5 Giugno
Europa, partita doppia e Terza Crisi
La Commissione Ue fa il primo passo verso la procedura d'infrazione contro l'Italia per debito eccessivo. Perché questa non è solo una questione di dare e avere, è un problema politico che riguarda l'idea di Europa e non si risolve con i principi contabili. La terza puntata dell'indagine sulla Terza Crisi
Roma, Italia, Europa. Primo mercoledì del mese di giugno, anno 2019:
La Commissione Ue: "Violate le regole sul debito pubblico, dal governo danni all'economia, quota 100 e reddito di cittadinanza sono una marcia indietro rispetto al processo di riforme".
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dell'Italia: "Farò di tutto per evitare la procedura".
Pierre Moscovici, Commissario Ue all'Economia: "Come sempre con tutti gli Stati membri, siamo pronti a esaminare i nuovi dati che potrebbero modificare questa analisi. La mia porta è aperta".
Valdis Dombrovskis, vicepresidente Commissione Ue: "L'Italia deve riconsiderare la sua traiettoria di bilancio, in modo che debito e deficit tornino a scendere".
L'Italia non ha centrato gli obiettivi e su questo non avevamo dubbi, lo abbiamo scritto, anticipato ben prima che fossero messi nero su bianco i numeri della legge di Bilancio, il trend esterno dell'economia era chiaro, se Berlino ha la tosse, noi abbiamo la febbre. Ci sono elementi che non si possono controllare, gli shock esterni prima di tutto. Il negoziato con l'Unione europea è aperto, l'Italia ha un mese di tempo per proporre il suo "piano di rientro". Il problema viene da lontano (e il governo per imperizia si è esposto a un colpo che poteva tranquillamente evitare) ma il nocciolo del tema non è contabile (nella partita doppia, inventata dagli italiani, c'è sempre un rimedio), la faccenda non è ragionieristica, ma politica. Siamo di fronte a un caso ben più grande - di vitale importanza - che balena sul taccuino e avrà i suoi effetti più profondi nel medio-lungo periodo, è un processo in pieno svolgimento, un fiume carsico.
Sul taccuino c'è una domanda semplice: che cosa è l'Europa? Forse non troveremo la risposta, ma s'impone un ampio giro di giostra. Siamo dentro la "Terza crisi". Andiamo a vedere di cosa si tratta, siamo al terzo atto...
Roma, Italia, Europa. Primo mercoledì del mese di giugno, anno 2019:
La Commissione Ue: "Violate le regole sul debito pubblico, dal governo danni all'economia, quota 100 e reddito di cittadinanza sono una marcia indietro rispetto al processo di riforme".
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dell'Italia: "Farò di tutto per evitare la procedura".
Pierre Moscovici, Commissario Ue all'Economia: "Come sempre con tutti gli Stati membri, siamo pronti a esaminare i nuovi dati che potrebbero modificare questa analisi. La mia porta è aperta".
Valdis Dombrovskis, vicepresidente Commissione Ue: "L'Italia deve riconsiderare la sua traiettoria di bilancio, in modo che debito e deficit tornino a scendere".
L'Italia non ha centrato gli obiettivi e su questo non avevamo dubbi, lo abbiamo scritto, anticipato ben prima che fossero messi nero su bianco i numeri della legge di Bilancio, il trend esterno dell'economia era chiaro, se Berlino ha la tosse, noi abbiamo la febbre. Ci sono elementi che non si possono controllare, gli shock esterni prima di tutto. Il negoziato con l'Unione europea è aperto, l'Italia ha un mese di tempo per proporre il suo "piano di rientro". Il problema viene da lontano (e il governo per imperizia si è esposto a un colpo che poteva tranquillamente evitare) ma il nocciolo del tema non è contabile (nella partita doppia, inventata dagli italiani, c'è sempre un rimedio), la faccenda non è ragionieristica, ma politica. Siamo di fronte a un caso ben più grande - di vitale importanza - che balena sul taccuino e avrà i suoi effetti più profondi nel medio-lungo periodo, è un processo in pieno svolgimento, un fiume carsico.
