Che succede? Le Renziadi continuano e andranno avanti ancora per un bel po'. Stamattina il senatore Renzi ha detto che ha chiesto un incontro a Conte per la prossima settimana, Conte ieri ha scelto il silenzio, ma oggi risponde: "Io sono sempre disponibile, la mia porta è sempre stata aperta e sarà aperta, sicuramente ci vedremo la settimana prossima". Din don, chi è? Sono Matteo... no, non quello del citofono, sono l'altro, stai sereno. Dunquei due si vedranno e questa dovrebbe passare pure per la notizia.
Siamo dentro una fiction che serve a perdere tempo per prendere tempo, prima di arrivare al finale di non si sa che cosa, un "bevi qualcosa Pedro" in loop, un vai e vieni che (non) è noia cristallina, ennui, passi perduti in Place des Vosges, la più sublime e languida decadence. Perbacco, qui è del tutto assente il fascino letterario dei poeti francesi, il simbolismo, manca quel retrogusto liquoroso e quel tocco di Dracula di Bram Stoker sceneggiato da Francis Ford Coppola (la magnifica scena del Conte Dracula che versa - e non beve -l'assenzio, il liquido dove abita la "fatina verde", per Mina, il suo amore). Qui manca proprio l'eleganza, quel tocco di cattiveria con il merletto, qui siamo a Trivial.
Il tempo lungo della crisi è dettato dalle comparsate in studio con il bravo presentatore, in fondo è questo il nuovo/vecchio metodo del prendere l'avversario per stanchezza e finirlo in un bagno di sceneggiatone con la trama sgangherata, che non torna, piena di buchi, una storia in cui l'unica cosa che emerge chiaramente è che qualcuno s'è fottuto il bottino nella distrazione generale. Un tempo si facevano le riunioni fiume delle segreterie dei partiti, si usciva molto dopo l'alba e aveva perso quello che s'era addormentato sul tavolo. Oggi viene tutto anticipato dalla televisione. Fiction. Faction.
Così eccoci tutti di fronte a un'estenuante serie di puntate dove non succede quasi mai niente, la politica italiana, poi, figuriamoci. Se volete azione, guardate Homeland (Ossignore, siamo alla sesta stagione con Carrie Mathison che non ti fa prendere sonno e ormai te la sogni in riunione), se volete la commedia, il parlamento del Belpaese offre ancora buoni spunti. È ridotta così tutta la politica, qui e altrove, il modello del prime time televisivo ha incasinato tutto lo show, ma il livello, quello resta pur sempre qualche tacca avanti, suvvia.
01
Nevada, Bloomberg scopre il deserto
Prendete l'America, fate un giro di giostra, vedrete pezzi di Broadway mischiati a Hollywood, ci sono caratteri in ogni caso eccezionali, quel Bernie Sanders, socialista da un milione (di dollari) che sono un granello di sabbia nella macchina del denaro americana, in quella dei Trump, dei Bezos e naturalmente dei Bloomberg, ma quel nonno del Vermont ha il fisico del profeta, agita le mani, sorride, s'è visto ballare dopo aver subito un'operazione al cuore, è un vecchio che ha una terra promessa e naturalmente non può promettere un fico secco perché la sua utopia è davvero un'utopia. Abbiamo visto un dibattito ieri sulle primarie del Nevada che era una rappresentazione dove se ci metti i nostri viene giù il palco. Per la tristezza. Elizabeth Warren s'è magnata er miliardario, lo ha spolpato vivo, Bloomberg. Lo ha prima rosolato tirando fuori un pezzo da manuale del MeToo applicato alla campagna politica americana, poi lo ha impiattato con un numero da The Color of Money, il colore - e l'odore - dei soldi, che sono davvero troppi per un candidato solo. Perfino Trump prende a sportellate "Mini Mike" Bloomberg sull'eccesso di denaro. Su Realclearpolitics c'era un pezzo preveggente, l'altro ieri: "I soldi non compreranno mai la performance in un dibattito tv". Così è andata, ci sono i soldi, tantissimi (un miliardo di dollari!) ma se Bloomberg è quello che abbiamo visto in tv, non riuscirà mai a battere Trump perché inesorabilmente non riuscirà mai a battere prima Sanders. Bloomberg in Nevada ha scoperto il deserto (il suo).
