12 Novembre
Non ha scudo
Crisi dell'acciaio. La riunione di Conte con i parlamentari pugliesi del Movimento Cinque Stelle va male per Palazzo Chigi. Barbara Lezzi e i suoi ribadiscono il no all'immunità penale. Il premier in piena campagna mediatica per contrastare la realtà: oggi Arcelor Mittal ha depositato in tribunale il recesso dall'ex Ilva
Che succede? Siamo di fronte a una storia imbarazzante: quella di un primo ministro travolto dalla sua stessa imperizia nel gestire il dossier sull'acciaieria di Taranto. Conte prima ha provato a schivare il problema e scaricare le colpe sugli altri, poi ha dovuto metterci la faccia e ha cominciato a mostrare i suoi limiti, la politica non si improvvisa, a un certo punto ha bisogno del lavoro di un professionista. E Conte non lo è. Non avendo il quid del politico-statista, è finito in loop di comunicazione a vuoto: il premier è presente sui media, solo che la comunicazione made in Casalino lo ha condotto nuovamente nel luogo da cui l'avventura di Conte era partita, il nulla.
Da quando è scoppiata la crisi dell'acciaio, il premier sta cercando di aggrapparsi a tutto e "fare titolo". Durante la conferenza stampa seguita al colpo a vuoto dell'incontro con Mittal dava segni di depressione cosmica e pallore da zombificazione e infatti di fronte ai giornalisti balbettava il nulla; la sera a Porta a Porta, indivanato da Vespa, mentre fuori il barometro segnava tempesta, aveva cercato di farfugliare qualcosa senza avere una sola carta da giocare in mano (anzi ne ha una, minacciare le dimissioni, ma rischia di vedersele accettare, quindi sta buono e parla senza dire nulla); catapultato da Casalino a Taranto, s'è scravattato di fronte agli operai pensando di apparire "easy" e ne è venuto fuori un patatrac mediatico in cui ha ammesso: "Non ho la soluzione in tasca"; un premier di bosco e di riviera, di sopra e di sotto, proiettato ovunque ma in realtà da nessuna parte, un ologramma televisivo. Oggi era prevista la sua presenza a Di Martedì, è saltata l'ennesima intervista per "sopraggiunti impegni istituzionali". In teoria dovrebbe stare "al pezzo", al lavoro a Palazzo Chigi, ma è chiaro...
Che succede? Siamo di fronte a una storia imbarazzante: quella di un primo ministro travolto dalla sua stessa imperizia nel gestire il dossier sull'acciaieria di Taranto. Conte prima ha provato a schivare il problema e scaricare le colpe sugli altri, poi ha dovuto metterci la faccia e ha cominciato a mostrare i suoi limiti, la politica non si improvvisa, a un certo punto ha bisogno del lavoro di un professionista. E Conte non lo è. Non avendo il quid del politico-statista, è finito in loop di comunicazione a vuoto: il premier è presente sui media, solo che la comunicazione made in Casalino lo ha condotto nuovamente nel luogo da cui l'avventura di Conte era partita, il nulla.
Da quando è scoppiata la crisi dell'acciaio, il premier sta cercando di aggrapparsi a tutto e "fare titolo". Durante la conferenza stampa seguita al colpo a vuoto dell'incontro con Mittal dava segni di depressione cosmica e pallore da zombificazione e infatti di fronte ai giornalisti balbettava il nulla; la sera a Porta a Porta, indivanato da Vespa, mentre fuori il barometro segnava tempesta, aveva cercato di farfugliare qualcosa senza avere una sola carta da giocare in mano (anzi ne ha una, minacciare le dimissioni, ma rischia di vedersele accettare, quindi sta buono e parla senza dire nulla); catapultato da Casalino a Taranto, s'è scravattato di fronte agli operai pensando di apparire "easy" e ne è venuto fuori un patatrac mediatico in cui ha ammesso: "Non ho la soluzione in tasca"; un premier di bosco e di riviera, di sopra e di sotto, proiettato ovunque ma in realtà da nessuna parte, un ologramma televisivo. Oggi era prevista la sua presenza a Di Martedì, è saltata l'ennesima intervista per "sopraggiunti impegni istituzionali". In teoria dovrebbe stare "al pezzo", al lavoro a Palazzo Chigi, ma è chiaro a chiunque abbia un tocco di esperienza di governo che Conte è esattamente quel che si vede, uno scatto da Instagram in pochette.
