2 Luglio

Conti (Conte), euro e nomine. Profezie sbagliate dei peggioristi

Evocavano il default dell'Italia. Poi sono passati al racconto dell'uscita dall'euro. Infine hanno detto che eravamo emarginati a Bruxelles. Non ne hanno azzeccata una. Un'indagine di Lorenzo Castellani sul governo e il pregiudizio delle presunte classi colte

di Lorenzo Castellani

Se si analizza ciò che i media mainstream hanno scritto in quest’ultimo anno sull’Italia l’affresco rischia di apparire grottesco. Si è iniziato con l’evocazione del fallimento italiano già nell’estate scorsa, quando editorialisti ed esperti economici iniziarono ad agitare lo spettro del default per il rialzo dello spread. A novembre, secondo molti analisti, l’Italia era prossima alla bancarotta pubblica. Da lì a pochi mesi la Troika ed un nuovo governo tecnico sarebbero stati alle porte. Non successe nulla.

Passata la buriana sui mercati di settembre e ottobre questa previsione infausta è stata abilmente accantonata, buttata nel cestino con tutti gli errori di previsione. È stata, allora, la volta della possibile uscita dall’euro del Belpaese. Per mesi, complice il parlamento dove tutti i partiti hanno votato la proposta Borghi sui mini-bot, si è discusso dell’Italexit. Senza possibilità concrete e mezzi perché potesse verificarsi. Tant’è, ma qualcosa bisogna pur scrivere per alimentare la narrazione di un paese vizioso e sempre sull’orlo del precipizio. L’uscita dall’euro è stata una fantasia perversa di esperti per i quali tutta la realtà politica si riduce a tweet, interviste e comunicati stampa di qualche deputato che esprimeva posizioni radicalmente euroscettiche. Ne abbiamo già scritto abbondantemente nelle scorse settimane. L’impressione è che nessuno insegni più i fondamenti dell’analisi del potere.

Dopo le elezioni europee che, ancora una volta contro le previsioni dei media che profetizzavano una flessione di Salvini hanno visto un exploit della Lega, è stata la volta della teoria dell’isolamento internazionale dell’Italia. Dal 26 maggio ad oggi si è scritto che il paese, con una maggioranza diversa da quella del parlamento europeo, sarebbe stata isolata ed ininfluente. Non solo, ma questo avrebbe aumentato le probabilità che si andasse avanti con la procedura di infrazione. Priva di Draghi, Tajani e Mogherini, l’Italia sarebbe stata messa all’angolo. E...


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