Sul taccuino c'è una domanda semplice: che cosa è l'Europa? Forse non troveremo la risposta, ma s'impone un ampio giro di giostra. Siamo dentro la "Terza crisi". Andiamo a vedere di cosa si tratta, siamo al terzo atto della nostra indagine avviata tempo fa.
***
L'Italia ha un problema di debito pubblico senza controllo fin dalla fine degli anni Settanta, quando l'istituzione delle Regioni cominciò a produrre spesa eccessiva (leggere gli studi di Franco Reviglio sul tema, a cominciare dalla spesa della Sanità) e disarticolare l'unità nazionale (ancor più indebolita e caotica a causa della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001; 18 anni dopo, oggi, siamo alle richieste di autonomia di tutti contro tutti), la corsa andò avanti senza freni fino all'inizio degli anni Novanta. La prima crisi del 1992 accese tutte le spie del sommergibile Italia, uno shock valutario (causato dall'assimetria tra i tassi della Germania e il resto dei paesi europei) si tradusse in un problema di stabilità finanziaria e grave difficoltà economica, la ricetta fu quella dell'intervento fiscale straordinario (una manovra da 100 mila miliardi, il prelievo sui conti correnti, governo Amato) e da allora con regolarità si è andati avanti con questo salasso che non ha curato il male. Centinaia miliardi se ne sono andati per finanziare operazioni-tampone, le privatizzazioni non hanno tappato il buco, e l'ultima "cura canonica", quella della crisi del 2011 - il secondo shock - fermò lo spread, senza dubbio, ma aggravò la recessione e non mise i conti al sicuro per il futuro, tant'è che siamo di nuovo punto e capo. Sono gli ultimi trent'anni ad essere costellati di prelievi fuori dall'ordinario, manovre spericolate, assegni postdatati che hanno cercato di raddrizzare la nave. Non occorre essere euroscettici - non lo siamo, anzi - per vedere che il problema non è solo quello del carico nella stiva (il debito) della nave Italia, ma anche delle regole di navigazione dell'Unione europea.
L'Italia è un paradosso, lo sappiamo, una grande economia, un grande debito, un ottimo surplus commerciale, un grande risparmio privato, siamo un paese ricco e con i piedi d'argilla. Siamo naturalmente too big to fail (e to bail), ma abbiamo onorato con puntualità ogni nostro impegno finanziario, abbiamo contribuito semmai a salvare altri paesi (la Grecia) e siamo talmente bravi a piazzare debito pubblico in un mercato così competitivo che le nostre soluzioni - a cominciare dalla piattaforma tecnologica - sono studiate da tutti gli altri Stati. Abbiamo una diabolica predisposizione a fare debito, ma siamo bravi nel venderlo come pochi. Anche qui, si presenta il nostro "doppio" stato, la personalità che qualcuno potrebbe definire bipolare, ma in realtà è inesorabilmente quella dell'italiano medio, basso e alto. Di tutti noi.
L'Italia è una preda, sappiamo pure questo, il suo sistema industriale è stato messo on the shelf, sullo scaffale, dai governi e da una classe politica a cui è mancato il patriottismo (in tutti i sensi, non solo economico), con la scusa di aprire i mercati si è aperta allo straniero (vedere alla voce Francia, prima di tutto) la cassaforte dell'industria italiana e naturalmente del risparmio, si sono difesi dallo shopping compulsivo alcuni campioni nazionali (Eni, Leonardo-Finmeccanica, Enel) e solo grazie all'espansione all'estero abbiamo mantenuto qualche presenza nelle grandi opere (Salini-Impregilo) e continuiamo a eccellere in settori come la robotica grazie alla nostra straordinaria vocazione nella manifattura e industria di precisione. Continuiamo a produrre automobili - e abbiamo rischiato seriamente di non farlo più - grazie alla straordinaria opera di Sergio Marchionne che salvò un'azienda fallita, la Fiat. La stessa azienda oggi ha di fronte la sfida della dimensione, cerca una fusione con Renault e la sua italianità è nelle mani dei soli azionisti, di John Elkann, non del governo italiano, come è invece il caso di Renault con il governo francese che chiede garanzie, alza la bandiera tricolore (francese) e fa valere la sua dottrina di "patriottismo economico". In questo quadro, i capitani d'impresa si sono via via consumati, in molti casi estinti, con il passaggio dalla prima generazione alle successive, la trasmissione del fare si è trasformata spesso in rendita, la cultura finanziaria si è sostituita a quella industriale e i risultati li vediamo.
