23 Giugno
Cyberguerra, missili, bluff. Trump e il gioco persiano
Gli Stati Uniti lanciano un attacco informatico su Teheran. Come si decide il conflitto, falchi e colombe della Casa Bianca. Il Presidente riluttante di fronte alla guerra. Il rischio concreto: che l'Iran pensi di potersi muovere nel Golfo senza conseguenze
Gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco informatico contro l'Iran. La notizia rimbalza sui media americani. Obiettivi dello US Cyber Command: le infrastrutture informatiche che servono per lanciare i missili e monitorare il traffico delle navi nello Stretto di Hormuz.
Tra i bersagli, anche un gruppo spionistico legato ai Pasdaran. Trump dopo aver sospeso il raid aereo avrebbe dunque optato per la cyberguerra, un piano che era già pronto dopo gli attacchi alle petroliere nel Golfo dell'Oman. Non ci sono per ora conferme della notizia da parte della Difesa americana.
I parlamentari iraniani hanno cantato "morte all'America" durante la seduta domenicale. Gli Stati Uniti sono stati accusati di essere "il vero terrorista mondiale". La seduta è stata trasmessa dalla radio di Stato. Sì, il clima tra Stati Uniti e Iran è eccellente. Cosa sta succedendo?
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Come si gioca una partita a poker? Ci sono due modi: o hai le carte o fai finta di averle. Il secondo caso si chiama bluff, in politica, in guerra (che è la continuazione della politica, leggere Carl von Clausewitz) il bluff spesso è tutto. È da 48 ore che nella testa del titolare ronza la parola, bluff, a proposito della tensione tra Stati Uniti e Iran. Naturalmente dietro la finzione c'è anche la partita vera. In questi casi, quando il dubbio avanza, bisogna tornare indietro, rivedere tutto il film e ricostruire la sceneggiatura. Trump dice: "Non ho revocato l'attacco, l'ho solo sospeso". Proviamo a spacchettare la storia dell'attacco all'Iran interrotto da Trump dieci minuti prima di colpire i bersagli.
01
L'attacco alle due petroliere
Qui gli iraniani si sono fatti pizzicare con le mani nella marmellata. Quando un motoscafo dei Pasdaran iraniani è andato a ripescare una mina inesplosa attaccata allo scafo di una petroliera, non sapevano di essere spiati da un aereo da ricognizione...
Gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco informatico contro l'Iran. La notizia rimbalza sui media americani. Obiettivi dello US Cyber Command: le infrastrutture informatiche che servono per lanciare i missili e monitorare il traffico delle navi nello Stretto di Hormuz.
Tra i bersagli, anche un gruppo spionistico legato ai Pasdaran. Trump dopo aver sospeso il raid aereo avrebbe dunque optato per la cyberguerra, un piano che era già pronto dopo gli attacchi alle petroliere nel Golfo dell'Oman. Non ci sono per ora conferme della notizia da parte della Difesa americana.
I parlamentari iraniani hanno cantato "morte all'America" durante la seduta domenicale. Gli Stati Uniti sono stati accusati di essere "il vero terrorista mondiale". La seduta è stata trasmessa dalla radio di Stato. Sì, il clima tra Stati Uniti e Iran è eccellente. Cosa sta succedendo?
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Come si gioca una partita a poker? Ci sono due modi: o hai le carte o fai finta di averle. Il secondo caso si chiama bluff, in politica, in guerra (che è la continuazione della politica, leggere Carl von Clausewitz) il bluff spesso è tutto. È da 48 ore che nella testa del titolare ronza la parola, bluff, a proposito della tensione tra Stati Uniti e Iran. Naturalmente dietro la finzione c'è anche la partita vera. In questi casi, quando il dubbio avanza, bisogna tornare indietro, rivedere tutto il film e ricostruire la sceneggiatura. Trump dice: "Non ho revocato l'attacco, l'ho solo sospeso". Proviamo a spacchettare la storia dell'attacco all'Iran interrotto da Trump dieci minuti prima di colpire i bersagli.
01
L'attacco alle due petroliere
Qui gli iraniani si sono fatti pizzicare con le mani nella marmellata. Quando un motoscafo dei Pasdaran iraniani è andato a ripescare una mina inesplosa attaccata allo scafo di una petroliera, non sapevano di essere spiati da un aereo da ricognizione americano che ha filmato tutto. Teheran nega, ma il materiale prodotto dal Pentagono, l'inchiesta condotta dagli inglesi, sono molto chiari.
