detto che si può superare il tetto del 3 per cento (rapporto deficit/pil) e visto lo stato di litigiosità del governo, la crescita piatta e la dinamica della spesa lo spread tra Btp e Bund sta viaggiando verso i 290 punti base. Sarà questo il tema della giornata politica, bisogna tenere d'occhio i mercati.
La moneta e la ricchezza sono l'oggetto, il detto e il non detto della campagna elettorale. Tutto virtuale, tranne il fatto che gli interessi sui nostri titoli di Stato sono una realtà, la "trappola del debito" di cui abbiamo scritto tante volte su List. È il voto del denaro e qui abbiamo una serie di elementi: le regole sul patto di stabilità, gli interessi sul debito pubblico, la spesa (im)produttiva dell'Italia, la Germania che ridiscute il pareggio di bilancio, l'idea che i ricchi non debbano partecipare alle elezioni e andare in Parlamento, il conflitto di interessi all'italiana. Il denaro.
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Se è vero che siamo in campagna elettorale è anche vero che un dibattito sulla regola del patto è aperto da tempo e la stessa Germania in questi giorni sta mettendo in discussione il dogma dello "Schwarze Null", cioè lo “zero nero”, il pareggio di bilancio. Fa sorridere vedere Di Maio bollare come "irresponsabile" la sortita del leader della Lega perché il Movimento è quello che ha aperto i cordoni della borsa per staccare assegni in favore di chi non lavora (il reddito di cittadinanza), ha impegnato i soldi del contribuente italiano in un'azienda che brucia quasi due milioni di euro al giorno (Alitalia) e progetta di usare la Cassa depositi e prestiti come il bancomat per risolvere crisi che sul piano economico sono irreversibili. Ci sarebbe molto materiale per aprire una discussione sull'Europa, il suo futuro e quello dell'Italia, ma in realtà non è un contesto in cui la proposta poi diventa disegno di governo. Si vota, l'obiettivo è solo quello di catturare l'attenzione. Quanto al governo, ieri Giancarlo Giorgetti ha detto una cosa condivisibile: "Sono quattro mesi di campagna elettorale, lo stato di litigiosità è evidente a tutti. Se prosegue dopo il 26 maggio è insostenibile. Sono convinto che dopo ci sarà un altro indirizzo per la convivenza e un altro metodo di lavoro". Una crisi? Nulla può essere escluso, serve un nuovo patto o si rompe la maggioranza, ma resta il muro di fronte al quale ogni ipotesi (per ora) arretra: non ci sono alternative a questo governo, tanto che ieri Salvini ha detto che "bisogna andare avanti". Realpolitik.
Dobbiamo attendere il voto e il risultato, poi si apre un altro capitolo della storia di questa maggioranza. E anche dell'opposizione, i risultati del Pd di Zingaretti (che sta inseguendo l'agenda grillina, vedere alla voce conflitto di interessi) sono da osservare con attenzione, ne daranno la cifra, il profilo, l'inizio o la fine.
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Se le dimensioni dei titoli dei giornali corrispondessero al peso (e spesso perfino alla realtà) delle notizie l'Italia sarebbe in questo momento nella seguente situazione:
- Il paese è invaso dai fascisti che governano con il pugno di ferro tutte le regioni e la Capitale, resiste solo Milano sulle barricate dell'Expo.
- Nell'opposizione sono tutti comunisti, nostalgici dell'Unione Sovietica.
- L'Europa è un'isola felice, dove va tutto bene, solo l'Italia è uno spettro d'inciviltà e demagogia.
- L'Italia è una colonia africana.
- In banca lavorano solo truffatori di risparmiatori.
- I soldi non finiscono mai.