Dal 2011 a oggi abbiamo visto - e vedremo ancora - all'opera uno straordinario laboratorio politico. La grande crisi dei mutui subprime (2007-2008) e la sua trasformazione in decollo a razzo del rischio del debito sovrano, la durissima recessione, ci hanno catapultato in una dimensione nuova dove rombano i bombardieri della finanza e dove le risposte - giuste e sbagliate - sono state molteplici. È la prova della Storia, non un foglio excel dove si esercitano gli economisti senza alcuna conoscenza della filosofia e della politica. Così abbiamo prima seguito quanto veniva consigliato dall'Unione europea (cioè dalla Germania e dalla Francia) e messo in piedi la soluzione allo "stato d'emergenza", il governo tecnico di Mario Monti, ma era chiaro che questa mossa obbligata non poteva durare di fronte all'ampiezza del crollo della produzione, alla sofferenza - reale non teorica - dei piccoli produttori e dei soggetti più deboli. La storia la scrivono i vincitori, è vero, ma la rivoluzione è sempre opera degli oppressi di ieri, non bisogna mai dimenticarlo.
Le elezioni del 2013 sono state la seconda tappa di avvicinamento, uno strappo, un colpo d'artiglio di drago fiammeggiante, il Parlamento spaccato in tre poli, l'ingresso sulla scena del Movimento Cinque Stelle, con l'ingovernabilità incorporata. E anche in questo caso abbiamo visto una scelta dettata dallo "stato d'emergenza", una fase di grande coalizione all'italiana tra il Partito democratico e Forza Italia, poi l'ascesa della leadership di Matteo Renzi e il suo fulmineo declino. Dal 2013 al 2018, in soli cinque anni, abbiamo visto tre governi, tre presidenti del Consiglio, un segretario del Pd perdere lo scettro, riconquistarlo e perderlo rovinosamente in un referendum che era il preludio di un altro "no" ancora più grande, quello delle elezioni del marzo 2018. La crisi della socialdemocrazia europea - di cui il Pd, pur nella sua singolare storia, fa parte - si è imbattuta nell'unicum dell'Italia, la macchina dei dem ha impattato contro il muro di titanio di un'opinione pubblica delusa, arrabbiata, stanca della soluzione calata dall'alto - che pure tante volte ha accettato - con un misto di speranza e fatale rassegnazione. Siamo arrivati a L'uomo in rivolta di Albert Camus.
Se non si prende atto di questa profonda mutazione che è avvenuta nel paese, si rischia - ancora una volta - di sbagliare l'interpretazione dello scenario, di fare previsioni che non si realizzano, di considerare valide "tavole della legge" che sono state da tempo frantumate dal corpo elettorale. Un anno di governo giallo-verde e il voto delle elezioni europee dicono chiaramente che l'area di governo mantiene saldamente il consenso (se sommiamo i voti della Lega a quelli dei Cinque Stelle, siamo al 51 per cento), che il centrosinistra non ha nessuna opzione disponibile per andare al governo, che il centro esiste (forse) come spazio politico, ma non come rappresentanza di partito ed è naturalmente orientato a destra, che l'Italia non è facilmente permeabile da fenomeni come i Verdi della Germania o della Francia, che la destra estrema non ha voti (pensate a Casa Pound e altre sigle del tutto insignificanti sul piano politico) e che neppure una sinistra più radicalizzata riesce a rilanciarsi. I dati dell'Eurobarometro inoltre dicono che gli italiani sono i più euroscettici d'Europa, ma non hanno dubbi che l'Euro sia importante (e non hanno nessuna idea di darsi all'exit) e che l'Unione sia un'opportunità, semplicemente e inesorabilmente pensano che qualcosa a Bruxelles sia storto e vada raddrizzato, che non tutto sia colpa dell'Italia, che vi sia un non-detto sulla governance europea e il nostro interesse nazionale.
