26 Ottobre
La Russia? Meglio in Europa che con la Cina
La questione dei rapporti strategici tra Mosca e l'Unione europea, il rischio di lasciare il Cremlino nelle mani dell'Impero Celeste. Un dibattito tra Francesco Giubilei e Marco Patricelli sull'identità dell'Occidente e il nuovo ordine mondiale
La Russia è europea e dunque può far parte dell'Unione? O le Russie sono così tante che un'integrazione è impossibile? Il giornalista e storico Marco Patricelli su List ha sostenuto l'idea che le Russie siano tante, distanti tra loro e dall'Unione europea. Francesco Giubilei prende le mosse dall'articolo di Patricelli per sostenere la tesi contraria. Buona lettura.
di Francesco Giubilei
Il carattere bipolare del mondo contemporaneo, diviso tra l'area di influenza americana e quella cinese, non è più una previsione di analisti e studiosi ma una realtà a cui stiamo assistendo già da qualche anno con stravolgimenti dell'ordine geopolitico. Se storicamente l'Europa costituisce con gli Stati Uniti il mondo occidentale, la Russia è da sempre divisa a metà tra la vocazione europea e quella asiatica. Non solo geograficamente il territorio russo appartiene in parte all'Asia e in parte all'Europa, ma anche da un punto di vista culturale e di stili di vita le differenze tra le usanze delle città russe occidentali e quelle orientali sono notevoli.
Nell'articolo di Marco Patricelli pubblicato su List qualche giorno fa, si commenta la proposta di Silvio Berlusconi di integrare la Russia all'Unione europea per rafforzare l'Ue sulla scena internazionale. La proposta di Berlusconi non è nuova: già nel 2002, dopo l'incontro a Patrica di Mare tra Putin e Bush, l'allora premier italiano affermò "ora Mosca entri nell'Unione europea" aggiungendo "finalmente l'Occidente si è ricomposto".
Se è vero quanto afferma Patricelli, che i Romanov si definivano zar di tutte le Russie "perché di Russia ce n’era più di una e non solo per lo sbarramento degli Urali che suturava la parte europea minoritaria con quella asiatica", è altrettanto vero che già nel XVII secolo con il regno di Pietro il grande, la Russia si aprì al mondo europeo. Da un punto di vista geografico il territorio...
La Russia è europea e dunque può far parte dell'Unione? O le Russie sono così tante che un'integrazione è impossibile? Il giornalista e storico Marco Patricelli su List ha sostenuto l'idea che le Russie siano tante, distanti tra loro e dall'Unione europea. Francesco Giubilei prende le mosse dall'articolo di Patricelli per sostenere la tesi contraria. Buona lettura.
di Francesco Giubilei
Il carattere bipolare del mondo contemporaneo, diviso tra l'area di influenza americana e quella cinese, non è più una previsione di analisti e studiosi ma una realtà a cui stiamo assistendo già da qualche anno con stravolgimenti dell'ordine geopolitico. Se storicamente l'Europa costituisce con gli Stati Uniti il mondo occidentale, la Russia è da sempre divisa a metà tra la vocazione europea e quella asiatica. Non solo geograficamente il territorio russo appartiene in parte all'Asia e in parte all'Europa, ma anche da un punto di vista culturale e di stili di vita le differenze tra le usanze delle città russe occidentali e quelle orientali sono notevoli.
Nell'articolo di Marco Patricelli pubblicato su List qualche giorno fa, si commenta la proposta di Silvio Berlusconi di integrare la Russia all'Unione europea per rafforzare l'Ue sulla scena internazionale. La proposta di Berlusconi non è nuova: già nel 2002, dopo l'incontro a Patrica di Mare tra Putin e Bush, l'allora premier italiano affermò "ora Mosca entri nell'Unione europea" aggiungendo "finalmente l'Occidente si è ricomposto".
Se è vero quanto afferma Patricelli, che i Romanov si definivano zar di tutte le Russie "perché di Russia ce n’era più di una e non solo per lo sbarramento degli Urali che suturava la parte europea minoritaria con quella asiatica", è altrettanto vero che già nel XVII secolo con il regno di Pietro il grande, la Russia si aprì al mondo europeo. Da un punto di vista geografico il territorio asiatico della Russia è preponderante rispetto a quello europeo, ma culturalmente e istituzionalmente il rapporto si inverte, non è un caso che Mosca e San Pietroburgo, le due principali città russe, da sempre centro del potere della nazione, siano nell'area europea. Come spiega Roger Bartlett nel suo libro Storia della Russia, già nel 1380 con la vittoria del principe di Mosca Dimitrij sui tartari a Kulikovo e la successiva creazione del Granducato di Mosca, prodromico alla nascita del regno e poi dell'impero, la vocazione europea della Russia prevalse su quella asiatica.
