31 Ottobre
Mangiatoia a chi?
Scontro nel governo sui fondi per Radio Radicale. Di Maio sprezzante: "Una mangiatoia". Ci sarà una gara, ma resta l'accanimento politico contro una grande storia. Accelera la fusione tra Fca-Peugeot. Il video del blitz nel covo di al Bghdadi. Prove tecniche di totalitarismo digitale: Twitter vieta gli spot politici
Che succede? La Federal Reserve ha tagliato i tassi di un quarto di punto. Decisione attesa, ma non ci sono indicazioni su un altro taglio, tanto che il governatore Powell ha frenato sulle mosse del futuro e fatto roteare un "la politica monetaria è a buon punto" che tiene tutto sospeso a mezz'aria. L'incertezza è l'unico dato certo del quadro globale. Insieme al fatto che i rischi di un no deal sulla Brexit sono diminuiti e tutte le previsioni su un Boris Johnson che andava dritto verso la rottura traumatica con Bruxelles si sono dimostrate di cartapesta, intrise di pregiudizio morale. Johnson va al voto anticipato il 12 dicembre, una scelta democratica che in Italia non si riesce neppure a immaginare perché gli inglesi avranno i loro problemi ma il Parlamento funziona, il governo decide e i primi ministri quando falliscono vanno a casa con l'onore delle armi. Cose che qui sono considerate un lusso.
La partita vera si sta giocando tra Stati Uniti e Cina, Pechino sta osservando i pezzi di Washington muoversi sulla scacchiera, è in corso una furiosa battaglia per la Casa Bianca, una guerra di spie partita nel 2016 che non si è mai fermata (e l'Italia ci è finita in mezzo per imperizia di Giuseppe Conte, tanto che il procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr, il pezzo da novanta dell'amministrazione Trump, ha cominciato a contraddire la versione ufficiale fornita dal capo del governo italiano) e andrà ancora avanti. Xi Jinping, a sua volta, non dorme tra due guanciali, la sua coperta è quella del più distopico tra gli esperimenti sociali, continua il suo giro di vite sulle libertà in Cina e ringhia contro i possedimenti che sono in piena disubbidienza (Hong Kong, Taiwan che non cederà mai, il Tibet a cui guarda il mondo), se la situazione...
Che succede? La Federal Reserve ha tagliato i tassi di un quarto di punto. Decisione attesa, ma non ci sono indicazioni su un altro taglio, tanto che il governatore Powell ha frenato sulle mosse del futuro e fatto roteare un "la politica monetaria è a buon punto" che tiene tutto sospeso a mezz'aria. L'incertezza è l'unico dato certo del quadro globale. Insieme al fatto che i rischi di un no deal sulla Brexit sono diminuiti e tutte le previsioni su un Boris Johnson che andava dritto verso la rottura traumatica con Bruxelles si sono dimostrate di cartapesta, intrise di pregiudizio morale. Johnson va al voto anticipato il 12 dicembre, una scelta democratica che in Italia non si riesce neppure a immaginare perché gli inglesi avranno i loro problemi ma il Parlamento funziona, il governo decide e i primi ministri quando falliscono vanno a casa con l'onore delle armi. Cose che qui sono considerate un lusso.
La partita vera si sta giocando tra Stati Uniti e Cina, Pechino sta osservando i pezzi di Washington muoversi sulla scacchiera, è in corso una furiosa battaglia per la Casa Bianca, una guerra di spie partita nel 2016 che non si è mai fermata (e l'Italia ci è finita in mezzo per imperizia di Giuseppe Conte, tanto che il procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr, il pezzo da novanta dell'amministrazione Trump, ha cominciato a contraddire la versione ufficiale fornita dal capo del governo italiano) e andrà ancora avanti. Xi Jinping, a sua volta, non dorme tra due guanciali, la sua coperta è quella del più distopico tra gli esperimenti sociali, continua il suo giro di vite sulle libertà in Cina e ringhia contro i possedimenti che sono in piena disubbidienza (Hong Kong, Taiwan che non cederà mai, il Tibet a cui guarda il mondo), se la situazione dovesse farsi insostenibile, userà la forza. L'altro ieri questo involontariamente comico tweet di Lijan Zhao, diplomatico cinese d'altissimo rango, rivelava il tragico del sistema totalitario cinese:
"La reincarnazione dei Buddha viventi, compresa quella dei Dalai Lama, deve essere conforme alle leggi della Cina". La reincarnazione. Conforme alle leggi. Lo Stato che regola Dio. Che cosa è questo? Il totalitarismo applicato al soprannaturale. Questo è il paese che corre verso il dominio del mondo. L'altro, l'America, ha i suoi guai e deve sempre fare la guerra ai suoi nemici di oggi e di domani. Sono anche i nostri, ma per l'Europa la realtà del conflitto non esiste, non si nomina, tutto è un ricevimento in guanti bianchi. Andiamo in Siria, dove si muore e si gioca un pezzo di futuro del nostro mondo.
