22 Giugno
La cattiva sorte dei Napoleoni pari
Un grande nome e un destino infausto. Marco Patricelli racconta la storia sfortunata di Napoleone II e Napoleone IV. Non bastarono né il nome né le doti militari, il primo fu isolato dagli Asburgo, il secondo morì in Africa in cerca di gloria
di Marco Patricelli
Meglio nascere fortunati che figli di re, dice un vecchio proverbio. E men che meno figli di imperatori di Francia, verrebbe da aggiungere, considerando ciò che la storia racconta. Se la fama universale del còrso Napoleone I Bonaparte (che si tolse la “u” dell’originario italiano "Buonaparte" per sembrare più francese) è fuori discussione, se il nipote Napoleone III un suo ruolo riuscì a ritagliarselo, ma senza evitare sconfitta e caduta, una sorte miserevole spettò invece ai rispettivi figli, quelli con l’ordinale pari: Napoleone II e Napoleone IV.
Napoleone Francesco Giuseppe Carlo Bonaparte (Parigi 1811 – Vienna 1832) era nato dall’ex tenente d’artiglieria divenuto padrone di mezza Europa, fin allora imbattuto stratega, e dalla figlia dell’imperatore d’Austria, Maria Luisa D’Asburgo-Lorena. Era la casella mancante alla grandeur dinastica, vista l’impossibilità di Giuseppina Beauharnais in 13 anni di dare un erede a Napoleone e garantirgli l’ingresso dalla porta principale tra le case regnanti, che aveva sfondato nel 1800 autoincoronandosi imperatore dei francesi: «Dio me l’ha data, guai a chi la tocca». L’agognato erede era arrivato da una principessa austriaca, salutato da 101 salve di cannone e con il titolo costituzionale di Re di Roma, e la formale designazione a successore con l’abdicazione del 1814, peraltro non riconosciuta da nessuna delle nazioni della sesta coalizione che avevano sconfitto Bonaparte a Lipsia l’anno prima invadendo quindi la Francia. Partito per l’esilio sull’Isola d’Elba, Napoleone non vedrà mai più il suo erede al quale amava leggere le fiabe.
I cento giorni, Waterloo e Sant’Elena saranno avvenimenti assai lontani dal bambino tenuto a Vienna ed educato secondo lo stile degli Asburgo e secondo la filosofia politica di Metternich di tenerlo il più alla larga possibile dal richiamo del sangue, crescendolo come un austriaco. Attorno a lui verrà steso un vero e proprio cordone...
di Marco Patricelli
Meglio nascere fortunati che figli di re, dice un vecchio proverbio. E men che meno figli di imperatori di Francia, verrebbe da aggiungere, considerando ciò che la storia racconta. Se la fama universale del còrso Napoleone I Bonaparte (che si tolse la “u” dell’originario italiano "Buonaparte" per sembrare più francese) è fuori discussione, se il nipote Napoleone III un suo ruolo riuscì a ritagliarselo, ma senza evitare sconfitta e caduta, una sorte miserevole spettò invece ai rispettivi figli, quelli con l’ordinale pari: Napoleone II e Napoleone IV.
Napoleone Francesco Giuseppe Carlo Bonaparte (Parigi 1811 – Vienna 1832) era nato dall’ex tenente d’artiglieria divenuto padrone di mezza Europa, fin allora imbattuto stratega, e dalla figlia dell’imperatore d’Austria, Maria Luisa D’Asburgo-Lorena. Era la casella mancante alla grandeur dinastica, vista l’impossibilità di Giuseppina Beauharnais in 13 anni di dare un erede a Napoleone e garantirgli l’ingresso dalla porta principale tra le case regnanti, che aveva sfondato nel 1800 autoincoronandosi imperatore dei francesi: «Dio me l’ha data, guai a chi la tocca». L’agognato erede era arrivato da una principessa austriaca, salutato da 101 salve di cannone e con il titolo costituzionale di Re di Roma, e la formale designazione a successore con l’abdicazione del 1814, peraltro non riconosciuta da nessuna delle nazioni della sesta coalizione che avevano sconfitto Bonaparte a Lipsia l’anno prima invadendo quindi la Francia. Partito per l’esilio sull’Isola d’Elba, Napoleone non vedrà mai più il suo erede al quale amava leggere le fiabe.