Il 34 per cento dei voti alle europee raccolto dalla Lega di Salvini è la manifestazione più evidente di queste pulsioni. Gli intelligenti a prescindere hanno liquidato il fenomeno sotto l'etichetta del "fascismo" e naturalmente hanno dato una mano a Salvini a rafforzarsi, perché se dai del "fascista" all'italiano medio - questi sono i votanti della Lega, basta andare a qualsiasi comizio per rendersene conto - allora quell'italiano si mobiliterà per votare e far votare la Lega, cosa regolarmente accaduta. L'inversione, il sottosopra del voto tra Cinque Stelle e Lega del maggio 2019 rispetto al marzo 2018, cambia i rapporti di forza nella maggioranza, ma non muta il quadro culturale di questa storia: gli elettori vogliono una politica di discontinuità rispetto alle soluzioni da "stato d'emergenza" che hanno visto in passato. Sanno benissimo che con la Commissione Ue bisogna trattare, riconoscono la necessità dell'equilibrio e della responsabilità, solo che non vogliono più pagare la cambiale in bianco a Bruxelles e chiedono a questo governo di disporre un'alternativa al dejà vu.
Operazione difficilissima, in condizioni da ambiente estremo, perché la Commissione in carica è ancora quella vecchia (Moscovici e Dombrovskis sono testimonianze archeologico-politiche) e il quadro interno nelle singole nazioni che esprimeranno quella nuova è deteriorato (pensate ai problemi di Macron in Francia e al crac della Spd che governa nella Grosse Koalition di Angela Merkel in Germania) e proprio a Berlino c'è l'unica speranza di un'Europa che avrebbe bisogno di una guida ferma - di un'assunzione di responsabilità della Germania, per esser chiari - nella condivisione dei rischi, del futuro, ma se non si trova un accordo per trasferire qualche centinaio di migranti, non si vede come si possa rispondere alle sfide della contemporaneità che bussano ciclicamente alla porta.
Theresa May e Donald Trump a Londra.Siamo nel campo dei titani. L'America di Trump (e anche del prossimo presidente, chiunque esso sia) lotta per la conquista degli spazi (leggere Il Nomos della Terra di Carl Schmitt), sente la pressione della storia alle sue spalle (e sempre l'incubo di una sua dissoluzione interna, lo spettro di una nuova guerra civile, leggere tra i tanti libri sul tema, il visionario Man in the Dark, di Paul Auster) vuole riequilibrare i conti della bilancia commerciale e sta curvando lo spazio delle rotte del commercio mondiale, la Federal Reserve sostiene questa politica (progetta un taglio dei tassi) e Trump è davvero America First e il suo discorso a Londra va preso sul serio, l'Anglosfera non è una sua bizzarra visione, è stata il dominio del mondo ieri con l'impero britannico e lo è oggi con la forza degli Stati Uniti d'America.
Gli imperi sono bagliori vivi anche quando sono scomparsi, sono "nostalgia" (leggere libro di Marta Dassù e Tommaso Campanella, Anglo Nostalgia), siamo in una dimensione che non si può comprendere se non si legge lo straordinario saggio di Michael Anton pubblicato sulla Claremont Review - con lo pseudonimo di Publius Decius Mus, condottiero romano che si immolò per spronare alla vittoria le sue truppe contro i Latini - il 5 settembre del 2016, intitolato "The Flight 93 Election" :
Il 2016 è l'elezione del volo 93: carica la cabina di pilotaggio o morirai. Si può morire lo stesso. Voi, o il capo del vostro partito, potete entrare nella cabina di pilotaggio e non sapere come volare o far atterrare l'aereo. Non ci sono garanzie.
Tranne una: se non ci provi, la morte è certa. Per complicare la metafora: una presidenza di Hillary Clinton è la roulette russa con una semi-automatica. Con Trump, almeno si può far girare il cilindro e correre dei rischi.