01
Il film del blitz nel covo del califfo
Le immagini del blitz delle forze speciali in Siria, la distruzione del covo di Abu Bakr al Baghdadi, il "califfo" dell'Isis. Trump l'aveva annunciato, il Pentagono ha pubblicato il video dell'operazione, eccolo:
"È stato come vedere un film" aveva detto Donald Trump nella conferenza stampa in cui annunciava la morte di al Baghdadi. Il film reale della guerra contro il terrorismo. La combattono uomini e donne che vegliano sulla nostra libertà. I cattivi alla fine perdono sempre.
***
E poi c'è l'Italia, questo paese che è una disperazione, con i governi che si accatastano come scarti di legna da bruciare. Dal 2013 a oggi siamo al quinto governo che passa davanti a noi e anche l'ultimo, figlio dell'eterno trasformismo del Belpaese, ha il destino segnato.
02
La zombificazione del governo
Che succede? Succede che la maggioranza tira a campare per non tirare le cuoia. Tutto previsto, nessuna sorpresa. Il governo è già disfatto, Luigi Di Maio ha tagliato di netto la ragione politica (e come vedremo, la ragione tout court) che era quella di fare un'alleanza tra Cinque Stelle e Partito democratico. Chiusa la finestra dell'alleanza, si chiude anche la porte del governo e dunque resta soltanto la missione di potere: evitare il voto e sperare che l'ondata "di destra" si esaurisca. Si tratta di un'illusione per due semplici ragioni:
1. Un governo senza politica muore in culla. Il patto di potere privo di un'idea per costruire qualcosa e non contro qualcosa, finisce per tirare fuori il peggio dai suoi contraenti. Sta accadendo. Nelle ultime 48 ore di vertici di maggioranza abbiamo visto e sentito cose pessime. Il piano si è ridotto a sbarrare la strada a Salvini e Meloni, eleggere un presidente della Repubblica considerato "democratico" e sbarcare il lunario fino al 2023. Troppo e troppo poco per una simile alleanza.
2. Un governo senza voti è un morto che cammina. La zombificazione dell'esecutivo è degna di un classico da George Romero, è in corso fin dal primo giorno (il governo è nato il 5 settembre scorso), la serie di voti regionali lo consumerà. La realtà è che la maggioranza giallo-rossa nel paese non esiste. Domanda retorica: può un governo stare in piedi e fare politica avendo contro praticamente tutte le Regioni? La risposta è solo una: no.
3. Un governo dove uno dei due partiti sta scomparendo... scompare. Il Movimento Cinque Stelle nelle elezioni europee del maggio scorso ha perso quasi 6 milioni di voti. L'emorragia nelle elezioni locali è ancora più grave, il partito è in fase di crollo verticale e il gruppo parlamentare si regge in piedi su un solo elemento: la paura. Parola che va tradotta così: paura di perdere il seggio e non ritrovarlo mai più. Siamo nel campo non più delle ipotesi ma delle certezze.
In queste condizioni da febbre tropicale, a Palazzo Chigi ieri sera si è consumato un capitolo triste. E preoccupante.