02
Casus belli. L'Iran abbatte un drone americano
Lo Stretto di Hormuz è la via del petrolio e del gas, gli americani - e non solo loro - lo monitorano con i satelliti, i droni, gli aerei da ricognizione, l'ingresso del Golfo dell'Oman è uno dei posti più sorvegliati della Terra. Qui gli iraniani compiono un secondo "errore": abbattono un drone americano nello spazio aereo internazionale, 130 milioni di dollari vanno in fumo. Ecco il tracciato radar, la posizione del drone al momento dell'impatto con un missile iraniano.
Il caso è più che sufficiente per dare all'amministrazione americana quello che serve per rispondere sul piano militare, il Presidente ha la base politica e legale per comparire in tv e dire al Congresso e agli americani: "Cari compatrioti, stanotte 80 missili Tomahawk hanno colpito...". A questo punto la partita sembra fatta.
03
Trump prima ordina l'attacco e poi lo ferma
Questo è il racconto del terzo tempo della storia. Il Pentagono ovviamente ha già i piani d'attacco con gli obiettivi da colpire (installazioni radar e postazioni missilistiche), c'è il via libera del Commander in Chief della Casa Bianca, Trump. Poi qualcosa s'inceppa nella macchina da guerra, il Presidente ci ripensa e dieci minuti prima ordina lo stop dell'operazione militare. Nel racconto di Trump sarebbe successo quando egli chiede agli ufficiali: "Quante vittime sono previste?". E un generale risponde: "150, signore". Decisione del Presidente: "Fermate tutto, non è un'operazione proporzionata per l'abbattimento di un drone". Alt, ci fermiamo anche noi, è un caso sul quale riflettere, a freddo, dopo averlo lasciato decantare. C'è qualcosa che non torna, o forse torna tutto, ma allora il racconto prende una rotta diversa, se possibile ancor più intrigante. E pericolosa.
04
Scenario. Chi decide la guerra
Come si prepara un attacco militare? La catena di comando è la seguente: Segretario e Stato maggiore della Difesa (Trump ha appena rinunciato alla nomina definitiva a segretario della Difesa di Patrick Shanahan, al suo posto va Mark Esper, attuale segretario all’Esercito), Central Intelligence Agency (direttore generale, Gina Haspel), Consigliere per la sicurezza nazionale (John Bolton), Direzione nazionale dell'Intelligence (lo zar delle spie americane, Dan Coats), Presidente (Donald Trump).
Il Pentagono fa il mestiere delle armi, prepara il piano d'attacco, valuta gli obiettivi, ne calibra il peso in base all'offesa ricevuta (ecco perché all'abbattimento di un drone corrisponde logicamente il bersaglio dei radar e delle installazioni missilistiche), prepara un report, informa Trump e i suoi consiglieri. La Cia nel frattempo ha scritto un'analisi sullo scenario politico e militare in Iran prima e dopo l'attacco. A questo punto, con il dossier completo, il Consigliere per la sicurezza nazionale (John Bolton) valuta il piano e lo sottopone al via libera del Presidente che con i poteri del Commander in Chief ordina l'attacco. Mentre le navi sono dispiegate nel Golfo, i caccia sono carichi di bombe e in volo e una pioggia di missili Tomahawk si sta per abbattere sull'Iran... il Presidente chiede: "Quanti morti?". Gong. Ecco, qui c'è improvvisamente un rumore metallico, un clangore, qualcosa di storto (o forse di molto, troppo dritto). Andiamo in profondità, abbiamo tre note sul taccuino:
1) Nel dossier della Difesa non era indicato il potenziale numero di vittime? Sembra francamente impossibile, è il primo numero in cima alla lista in un'operazione militare. Opzione da scartare.
2) Trump non lo aveva letto? Impossibile e in ogni caso il suo Consigliere per la sicurezza nazionale e i generali lo hanno letto, ne hanno discusso in anticipo, hanno valutato la forza del colpo - e il prevedibile contraccolpo.
3) Trump che ferma un attacco in corso con quella motivazione - "non è proporzionato" - sta mettendo in dubbio la capacità della Difesa, dei suoi generali, del suo Consigliere per la sicurezza nazionale, di saper fare bene il loro mestiere che non è quello di colpire a caso il nemico con la massima forza possibile, ma di dare una risposta ferma e ben calibrata all'Iran.
