4 Luglio

Ieri, oggi, domani. Il filo d'acciaio tra Italia e Russia

Il primo contatto di cui abbiamo prova risale al 1461, con la visita dell’ambasciatore di Moscovia al Ducato di Milano. Dal Rinascimento inizia un rapporto forte che giunge fino a oggi. Arte, cultura, politica, un viaggio di Marco Patricelli nel grande libro della storia

di Marco Patricelli

Così lontane, così vicine. Tra Italia e Russia i rapporti storici e culturali sono una costante, seppur tra immancabili alti e bassi. Il primo contatto di cui abbiamo riprova risale al 1461, con la visita dell’ambasciatore di Moscovia al Ducato di Milano. Ma forse non è un caso che le prime relazioni diplomatiche con uno stato occidentale vengano instaurate con la Chiesa, attraverso uno scambio epistolare nel 1469 tra il principe di Moscovia Ivan III (1440-1505) e papa Innocenzo VIII (1432-1492). Poi è quella straordinaria e irripetibile fioritura sulla Penisola che va sotto il nome di Rinascimento a gettare prepotentemente un raffinato ponte ideale verso i lontani territori slavi dove i Rus’ avevano tentato di darsi un’identità nazionale e istituzionale. Sempre Ivan III, il primo «sovrano di tutte le Russie», preoccupato per la scarsa perizia dei suoi architetti, aveva deciso di chiamare i maestri italiani per dare un’impronta a Mosca. Erano stati gli italiani a disegnare e costruire torri, chiese e mura del Cremlino, e tra di essi non va dimenticato il bolognese Aristotele Fioravanti (1415-1496) che seppe elaborare un originale sincretismo tra lo stile alto italiano e quello popolare russo.

La Torre Tajnickaja, la più antica del Cremlino, è italiana, a firma di Antonio Frjazin (dal termine russo friazin col quale venivano indicati gli italiani), ovvero Pietro Antonio Solari (o Solaro, 1445-1493).  Il capolavoro in assoluto, in tale senso, l’avrebbe realizzato lo zar (czar, filiazione slava dal latino  Caesar, così come lo è la parola tedesca Kaiser) Pietro il Grande (1672-1725), che volle una città ideale sul Baltico, Pietroburgo appunto, detta «Venezia del nord», disegnata a tavolino dagli architetti italiani Francesco Bartolomeo Rastrelli (1700-1771), Carlo Rossi (Karl Ivanovic come lo conoscono i russi, nonostante fosse napoletano, 1775-1849), e poi Giacomo Quarenghi (1744-1817) chiamato da Caterina...


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