7 Luglio
Il potere e il tempo di Salvini
Dove sono tutti gli altri? È la domanda che si è posto ieri il ministro dell'Interno mentre affrontava un'altra crisi in alto mare. Gli avversari sperano nel logoramento. La necessaria solitudine del leader, il tempo che scorre, l'ascesa del consenso nel paese reale, la scelta di stare (per ora) a Palazzo Chigi, i limiti del governo. Un'indagine sull'uomo del momento
Il veliero Alex è arrivato a Lampedusa, il ministro dell'Interno Matteo Salvini - mentre si scontrava con il ministro dell'Interno della Germania, Seehofer - si è chiesto dov'era il Movimento Cinque Stelle mentre la crisi in alto mare era (è) in corso. I Cinque Stelle non sono dalla parte di Salvini, questo è chiaro. Non se lo possono permettere, sono deboli. Non c'è il premier Conte, non c'è il ministro Di Maio né altri. Il governo come espressione di "lavoro collegiale" non c'è perché la sua dimensione corale non è mai esistita. Il ministro dell'Interno ieri ha percepito la solitudine dell'uomo di potere, la condizione particolare del ministro dell'Interno e del leader de facto della coalizione, la figura politica che ha il grande consenso ma non ha il pieno comando, lo scettro, la Presidenza del Consiglio. Molti sostengono che l'attuale assetto di governo in fondo sia l'ideale per il leader della Lega che così può adottare una linea delle "mani libere". Non è così o, meglio, lo è ma ha un limite: il tempo. Faremo un'analisi che parte dalla natura del governo fino a descrivere la dimensione in cui si trova oggi Salvini. Andiamo con ordine.
Il Governo Frankenstein nasce tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 2018 come un assemblaggio di parti diverse e non perfettamente allineate. Abbiamo visto numerose crisi di rigetto nel corso di questi 13 mesi, tutte hanno condotto a un passo dalla rottura, ma la mancanza di format alternativi in Parlamento (e nel panorama elettorale) hanno frenato l'apertura della crisi. In questo quadro, Salvini ha costruito una posizione win win, ha guadagnato voti, ha ribaltato con il voto europeo i rapporti di forza del 4 marzo 2018 (oggi la Lega è prima e i Cinque Stelle secondi, a oltre 10 punti di distanza), ha la nuke option, l'opzione del...
Il veliero Alex è arrivato a Lampedusa, il ministro dell'Interno Matteo Salvini - mentre si scontrava con il ministro dell'Interno della Germania, Seehofer - si è chiesto dov'era il Movimento Cinque Stelle mentre la crisi in alto mare era (è) in corso. I Cinque Stelle non sono dalla parte di Salvini, questo è chiaro. Non se lo possono permettere, sono deboli. Non c'è il premier Conte, non c'è il ministro Di Maio né altri. Il governo come espressione di "lavoro collegiale" non c'è perché la sua dimensione corale non è mai esistita. Il ministro dell'Interno ieri ha percepito la solitudine dell'uomo di potere, la condizione particolare del ministro dell'Interno e del leader de facto della coalizione, la figura politica che ha il grande consenso ma non ha il pieno comando, lo scettro, la Presidenza del Consiglio. Molti sostengono che l'attuale assetto di governo in fondo sia l'ideale per il leader della Lega che così può adottare una linea delle "mani libere". Non è così o, meglio, lo è ma ha un limite: il tempo. Faremo un'analisi che parte dalla natura del governo fino a descrivere la dimensione in cui si trova oggi Salvini. Andiamo con ordine.
Il Governo Frankenstein nasce tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 2018 come un assemblaggio di parti diverse e non perfettamente allineate. Abbiamo visto numerose crisi di rigetto nel corso di questi 13 mesi, tutte hanno condotto a un passo dalla rottura, ma la mancanza di format alternativi in Parlamento (e nel panorama elettorale) hanno frenato l'apertura della crisi. In questo quadro, Salvini ha costruito una posizione win win, ha guadagnato voti, ha ribaltato con il voto europeo i rapporti di forza del 4 marzo 2018 (oggi la Lega è prima e i Cinque Stelle secondi, a oltre 10 punti di distanza), ha la nuke option, l'opzione del nucleare del voto anticipato. Come i giochi con la Bomba, è un deterrente, premere il pulsante è sempre pericoloso, anche se sai che vincerai la guerra.
