6 Giugno
"Non ci sono le condizioni politiche"
John Elkann ritira la proposta di FCA per la fusione con Renault e accusa il governo di Parigi: "Non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo". Il patriottismo economico della Francia, la freddezza nipponica, l'espansione americana. Scenario del nazionalismo dell'auto
"Non ci sono le condizioni politiche". Zac, un taglio netto: Fiat-Chrysler ha ritirato il piano di fusione con Renault. La notizia è stata battuta dopo mezzanotte dal Wall Street Journal e poi da Bloomberg, una rottura che fa un gran rumore di piatti, senza dubbio, ma non improbabile né in fondo inattesa, le cose ieri andavano in una direzione che favoriva la tempesta e quando il consiglio d'amministrazione di Renault ha mostrato freddezza e il governo francese ha preso tempo dicendo "non c'è fretta", John Elkann ha tratto le conclusioni: il matrimonio non si può fare.
Troppi gli ostacoli dalla Francia, così dal consiglio di Fca riunito a Londra parte il comunicato del ritiro:
Il Consiglio di Amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles riunitosi questa sera sotto la presidenza di John Elkann ha deciso di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault. FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. E’ tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. FCA esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo Presidente, al suo Amministratore Delegato ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di FCA. FCA continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente.
Attenzione al passaggio: "non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo". È l'azionista politico (ha il 15 per cento di Renault) sotto accusa, lo...
"Non ci sono le condizioni politiche". Zac, un taglio netto: Fiat-Chrysler ha ritirato il piano di fusione con Renault. La notizia è stata battuta dopo mezzanotte dal Wall Street Journal e poi da Bloomberg, una rottura che fa un gran rumore di piatti, senza dubbio, ma non improbabile né in fondo inattesa, le cose ieri andavano in una direzione che favoriva la tempesta e quando il consiglio d'amministrazione di Renault ha mostrato freddezza e il governo francese ha preso tempo dicendo "non c'è fretta", John Elkann ha tratto le conclusioni: il matrimonio non si può fare.
Troppi gli ostacoli dalla Francia, così dal consiglio di Fca riunito a Londra parte il comunicato del ritiro:
Il Consiglio di Amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles riunitosi questa sera sotto la presidenza di John Elkann ha deciso di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault. FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. E’ tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. FCA esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo Presidente, al suo Amministratore Delegato ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di FCA. FCA continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente.
Attenzione al passaggio: "non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo". È l'azionista politico (ha il 15 per cento di Renault) sotto accusa, lo Stato francese, il governo, il ministro dell'Economia Bruno Le Maire, il Presidente Emmanuel Macron. Non è un bel passaggio per la Francia per almeno due motivi:
1. Lo Stato francese conferma i limiti del suo nazionalismo e patriottismo economico, l'offerta di FCA per Renault era bilanciata, ma lo Stato francese ha avanzato subito come primo pezzo sulla scacchiera la presenza del quartier generale operativo in Francia, dimenticando che FCA non è una media azienda automobilistica italiana (cioè la vecchia Fiat), ma uno dei primi gruppi automobilistici del mondo con il cuore a Detroit, America;
2. Renault aveva l'occasione di uscire dalla sua crisi industriale e dal caos in cui è piombata dopo l'arresto di Carlos Ghosn in Giappone. Lo stato dei rapporti con Nissan è pessimo, se i francesi esibiscono il patriottismo economico, i giapponesi di Nissan non sono da meno e ora sono nella fase "wait and see", stanno vedendo come regolare il conto con Parigi che aveva tentato la presa totale di Nissan. Stesso film per Mitsubishi. Con il ritiro dell'offerta di FCA, Renault rimane senza carte alternative da giocare e in ogni caso ha bisogno di un partner ma si trova in Europa sotto pressione di fronte alla strategia potente dell'auto della Germania, in Oriente ha in corso la rivolta nipponica e negli Stati Uniti ha appena rotto con una delle leggende dell'auto americana. Forse a Parigi avranno un'alternativa, ma per ora non si vede e le difficoltà crescono.
Sommati tutti questi fattori di incertezza, la perdita di tempo potenziale per realizzare l'accordo (viviamo tempi veloci), il freno a mano tirato del governo francese, John Elkann ha fatto due più due e ha tirato dritto. Arrivederci. Quello che segue è un recap della vicenda.