Stritolato dal doppio fronte che si è spalancato con le sue manine in guanti bianchi, Conte mette a segno un capolavoro da guinness dei fiaschi quando prende carta e penna e scrive una lettera ai suoi ministri - una lettera! quando può vederli e parlarci, faccia a faccia - per chiedere loro di fare quello che dovrebbe essere la regola quotidiana: pensare a qualcosa per risolvere la crisi dell'acciaio. Siamo nel campo del banale spacciato per eccezionale. La sortita epistolare in realtà è solo un escamotage per farsi impaginare un titolo da Repubblica che casualmente ha una copia della lettera del Conte. A Palazzo Chigi pensano evidentemente sia una grande trovata di marketing politico, in realtà sul piano sia della comunicazione che del fatto istituzionale siamo di fronte al certificato di un fallimento. Titolo a tutto pagina, da conflitto mondiale: "Cari ministri, tutti per Taranto". Il testo è quello di un soggetto che s'aggrappa a formule per riempire lo spazio vuoto, dunque ecco riapparire "il cantiere Taranto", un Ufo che era apparso la prima volta sulle labbra di Conte durante la conferenza con Angela Merkel. "Cantiere Taranto", cribbio. Suona bene. Non significa un fico secco, ma quanta scena che fa. Siamo di fronte a un capo di governo - quindi colui che ha in mano lo scettro del potere esecutivo, quello che decide - che scrive lettere con il tono di un Winston Churchill da "L'ora più buia", dove in realtà è luminosissima solo la vanità. Non c'è né Churchill né Gary Oldman, c'è inesorabilmente Conte. E si vede.
A mezzogiorno lo statista con nessun precedente da statista ha un ruggito istituzionale e convoca per giovedì alle 18 una riunione di tutta la maggioranza. Oggetto: la legge di Bilancio. L'altro masso di kryptonite che sta fiaccando il governo. Ci saranno tutti, dunque per ora abbiamo una certezza espressa con una definizione tecnica alla quale non possiamo sottrarci: sarà un gran casino. La delegazione sarà composta da ministri, sottosegretari, capi delegazione dei partiti, capigruppo, presidenti di commissione e capigruppo in commissione. Mai visto niente del genere. Siamo tranquilli, la situazione è grave ma non seria. Mentre si fanno le convocazioni ai ministri per il ritiro pre-partita di Bilancio, giungono gli squilli di tromba dell'incontro avuto dal premier con i parlamentari pugliesi dei Cinque Stelle che non vogliono dire sì allo scudo penale per Arcelor Mittal: è andato male. Barbara Lezzi e i suoi no-scudisti hanno detto che non lo voteranno mai. In calendario è previsto un Consiglio dei ministri per giovedì e senza immunità penale la soluzione con Mittal per ora non c'è.
Nel frattempo, in un luogo remoto e parallelo - il mondo reale - quello dove si fanno atti concreti, accade questo: i legali di Arcelor Mittal hanno depositato al Tribunale civile di Milano l'atto di citazione per il recesso del contratto di affitto e successivo acquisto dell'ex-Ilva. L'addio ora è ufficiale. La realtà, puntuale, inesorabile, onesta. È la fine? No, si tratta, ma la posizione di forza è quella dell'impresa perché il governo con la cancellazione dello scudo penale ha modificato il contratto. Il negoziato si fa con Arcelor Mittal che detta le condizioni e vede quanto può reggere il gioco un governo appeso al filo e un primo ministro che non ha carte da giocare sul tavolo, è un bluff che si vede subito.
Post scriptum. Naturalmente domani un incontro tra il governo e Arcelor Mittal non ci sarà.
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10. Limitazione di responsabilità
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10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
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o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
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