14 Gennaio
Il generale che non ha obbedito a Putin
Non è una pace per la Libia. Così Khalifa Haftar ha complicato i piani dello zar (e di Erdogan) per la spartizione. Al fianco di Gheddafi, poi nemico del Colonnello, vecchia conoscenza della Cia, storia di Haftar. L'Italia a Tripoli? Con i turchi muore subito, con la Russia muore lentamente
Che succede? Il generale Khalifa Haftar è un tipo scartavetrato e imprevedibile, ecco quello che succede. Tutti nel vederlo arrivare a Mosca, incolbaccato, con quei baffi da prussiano traslocato in Cirenaica, pronto con la pistola nella fondina adiscutere il piano di pace per la Libia, tutti hanno pensato: è fatta, firmerà la tregua e quella volpe siberiana di Vladimir Putin incasserà - ancora una volta, diavolo - un grande successo diplomatico e l'influenza permanente di Mosca sulla Libia. E invece...
01
Il generale che ha detto no a Putin
Il generale Khalifa Haftar e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov (Foto Ansa)La sceneggiatura a volte scarta quando meno te l'aspetti, la penna fa balzi felini, la mente disegna la mossa del cavallo e ti lascia così, fermo sul posto, mentre in una storia d'amore lui che sembra perduto si rianima e scappa dalla maledizione sicura (Rhett Butler che molla Rossella in Via col vento) lasciando un finale aperto, un "domani è un altro giorno" che in guerra significa un'altra battaglia, colpi d'artiglieria, calcoli e azzardo. Khalifa Haftar non ha firmato l'accordo apparecchiato da Erdogan e Putin per una semplice, inesorabile ragione: non è un accordo per la Libia, è un accordo per Ankara e Mosca che nulla ha a che fare con Tripoli e Tobruk, con le tende nel deserto del Fezzan, i pozzi di petrolio e le buche nel deserto al confine con terre battute dai predoni. Khalifa Haftar non è uno senza storia come Fayez Al Serraj, uno che non ha mai sparato un colpo. Haftar è uomo sanguigno (e sanguinario), uno con la biografia forgiata nell'officina della guerra del deserto. Non ha firmato l'accordo, ha detto che ha bisogno di tempo, secondo Al Arabiya non vuole la mediazione turca, chiede a Mosca una commissione dell'Onu per...
Che succede? Il generale Khalifa Haftar è un tipo scartavetrato e imprevedibile, ecco quello che succede. Tutti nel vederlo arrivare a Mosca, incolbaccato, con quei baffi da prussiano traslocato in Cirenaica, pronto con la pistola nella fondina adiscutere il piano di pace per la Libia, tutti hanno pensato: è fatta, firmerà la tregua e quella volpe siberiana di Vladimir Putin incasserà - ancora una volta, diavolo - un grande successo diplomatico e l'influenza permanente di Mosca sulla Libia. E invece...
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Il generale che ha detto no a Putin
Il generale Khalifa Haftar e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov (Foto Ansa)La sceneggiatura a volte scarta quando meno te l'aspetti, la penna fa balzi felini, la mente disegna la mossa del cavallo e ti lascia così, fermo sul posto, mentre in una storia d'amore lui che sembra perduto si rianima e scappa dalla maledizione sicura (Rhett Butler che molla Rossella in Via col vento) lasciando un finale aperto, un "domani è un altro giorno" che in guerra significa un'altra battaglia, colpi d'artiglieria, calcoli e azzardo. Khalifa Haftar non ha firmato l'accordo apparecchiato da Erdogan e Putin per una semplice, inesorabile ragione: non è un accordo per la Libia, è un accordo per Ankara e Mosca che nulla ha a che fare con Tripoli e Tobruk, con le tende nel deserto del Fezzan, i pozzi di petrolio e le buche nel deserto al confine con terre battute dai predoni. Khalifa Haftar non è uno senza storia come Fayez Al Serraj, uno che non ha mai sparato un colpo. Haftar è uomo sanguigno (e sanguinario), uno con la biografia forgiata nell'officina della guerra del deserto. Non ha firmato l'accordo, ha detto che ha bisogno di tempo, secondo Al Arabiya non vuole la mediazione turca, chiede a Mosca una commissione dell'Onu per monitorare il cessate il fuoco e sì, perbacco, ha accettato l'invito della Germania e il 19 gennaio andrà a Berlino alla conferenza sulla Libia e guarderà tutti negli occhi, uno a uno per fissarne bene l'immagine e ricordare che quella non è una pace per la Libia.