L'atto di nascita del governo è un contratto che fa funzionare l'esecutivo a compartimenti stagni. I due partiti che formano la maggioranza si approvano a vicenda i rispettivi provvedimenti e così si va avanti. Il triangolo di governo Conte-Di Maio-Salvini, funziona a fasi alterne, in realtà è un duumvirato e il premier Giuseppe Conte si è ritagliato uno spazio di autonomia nella politica estera, in Europa; l'agenda interna è in mano a Salvini e (sempre meno) a Di Maio. Salvini tende a occupare tutto lo spazio possibile, si muove come una forza in espansione, a sua volta Di Maio cerca di difendere i suoi confini e occupare lo spazio di Salvini. La Lega ha beneficiato di questa condizione al massimo, il ministro dell'Interno ha capitalizzato il suo lavoro al Viminale, gli elettori lo hanno premiato come l'elemento che decide dell'esecutivo. Non c'è collegialità nel governo, questo è evidente, la plastica rappresentazione l'abbiamo avuta quando furono approvati Reddito di cittadinanza e Quota 100 e il trio Conte, Salvini e Di Maio si presentò in sala stampa a Palazzo Chigi con tre cartelli in mano: Salvini ne aveva uno che rivendicava l'approvazione di Quota 100, ma non del Reddito di cittadinanza (vedere la foto Ansa, in basso). Questa presa di distanza politica era (è) la certificazione non solo di un programma diverso, ma di un metodo di governo: ognuno ha la sua agenda, le sue priorità, la sua comunicazione, cioè la sua linea politica, il Consiglio dei ministri, l'esecutivo, è solo un mezzo, uno strumento, non ha un profilo politico definito, se non nella sua capacità di realizzare il contratto. Ogni partito della coalizione mantiene la sua visione, non c'è una sintesi politica più alta, un manifesto culturale.
Questa configurazione del gioco di Palazzo Chigi funziona per un periodo limitato di tempo e soprattutto in fase di navigazione normale, ma quando il mare è in tempesta (e viviamo in un tempo in cui lo è spesso) emergono tutti i limiti. La Lega è naturalmente un partito di governo, è il più antico d'Italia (1989), è al potere da oltre due decenni nelle regioni che trainano la crescita, rappresenta i ceti produttivi e esportatori, governa nell'euro e con l'euro, sente la magnetica attrazione del Nord Europa e non può sfuggire a questa sua natura. È un partito che deve fare e ne abbiamo avuto la prova nell'affermazione per i Giochi Invernali del 2026 a Milano e Cortina, con Giorgetti, Fontana e Zaia a trainare la candidatura italiana con il sindaco dem di Milano, Sala e la presenza - fondamentale - del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La Lega oggi è il partito che esprime la classe dirigente del paese, piaccia o meno, questa è la realtà dei fatti.
Salvini si è chiesto dove fosse il governo e ha constatato di esser il solo a metterci la faccia. C'era lui, c'era il suo partito, ma tutti gli altri erano assenti, soprattutto silenti. Perché? I Cinque Stelle non possono sostenere l'azione del ministro dell'Interno per ragioni di consenso, hanno perso 6 milioni di voti nelle elezioni europee, inseguire Salvini, dargli addirittura sostegno per loro è un suicidio. I ministri non politici, Tria, Moavero, lo stesso premier Conte, subiscono l'influenza del politicamente corretto, è loro dimensione, appartengono a un milieu culturale che disapprova le scelte e il linguaggio di Salvini sull'immigrazione (condiviso invece dalla maggioranza degli italiani), dunque la strategia è quella di parlare il meno possibile, cooperare con il ministro lo stretto necessario, senza mai esporsi troppo. In questo atteggiamento di distanza e silenzio c'è un sottotesto che è la vera "speranza" dei Cinque Stelle e dell'establishment pre-Salvini: che prima o poi la bolla leghista si sgonfi e il consenso di oggi diventi un dissenso domani. Questa messianica attesa dell'Armageddon finora è stata delusa: si è sgonfiato come un soufflè il consenso dei Cinque Stelle, è cresciuto quello della Lega. Anche i voli pindarici sui governi alternativi di vario conio da mettere in piedi in caso di default (il sogno del partito dello spread) è finito nel cassetto delle utopie, la procedura d'infrazione è svanita, l'ultima chiusura dello spread tra Btp e Bund è a quota 211 punti, le entrate vanno meglio del previsto, la catastrofe non c'è stata. Puf! Il crac non c'è.