03
Radio Radicale, giganti e nani
"La mangiatoia". Così ha definito Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, Radio Radicale. Ecco cosa dice il leader dei Cinque Stelle: "Gli italiani non potevano pagare altri 24 milioni di soldi delle loro tasse per finanziare Radio Radicale, che - ricordo - è una radio privata che si è presa già 250 milioni di fondi pubblici. Nel vertice sulla manovra che abbiamo appena concluso abbiamo ottenuto qualcosa che dovrebbe essere comune buon senso, ovvero che venga bandita una gara entro fine aprile dell'anno prossimo. finalmente Radio Radicale conoscerà il libero mercato e le sue regole, come tutti i privati che non ricevono soldi pubblici. Non ci sono più 24 milioni di mangiatoia pubblica a disposizione di un privato e a discapito di tutte quelle aziende che i risultati se li devono guadagnare con le loro forze e senza aiuti dello Stato. Sono battaglie per la normalità, in questo Paese in cui la normalità è ancora troppo spesso l'eccezione". Andrea Martella, sottosegretario con delega all'editoria, ha ribadito: "Radio radicale proseguirà il servizio fino all'espletamento della gara. È confermato lo stanziamento di otto milioni annui: questa è l'intesa che abbiamo raggiunto nel corso del vertice sul pacchetto editoria anche sulla parte relativa a Radio radicale". Tutto bene? Vedremo. C'è la gara. E gara sia. Ma la risposta sul taccuino per ora è no, perché siamo a Di Maio che straccia una storia, questa:

Siamo arrivati a questo, sull'eredità politica di un gigante della nostra storia repubblicana come Marco Pannella ballano i nani. Sulla grande lezione di giornalismo di Massimo Bordin si esercitano i peggiori spiriti. Di Maio vede il suo partito - e se stesso - colare a picco e invece di scegliere una via di moderazione, di buon senso, di rispetto (cosa che dovrebbe fare, basta guardare la curva dei voti inversamente proporzionale alla propaganda anti-tutto che non conduce a niente), prende l'accetta e l'abbatte su Radio Radicale, un'istituzione che non è privata ma bene collettivo accessibile a tutti, archivio della storia repubblicana, servizio pubblico dove non è mai andato nessuno, documento storico che sarebbe mancato senza quel microfono acceso, lotta politica aperta per un paese moderno e civile, luogo d'eguaglianza e emancipazione per la donna, arena di pluralismo in tempi di khomeinismo politico, luogo per i dissidenti di tutti i colori e latitudini, spazio di libertà transnazionale (sì, Pannella e le sue battaglie pazze, certo, anche quelle), testimonianza contro ogni totalitarismo. Sporcare tutto questo con la propaganda, questa sarebbe la nuova politica? Allora ridateci la vecchia, sì, quella che Di Maio, definisce "mangiatoia" e invece era (è) il dovuto conto da pagare per l'esercizio del dovere della verità che non può arrivare con il semplice mercato perché caro ministro, dovresti mettere canzonette e pubblicità e marketing e pure le marchette che tanto piacciono ai partiti ma fanno male al giornalismo e all'esercizio della critica. La libertà non è gratis e una democrazia deve saperla pagare e apprezzare, rispettare e curare, perché la casa di Radio Radicale è stata (è) un luogo che si chiama libertà d'espressione, la lezione di un irregolare, un ragazzo chiamato Marco Pannella di cui si poteva non condividere niente ma alla fine ti ha fatto fare quattro passi in avanti mentre altri ti proponevano di farne centinaia indietro.
***
La libertà non è un pranzo di gala, non è gratis e non è sempre il mercato, al contrario, spesso ne è antagonista, salutare correzione, serve a renderlo più giusto e mite. Basta leggere i libri di storia, questa sconosciuta. C'è sudore, sangue, anima, rabbia, gioia, pianto. Qual era (è) la lezione di Pannella? Rileggiamo insieme un pezzo scritto dal titolare sul Foglio, il 20 maggio 2016, 24 ore dopo la sua morte.
04
Uno, nessuno, centomila Pannella

Pannella il radicale. Pannella l’anticlericale. Pannella l’antiproibizionista. Pannella l’abortista. Pannella il divorzista. Pannella il garantista. Pannella il giusto. Pannella il divoratore. Pannella il digiunatore. Pannella il fumatore. Pannella tra le sbarre. Pannella Papillon. Pannella libero. Pannella prigioniero. Pannella l’eversore. Pannella gandhiano. Pannella in ospedale. Pannella al Quirinale. Pannella all’estero. Pannella in patria. Pannella in guerra. Pannella per la vita. Pannella per la morte. Pannella radio star. Pannella imbavagliato. Pannella il sano. Pannella il malato. Pannella per sempre.
Quante parti sei, Marco, non bastano tutte le tue nuvole di fumo per scriverti e descriverti. Nelle stesse ore in cui tutte queste sagome s’affollano, si riuniscono in un babelico discorso rotto dalla tosse, dall’accendino che scintilla, da Bordin che sbuffa (“e vabbè…”) e chiosa, intercetta i dardi che lanci, li guarda luccicare, esplodere nelle sue mani e annuvolarsi intorno al microfono, farsi liquidi come i suoi occhi, i nostri. Leggere e rileggere Pannella, qui sul Foglio. Che pensata chimerica. La clessidra non ci dà scampo, ora. Lo sai anche tu. E allora una delle tue sagome s’avvicina, una voce controvento: sono Pannella, l’amerikano. Sei stato anche questo, Pannella lo yankee. Pannella Truman. Pannella Bush. Pannella a stelle e strisce.