La sceneggiatura ha strambato, un colpo di vento, una tempesta di sabbia, Khalifa Haftar, l'uomo sfuggito al colpo di falce della morte più volte, il combattente della guerra dei pick up in Ciad con il Colonello Gheddafi, dice no e lascia Putin con il pugno stretto e la mano vuota. Niente vittoria, Vladimir, arriverà, ma non così in fretta, il generale non ha macinato rabbia e sabbia per niente, la Libia non è la sterminata steppa siberiana, il permafrost che ti entra umido e letale nelle vene, qui il paesaggio è arido, il covo di scorpioni e serpenti, il Regno di Khalifa Haftar. Chi è l'uomo che ha beffato lo zar per un tempo piccolo e infinito?
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Khalifa, l'amico (e il nemico) di Gheddafi
Khalifa Haftar è una vecchia conoscenza degli Stati Uniti, è stato per vent’anni in Virginia, a un tiro di schioppo da Langley, sede della Cia, ma è certamente un caso, come era sempre un caso che James Bond fosse inglese, guidasse una Aston Martin truccata e sapesse sparare. Di lui si conoscono molte cose vere e false, come tutte le figure che si agitano in guerra e comandano eserciti è avvolto in un gioco di fumo e specchi. Una cosa è certa, dopo vent'anni di strano esilio in America, a un tiro di Kalashnikov dal bosco delle spie, lo ritroviamo nel 2011 nell'elemento naturale degli scorpioni, la sabbia del deserto, comandante dei ribelli anti-Gheddafi e già in lotta per diventare il leader della rivolta contro il Colonnello. Haftar è una figura che gioca con le sceneggiature dei colpi di stato, un carattere perfetto per un film come Dogs Of War, i mastini della guerra, pellicola con un sulfureo Christopher Walken tratto da un pirotecnico romanzo di un maestro del genere, Frederick Forsyth. La vita di Haftar non ha bisogno di rimandi da cinematografati, è una pellicola esplosiva. Il generale è il protagonista della campagna militare di Gheddafi in Chad sul finire degli anni Ottanta, chiamata "la guerra delle Toyota" (ricorda qualcosa? Isis non ha inventato nulla, il pick up giapponese era il mezzo già da allora più usato dai miliziani per spostarsi nel deserto), le cose vanno male, viene sconfitto, abbandonato da Muammar al suo destino e fatto prigioniero. Poteva marcire in una prigione in Chad ma, in uno di quei salti nel buio della sua biografia, improvvisamente riesce a fuggire (viene liberato dalla Cia o dai francesi, dicono) e prontamente diventa anti-gheddafiano. Naturalmente Haftar non si limita a pensare di fare qualcosa contro Gheddafi. Lo fa. Tanto che nei documenti americani del 1996 già figura come leader dell'ala militare del Movimento Libico per il Cambiamento e la Riforma, il principale gruppo di opposizione al regime del Colonnello. In un covo di serpenti, Khalifa è la mangusta. Rapido, armato di denti taglienti, corazzato. Gheddafi però è il leone del deserto, imprendibile dai nemici, spietato con i nemici. Non è tempo per Khalifa che va a trovare il tempo per la vendetta in America.
