12 Gennaio
L'Iran, il regime, la piazza e la rivoluzione quotidiana
Studenti di nuovo in strada stamattina, i giornali criticano il regime e chiedono le dimissioni della nomenclatura. La guida suprema Ali Khamenei contestata duramente. Un governo spietato, un popolo che cerca libertà e dignità. La cronaca e le note di viaggio di Maite Carpio, la protesta che si vede e i piccoli grandi atti di coraggio della vita di ogni giorno
L'eliminazione del generale Soleimani con uno strike via drone americano a Baghdad, il blitz iraniano contro la base aerea degli Stati Uniti in Iraq, l'abbattimento con un missile di un Boeing 737 sui cieli di Teheran, le bugie doppie e triple del regime sui (non) morti nel blitz in Iraq e sull'esplosione del volo della Ukraine Airlines, la clamorosa ammissione - "lo abbiamo abbattuto noi" - dopo tre giorni di menzogne, le nuove sanzioni americane, la protesta in piazza nelle città iraniane contro le falsità e la violenta repressione degli Ayatollah e, stamattina, le prime pagine dei giornali iraniani contro la nomenklatura del governo. L'Iran è in una fase di cambiamento accelerato. Oltre quello visibile, c'è un Iran sottotraccia, silente, quotidiano, fatto di piccoli gesti e grandi eroismi ignoti. Quello che racconta Maite Carpio in questo secondo appuntamento con le note di un viaggio in un luogo che è ancora la Grande Persia e sempre meno l'Iran della rivoluzione del 1979. Buona lettura.
di Maite Carpio
Il bazar di Kerman ha appena aperto i battenti, un labirinto più ordinato di quanto uno sguardo occidentale si possa aspettare, dove la dignità regna sovrana in mezzo al fiume di vita che ti travolge. Seduta in un angoletto, senza disturbare nessuno, c'è una bambina (tra i 9 o i 10 anni, non di più) che ha davanti a sé una bilancia malandata con la quale intende guadagnarsi la giornata. Due grandi occhi neri e un sorriso irresistibile provano a convincerti all’impossibile, salire su quello strano marchingegno per misurare quello che non vorresti sapere per niente al mondo. Se le offri i soldi per cercare di evitare l’imbarazzo, lei rifiuta e insiste amorevole per farti compiere un rituale al quale tiene davvero. Basta salire sull’aggeggio per farla contenta (tanto i numeri della bilancia non solo non si vedono,...
L'eliminazione del generale Soleimani con uno strike via drone americano a Baghdad, il blitz iraniano contro la base aerea degli Stati Uniti in Iraq, l'abbattimento con un missile di un Boeing 737 sui cieli di Teheran, le bugie doppie e triple del regime sui (non) morti nel blitz in Iraq e sull'esplosione del volo della Ukraine Airlines, la clamorosa ammissione - "lo abbiamo abbattuto noi" - dopo tre giorni di menzogne, le nuove sanzioni americane, la protesta in piazza nelle città iraniane contro le falsità e la violenta repressione degli Ayatollah e, stamattina, le prime pagine dei giornali iraniani contro la nomenklatura del governo. L'Iran è in una fase di cambiamento accelerato. Oltre quello visibile, c'è un Iran sottotraccia, silente, quotidiano, fatto di piccoli gesti e grandi eroismi ignoti. Quello che racconta Maite Carpio in questo secondo appuntamento con le note di un viaggio in un luogo che è ancora la Grande Persia e sempre meno l'Iran della rivoluzione del 1979. Buona lettura.
di Maite Carpio
Il bazar di Kerman ha appena aperto i battenti, un labirinto più ordinato di quanto uno sguardo occidentale si possa aspettare, dove la dignità regna sovrana in mezzo al fiume di vita che ti travolge. Seduta in un angoletto, senza disturbare nessuno, c'è una bambina (tra i 9 o i 10 anni, non di più) che ha davanti a sé una bilancia malandata con la quale intende guadagnarsi la giornata. Due grandi occhi neri e un sorriso irresistibile provano a convincerti all’impossibile, salire su quello strano marchingegno per misurare quello che non vorresti sapere per niente al mondo. Se le offri i soldi per cercare di evitare l’imbarazzo, lei rifiuta e insiste amorevole per farti compiere un rituale al quale tiene davvero. Basta salire sull’aggeggio per farla contenta (tanto i numeri della bilancia non solo non si vedono, non si capiscono nemmeno). Non chiede l’elemosina, trova un senso dignitoso per far sì che la vita non sia solo disperata.
La gratitudine del suo sguardo, per una complicità non scontata, mi riempie il cuore. Non sapevamo ancora che da lì a poco sarebbe stato sepolto, a poca distanza da lei e dalla casa della sua famiglia, il corpo del generale Qassem Soleimani, figlio prediletto di Kerman, ucciso dai missili americani di Trump, il presidente che ha dato l’ordine mentre giocava a golf nel suo resort della Florida. Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato al funerale, commozione e rabbia erano tali che sono morte almeno 40 persone durante la cerimonia, schiacciate da una folla incontenibile. Il regime degli ayatollah doveva per forza dare una risposta. Sono 40 anni che sottomettono un intero popolo raccontando che gli americani sono “Satana” - l’isolamento è la condizione necessaria per esercitare la tirannia in santa pace - e lo costringono a subire le pesanti sanzioni di Trump che naturalmente sono loro a pagare in prima persona.
