21 Gennaio

In Libia tutto è deciso, niente è decisivo

La tregua sulla carta che non c'è a Tripoli, le interferenze esterne che non sono solo della Turchia. Una lezione di guerra e pace che viene dai tempi di Bismarck. Anche allora l'Italia seguiva una politica estera che non voleva scontrarsi con nessuno. E finì per danneggiare se stessa

In Libia la vulgata è che vi sia "l'interferenza esterna" della Turchia, ma sul campo ci sono varie forze che giocano la loro partita ad alto potenziale esplosivo. Due esempi vengono dalla cronaca di oggi. Il primo lo ha fornito il premier del governo di Tripoli, Fayez al Serraj, in un'intervista a Al Jazeera, la tv del Qatar, dove critica gli Emirati per la loro "interferenza nel conflitto libico". Dice Serraj: "Gli Emirati non confinano direttamente con la Libia e questo ci interroga sui motivi e sugli obiettivi della sua presenza sul nostro territorio". Il governo di Abu Dhabi considerato il principale sostenitore del generale Khalifa Haftar. Il secondo esempio viene sempre da fonti del governo di Tripoli che afferma:  "La Francia sta bloccando l'emissione di una dichiarazione congiunta dei paesi occidentali che condanna la chiusura di porti e giacimenti petroliferi e chiede che siano riaperti immediatamente. Pertanto, i paesi rilasceranno dichiarazioni individuali che esprimono la loro posizione. Sembra che i sostenitori del criminale Haftar siano ancora nelle loro posizioni dopo la dichiarazione di Berlino". Domanda sul taccuino: come si fa la pace? Si fa con chi fa la guerra. E la storia ha una lezione dimenticata per l'Italia. 

di Marco Patricelli

Sulla carta è tutto a posto. Sulla carta, appunto. In pratica a Berlino si è sancito quello che si sapeva già, incartandolo però con i fiocchetti e i lustrini dell’accordo internazionale sulle sorti della Libia. Tutto deciso, niente di decisivo. Non è la prima assurdità della storia della diplomazia questa che è maturata in Germania, dove i contendenti a mano armata,  il presidente Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj e il generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar,  non si limitano a guardarsi in cagnesco, ma proprio non si guardano affatto, considerando che al tavolo delle trattative non si sono neppure seduti e parlano solo di sponda, per triangolazione....


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