***
Il preludio del crash. Come avevamo fatto notare, il nocciolo della questione è tutto all'Eliseo e all'Hôtel de Matignon, sedi della presidenza francese e del governo che è il principale azionista di Renault. Dopo qualche giorno di attesa silente, è arrivato il colpo d'artiglieria della Francia: Parigi ha chiesto garanzie ulteriori ai vertici di Fiat Chrysler Automobiles sulla fusione delle due case automobilistiche. Cose concrete: niente tagli dei posti di lavoro, protezione dell'interesse nazionale, sede del quartier generale - operativo - in Francia, dividendo straordinario per gli azionisti, un posto nel consiglio d'amministrazione, amministratore delegato francese nella persona di Jean-Dominique Senard per un periodo di almeno quattro anni. Serve altro? Secondo Bloomberg Elkann sarebbe stato a Parigi nel fine settimana per discutere l'accordo e avrebbe incontrato il ministro dell'economia Bruno Le Maire e l'ad di Renault.
I giapponesi di Nissan, l'altro pezzo del risiko dell'auto globale che per ora nicchia, cosa dicono? Non sono felicissimi. Nota di Hiroto Saikawa, numero uno di Nissan: "L'operazione di fusione tra Fca e Renault se realizzata altererebbe significativamente la struttura del nostro partner Renault. Questo richiederebbe una revisione fondamentale della relazione esistente tra Nissan e Renault". Naturalmente i giapponesi lasciano aperta la porta: "Sono consapevole che la proposta di fusione di Fca sarà discussa dal consiglio di amministrazione di Renault questa settimana (domani è previsto un cda di Renault, ndr) penso che il potenziale ingresso di Fca come nuovo membro dell'alleanza potrebbe ampliare il campo di gioco per la collaborazione e creare nuove opportunità per ulteriori sinergie".
C'è la Francia, c'è il Giappone. E l'Italia? Non pervenuta, il ministro dello Sviluppo è Di Maio, una garanzia. Ripubblichiamo lo scenario di qualche giorno fa, a futura memoria, tutte le pedine stanno andando a dama. L'operazione è sospesa in aria.
***
Stati Uniti-Francia-Giappone (e un po' di Italia). Il gioco di relazioni dell'operazione di fusione (per ora è un piano di lavoro - e rimarrà tale) tra il gruppo Fca e Renault è questo, un gorilla game globale, diventare più grandi in un mercato dove le dimensioni sono se non tutto una gran parte della sfida. Si può essere molto innovativi (Tesla) ma alla fine essere piccoli in questo mondo significa finire stritolati (Tesla). E si può essere giganti pieni di grandeur (Renault) ma non esserlo abbastanza per reggere il passo di carica e innovazione dei primi (Renault), mentre essere né troppo grandi (Fca) né troppi piccoli è una condizione di estremo pericolo (Fca), come pensare solo alla propria identità (Nissan) e dimenticare lo spazio planetario del mercato può essere un orgoglio che poi tradisce (Nissan). La fusione proposta da Fca a Renault ha una logica e certo, anche dei lati tutti da scoprire (mai viste fusioni che non "tagliano" qualcosa), ma il mercato dell'automobile non ha alternative: produrre poche auto, non avere volumi, in questo mondo significa morire. Se ci mettiamo dentro il cambiamento degli stili di consumo - si metteranno su strada sempre più flotte collettive e non proprietà di singoli automobilisti - la senescenza di mercati come quello europeo, la realtà rombante dell'automazione e dell'intelligenza artificiale applicata alla mobilità, la rotta è tracciata.