Questo non significa che va tutto bene, abbiamo già scritto che a Palazzo Chigi non ci sono Quintino Sella e Luigi Einaudi, che mancano gli investimenti e senza una riforma fiscale non ci sarà mai crescita sufficiente, lo scontro con l'Unione europea sui conti pubblici riprenderà in autunno e la nuova Lega Anseatica dei paesi del Nord Europa non promette niente di buono, tutti hanno i loro problemi interni, le nazioni dominano il Consiglio europeo, il nazionalismo di Macron è un fatto che (ri)vedremo presto all'opera, la Germania è nei guai, siamo nella fase del lungo addio di Angela Merkel. In questo scenario, l'Italia è una forza con una maggioranza opposta a quella del Parlamento europeo che, a sua volta, è un patchwork di forze in competizione dove è già palese la lotta per la sopravvivenza dei socialisti nei confronti dei liberali in ascesa guidati dal presidente francese.
La domanda di Salvini resta: dove sono tutti gli altri? Non ci sono. Attendono che il leader della Lega si consumi come una candela. Forse si illudono, ma è l'unica scelta che hanno a disposizione. Sperano. Non si sa bene in cosa, forse un evento inatteso, l'entrata in scena del sempre attivo "agente esterno" della politica italiana, la magistratura (che però non se la passa bene, vedere alla voce grosso guaio nel Csm). Desideri. Sono così entrati nella fase di Penelope, ma non aspettano il ritorno di Ulisse, solo il messaggero che porterà la (brutta/bella) notizia della sua fine. Tessono la tela del logoramento. Qui compare il vero dilemma di Salvini: il tempo. Per quanto ancora potrà reggere una situazione in cui deve interpretare la politica law and order? La dimensione temporale è molto difficile da stabilire: Salvini deve cambiare spartito né troppo presto né troppo tardi, ma la misura non è prestabilita. Nessuno immagina che questa legislatura finisca tra quattro anni, ma il quando delle elezioni anticipate non è pienamente visibile. Se guardiamo i sondaggi, il dibattito politico, il consenso che nel Paese ha la linea della fermezza di Salvini sull'immigrazione questo è il momento per passare all'incasso, ma in realtà manca il casus belli per innescare la crisi: non c'è turbolenza finanziaria, il negoziato con l'Europa si è concluso positivamente e l'immigrazione è un problema che gli alleati - come abbiamo visto - lasciano tutto nelle mani di Salvini nella speranza che quest'ultimo commetta un errore che inverta il trend dei consensi. C'è il dossier sull'Autonomia regionale, quello che manda in tilt il flipper pentastellato, ci sono le pressioni legittime di Fontana e Zaia, Lombardia e Veneto, il cuore del potere della Lega. Questo è il tema da tenere d'occhio sul radar.
Il logoramento per realizzarsi ha bisogno di tempo. Salvini a sua volta ha bisogno di prendere tempo per studiare come andare avanti e fino a quando andare avanti con questo governo. La vita di questo governo viene allungata dalla condizione di grande incertezza delle opposizioni. Sono un cantiere aperto dove si costruisce ben poco ma c'è grande rumore: il Partito democratico è alle prese con il ritorno di Renzi, l'ex segretario ogni volta che si muove crea scompiglio (e attenzione alle mosse del fido Lotti e della sua corrente che domina nei gruppi parlamentari); Forza Italia vive una fase che vorrebbe essere post-berlusconiana ma senza potersi slegare dal suo fondatore, con Giovanni Toti che preme su un rinnovamento che in presenza del Cavaliere appare impossibile. Pd e Forza Italia sono due debolezze che oggi non possono essere un'alternativa.
Salvini (e Di Maio) a loro volta non hanno un'alternativa a presa rapida, l'unica che a loro è concessa per sparecchiare il tavolo è quella del voto. Per i Cinque Stelle sarebbe il requiem e la perdita gigantesca di voti e soprattutto seggi in Parlamento, per la Lega una vittoria certa di partito ma non scontata sul piano della coalizione futura: Fratelli d'Italia è una formazione ancora piccola, Forza Italia è un non-partito che è entrato in una fase di turbolenza pre-scissionista. Domanda sul taccuino del compagno Lenin: che fare? Per Salvini, uomo solo, è un bel rebus. In questi casi, si applica una vecchia formula dell'arte politica della Prima Repubblica: perdere tempo, per prendere tempo e scegliere il tempo. Quello giusto per andare al voto. Salvini è l'orologiaio di se stesso.
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contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.