L'appuntamento tra i due amici-nemici è solo rinviato. Haftar finisce nel bosco (Langley) e riappare nel deserto (Libia) quando Gheddafi deve cadere. Siamo nel 2011. Khalifa ha il supporto della Cia e del servizio segreto francese, ha reclutato una banda di assassini ben addestrata, fa il training delle milizie anti-gheddafiani, organizza la logistica, un'altra guerra delle Toyota, stavolta contro il suo campo di un tempo, Muammar Gheddafi. La strategia di Haftar è chiara: muovere da Est verso Ovest, da Bengasi a Tripoli, ma la situazione non volge del tutto a suo favore, la Libia è piena di forze islamiste, clan, tribù, tutti armati, letali, gelosi del loro pezzo di deserto. Haftar rimanda l'espansione, combatte gli islamisti, ottiene l'appoggio del presidente egiziano Al Sisi quando Morsi e la Fratellanza Musulmana al Cairo finiscono in disgrazia per incapacità di governo dell'economia, quando Mosca manda i suoi cacciabombardieri e le sue truppe speciali in Siria, per lui si apre anche la scacchiera di Putin e Lavrov, sale sulla portaerei russa Ammiraglio Kutnesov, firma intese, conquista e perde e riconquista i pozzi della Mezzaluna petrolifera, fa terra bruciata intorno alle poche e disorganizzate forze dell'esercito di Serraj, non digerisce il governo sponsorizzato dall'Onu, mantiene il parlamento di Tobruk sul chi vive e in fondo, sotto e anche sopra, spera che quel baffone, Serraj, cada. Haftar è questo: un self made man della guerra, un rivoluzionario che comincia conto terzi ma finisce sempre in proprio.
Haftar in fondo è come Gheddafi. E' il deserto. E' nato nel 1943 a Agedabia, a circa 150 chilometri da Bengasi. Qui è nato il piccolo Haftar, qui è morto il generale italiano Giuseppe Tellera nella Seconda guerra mondiale, dopo la ritirata delle truppe italiane da Tobruk. Segni e disegni del destino, echi di un passato che non torna ma fa sentire il suo vento caldo. Il deserto. La Libia. La sua immensità. Khalifa come Muammar si sposta, si nasconde, si eclissa, risorge, tramonta. E' un militare, un guerriero. Gheddafi spostava la sua tenda, eludeva i cruise americani cambiando destinazione, luogo, era un senza fissa dimora, un berbero, un uomo nomade con il cuore a Sirte, dove morì in quella tragedia che è stata la rivoluzione della Libia. Haftar come Gheddafi conosce la potenza del suolo, della terra, dei confini, la forza naturale e inesorabile della geografia.
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L'uomo bianco e un affare che è degli arabi
Vladimir Putin sul Mar Nero, a bordo dell'incrociatore Maresciallo Ustinov, insieme all'ammiraglio Nikolai Yevmenov (Foto Ansa)Come stanno le cose? In Libia le cose dovevano andare secondo i piani di Erdogan e Putin, ma i due hanno fatto i loro calcoli senza considerare un dettaglio: loro, in Libia, sono l'uomo bianco. Non sono arabi e la Libia resta un affare che devono risolvere gli arabi.