Fine Anni Ottanta, inizio Anni Novanta. Che tempi. “Stava venendo giù tutto, ricordi?”. Difficile dimenticarlo, macerie fumanti ovunque. “E proponemmo la Lega per l’uninominale, la fine del bipartitismo partitocratico”. Sul calendario scorreva l’anno 1986. “C’erano esponenti di tutti i partiti, allora: democristiani, socialisti, liberali e noi radicali”. L’America, terra del sogno. “Non sognavo, era tutto vero, lo realizzammo, era là, bastava poco e fu tradito dalla restaurazione del bipartitismo partitocratico”. Sì, ma era un’araba fenice, l’americanismo con gli italiani. “Era tutto possibile, che dici, new deal e mercato, giustizia americana, istituzioni americane. Chi altri l’ha mai proposto? Neanche Berlusconi, con il quale feci un pezzo di strada insieme, all’inizio della sua avventura politica, tu c’eri”. Ero un giovane cronista. Una mattina a Villa San Martino, Arcore, il caffè tardava ad arrivare. Fu una sorpresa trovarti in quel salotto. Berlusconi ti citava a memoria. Lui pensava a Reagan, ma tu? “Roosevelt e Milton Friedman, riforme sociali e libero mercato”. Ah, sì, l’alternanza, la libertà, un altro miraggio. Ma la guerra? Voi radicali non-violenti… “L’ho sempre detto, io, di essere americano, israeliano, della Cia e del Mossad”. Provocazioni. “No, sai bene che io sono stato cittadino veramente americano e veramente israeliano, perché lo sono stato per convinzione, per lealtà”. Troppo amerikano, forse. “Taci, noi vedemmo in anticipo Saddam che usava il gas contro i curdi, noi raccontammo gli orrori di Milosevic, io ho indossato la divisa dell’esercito croato a Osijek sotto i bombardamenti nel capodanno del 1992! noi vedemmo il sangue scorrere quando gli altri erano ciechi, il sangue versato dai tagliatori di teste talebani…”.
Sì, Marco, ma le bombe... "Si vis pacem, para bellum… si poteva evitare quel conflitto, quello in Iraq, criticai Bush a viso aperto per aver sabotato la pace ancora possibile… noi abbiamo combattuto per evitare la morte di Tareq Aziz… ma stavamo ballando e bisognava ballare”. Ballare? La guerra non è un fox trot. “Vuol dire avere il coraggio delle proprie idee, ricordi cosa dissi di Milosevic? Sicuramente vi saranno donne e bambini uccisi nei raid, ma sicuramente è stato fatto l’impossibile per salvare i civili, mentre il macellaio Milosevic e coloro che lo considerano un interlocutore necessario per la stabilità dei Balcani hanno lasciato stuprare a migliaia le donne, massacrare e decapitare i bambini, cosa che è iscritta non nella storia, ma nella cronaca indiscussa della Jugoslavia”. Con la Nato e gli Stati Uniti, dunque. “E contro il macellaio Milosevic!”. Pannella, l’amerikano. “Scrivilo con la kappa, mi raccomando, perché con con Gandhi diciamo ancora meglio: mille volte meglio un violento che reagisce, che i codardi (i pacifisti aggiungo io) che si mettono a fare i neutrali tra le vittime ed i torturatori. E che vogliono far sedere attorno a un tavolo, mentre assassinano, i terroristi e le loro vittime”. Possente come il Mississippi. Si allontana, torna in compagnia di tutti i Pannella possibili e impossibili, veglia su Marco nel letto d’ospedale. Ora sono tutti là, intorno a te. Uno, nessuno, centomila Pannella.
***
Tutto questo passava (e passa nel silenzio degli altri) sul microfono di Radio Radicale, quel luogo chiamato libertà dove dirigeva l'orchestra un uomo che negli occhi agitava l'oceano delle idee. E chi era Massimo Bordin? Questo miracolo della voce che ti raccontava la politica ogni mattina, quest'uomo che aveva il colpo di tosse della libertà incorporato nei polmoni, the voice. List del 17 aprile scorso, il giorno della morte di Massimo Bordin.
