9 Agosto

Le elezioni sono una buona notizia per l'economia

L'alleanza giallo-verde aveva una politica industriale sconsiderata, il partito più ostile alle imprese, allo sviluppo e alle infrastrutture non sarà più a Palazzo Chigi. Per i mercati e la business community questa non è una cattiva notizia. Un'indagine di Lorenzo Castellani sul governo che verrà e gli investitori

di Lorenzo Castellani

I mercati non amano le sorprese e nemmeno i cambiamenti. Questo è noto. Vale anche e soprattutto per un paese dall’elevato debito pubblico e dalla crescita debole come l’Italia. Spesso, però, il mondo della finanza tende a far prevalere l’immediato sul medio-lungo periodo e l’attuale crisi di governo rischia di rientrare in uno di questi casi. Una situazione che può generare errori di prospettiva da parte di chi analizza la politica dal lato dei mercati. Se qualche flessione o turbolenza può essere giustificata, magari con una leggere risalita dello spread (già in corso) e preoccupazione per la legge di bilancio (rimediabile non appena si insedierà il nuovo parlamento), si devono rifuggire infatti gli scenari apocalittici. 

Cosa perde l’Italia? Un governo ed una coalizione, quindi ci saranno un paio di mesi di instabilità dovuti alla transizione verso nuove elezioni. Tuttavia, il paese perde anche una alleanza che non stava funzionando a dovere, con due partiti invertiti nei rapporti di forza e, soprattutto, nelle priorità politiche. Incertezza sulle infrastrutture, i no del Movimento 5 stelle alle tante grandi opere per potenziare i movimenti nella penisola; una politica industriale sconsiderata rispetto alle multinazionali che scelgono di investire in Italia; la proposta del salario minimo che, senza sgravi fiscali importanti, sarebbe diventata una tassa ulteriore sulle imprese; una politica di difesa remissiva ed incerta in un momento in cui le grandi potenze stanno ridisegnando il mondo. Senza dimenticare un reddito di cittadinanza in fase di attuazione che oggi è una mero sussidio pubblico senza meccanismi di formazione per i disoccupati ed un decreto dignità che ha fatto infuriare gli imprenditori e le categorie che li rappresentano. Sia chiaro, le colpe non sono mai di una parte sola e anche la Lega si è mostrata incerta e poco chiara, soprattutto sulle questioni fiscali (riforma...


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