Il generale Soleimani, era la figura più alta di "Sepah Pasdaran", i Guardiani della rivoluzione, all’inizio uno degli uomini più vicino a Khamenei, ma nelle strade della sua città si dice che con il tempo era diventato molto potente in Medio Oriente e non più controllabile dal Regime. Come risposta all'uccisione di uno dei suoi generali e per far tacere le voci all'interno del paese, il governo iraniano ha bombardato due basi militari americane in Iraq, ma per evitare danni irreparabili, si è assicurato che iracheni e americani fossero informati in tempo per potersi mettersi al sicuro. Se questo fosse un film, alla fine del secondo tempo scopriremmo che si erano messi d’accordo e che dietro le dichiarazioni da statista del magnate di New York non c'erano altro che i termini di questo accordo. Ma siamo nella vita reale e forse la situazione è più complessa. Si tratta sempre del Medio Oriente.
A qualche chilometro di distanza, a Esfahan, una delle città più belle e raffinate del mondo, una popolazione fatta fondamentalmente da giovani, prova a sfidare la tirannia del regime a modo suo. Sotto lo sguardo sorpreso dei passanti, tre amici, due ragazze e un ragazzo, provano a fotografarsi imitando una sessione di Vanity Fair mentre ostentano tatuaggi che sono proibiti, come lo è quello che stano facendo. Lo sanno per cui la performance s'interrompe rapidamente, prima che arrivi la polizia a riportare l’ordine. Chiamano alla preghiera e la Moschea del Venerdì, di una bellezza sconvolgente, si riempie di gente che si incontra per pregare.
Tra le viuzze del bazar lì vicino, dietro il bancone di un piccolissimo negozio di musica, dove si vendono ancora le cassette di 30 anni fa, una giovane ragazza suona con talento un sitar persiano inondando i pochi metri che la circondano con l’emozione della sua musica. Il regime proibisce alle donne - ancora oggi - di suonare uno strumento musicale, in pubblico e anche in privato. Ma lei è lì, con tutta la sua grazia, per esprimere la propria arte e sfidare divieti assurdi.
Uno vorrebbe pensare che una nuova rivoluzione sia vicina e che questo popolo dignitoso ce la farà a ribaltare un regime che lo soffoca, con il quale ha dovuto imparare a convivere. Ma non sarà facile, è una dittatura ferrea e spietata. L’aumento del 300% del prezzo della benzina ha provocato una rivolta popolare, duramente repressa, che è costata la vita a 1.500 persone. Non si sa quanti siano stati arrestati, ma il carcere iraniano non è decisamente un posto consigliabile. Naturalmente hanno bloccato internet e per più di dieci giorni, non c'era modo di accedere a nessuna notizia che non fosse quella della televisione ufficiale.
Ma a Esfahan, il regno delle piccionaie, l’informazione si trasmette come tra gli uccelli migratori. La risposta della gente alla sfacciata manipolazione del racconto degli ultimi eventi - dopo tre giorni di impacciate smentite hanno dovuto ammettere di aver abbattuto un volo civile dell'Ucraina che trasportava anche passeggeri iraniani - è stata contundente. Ieri sera c'è stata una manifestazione vicino all'universita di Amir Kabir, a Teheran, gli studenti chiedevano il cambio del regime ma la protesta è stata duramente soffocata. Stamattina gli studenti sono tornati in piazza, davanti all'Università Beheshit, a Teheran, all'università di Damghan, nel nord dell'Iran e all'università di Isfahan, lanciano slogan contro il regime e il capo supremo, Ali Khamenei: "Le Guardie della rivoluzione uccidono e la Guida suprema li appoggia".
La gente è molto arrabbiata e qualcosa dovrà cambiare all’interno del governo. Sicuramente è arrivato il momento di sostituire qualche personaggio chiave della nomenclatura, addirittura potrebbe essere il capo supremo Ali Khamenei, tra i più conservatori del regime, a dover fare un passo indietro. Infatti, pure i giornali iraniani, come Etemad, considerato riformista, si sono azzardati ad aprire la prima pagina di oggi con questo titolo: “Chiedere scusa, rassegnare le dimissioni”. "Imperdonabile", invece ha scritto il quotidiano governativo 'Iran', che ha pubblicato tutti i nomi di coloro che sono morti nel disastro dell'aereo ucraino. 'Kayhan', portavoce dell’ala più dura del regime, ha aperto invece con gli "ordini severi" dell'ayatollah Ali Khamenei, per ristabilire la verità sul "doloroso incidente aereo". Impensabile qualche mese fa.
L’intervento di Trump per uccidere Soleimani e i suoi fastidiosi tweet (ha minacciato di colpire i luoghi della cultura persiana!) non hanno fatto bene al movimento di contestazione che già era cresciuto in Iran prima della crisi, ma nonostante l’arroganza del magnate di Manhattan, gli iraniani sono arrivati a un punto di svolta, qualcosa sta cambiando. Trump ha minacciato di inasprire le sanzioni e le condizioni dell’embargo, se riuscirà a mantenere la parola - non e la sua specialità - saranno le famiglie iraniane già tanto provate a pagare il prezzo più alto. La rappresaglia americana potrebbe, paradossalmente, aiutare a esasperare gli animi e incentivare le proteste. Questo popolo sofferente sa bene, come lo sappiamo noi, che da nessuna parte “ce la raccontano giusta” ed è arrivato il momento, anche qui, di gridarlo in piazza.
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pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.