Il volo 93 della United Airlines, 11 settembre 2001. Il crash nelle campagne di Shanksville, Pennsylvania. La rivolta dei passeggeri. Siamo sempre dentro la metafora della rivoluzione, del sacrificio, della massa anonima che prende corpo e voce.
A Oriente la Cina di Xi Jinping è il risveglio di un grande impero che sventola la bandiera comunista, ma poggia sui pilastri del confucianesimo, ha una visione imperiale del suo Essere nel Mondo e con la Belt and Road a sua volta dispiega un disegno di penetrazione nell'Occidente europeo attraverso reti, porti, strade, logistica, energia. La sfida tra i due giganti, in mezzo l'Europa, un grande mercato di consumatori senescenti attraversato da forze transnazionali come i titani della Rete che si presentano con disponibilità cash immediata e potere d'influenza su Bruxelles che non vantano neppure gli Stati, la tecnologia che corre e la legislazione che arranca, un luogo virtuale che si fa reale con il discorso pubblico frammentato e la coscienza hackerata.
Quando Valdis Dombrovskis afferma che "per l'Italia non c'è più spazio per la spesa", dice il vero secondo la sua visione del mondo, secondo "i parametri", ma non sente i tamburi della storia. Là fuori ruggiscono tigri e leoni. E il tempo lungo ci ha insegnato che a un certo punto le regole cominciano a subire la pressione della storia e vengono piegate, non solo, è la stessa economia (quella empirica, l'esperienza, non la teoria) a insegnarci che le persone non "vivono nelle medie delle statistiche" e a un certo punto si consuma una rottura tra i sacerdoti e il popolo. Gli italiani non mettono in discussione l'Euro e neppure il valore dell'Unione, ma dopo trent'anni di cura brussellese pensano che il problema non sia solo a Roma ma sia anche a Bruxelles e a vedere la serie di avanzi primari messi a segno dai governi di ogni colore, c'è più di qualcosa di vero in questa idea. Dove può mai andare un'Europa dominata non dalla filosofia ma dalla tecnica bancaria? Poco lontano. Avrebbero estremo bisogno di leggere Emanuele Severino, il suo splendido saggio "L'intima mano", dove si ricorda che l'Europa in fondo è "lo spirito critico", "la libertà di filosofare" e fa amaramente sorridere vedere come questo sia assente e domini invece lo spirito del dogma, la tecnica, un universo della precisione così preciso da non rendere più reversibile l'errore del numero, un oggetto senza soggetto.
Piovono sul monitor le dichiarazioni sulla procedura d'infrazione contro l'Italia, vediamo agitarsi la figura di Gunther Oettinger, tedesco, responsabile del Bilancio europeo, lo stesso che tempo fa sull'Italia disse "i mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto" e non ci rendiamo conto che in gioco non c'è affatto il destino del nostro paese, ma l'intera idea di Europa che non è certo quella del commissario Oettinger con la sua panzer-pedagogia. Con questa forma mentis, con l'ottuso al comando, con l'opposizione tra politica, sovranità (leggere Georges Bataille, La sovranità) e dominio della tecnica, la rottura sarà inevitabile, sono mondi che stanno entrando in rotta di collisione. Oggi l'Italia, domani un altro.
Viene in mente un romanzo grandioso di Don De Lillo, Rumore Bianco:
Al buio la mente continua a funzionare come una macchina divoratrice, l'unica cosa sveglia dell'universo. Cercavo di distinguere le pareti, il cassettone nell'angolo. La vecchia sensazione di essere indifeso. Piccolo, debole, mortale, solo. Panico, divinità dei boschi e dei luoghi selvaggi, mezzo caprone. Girai la testa sulla destra, essendomi venuta in mente la radiosveglia. Guardai i numeri cambiare, la progressione dei minuti digitali, da dispari a pari. Baluginavano verdi nel buio.
I minuti digitali. È sempre solo una questione di tempo.
3. Continua
Le puntate precedenti del ciclo sulla Terza Crisi sono state pubblicate il 28 marzo e il 15 aprile.
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importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.