Che cosa è successo? Che cosa sta succedendo? Siamo di fronte a una storia di grande interesse: siamo nella stanza segreta della guerra, il poker del conflitto. Andiamo avanti.
05
Falchi, colombe. Dunford e Bolton
Il Pentagono ha certamente prodotto un numero sulle vittime potenziali (è obbligato a farlo, si chiama Collateral damage assessment) ed è altrettanto certo che l'ufficio legale della Difesa ha inviato all'ufficio legale della Casa Bianca (White House Counsel, ufficio istituito nel 1943) il report sul numero di vittime previste. Questo ufficio a sua volta ha certamente girato a Trump la valutazione fatta dal Pentagono. Che numero era? Non si sa, ma fonti citate dal Wall Street Journal parlano di un numero decisamente inferiore a quello reso pubblico da Trump. Chi ha fatto la stima di 150 vittime? Non lo sappiamo.
Il generale Joe Dunford e il consigliere per la sicurezza nazionale John BoltonPerché Trump cambia idea? Qui la faccenda diventa un capitolo degno della fiction Designated Survivor e immaginiamo che Trump la conosca perché è una serie tv che spiega bene il sotto e il sopra del potere della Casa Bianca, la vita di un uomo ordinario di fronte a una storia straordinaria. Trump ordina di fermare l'attacco dopo aver meditato con attenzione quello che gli ha detto Joe Dunford, generale dei Marines, capo del Joints Chief Of Staff, gli Stati Maggiori riuniti, il numero uno tra i militari. Ai tempi della guerra in Iraq (2003), Dunford disse senza mezzi termini che si trattava di un errore. E la storia si ripete con l'Iran, Dunford è contrario a un attacco contro l'Iran. Compaiono così, improvvisamente, i falchi e le colombe della Casa Bianca. E si delinea il confronto tra la colomba Dunford e il falco Bolton. È lo stesso Trump a rivelare la scena a Margaret Talev, giornalista di Bloomberg, prima di partire per Camp David:
È Trump a dire che Bolton è un falco e il presidente non nasconde la sua preferenza per le posizioni da colomba di Dunford che definisce "grande". Siamo di fronte a un fatto di grande significato politico, per la prima volta in maniera netta (ma ne avevamo visto i bagliori anche nel caso della Corea del Nord, dossier sempre nucleare, guarda caso) emerge la divisione classica di ogni amministrazione di fronte all'opzione della guerra. Qualcuno avanza l'idea che Bolton sia sul seggiolino eiettabile e Trump abbia il dito che sfiora il pulsante d'espulsione. Per il momento non è così, Bolton mentre scriviamo queste note è in Israele e dice che l'Iran "vuole ancora ottenere le armi nucleari.La costante minaccia dell'Iran a Israele e ai nostro alleati nel Golfo non è il segnale di un Paese che vuole la pace". Bolton è sempre nel ruolo del falco.
Altri falchi e colombe? La linea non è così netta: il vicepresidente Mike Pence viene dipinto come un falco (ma appoggia in pieno la decisione di Trump), il segretario di Stato Mike Pompeo è sempre molto assertivo sull'Iran (ma era direttore della Cia, sa che il regime di Teheran è un osso duro, quasi impossibile da piegare, capace di colpire in silenzio). Trump cancella l'attacco perché sostiene che i numeri sulle potenziali vittime "non erano accurati". Il mistero s'infittisce, ma è chiaro che siamo di fronte a ben altro: una decisione politica.
06
A Teheran ci credono?
Il gioco di Trump è chiaro: non colpisco, dico che ho risparmiato vite (e lo ha fatto, sicuro), tengo aperto il canale diplomatico con Teheran, dico che sarò loro amico se abbandonano il piano di sviluppo del nucleare e vediamo la prossima mossa. Il problema è appunto questo, la prossima mossa di Teheran. Perché quella che a Washington può apparire come una gran trovata, un'alzata d'ingegno, in realtà per l'Iran potrebbe essere l'alzata che gli Ayatollah schiacciano sotto rete per mettere ancor più in difficoltà la Casa Bianca.