Le resistenze sono visibili, i dubbi emergono: i giapponesi non vogliono entrare nella dimensione dell'europeizzazione o americanizzazione del loro marchio, cioè dell'identità nazionale nipponica; i francesi a loro volta giocano sul tavolo della Francia che compete a livello globale ma resta sempre e per sempre la France; gli unici che appaiono con una vocazione "cosmopolita" sono gli ameritalians di Fca, perché l'operazione di diluizione dell'identità italiana nel gruppo è accelerata dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, perché John Elkann appartiene a un'altra generazione e non possiede quel velo di nostalgia e sapere filosofico che nutriva il manager cresciuto nel Nord America e nato Chieti, perché il nuovo numero uno si chiama Mike Manley e non appunto Marchionne, perché se hai il marchio di Chrysler sulla carta intestata e le tue fabbriche sono negli Stati Uniti, allora fai parte della potente famiglia chiamata Corporate America e non puoi far riferimento certo alla trattativa con Maurizio Landini che oggi guida la Cgil e viene dalla fiammeggiante Fiom. La cultura nazionale, le biografie personali, il gioco geopolitico in questa storia sono tutto. È chiaro che Renault guarda all'interesse della Francia, ai piani dell'Eliseo, alle ambizioni di Macron - un leader giovane che con l'uscita di scena di Angela Merkel ha la chance di incidere profondamente nella politica dell'Unione - che sono proiettate in Europa e nel resto del mondo e si specchiano nel discorso che il presidente appena eletto fece sulla spianata del Louvre, un discorso da neo-gollista: "La Francia è tornata". Come è chiaro che parliamo di un progetto in diretta competizione con il titano dell'auto tedesca, un sistema industriale formidabile che oggi è il gioiello di Angela Merkel, il cuore della manifattura della Germania. Il Sol Levante è l'automobile giapponese, la sua capacità di penetrazione nei mercati globali, la stagione di un nuovo impero con Naruhito, il drago motorizzato di Shinzo Abe, l'organizzazione della fabbrica che divenne una parola, il"toyotismo", il rituale del made in Japan che si specchia nelle ferree regole aziendali, una dimensione di intrigo nipponico che esiste sempre nelle sue consuetudini che disegnano mappe di potere (leggere Sol Levante di Michael Crichton), ascese e cadute improvvise (il caso di Carlos Ghosn è da leggere in questa chiave), perciò Nissan e Mitsubishi non possono leggere il piano industriale e finanziario senza vedere fantasmi, ombre, desideri di supremazia straniera, accettare chiavi in mano la proposta di Fca e Renault e considerarla ineludibile. No, perché sulla carrozzeria dell'auto di Tokyo è stampata a fuoco la bandiera dell'impero, il Giappone.
Così è logico che Hiroto Saikawa, numero uno di Nissan (che ha il 15 per cento di Renault - senza diritti di voto - che a sua volta possiede il 40 per cento di Nissan), dica ai cronisti "potrebbero esserci opportunità, ma le voglio valutare da vicino, con gli interessi di Nissan in mente". Traduzione: non ci opponiamo alla fusione, ma non la spingiamo. E noi siamo il Giappone. Come è logico che anche il numero uno di Misubishi, Osamu Masuko, la prende larga: "Se avessero avuto l'intenzione di lasciarci fuori non sarebbero venuti fin qui per spiegarci la loro posizione". I giapponesi ascoltano. Sono ancora un impero, nella mente, e si comportano come tali. In competizione, ma con un obiettivo chiaro, l'interesse nazionale.
Tutta l'operazione ha lo scopo di creare il primo gruppo mondiale dell'auto, con la forza dell'innovazione che apporterebbe proprio Nissan su ibrido, elettrico puro, la presenza sui mercati orientali che hanno tassi di crescita nuovi e non solo sostituzioni del parco auto esistente. Poi c'è sempre il non detto ma presente dietro le quinte, le lacrime e il sangue delle fusioni che diventano razionalizzazioni, ristrutturazioni, "esuberi". Persone che vanno a casa, stabilimenti che prima o poi chiudono. D'altronde, la via dell'automazione brulica proprio in questo settore, le applicazioni sono fuori e dentro l'abitacolo, al volante e nel motore c'è già l'algoritmo. Ecco perché anche in Francia il dossier viene guardato con diffidenza, per il suo impatto sociale, e Le Monde parla di "matrimonio problematico" con "svantaggi che in questa fase superano i benefici" e la mossa di Fca - di machiavellica intelligenza - viene commentata dai vertici di Peugeot, il gruppo francese rivale, come un'operazione "opportunistica" che il gruppo Fca ha lanciato come un insperato salvagente a una Renault in difficoltà con i partner giapponesi dopo l'arresto di Carlos Ghosn a Tokyo.
Holding con sede in Olanda, fusione 50/50, presenza globale, unione delle piattaforme produttive, innovazione e sbarco in Oriente. Funzionerà? Non lo sappiamo. In questo campo di relazioni e interessi, i francesi e i giapponesi hanno chiaro l'interesse nazionale, dietro c'è lo Stato, con le sue ramificazioni, la sua influenza, il suo potere. La differenza, il dato visibile di questa storia - e fa impressione - è che dietro Fca vi è certamente l'America e altrettanto certamente non c'è l'Italia.
***
Abbiamo preso in pieno lo scenario, anticipato le conclusioni. Anche questa operazione industriale saltata per aria è un segno dei tempi: governa lo spirito delle nazioni.
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danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.