05
La voce mancherà, la lezione resta
Massimo Bordin, storica voce di Radio Radicale, è morto. Aveva 67 anni, la sua trasmissione, Stampa e Regime, è stata un punto di riferimento quotidiano per milioni di italiani e un esempio di grande giornalismo. Il ricordo dei fondatori di List
di Maite Carpio
Io devo tanto a Massimo Bordin. Non c'è stato un solo giorno, negli ultimi vent'anni, che non abbia sentito la sua rassegna stampa alle 7.30 del mattino su Radio Radicale. Puntuale, sapevi quando cominciava ma non quando finiva. Mi ha fatto tanta compagnia, calda, amichevole, complice e esigente. Tutto quello che so della politica italiana l’ho imparato da lui. La sua cultura, il suo rigore, la sua intelligenza, la sua ironia me lo hanno reso un maestro unico. Mai una caduta di stile. Un purosangue del giornalismo italiano. Grande classe, ineguagliabile. Come faremo ad alzarci tutte le mattine sapendo che non ci sarà la tua voce a raccontarci come stanno veramente le cose? Se ne va una voce unica e preziosa. Quella che prima di spegnersi per sempre aveva alzato il tono per fermare la barbarie di una politica mediocre e disonesta che vorrebbe perfino che nessuno di noi senta cosa dice il Parlamento che ci rappresenta. Non si vergognano? Mi mancherai tantissimo caro Massimo Bordin. Maestro di vita. Grande giornalista, uomo d'altri tempi.
di Mario Sechi
Questo mestiere può essere nomade e solitario come pochi. La sera dell'8 novembre 2001 firmai il mio ultimo editoriale per l'Unione Sarda, presi un aereo e mi ritrovai in una stanza d'albergo in via Nazionale. Faceva freddo, Roma era umida, la notte fu tra le più solitarie e malinconiche che ricordi. Avevo poco più di trent'anni, una direzione consumata in fretta e già troppi giornali alle spalle. Non chiusi occhio, la mattina dopo ascoltai come ogni giorno la rassegna stampa di Massimo Bordin su Radio Radicale e mi presentai alle 8.00 in punto al portone della redazione romana del Giornale in via dei Due Macelli. Mi accolse la mitica Antonietta, la segretaria di redazione di un quotidiano che oggi non è più quello.
Che la redazione romana del Giornale oggi chiuda, che Massimo Bordin non sia più tra noi e per un calembour del destino la sua morte coincida con il rischio della chiusura di Radio Radicale, ecco, tutta questa dissipazione di cultura, storia, memoria, vita, è un segno dei tempi di ferro e fuoco in cui viviamo. Sono ore buie.
Massimo Bordin è entrato nell'ora senz'ombra. È andato a unirsi a altri amici comuni che fanno parte di una storia irripetibile, un racconto che s'incrocia con quello di Massimo. S'incontrerà con Gianni Pennacchi, inviato, penna brillantissima, eccolo, lo vedo sbucare dalla porta della mia stanza - "a capo, nun me rompe, damme più righe che sto 'a scrive un pezzo che te piacerà" - non riuscivo mai a tagliare i suoi articoli, tracimavano regolarmente, erano cesellati perfettamente, una sublime e perfida sfida al caporedattore, un giornalismo politico colto, raffinato, con una prosa letteraria che non potevi che amare, ammirare. Era il boccone perfetto per Stampa e Regime. "Bordin ha letto stamattina er pezzo su Radio Radicale, hai visto? Te l'avevo detto, capo, che era un articolo che suonava come un violino, fidate der tuo Gianni". Mi sono sempre fidato, Gianni.