L'Occidente sta commettendo un errore che rischia di rivelarsi fatale per il nostro futuro: spingere la Russia tra le braccia della Cina. Sebbene sia evidente che esistano delle differenze tra la cultura dell'Europa occidentale e quella russa, è altrettanto chiaro che siano minori rispetto a ciò che separa i russi dai cinesi. Un'alleanza tra Pechino e Mosca consegnerebbe ai cinesi anche tutti gli Stati centro asiatici un tempo appartenenti all'Unione Sovietica Senza contare che, mentre l'Unione europea mantiene i dazi verso la Russia che penalizzano le nazioni comunitarie (Italia in primis visti i nostri interessi commerciali), la Cina si espande con investimenti miliardari nei Balcani a partire dai porti e dalle infrastrutture ed è entrata anche in Italia con il controllo di asset strategici come il porto di Trieste.
La cultura cinese è antitetica ad alcuni dei valori primari su cui si basa l'Occidente, a partire dalla visione della persona e delle libertà dell'individuo. Sebbene Samuel Huntington nel suo libro Lo scontro delle civiltà divida la civiltà occidentale a cui appartiene la nostra Europa dal mondo ortodosso della Russia, altri importanti studiosi fanno coincidere la civiltà russa con quella dell'Europa occidentale. Già nel 1869 lo storico e naturalista Nikolay Yakovlevich Danilevsky, autore del libro Russia e Europa, affrontò questo argomento. Di recente si è invece occupato del tema lo studioso serbo Stevan Gajić in un saggio breve intitolato Fear of Ideology: political theory and Political Practice in Contemporary Russia che aiuta ad orientarsi nel variegato pensiero politico russo.
Tra l'Europa occidentale e la Russia c'è prima di tutto una comune matrice religiosa che, anche se nella società contemporanea sempre più secolarizzata si tende a dimenticarlo, incide nella creazione di una comune mentalità e di usanze e costumi simili. La medesima matrice religiosa è utile per evitare parallelismi tra il caso turco e la Russia. Ad eccezione di Istanbul che è una città multietnica e non a caso è cresciuta come capitale dell'Impero romano d'Oriente e culla della civiltà bizantina prima di essere conquistata, lo stile di vita e le tradizioni turche, a partire dalla capitale Ankara, sono del tutto estranee all'Europa. Se poi non ci si limita a un'analisi di carattere storico ma si guarda all'attualità e alle politiche di Erdogan è del tutto evidente l'incompatibilità con i nostri valori.
Diverso è il caso della Russia. Nonostante sia giusto quanto scrive Patricelli, cioè che un abbraccio da parte dell'Unione europea "andrebbe certamente a cozzare con i sentimenti, le esperienze storiche e le diffidenze di nazioni che con i russi si sono scottati non solo le dita. Una rotta di collisione inevitabile. Basti pensare alla Polonia". È però altrettanto vero che non possiamo chiudere gli occhi di fronte agli epocali cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo rischiando di compromettere ulteriormente il già traballante futuro dell'Europa e dell’Occidente, condannandoci alla scomparsa della nostra identità.
***
Ecco l'articolo di Marco Patricelli pubblicato su List il 16 ottobre scorso.
Mosca in Europa? Impossibile, ci sono troppe Russie da sposare
Berlusconi rilancia l'idea di un'integrazione della Russia nell'Unione europea, ma la geografia e la storia sono di un altro segno. Marco Patricelli fa un viaggio nel passato e nel presente della geopolitica del paese più grande del mondo
di Marco Patricelli
La Russia integrata in Europa come elemento di stabilità e di rafforzamento del ruolo dell’Unione sulla scena internazionale. Facile a dirsi, difficile a farsi, ancor più difficile da far accettare. L’idea è stata lanciata a Milano da Silvio Berlusconi, in un quadro appena abbozzato di relazioni internazionali, pesi e contrappesi tra le potenze, aree di crisi e provenienza delle minacce nel XXI secolo. L’anziano ex leader di un centrodestra sempre più sfumato e oggi sicuramente sempre più sbilanciato a destra, ha tirato fuori motivazioni d’ordine storico e culturale per riattrarre la Russia nell’orbita europea. E su questo non ci sono dubbi: Puškin, Dosto’evskij, Tolstoj, Gogol’, Čajkovskij, Stravinskij, Prokof’ev, appartengono a pieno titolo alla comune cultura europea. Ma non basta per un abbraccio fraterno.