Quello che a Trump appare come un gesto di saggezza, al regime dell'Iran può sembrare la conferma della debolezza di un presidente americano riluttante di fronte alla guerra. E non si può certo dire che a Teheran sbaglino: Trump non vede l'ora di ritirare le truppe dall'Afghanistan e dalla Siria, ma non può a farlo perché l'America è naturalmente una forza globale, proiettata all'esterno, anche quando il ciclo storico è "isolazionista". Trump ha sparato per due volte qualche centinaio di missili in Siria, ma tutti erano stati avvisati prima e l'obiettivo della Casa Bianca è quello di non mettere boots on the ground, gli stivali sul terreno, e fare dei soldati americani materiale buono per cecchini, kamikaze e specialisti d'esplosivi sparsi per la strada, roadside bomb. Qui entriamo nel campo della diplomazia, del negoziato. Trump lo vuole, chiaro, alle sue dure condizioni. Ma gli iraniani lo vogliono davvero? Spacchettiamo ancora lo scenario:
1) Trump sta esercitando quella che si chiama "massima pressione" sull'Iran con le sanzioni e dopo i primi incidenti ha rafforzato la presenza navale nel Golfo e ordinato l'invio di mille nuove soldati americani in Medio Oriente.
2) Gli iraniani hanno risposto con una serie di azioni militari in mare e in cielo: sabotaggi delle petroliere con le mine, l'abbattimento di un drone, disturbo delle operazioni di sorveglianza degli Stati Uniti sullo Stretto di Hormuz.
3) Teheran ha già detto che non negozierà l'accordo nucleare del 2015 finché gli Stati Uniti non leveranno le sanzioni.
4) L'Iran tra pochi giorni tornerà a arricchire uranio al di sopra dei limiti stabiliti dall'accordo del 2015.
Trump si trova in una posizione difficile: se leva le sanzioni, gli iraniani tornano all'accordo del 2015, cioè quello di Obama. Se non le leva, gli iraniani continueranno le loro operazioni di sabotaggio sapendo che Trump non vuole e non può andare alla guerra. Il Wall Street Journal ricorda correttamente il vicolo cieco in cui si cacciò Obama in Siria. Minacciò Assad dicendo che se avesse varcato la "red line" avrebbe agito con la forza, la "red line" si materializzò più volte, ma il presidente americano non fece niente, si aprì così la stagione dell'Isis, del sogno del califfato, la guerra siriana tracimò in territorio iracheno e curdo. Un disastro strategico.
Altro punto da tenere in considerazione: la scelta di Trump di non premere il grilletto oggi sembra forte, ma domani in caso di azione letale dell'Iran - e soprattutto degli alleati e dei gruppi terroristici - contro obiettivi americani, farebbe apparire quello di Trump un punto debole per un presidente che cerca la c0nferma nel voto presidenziale del 2020. L'indecisione a Obama costò cara: la Russia di Putin divenne protagonista assoluta in Medio Oriente (e lo è ancora), le truppe speciali e l'aviazione di Mosca arrivarono in Siria e dimostrarono che l'Isis poteva essere sconfitto, la politica estera di Obama fallì in un bagno di sangue.
Se un presidente americano manifesta l'idea di non voler combattere, gli avversari fanno i loro calcoli e agiscono di conseguenza: osano di più, diventano ancora più aggressivi. Cosa farà la Cina nelle dispute territoriali aperte? Potrebbe pensare di prendere Taiwan e non incontrare opposizione reale a Washington, la stessa partita di Hong Kong potrebbe essere risolta in maniera brutale e non scatenare nessuna vera reazione dell'America. E in Corea del Nord quella volpe di Kim jong-un cosa mai penserà vedendo la mossa di Trump? Che in fondo può permettersi di giocare con la fionda e non temere nulla. Quando la principale potenza del mondo si ritira, quando la politica estera diventa "volatile", gli altri si fiondano in picchiata negli spazi che si aprono. E sfoderano gli artigli.
Naturalmente Trump potrebbe vincere questa mano di poker, perfino l'intera partita. Ma deve sperare che gli altri lo temano e in questo caso ha trasmesso l'immagine di un presidente che cambia idea su un attacco che aveva ordinato. Stiamo assistendo alla partita. E tutti bluffano. Ma a un certo punto arriverà la mano finale e ci sarà qualcuno che vince e qualcuno che perde.
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gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.