15 Giugno

Il grande D'Annunzio e i piccoli gendarmi della memoria

La protesta a Trieste per le celebrazioni il centenario dell'impresa di Fiume, la storia ancora una volta bruciata dalla fiamma della propaganda. Una breve indagine di Marco Patricelli sul fascismo del Vate (che chiamò Hitler "Attila imbianchino") e il totalitarismo del politicamente ignorante

di Marco Patricelli

Da ragazzini ci faceva sorridere un fantasma delle barzellette, Formaggino, che tutti sapevano non esistere. Oggi altri fantasmi si aggirano da nord a sud della Penisola, su cui non c’è niente da ridere ma, come Formaggino, sono altrettanto inesistenti: i fantasmi del fascismo evocati per giustificare l’antifascismo militante, che altrimenti non avrebbe senso e dovrebbe sciogliersi per inesistenza dell’oggetto.

E poiché gli spettri ogni tanto occorre evocarli nelle sedute con i medium e attraverso i mass media, ecco che nel centenario dell’Impresa di Fiume – che segue il centenario del Volo su Vienna e che anticiperà il centenario della fine dell’Impresa di Fiume in attesa del centenario della Marcia su Roma – a sinistra s’ode uno squillo (stonato) e ancora a sinistra risponde uno squillo. D’allarme, neanche a dirlo, addirittura per la celebrazione del pericolosissimo sovversivo protofascista Gabriele d’Annunzio da Pescara (1863-1936), di professione poeta, soldato per hobby e persino rivoluzionario, riuscito e mancato nello stesso tempo: personaggio inimitabile, che fece della propria vita un topos letterario, tra Marte e Venere, di tutto di più.

A Trieste, estremo lembo orientale di un’Italia sempre più annaspante nella propria storia, nella quale viene tenuta a testa in giù dalla malapolitica ideologica, dopo la mostra sul Vate arriva anche una celebrazione in tre dimensioni, che fa subito insorgere i gendarmi della memoria (ovviamente la loro, dalla prospettiva abbastanza limitata e miope), non quella condivisa della storia e della storicizzazione. Nella città alabardata quella statua non s’ha da fare. Perché mai? Perché d’Annunzio era fascista. E chi lo dice? Gli antifascisti in servizio permanente effettivo, di guardia al bidone di benzina che deve alimentare la fiamma della propaganda, perché se si spegnesse lascerebbe una voluta di fumo destinata a svaporare nel nulla. Non svaporano invece le cortine di fumo alimentate...


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