8 Luglio
Chi fa la politica? Le banche centrali
Gestiscono rischi, stabilizzano, convergono, divergono. Sono come uno strumento militare. Il tema della politicizzazione (naturale) e il totem dell'indipendenza che rischia di diventare isolamento. Un'indagine di Lorenzo Castellani nel caveau
di Lorenzo Castellani
Tutto inizia sempre nell’antica Roma. Quando l’espansione della Repubblica iniziò a varcare i confini dell’Italia i generali delle legioni iniziarono ad acquisire sempre più peso politico. Da una città-stato gestita da grandi famiglie aristocratiche Roma divenne una repubblica contesa dai capi militari. Cesare e Pompeo furono la massima espressione del connubio tra politica e potere militare, Ottaviano decretò la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero sulla base di questa fusione tra poteri (con la battaglia di Anzio). A Roma, dunque, era stato il potere militare a politicizzarsi e non la politica a militarizzarsi (se non per brevi periodi dittatoriali). Questa politicizzazione durerà a lungo, tanto che numerosi imperatori verranno assassinati dai pretoriani, i militari della guardia imperiale.
Il potere militare caratterizzava il mondo antico e esso perdura fino ad oggi, seppure in forme diverse. Tuttavia, nel passaggio alla modernità si affiancheranno altri poteri (politici, economici finanziari) che poi verranno divisi nelle costituzioni anticipate dagli illuministi. Le guerre, da Napoleone a Roosevelt, creeranno nuove politicizzazioni del potere militare. D’altronde il commander in chief è il capo di Stato, non un generale. La politica, con l’uso dei mezzi e delle tecniche militari, assume le decisioni fondamentali. Oggi il volto della guerra è molto cambiato. Gli apparati militari sono sempre operativi, ma il conflitto è tecnologico, industriale, digitale. Ed è naturalmente economico, commerciale e, soprattutto, monetario.
In questo scenario le banche centrali giocano un ruolo fondamentale. Partecipando agli equilibri di potere mondiali esse svolgono una funzione, di fatto, anche militare. Sono il centro di coordinamento della finanza statale o, come nel caso europeo, del sistema economico-finanziario sovranazionale. Gestiscono rischi, stabilizzano, convergono, divergono. Competono su scala planetaria. Un cambio di tassi della banca centrale produce effetti per il paese, per la regione sovranazionale di riferimento, per gli stati avversari. La politica monetaria...
di Lorenzo Castellani
Tutto inizia sempre nell’antica Roma. Quando l’espansione della Repubblica iniziò a varcare i confini dell’Italia i generali delle legioni iniziarono ad acquisire sempre più peso politico. Da una città-stato gestita da grandi famiglie aristocratiche Roma divenne una repubblica contesa dai capi militari. Cesare e Pompeo furono la massima espressione del connubio tra politica e potere militare, Ottaviano decretò la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero sulla base di questa fusione tra poteri (con la battaglia di Anzio). A Roma, dunque, era stato il potere militare a politicizzarsi e non la politica a militarizzarsi (se non per brevi periodi dittatoriali). Questa politicizzazione durerà a lungo, tanto che numerosi imperatori verranno assassinati dai pretoriani, i militari della guardia imperiale.
Il potere militare caratterizzava il mondo antico e esso perdura fino ad oggi, seppure in forme diverse. Tuttavia, nel passaggio alla modernità si affiancheranno altri poteri (politici, economici finanziari) che poi verranno divisi nelle costituzioni anticipate dagli illuministi. Le guerre, da Napoleone a Roosevelt, creeranno nuove politicizzazioni del potere militare. D’altronde il commander in chief è il capo di Stato, non un generale. La politica, con l’uso dei mezzi e delle tecniche militari, assume le decisioni fondamentali. Oggi il volto della guerra è molto cambiato. Gli apparati militari sono sempre operativi, ma il conflitto è tecnologico, industriale, digitale. Ed è naturalmente economico, commerciale e, soprattutto, monetario.
In questo scenario le banche centrali giocano un ruolo fondamentale. Partecipando agli equilibri di potere mondiali esse svolgono una funzione, di fatto, anche militare. Sono il centro di coordinamento della finanza statale o, come nel caso europeo, del sistema economico-finanziario sovranazionale. Gestiscono rischi, stabilizzano, convergono, divergono. Competono su scala planetaria. Un cambio di tassi della banca centrale produce effetti per il paese, per la regione sovranazionale di riferimento, per gli stati avversari. La politica monetaria è uno dei modi per condurre la guerra. Come ha scritto il giurista Predieri: “Il suo potere è talmente forte che altre volte ho chiamato di balia (…) perché è potere fortissimo nei confronti dei privati, di poteri pubblici, ma soprattutto di banche, in un sistema come il nostro che concentra nella stessa banca poteri di indirizzo e normativi, attività imprenditoriali di banca e, in più, poteri di vigilanza.” Da qui discende una ulteriore funzione strategica “in estrema sintesi, potremmo dire che, in una società mercantile che non vuole conquiste di territorio ma solo di mercati, la banca centrale ha per la politeia la stessa legittimazione, lo stesso peso che aveva il potere militare; è il successo della razionalità che fornisce il consenso, non il consenso che investe chi avrà il potere e vorrà esercitarlo secondo la razionalità.”