Se il pezzo era buono, Bordin lo catturava al volo e ne faceva un cameo in un film che lui sceneggiava con maestria. Nel fruscìo dei giornali, tra nuvole di fumo che immaginavi abbarbicarsi sul microfono, appallottolarsi come fogli di carta sulla scrivania, arrampicarsi sui capelli bianchi di Massimo, tra improvvisi colpi di tosse e definitivi "vabbè" sospesi nell'aria per sottolineare improbabili dichiarazioni politiche, Bordin era la super classifica show del giorno dopo. Se dalle sue labbra non affiorava il tuo nome, se non compariva il sonoro del tuo pezzo, non avevi concluso un fico secco. Il problema non era andare in edicola, la sfida era solo una: finire nella rassegna stampa di Massimo. Pennacchi ne andava pazzo, tutti noi eravamo dipendenti dalla voce di Bordin, appesi come foglie sui rami del suo infallibile giudizio fatto di tabacco, raffreddori invernali e estivi, titoli ritmati, pause che segnalavano lo smarrimento della pagina e del segno, la ricerca di quel ritaglio, sì, proprio quello là che avevamo impaginato male in tipografia e invece per lui era importante, il dettaglio dove s'annida il diavolo insieme all'acquasanta, eccoli, quei salti di prosa che sfondavano l'altoparlante della radio. Non era una rassegna stampa, era il romanzo della politica. Era Stampa e regime, una rotativa acustica che non si fermava mai, neanche con il febbrone. Con quel marchio di fabbrica ogni altra lettura dei giornali alla radio era un esercizio minore, il ronzio di un nido di vespe senza una lingua, un registro, un timbro, una trama e un ordito. Non si poteva imitare, Bordin, si poteva solo imparare e sperare di avvicinarsi a lui, "The Voice".
La voce di Bordin, la sua figura che s'allungava, quelle gambe che a tavola si stiracchiavano alla ricerca di un riposo impossibile, Massimo, che figura. Le sue giacche e camicie portavano il segno delle levatacce, dell'insonnia, le sue cravatte erano il fregio del rispetto di se stessi, tutto quel corpo abitato da un'intelligenza aperta, contrarian, quell'enciclopedia vivente, dio, quanto abbiamo imparato certe notti. Era un uomo pieno d'amore, colmo di una tenerezza che galleggiava nei suoi occhi screziati, aveva degli sguardi che sbocciavano in ricordi, ragionamenti, libelli. Sapeva ascoltare, penso che più di una volta fu magnanimo di fronte alla mia allora ancora troppo acerba esperienza del mondo. Bisogna cadere, per sapere, bisogna soffrire, bisogna saper combattere per le proprie idee. Massimo tutto questo lo conosceva, fu trotzkista, entrò a Radio Città Futura, arrivò a Radio Radicale nel 1979, il direttore era un altro bastian contrario, Lino Jannuzzi. Qui comincia il racconto, il suo corpo a corpo con la storia delle idee e la dura cronaca politica, con Marco Pannella nelle interminabili interviste della domenica, con il suo tenace e razionale spirito di radicale mai prigioniero di un dogma e sempre liberato dal pregiudizio.
Ti osservava con la curiosità dell'Aristotele che ha visto uno strano "animale politico", la sua entomologia partiva dalle emozioni, diventava implacabile sull'uso delle parole, sul linguaggio, sulla sfumatura che coglieva dove tu non la vedevi. Le sue risate contagiose, i suoi silenzi, le serate che finivano con il toscano, qualche brucia budella e via ancora con le discussioni politiche, l'aneddoto su quel congresso politico e quella scissione, i libri, il cinema, fino a notte fonda. Aveva una biblioteca meravigliosa, Massimo. Riviste politiche rarissime, volumi introvabili, il Bric-à-Brac di stagioni politiche che oggi sono una formidabile esperienza, tutto ordinato, classificato, la Santa Barbara del cronista politico, dell'uomo che ha sete di conoscere. Bordin era un radar, attento a tutto quello che si muoveva nell'informazione, ben oltre la carta. Quando ero vicedirettore di Panorama, pubblicai sul mio blog personale, una cosa che leggevano in pochi, un oggetto del web quasi in penombra, una serie di articoli sulla campagna militare di Israele a Gaza nel 2008, l'operazione "Piombo fuso" non aveva un obiettivo chiaro sul piano politico e presentava enormi rischi per l'esercito israeliano. Bordin in diretta a un certo punto, con mia totale sorpresa, cominciò a commentare in radio quelle analisi a puntate. Era onnivoro, macinava libri, riviste, conosceva quella materia trascurata e preziosa chiamata storia.
Flashback, una telefonata preventiva, un bollettino meteo: "Mario, ti ha già chiamato Pannella? Guarda che ti chiamerà...". Era il suo avviso divertito, lui sapeva bene cosa significava avere Pannella in piena al telefono o davanti al microfono. Non smetteva mai di parlare, Marco, e il loro duetto-duello alla radio era un altro di quei momenti che se lo perdevi dovevi recuperarlo, perché in mezzo a qualche ora che appariva sonnambula arrivava l'irregolare, il rumore di piatti, il colpo di genio politico, l'aneddoto e il commento che avresti usato anche anni dopo, una formidabile scuola di politica "on air". S'inventarono di tutto, quei due matti, il rutto libero della peggiore Italia con i microfoni aperti, ore di diretta sulla "lotta non violenta", il partito transnazionale, i crimini di guerra da denunciare, la partitocrazia di ieri e di oggi, le iniziative politiche sagge e pazze, gli accordi e gli epici scazzi, le sigarette andate, le occasioni dissipate, fino alla lite furibonda, alle dimissioni dalla direzione nel 2010, la "rottura insanabile" con Pannella che di insanabile aveva solo una passione totale per Radio Radicale e la politica.