È vero che viviamo tempi interessanti (forse troppo), ma se guardiamo con un minimo di distacco la campagna elettorale, ci rendiamo conto che siamo nella fiction e la realtà è ben distante dalla rappresentazione agli anabolizzanti che ne fanno i media. Ieri il titolare ha partecipato a un dibattito organizzato da Confcommercio tra giovani candidati al Parlamento europeo di vari partiti: Brando Banifei (Pd), Lara Comi (Forza Italia), Francesco Galtieri (+ Europa), Nicola Procaccini (Fratelli d'Italia), Marco Zullo (Cinque Stelle). Alla fine le loro opinioni, da destra e da sinistra, convergevano su alcuni punti comuni e per niente esoterici: la regola del patto di stabilità del 3 per cento (deficit/pil) è datata, va ripensata e bisogna liberare investimenti; l'Europa va migliorata, cambiata, riformata e non cancellata; bisogna aprire i mercati e guardare al valore del capitale umano dell'impresa; il monopolio dei titani della Rete è un problema da affrontare; siamo in piena transizione energetica e va attuato un piano di decarbonizzazione. Un solo punto - importante - li ha divisi nettamente: la costruzione dell'alta velocità sulla linea Torino-Lione, il candidato dei Cinque Stelle (Zullo, figura che tra l'altro è apparsa più moderata e ragionante dei suoi leader) ha ribadito il suo no all'opera - e non alle grandi opere tout court. Dagli stessi slogan dei candidati si trae la lezione che alla fine si toccano punti comuni, eccoli:
"Pensala diversa" (Banifei)
"Riprendiamoci l'Europa" (Galtieri)
"L'Italia cambia l'Europa" (Procaccini)
"Io sto con l'Italia" (Comi)
"Cambiamo in meglio" (Zullo)
La parola "Europa" compare due volte, così come "Italia" e in tutti c'è, ovviamente, la promessa del cambiare (due volte), stare, scegliere, pensare e riconquistare. Vi è dunque il richiamo all'identità nazionale, ma incastonato in un'idea di Europa che nessuno nega. Un dibattito civile, niente urla, interventi ordinati, sui temi europei, con un tocco qua e là di ironia. Niente di tutto questo appare sui giornali e tanto meno nei talk show in tv. La politica-spettacolo, l'entertainment a caccia di audience ha un solo copione: lo scontro permanente, si solleticano e sollecitano istinti primitivi, si radicalizza il discorso pubblico e c'è chi pensa che là fuori ci siano le colonne fasciste, i cosacchi a cavallo, gli italiani lobotomizzati dalle fake news (altro argomento in cima ai problemi del consiglio di fabbrica e delle famiglie che devono far quadrare i conti).
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L'altro tema che arriva con soli 25 anni di ritardo sulla storia è quello del... conflitto di interessi. Anche questo è in cima alla lista dei punti affrontati nei consigli di fabbrica, si capisce. Grillini e democratici si sono esibiti sul punto e siamo al paradosso della negazione del diritto di correre alle elezioni per... censo. Nella visione dei pentastellati (e sotto e sopra anche in quella dei dem) chi è ricco di fatto non può diventare parlamentare, siamo alla negazione dei diritti elementari previsti dalla Costituzione. Un tempo si veniva eletti per censo, oggi per no censo. Il risultato è che se si realizzassero questi disegni di regressismo avremmo un Parlamento dove non è presente nessun uomo o donna che ha avuto successo nel mondo dell'industria e della finanza. Alla guerra contro i ricchi corrisponderebbe l'impoverimento di cultura ed esperienza delle Camere. Il fenomeno è già in atto da diverse legislature, chi ha solide professioni e storie imprenditoriali si sente estraneo a una politica dove si esalta il mediocre e chi non ha mai lavorato diventa ministro del Lavoro. Dicono che la norma sia stata inventata pensando a impedire una candidatura di Urbano Cairo (e con il retropensiero che fa riemergere la figura di Berlusconi), proprietario del gruppo Rcs, l'editore del Corriere della Sera. Davvero notevole: Cairo è l'unico grande editore puro del paese, ha preso un gruppo editoriale che perdeva denaro e lo ha riportato all'utile, sa far tornare i conti. Siamo di fronte non solo a un'idea incostituzionale, ma a una rappresentazione del ruolo dell'informazione e della sua influenza ben lontana dalla realtà. Tanto che si esclude da questo sbarramento chi opera nel vero settore che plasma oggi l'immaginario, la Rete. Nessuno ha niente da dire sul conflitto di interessi di Casaleggio e i Cinque Stelle?
