6 Gennaio

Sanchez non dormirà sonni tranquilli

Al via il governo tra i socialisti e Podemos, Pablo Iglesias sarà un alleato fedele (finché gli converrà e potrà), emerge una forte opposizione (e concorrenza) a destra tra Casado e Abascal. Maite Carpio fa un viaggio nell'oggi e domani della Spagna

di Maite Carpio

Pedro Sanchez riuscirà finalmente a farsi investire domani come nuovo primo ministro del governo spagnolo, anche se i numeri sono strettissimi - speriamo nessuno sbagli tasto o si faccia venire il raffreddore nella seconda votazione che prevede la maggioranza semplice - ma la strada della prossima legislatura si presenta davvero in salita. In questi giorni di dibattito parlamentare, Sanchez ha dovuto fare giochi di prestigio. Si è presentato davanti alla Camera con un mucchio - perfettamente ordinato - di fogli scritti (una sola facciata, doppio spazio, che spreco!) e ha esordito dicendo che “Spagna no se va a romper”, poi, per più di due ore, ha provato - senza successo - a convincere un’opposizione agguerritissima con un ottimismo rarefatto.

Due grandi scogli nella sua performance: il primo, l’accordo siglato con Unidas Podemos, il partito di sinistra di Pablo Iglesias, che segna la road map della prossima azione di governo intorno a quattro punti cardinali:

1) Una riforma economica e del lavoro concertata con le parti sociali (ma non hanno i numeri per farla passare in Parlamento per cui è stata rimandata al 2021) che prevede l’aumento del salario minimo e un nuovo statuto dei lavoratori; 

2) Una legge per l’emergenza climatica e la transizione energetica; 

3) Politiche femministe più efficienti per raggiungere l’uguaglianza di genere;

4) Azioni urgenti per risolvere la gravissima questione della Spagna vuota, un'altra emergenza territoriale.

Altre misure prioritarie per Sanchez sono una nuova legge per la Scienza e la tassazione dei beni immobiliari della Chiesa, ma questo era il MacGuffin del suo discorso, l’arma di distrazione di Alfred Hitchcock che funziona sempre, infatti si sono scatenate le ire dell’inferno. 

Un passaggio costituzionale obbligato, ma non una passeggiata, ricordiamo infatti che è lo stesso Sanchez che pochi mesi fa ha chiamato il paese alle urne...


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