Si può anche andare a morire oggi e domani per la Libia, il problema è solo uno: chi ha l'esercito per fare la guerra? I turchi, senza alcun dubbio, hanno fatto allenamento nel mattatoio siriano, non sono stati granché veloci quando si è trattato di invadere la Siria del Nord e Putin li ha fregati andando con l'esercito di Assad a proteggere le città curde, ma l'esercito di Erdogan è grande (il secondo della Nato), armato fino ai denti, pronto a subire perdite perché in guerra si muore. Chi ha altro può andare a combattere in Libia? L'Egitto, non ci sono dubbi, ha gli uomini, i suoi servizi segreti sono efficienti e spietati, lasciare alla Turchia il controllo di Tripoli al presidente Sisi toglie il sonno perché l'accordo con Ankara non è un problema di terra ma di mare, Erdogan gioca la partita del Mediterraneo Orientale e lo fa contro l'Egitto dei grandi giacimenti di petrolio e gas sul delta del Nilo e a Nord Est, verso Cipro, dove emerge il gigante del Mediterraneo, il gas di Zohr. L'Egitto può combattere, è un pezzo che sulla scacchiera può muoversi. E poi? Quando c'è guerra pensare di escludere i russi è impossibile, di dritto o di rovescio quelli di Mosca partecipano alla caccia. Con chi? L'alleanza è una sequenza precisa con interessi diversi ma convergenti su un punto chiave, non bisogna far entrare i turchi in Libia: Egitto, Russia, Francia, Israele, Arabia Saudita, Emirati Arabi, sono questi i paesi che la compongono. Troppo diversi e addirittura nemici in non pochi casi? Vero, ma la logica ferrea dell'amico-nemico qui è superata da tempo: i turchi sono avversari in Libia (in apparenza) e alleati nel gas. I rapporti di forza, poi, sono chiari: Putin ha il vantaggio della grande potenza anche se, come abbiamo visto nel caso di Haftar, non basta affatto. I russi hanno tutto quello che serve per vincere la guerra e arrivare al cuore di Tripoli. Ma lo vogliono davvero? L'Arabia Saudita non riesce a uscire neppure dalle sabbie mobili dello Yemen, dunque di ruolo militare di Riad non se ne vede l'ombra, mentre gli Emirati Arabi non hanno la forza. Chi resta? Ah, l'Italia, cribbio. Oggi il premier Conte ha detto che non esclude l'invio dei militari italiani: "Nell'ambito della conferenza di Berlino, non escludiamo l'invio di militari italiani, in condizioni di sicurezza, in Libia. È ancora presto per parlarne". Siamo all'improvvisazione totale, si fanno ipotesi di piani militari come se si trattasse del campionato di calcio.
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L'Italia? Con i turchi siamo morti subito, con i russi lentamente
Libia, che fare? La riunione dei capigruppo di maggioranza e opposizione a Palazzo Chigi (Foto Ansa)Sintesi: l'Italia è finita in un guaio grosso e non ha la classe politica in grado di muoversi secondo dimensioni e regole del gioco. Conte si gioca la carta sul piano interno, fa quello che ha in mano le sorti del Paese, riunisce governo-maggioranza e opposizione in serata (il vertice a Palazzo Chigi è finito poco dopo le 22.00) e non ne esce fuori un fico secco perché non è Conte a decidere, ma la riunione serve a mostrare che si fa qualcosa e c'è chi abbocca all'amo. Dichiarazione in puro linguaggio contiano:
Non siamo sicuri, allo stato, che arriveremo a Berlino con una tregua formalmente sottoscritta. L'importante, comunque, e' che si arrivi con un "cessate-il-fuoco" sostanziale. In queste settimane e in questi giorni ho sentito Putin due volte e ho incontrato Erdogan e Al Sisi e ho mantenuto un costante contatto con gli altri leader europei. Stiamo lavorando con la massima concentrazione e determinazione per rafforzare il ruolo dell'Ue quale migliore garanzia per un futuro autonomo e indipendente della Libia, privo di ingerenze esterne. Allo stesso tempo rimane fondamentale la consultazione con gli Stati Uniti, utile anche per un efficace coordinamento in vista della conferenza di Berlino.
Cosa ha detto? Nulla. Non si sa cosa vogliamo, non si sa con chi stiamo, non si sa cosa facciamo. Applausi.