Quando c’erano i Romanov, non a caso si chiamavano zar di tutte le Russie, perché di Russia ce n’era più di una e non solo per lo sbarramento degli Urali che suturava la parte europea minoritaria con quella asiatica. Perché Mosca e San Pietroburgo tutti le conoscono e bene o male sanno pure dove si trovano, ma se poi si fanno i nomi delle città più orientali, a eccezione di Vladivostok, ci si accorge subito che si tratta di un altro mondo che si perde nel gelo della Siberia. È un po’ come la Turchia, che qualcuno avventatamente voleva persino nell’Unione (cosa fortunatamente non avvenuta, visti gli ultimi sviluppi della politica di Erdogan), ma che in Europa ha geograficamente meno di un piede. Sempre la geografia fa della Federazione russa uno stato transcontinentale da 17 milioni di chilometri quadrati (meno di un quarto in Europa), il più esteso del globo (9.200 km), undici fusi orari, una lingua ufficiale e una miriade di idiomi che riflettono una babele di nazionalità: lingua adyga, altai, baschira, buriata, cecena, ciuvascia, inguscia, calmucca, fino alla tatara e all’udmurta. Nonostante l’impronta del cristianesimo ortodosso, non mancano islamismo, sciamanesimo e buddhismo. Solo il pugno di ferro degli zar prima, del comunismo poi e di Putin adesso, nonostante la perdita di alcune repubbliche dopo il crollo del Muro di Berlino, ha consentito di tenere insieme il mosaico. Berlusconi non ha specificato se ha affrontato tali questioni a spasso con l’amico Vladimir, ma ha raccontato che nella Crimea ripresa da Putin ha potuto farlo senza scorta; anzi, ha detto che il presidente è stato abbracciato da una folla entusiasta che lo ringraziava per aver riportato la penisola nella Federazione, strappandola all’Ucraina. Si presume che ad applaudire fossero i russi di Crimea, perché difficilmente gli ucraini possono nutrire sentimenti di riconoscenza verso Putin, altrimenti non ci sarebbero entrati in guerra né per la penisola né per il Donbass.
La Crimea venne trasferita nel 1954 all’Ucraina dall’ucraino Nikita Kruščëv, ma rimanendo dentro l’Urss transnazionale, poco cambiava per quello strategicissimo lembo che si affaccia sul Mar Nero e sul Mar d’Azov se non in termini amministrativi. Col tracollo del sistema sovietico e la dichiarazione di indipendenza di Kiev, la maggioranza russa si ritrovò minoranza all’estero. Fino all’arrivo dell’uomo forte del Cremlino che ha scelto i tempi giusti per l’intervento armato e ha messo il mondo davanti al fait accompli con la riconquista militare e l’annessione unilaterale. Se le ragioni non mancavano, i modi sono inaccettabili. L’Europa, oltre agli scontati ruggiti verbali di sdegno e di condanna, ha reagito con i pigolii delle sanzioni economiche, a ennesima conferma della piccola statura internazionale di un’entità che si crede gigante e mostra muscoli che non ha. Secondo Berlusconi le sanzioni hanno fatto più danni a chi esporta in Russia (e l’Italia ha un ruolo tutt’altro che secondario) che non al Paese di Putin, quindi sono state deleterie non solo dal punto di vista commerciale ma anche politico. Una Russia più “europea” consentirebbe a suo dire all’Ue di controbilanciare lo strapotere cinese e la leadership americana dell’occidente, partecipando da protagonista ai tavoli degli equilibri internazionali. Ma l’ipotesi berlusconiana andrebbe certamente a cozzare con i sentimenti, le esperienze storiche e le diffidenze di nazioni che con i russi si sono scottati non solo le dita. Una rotta di collisione inevitabile. Basti pensare alla Polonia, che dalla fine del ‘700 ha sentito sulle sue carni il morso dell’orso russo, sia con le bandiere degli zar, sia con quelle di Lenin, Stalin e nomenklatura sovietica. Dalla Polonia si sono originati gli scossoni che hanno aperto le crepe nel muro di Berlino, che erano sì anticomunisti ma erano altresì antirussi. A Budapest non hanno dimenticato il 1956 così come a Praga il 1968. E neppure i Paesi baltici hanno dimenticato persecuzioni, deportazioni nei gulag, eliminazioni e sostituzioni di popolazione. Le ferite della storia a volte si rimarginano, a volte no, ma comunque richiedono tempo e riavvicinamenti concreti. Passi che la Russia post sovietica non ha quasi mai mosso nella direzione giusta: l’esperienza della Crimea, il cuneo disgregante infilato nel cuore dell’Ucraina, il controllo per affinità della Bielorussia (per non parlare degli interventi nelle aree di crisi mediorientali), insegnano più a diffidare che a fidarsi delle politiche del Cremlino. E se l’Europa dovesse davvero pronunciarsi per un disco verde a Mosca, non solo non risponderebbe a una voce ma si scollerebbe ancor di più. Gli abbracci tra Berlusconi e Putin sono una cosa, l’abbraccio dell’Unione e nell’Unione ben altra.
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8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.