Dunque, che le banche centrali si politicizzino è fisiologico, non sorprende. Poiché esse sono “the only game in town”, l’unico tavolo da gioco che conta e la politica si sposta progressivamente dove si trova il potere che cresce. Proprio come a Roma con le legioni.
Jerome Powell. Governatore della Federal ReserveI commenti degli ultimi giorni hanno riguardato prevalentemente la nomina di Christine Lagarde alla BCE. Un ex politico, poi tecnocrate alla direzione del FMI, ora governatore della banca centrale. Draghi era un tecnico, un solido economista prestato al potere, mentre Lagarde è un politico. Lo schema era stato anticipato, come spesso succede, dagli Stati Uniti. Jerome Powell è un avvocato ed un politico, non un tecnico come i suoi predecessori Ben Bernanke e Janet Yellen. Per questa virata politica c’è chi ha espresso preoccupazione, valutandola come una possibile messa in discussione dell’indipendenza delle banche centrali, che potrebbero diventare più accomodanti con le richieste della politica.
Recentemente questo timore di ridotta indipendenza è stato sollevato nei confronti della nomina proprio della Lagarde alla BCE. Ciò che è interessante notare, e mostra una ironia della storia, è che proprio le forze europeiste che governano l’Unione Europea si siano rese protagoniste di questa possibile politicizzazione dell’incarico. In generale sono stati i populisti, da Trump a quelli italiani, ad essere accusati di voler sabotare l’indipendenza delle autorithies e delle banche centrali. In Europa Merkel e Macron hanno deciso di anticipare la tendenza.
Ferdinando Giugliano ha scritto su Bloomberg “Non c’è dubbio che Draghi fosse politico. Ma agiva spiegando ai politici cosa si doveva fare e perché, invece di prendere ordini da loro. Non c’è mai stato dubbio su chi avesse il controllo.” Questo ragionamento ha la sua logica stringente, tuttavia l’impressione è che l’indipendenza non sia data tanto dal rapporto con i politici in sé quanto dall’isolamento democratico. I governatori, e i board, sono nominati e non eletti. La loro indipendenza è garantita dal non dover rendere conto al consenso. E chiunque vada al loro vertice ha tutto l’incentivo a restare indipendente poiché detiene una quota di potere, fondamentale e non democratico, ben più ampio di quello della politica rappresentativa. Insomma, è lo statuto e la tipologia d’istituzione a garantire l’indipendenza, non il rapporto con i capi di governo. Le banche centrali hanno, inoltre, un forte rapporto con la finanza privata e questo le rende delle istituzioni osmotiche, in cui pubblico e privato si compenetrano. Altro fattore che contribuisce a mascherare la politicità delle stesse.
La politica, di ogni colore e partito, ha semplicemente fiutato l’importanza strategica ed il potere delle banche centrali, dunque tende a nominare personaggi con una mentalità più politica. Tuttavia, ciò non implica che i nuovi governatori siano meno indipendenti poiché, specie nel caso europeo, la durata del loro incarico e la discrezionalità della loro istituzione consente ampi margini di manovra scollegati dalla politica. In realtà siamo di fronte al paradosso per cui l’istituzione indipendente ha a disposizione una capacità politica e decisionale superiore a quella dei poteri rappresentativi dipendenti dal consenso. Il tecnocratico è politico. E lo sarà sempre più.
Anche perché la politica commerciale di Trump farà muovere un passo in avanti al peso politico delle banche centrali. Il grande riequilibrio a favore della prima potenza mondiale inaugurato dal Presidente si muove sulle rotte dei container, la bilancia commerciale si sposta con i nuovi dazi. Alla guerra commerciale, però, si lega per riflesso un conflitto valutario. Lo si è visto nell’attacco di Trump a Mario Draghi, quando il governatore della BCE ha annunciato di voler mantenere il Quantitative easing. Una svalutazione occulta per stabilizzare la finanza pubblica e per rilanciare le esportazioni in frenata.
Come si può vedere il controllo della moneta e, di fatto, controllo del sistema economico di una nazione o di un’area. È il più grande fattore di centralizzazione politica della storia contemporanea. E la banca centrale è anche uno degli strumenti di gestione del conflitto con il resto del mondo. Come si può credere, al di là delle biografie, che questo straordinario carro armato non possa essere politicizzato? Le decisioni dei banchieri centrali non sono forse tutte decisioni politiche e spesso ben più importanti di quelle della politica democratica?
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(per
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10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
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condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.