A quelli che oggi liquidano questa storia con disprezzo, sciatteria, cieca partigianeria, solo questo possiamo dire: Massimo Bordin ci ha lasciato tanto, di voi ricorderemo quello che cantava Eugenio Montale: "Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo".
***
Ieri, oggi, domani. Tante battaglie. Quella della contemporaneità è accelerata, globale, intensa come non mai. Mentre a Roma la presunta maggioranza litigava sul finanziamento di Radio Radicale, altrove, tra Parigi, Washington e Torino, si giocava una partita gigantesca, quella dell'industria dell'auto (anche) italiana. La manifattura del settore automotive. Siamo attaccati ancora alla Jeep che fu di Marchionne, la nostra politica è attaccata al tram del nulla. E mentre sul cruscotto dell'automobile francese e italiana il contagiri andava al massimo, in America uno dei giganti del social media, Twitter, prendeva una decisione che sa di cappio per la libertà, la fine della politica decisa da un Ceo della Silicon Valley. Loro non chiudono, chiudono direttamente la politica. Prima facciamo in giro in macchina, poi diamo un'occhiata alla timeline di Twitter. Occhio alla curva. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
06
Fca-Peugeot, via libera alla fusione
La notizia del semaforo verde alla fusione è arrivata ieri sera dal Wall Street Journal. Il consiglio di supervisione del gruppo francese Psa ha dato il via libera. In serata si sono riuniti i consigli d'amministrazione del Lingotto e di Exor. Ecco la nota delle due società: "Il Consiglio di Sorveglianza di Peugeot S.A. e il Consiglio di Amministrazione di Fca hanno concordato all'unanimità di lavorare a una piena aggregazione dei rispettivi business tramite una fusione paritetica (50/50). Entrambi i consigli hanno dato mandato ai rispettivi team di portare a termine le discussioni per raggiungere nelle prossime settimane un Memorandum of Understanding vincolante". Sede in Olanda, quotazione a Milano, Parigi e New York.
Nascerà dalla fusione dei due gruppi un colosso automobilistico di 50 miliardi di dollari, quarto nel mondo con 8,7 milioni di auto vendute, dietro Volkswagen, Toyota e Renault-Nissan-Mitsubishi. Il presidente del gruppo sarà John Elkann e Carlos Tavares sarà l'amministratore delegato. Consiglio d'amministrazione di 11 componenti, 6 saranno di Psa, mentre a FCA ne andranno 5. La creazione di valore è stimata in circa 3,7 miliardi di euro in sinergie annuali a breve termine.
Di Maio e soci fanno la battaglia contro la vita di Radio Radicale, mentre in un luogo remoto, nella realtà della storia dove l'Italia ha deciso da tempo di non esserci, si curva lo spazio della contemporaneità.
07
Un matrimonio con l'ombra cinese
La fusione tra le due case automobilistiche, gli errori (e illusioni) sull'auto elettrica, il calo del mercato di Pechino e la presenza dell'azionista cinese nel gruppo francese. Gianclaudio Torlizzi racconta il risiko delle quattro ruote

di Gianclaudio Torlizzi da Londra
La ballroom del London Marriott Grosvenor Square è gremita. L’edizione di quest’anno della London Metals Exchange dinner, il principale momento di ritrovo dell’anno dei maggiori player mondiali nel settore dei metalli industriali, si preannuncia un po’ meno noiosa del solito. Quest’anno l’ospite di eccezione è l’ex ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis. A pochi minuti dalla fine del lungo discorso di Varoufakis, inizia a circolare sui gruppi Whatsapp dei trader la notizia dell’avvio di nuove trattative di fusione tra Fiat e Peugeot. Per un attimo le preoccupazioni sullo stato dell’economia mondiale sembrano cedere il passo agli interrogativi su cosa comporterebbe il buon esito dell’operazione tra le due case automobilistiche europee. In realtà sono due facce della stessa medaglia. Continua a leggere List.