I cento giorni, Waterloo e Sant’Elena saranno avvenimenti assai lontani dal bambino tenuto a Vienna ed educato secondo lo stile degli Asburgo e secondo la filosofia politica di Metternich di tenerlo il più alla larga possibile dal richiamo del sangue, crescendolo come un austriaco. Attorno a lui verrà steso un vero e proprio cordone sanitario. L’ Aiglon (aquilotto, soprannome postumo che gli deriva da Victor Hugo il quale scriverà nel 1852 Napoléon le petit designando così Napoleone III in opposizione al primo imperatore le grand) ha più titoli che possibilità di esercitarli. È il frutto di un matrimonio di convenienza e della storia, che l’Austria intende sterilizzare per non rivivere l’incubo di un passato sin troppo recente. Il ragazzo, sveglio e intelligente, intraprende ovviamente la carriera militare, e quando mostra che la genetica non è una favola (nonostante sia molto più alto del padre), inizia ad allarmare i suoi protettori-custodi. In Francia lo chiamano Napoléon II, qualcuno nel 1830 lo rivorrebbe sul trono che era stato del padre, altri fanno a gara per incontrarlo, ma a Vienna è inavvicinabile. Gli Asburgo gli assegnano il comando di un battaglione che non potrà però mai esercitare sul campo. Si lega alla principessa Sofia di Baviera, moglie di Francesco Carlo d'Asburgo, di una tenera amicizia che le malelingue vogliono essere qualcosa di più, considerando poi quanto il figlio e futuro imperatore Francesco Giuseppe assomigli a Napoleone. Ammalatosi di polmonite nel 1832, Napoleone II si spegnerà il 22 luglio consunto dalla tisi, senza lasciare eredi. Sepolto nella Cripta dei cappuccini in qualità di duca dei Reichstadt, il suo corpo (a eccezione di cuore e intestini che rimangono a Vienna) sarà traslato a Parigi nel 1940 proprio da un austriaco che riteneva di avere il genio militare di Napoleone, l’ex caporale Adolf Hitler, il quale intendeva così celebrare il centenario della traslazione delle spoglie dell’imperatore da Sant’Elena.
Carlo Luigi Napoleone Bonaparte (1808-1873), figlio del fratello del còrso, dopo quattro anni da presidente della Repubblica francese se ne proclamò imperatore nel 1852. Dalla contessa Eugenia ebbe un figlio maschio, peraltro l’unico legittimo, Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte (1856-1879). Tanti nomi, nessuna possibilità di ereditare un trono, un destino tristissimo. Il padre, pur artefice dell’unificazione italiana, pur autocompiacente mediatore delle questioni europee, Napoléon le petit non era stato immune dalla grandeur per la quale non aveva la statura politica . Aveva accarezzato il sogno di dare la sua impronta all’America sostenendo l’impresa messicana con l’esercito francese e Massimiliano d’Asburgo, era entrato in rotta di collisione con la Prussia di Bismarck uscendone a Sédan con le ossa rotte e la perdita nel 1870 di tutto quanto aveva creduto di aver costruito. Il figlio, dopo una parentesi in Belgio a causa dei torbidi in Francia, aveva chiesto asilo in Inghilterra, dove già si trovava la madre, e di essere ammesso al Collegio militare. Come il prozio, anche lui aveva cominciato nel corpo dell’artiglieria. Ma non gli bastava una carriera: voleva la gloria.
Era un Napoleone, addirittura ritenuto IV dopo la morte del padre avvenuta nel 1873, non poteva accontentarsi di essere un oscuro sottotenente in divisa rossa britannica. E così aveva chiesto di poter partecipare alla guerra coloniale contro gli zulu, in Africa, scoppiata nel 1879. Ce l’avevano mandato, ma anche messo sotto tutela di Lord Chelmsford affinché fosse tenuto al riparo da ogni rischio. Precauzione inutile. Un’innocua spedizione di ricognizione gli sarebbe stata fatale, il I giugno. Un drappello di otto uomini era stato sorpreso dagli zulu materializzatisi dalla foresta, nei pressi di un villaggio apparentemente abbandonato. I cavalleggeri inglesi erano montati in sella per darsi alla fuga, ma quando l’aveva fatto Napoleone IV, che si era attardato poco lontano dai compagni, un finimento aveva ceduto lasciandolo appiedato. Era stato attaccato e trafitto più volte con le zagaglie. Si dirà che era morto coraggiosamente e con onore, sciabola e pistola in pugno, ma probabilmente la versione successivamente diramata di fronte al grande scalpore suscitato in Europa dall’accaduto era stata addomesticata.
Con lui si spegnevano tutte le speranze dei bonapartisti di avere un altro imperatore. La Francia rimarrà repubblica e non ci sarà nessun Napoleone V.
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alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
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11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
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scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.