I giornali (che languono in edicola) oggi non solo non sono l’unica entità presente e misurabile nello spazio mediatico, ma rappresentano una minoranza. Il pervasive computing ha ribaltato la gerarchia delle fonti e il loro raggio d'influenza. È la rete a dominare ed è incomparabile il potere dei social media nel plasmare l'opinione pubblica, la social politics ha un'audience di gran lunga maggiore rispetto a quella di Corriere, Repubblica o Stampa. Se l'editore tradizionale non può candidarsi - cosa a cui di solito tra l'altro non aspira - andiamo dritti verso il paradosso di un parlamento che esclude una componente oggi minoritaria e lascia liberi i soggetti del mass market digitale. In America il dibattito va esattamente nel senso contrario: il problema è il ruolo di Facebook, di Amazon, di Google, di Apple. L'immenso potere di Zuckerberg e di Bezos è la prova per la democrazia e non a caso si invoca l'intervento dell'Antitrust. Il potere del vapore oggi è digitale, l'influenza non è nelle strade ferrate, nell'automobile e nell'acciaio, è nei terabyte di dati posseduti dai giganti della Silicon Valley.
In America, la più grande democrazia dove il presidente e il suo entourage finiscono sotto indagine per mesi, nessuno ha impedito a Donald Trump di esercitare il suo diritto a correre alle elezioni presidenziali. Non è certo un tema del presente e un'esclusiva dei repubblicani. La famiglia Kennedy era democratica e ricchissima, JFK divenne presidente, la sua ricchezza e il suo charme furono un elemento fondamentale nella costruzione del mito di Camelot. Ma se Mark Zuckerberg si candidasse oggi (o domani) alla presidenza degli Stati Uniti - un uomo che ha a disposizione i dati di un miliardo e mezzo di utenti attivi sul suo social network (di cui ha il controllo totale e la gestione, in persona) - cosa accadrebbe?
L'agenda di Di Maio e Salvini la fanno i giornali? No. L'influenza viaggia su altri mezzi.
Un Parlamento dal quale viene esclusa l'esperienza del mondo degli affari è una negazione della democrazia. Perché mai l’editore del Corriere della Sera, dopo aver fatto bene il suo lavoro non può decidere un bel giorno di dedicarsi al bene comune? E così come lui chiunque abbia dato prova di essere un ottimo imprenditore? Certo, Silvio Berlusconi aveva un grande conflitto di interessi, ma questo non ha impedito il suo declino. Berlusconi ha perso più volte le elezioni, gli ultimi 25 anni non sono stati un suo dominio incontrastato. Non solo, il suo eccezionale conflitto di interessi è stato sottoposto alla sanzione degli elettori, era ed è visibile. Berlusconi è l'esempio di come sia posto in maniera inattuale il tema: le sue televisioni oggi sono un grande potere, senza dubbio, ma non sono lo spazio in cui si forma l'opinione pubblica, è sulla Rete che crescono e vengono dibattute - e anche geneticamente modificate - le idee politiche.
La realtà è che emerge una volontà punitiva nei confronti degli imprenditori, del capitale, un'ostilità di fondo che non è solo dei Cinque Stelle. Perché mai un banchiere non potrebbe candidarsi? Non ha forse egli un bagaglio di esperienza che può essere utile al Parlamento italiano? Sarebbe invece perfetto per guidare la Commissione finanze, potrebbe dare una mano a evitare che vengano scritte con i piedi (questo accade oggi) le leggi in materia economico-finanziaria.
Il segreto del gioco democratico è quello di aggiungere le voci, non di spegnerle.
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altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.