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La manifattura e l'immaginario, la vita reale e la fiction, il materiale e l'immaginario. Twitter ha fatto una mossa che ci ricorda quanto la democrazia sia oggi in pericolo, è nelle mani di pochi che aprono e chiudono la porta della comunicazione, la manipolano senza controllo, vivi e muori, vinci e perdi con l'algoritmo. Aperto. Chiuso.
08
Twitter mette al bando gli spot politici
Twitter mette al bando gli spot politici sulla sua piattaforma. Jack Dorsey, fondatore e Ceo di Twitter, l'ha messa giù così:

Interessante. Forse troppo. Dorsey dopo anni di elezioni ha fatto una scoperta: la pubblicità sui social media comporta dei rischi e - che rivelazione, cribbio - "può essere utilizzata per influenzare il voto e le vite di milioni" di persone. Perbacco, Dorsey, che fiuto. Dunque siamo al punto in cui un Dorsey s'alza la mattina e decide: niente pubblicità e domani deciderà anche questo sì e questo no. E poi come il buon Zucky di Facebook comincerà ad accarezzare l'idea di farsi un bel partito e magari candidarsi direttamente al posto dei politici che nel frattempo sono stati bannati prima con il divieto di farsi pubblicità e poi con una bella censura sull'account per non meglio precisate idee non conformi agli standard d'utilizzo (quali? c'è un bel comitato etico? a quando un Grande Fratello Globale della Silicon Valley?) e dunque provvediamo noi. Sotto e sopra, c'è la battaglia di America 2020 e alla fine tutte le competizioni elettorali in un mondo iper-connesso. Che si fa, tanto per fare un esempio, con la pubblicità acquistata per esempio dai media che decidono di appoggiare un candidato? Che tipo di pubblicità è quella? E le associazioni che ne sostengono un altro, cosa sono? La politica è una cosa troppo seria per essere lasciata nelle mani dei Ceo con il menù politicamente corretto. La confusione sotto il cielo dei titani della Rete è tale che abbiamo Twitter che mette il cartello vietato e Facebook che dopo aver aperto la porta all'inferno della manipolazione dei dati iora dice che, cielo, bisogna dare voce a tutti. Siamo sotto una caotica dittatura digitale.
Quando la capitalizzazione di mercato di Google è di 869 miliardi di dollari e quella di Apple è di 1.095 miliardi di dollari, tutto è possibile (pensate, due società del Nasdaq che insieme valgono più del prodotto interno lordo dell'Italia, un paese del G7), lo Stato è un'autorità con la pistola ad acqua. Arriveremo presto a fare discussioni - ci siamo - sull'algoritmo classista e razzista, con la pre-crime del "Rapporto di minoranza" di Philip K. Dick che si sta già realizzando nei dipartimenti di polizia americani, tra i servizi segreti di mezzo mondo. Siamo ampiamente oltre la messa in discussione del sistema democratico, siamo al suo quotidiano scardinamento attraverso strumenti di coercizione digitale. Nella società del display, conta quello che vedi sullo schermo, quello che trasmetti e soprattutto quello che non vedi perché non alzi mai la testa.
Così è saltata l'intermediazione, è saltato l'insegnante, è saltata la tradizione, è saltata la scuola, è saltata l'educazione. E naturalmente salta la politica. Viviamo in una sorta di illusione permanente, in una realtà aumentata dove gli spostamenti di comportamenti sono frutto di ondate emozionali dettate sulla bacheca del social media, mentre là fuori interi pezzi di società disconnessa vanno in guerra. La stessa guerra, è capacità di raccogliere dati e trasformarli in arma letale: l'appalto per il cloud computing del Pentagono, chiamato non a caso JEDI, è il più grande del mondo: 10 miliardi di dollari. Vinto da Microsoft, con enorme incazzatura di quello abituato a vincere tutto, il Jeff Bezos fondatore di Amazon. La guerra è dei computer, si combatte via server, il calcolo è la fucilata del robot, il drone che porta la Grande Falciatrice a casa tua, il missile cruise, di precisione, mi raccomando. Il conflitto è software e potenza di calcolo. Polvere da sparo in bit, frammenti di codice che colpiscono obiettivi da videogame. Tutto vero, tutto fiction. E tutto torna, come vedete, "il film" di cui parlava Trump, il missile che polverizza il covo di al Baghdadi. Soldati e computer. Gioca e muori. Azure contro Amazon Web Services. Vai con la prossima schermata. E buona giornata.
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2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
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2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
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2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.