Una fonte tripla A del titolare ha descritto con grande efficacia la situazione: "Con i turchi, siamo morti subito; con i russi, si muore lentamente. Ma si muore". Soluzioni? Dovremmo provare a prendere tempo, lavorare per far saltare la conferenza in Germania, non cascare in un format diplomatico costruito apposta per consegnare a Erdogan e Putin la Libia, vedere cosa succede dopo. Forse è troppo tardi, Conte si pavoneggia da statista ma non ha alcuna strategia per difendere l'interesse nazionale, si preoccupa del suo vantaggio personale nella partita contro Di Maio per scalare il Movimento Cinque Stelle. L'interesse nazionale è una cosa concreta, controllo del Mediterraneo, sicurezza, commercio, energia, prima di tutto le infrastrutture petrolifere di Eni che costituiscono la nostra unica salvezza allo strozzamento energetico da parte della Russia. Matteo Renzi tra i politici italiani è quello che fa l'analisi più giusta sul tema:
Se la Turchia diventa il punto di riferimento in Libia, e' un passo indietro pazzesco per l'immigrazione, l'economia e gli interessi italiani legati al petrolio. Non tutti ricordano che Erdogan, un paio di anni fa, ha fatto bloccare gli investimenti dell'Eni a Cipro, mandando delle navi da guerra. La Turchia non può diventare leader in Libia.
Senza il petrolio libico, se Putin chiude il rubinetto siamo messi fuori gioco, siamo in uno scenario di piena insicurezza energetica. A Berlino della Libia non importa un fico secco, la Cancelliera ha un accordo con Putin per costruire il gasdotto North Stream 2, il Sud Europa è una zavorra. Che fare? is sarebbe chiesto a questo punto il compagno Lenin. Dobbiamo allungare il brodo, tessere filo, tenere fuori i turchi dalla Libia.
***
C'è altro? Manca un aggiornamento sull'altra crisi parallela, una notizia radioattiva dall'Iran.
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Notizia radioattiva dall'Iran
L'intelligence dell'esercito israeliano ha scoperto che "l'Iran avrà sufficiente uranio arricchito per produrre un ordigno nucleare entro la fine dell'anno". E poi? C'è sempre il solito problema, la bomba va miniaturizzata e poi piazzata su un missile. Tutto questo l'Iran ancora non lo ha, ma abbiamo la Corea del Nord che alla fine è seduta al club nucleare.
L'Iran è talmente in crisi che le preghiere del venerdì saranno guidate dalla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei. Succede solo nei periodi di grande difficoltà: nel 2009, durante le proteste contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla guida del Paese; per la "primavera araba" del 2011. Otto anni dopo, un'altra crisi. Alla fine, consumati dalle bugie e dai morti che hanno sulla coscienza, cadranno.
C'è altro da vedere? Sì, l'ultimo dibattito delle primarie dei democratici prima del voto in Iowa previsto il 3 febbraio.
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Primarie dem, il dibattito dopo lo strike di Trump
Diretta sulla Cnn, in scena tra poco vanno l'ex vice presidente Joe Biden; l'ex sindaco di South Bend, Pete Buttigieg; la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, il senatore del Vermont Bernie Sanders e la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, infine il milionario Tom Steyer. Spunti di lettura probabili:
1) Neanche un nero sul palco, tutti bianchi, uno strano esito per il partito che aveva fatto della diversità il suo mantra.
2) Sarà molto interessante vedere quanto a sinistra si sposteranno i candidati dem. Più vanno a sinistra, più Trump fa passi avanti verso la riconferma alla Casa Bianca.
3) Biden e Warren sono arrivati ai materassi, Joe ha detto a Elizabeth che non vincerà mai le presidenziali perché è donna (apriti cielo, Biden ha smentito);
4) l'ex golfista di Obama (Biden) sarà il bersaglio di nonno Sanders che gli rinfaccerà il sì alla missione in Iraq nel 2002 (fu uno dei 77 senatori favorevoli) alla luce delle tensioni con l'Iran;
5) Lei avrebbe dato l'ordine di uccidere Soleimani o no? Questa è la domanda che aleggerà per tutta la serata.
È lo spettacolo di America 2020, stiamo per andare a vederlo. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo. Buonanotte (per chi dorme).
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2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.