L'arzillo senatore del Vermont è in testa nei sondaggi, guadagna consensi e secondo la simulazione di Five Thirty Eight per ora è quello che vincerà e avrà la maggioranza dei delegati per la nomination:
Bloomberg ha preso schiaffi da tutti. Quando non ha lui il telecomando, la faccenda cambia. La televisione incrocia le armi con il cinema e naturalmente la Rete, i new media, fate Tik Tok e altre cose che un bel giorno si riveleranno quel che sono: niente. Tutto il mondo è paese, la democrazia ha imprigionato se stessa nel vuotismo del brand, del format, delle pubbliche relazioni, del marketing.
02
Grasso su Renzi, la terza camera di Vespa (e un po' di List)
È la dimensione nuova/vecchia della contemporaneità, gli elementi sono compressi e accelerati, la politica è comunicazione e la comunicazione è politica. Il mix dei mezzi tradizionali e dei social, tempo registrato in televisione che diventa tempo reale sulle agenzie di stampa, l'era della sofa tv e della pop politics. Pietro Grasso, ex presidente del Senato, capogruppo di LeU, ieri è intervenuto in aula a Palazzo Madama su questi temi e lo stato di pre-crisi della maggioranza, il caso Renzi. Un quadro interessante (forse troppo), la testimonianza dell'incrocio tra i fini (la politica) e i mezzi (i canali del giornalismo oggi). Tra Grasso, Renzi, Cicerone, Shakespeare e Porta a Porta, c'è anche List (troppa grazia). Quello che segue è il testo stenografato dell'intervento di Grasso al Senato. Buona lettura.
È stato quindi un vero teatro dell'assurdo quello a cui ho non solo assistito, ma, per ovvie ragioni e mio malgrado, persino partecipato nella giornata di ieri. Non è stato di certo il primo e temo non sarà neanche l'ultimo. La necessità di alzare un polverone prescindendo dal merito è solo una buona arma per riempire le pagine dei giornali e soprattutto gli spazi televisivi, dal momento che per alcuni questo sembra essere il parametro più importante dell'azione politica. Affronteremo con la calma di Cicerone l'abuso della nostra pazienza, finché sarà possibile però: «Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?».
La sensazione che quest'Assemblea venga usata come trailer di partecipazioni a importanti trasmissioni televisive, infatti, non è peregrina leggendo i giornali di oggi e seguendo le agenzie di oggi pomeriggio e stasera. Ma questa è l'Assemblea del Parlamento e, per quanto la terza camera di «Porta a Porta» sia rilevante - e non lo discuto - le istituzioni democratiche a mio parere lo sono di più e pretendono più rispetto. Lo dico soprattutto a chi, invece di essere qui, ha magari finito di registrare l'epocale intervista foriera di annunci eclatanti. (Commenti del senatore Cucca).
Ho presieduto quest'Assemblea e non posso che condannare manovre utili solo a dimostrare di poter bloccare a piacimento i lavori parlamentari, ancora più assurde quando provengono dalla maggioranza. Aggiornando Shakespeare, se - come pare - siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sondaggi, i numeri impietosamente indicano che questo tipo di guerriglia non è la strada per aumentare i consensi. Lo dico da appartenente a una componente del Gruppo Misto che sta comodamente tutta in un selfie. Non intendo dare lezioni a nessuno, ma per rispetto nei confronti di quest'Assemblea offro un consiglio: si faccia chiarezza una volta per tutte, si decida se e come mettere in condizione questa maggioranza di lavorare per trasformare in atti parlamentari e di Governo quel programma che ci ha accomunato a settembre e che viene approfondito in questi giorni nei tavoli convocati dal presidente Conte. Come ha ben scritto stamattina Mario Sechi nel suo «List»: «Non succede niente ma si prepara il tutto, che potrebbe tranquillamente finire in niente». Fine della citazione.
Che sia tutto o niente, ma purché sia qualcosa di definitivo e purché sia presto. Non abbiamo ulteriore tempo da perdere. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU e M5S).
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Per sapere, per capire come funzionano le Renziadi, bisogna (ri)leggere le due puntate precedenti.
03
Le Renziadi
Il leader di Italia Viva va a Porta a Porta e fa partire la raffica di penultimatum: sfiducia a Bonafede, via il reddito di cittadinanza, se ci vogliono cacciare devono dircelo, serve l'elezione diretta del premier, dobbiamo verificare se andare avanti oppure no. Gli alleati-avversari fanno muro, Conte prende tempo. Il prossimo episodio? Sarà quello dei numeri in Parlamento

Che succede? Quello che tutti davano per finito, proprio finito non è, segno che nella vita bisogna sempre applicare il principio di precauzione, soprattutto se si maneggia materiale fissile come l'isotopo Renzi 2020. Il senatore di Scandicci sarà anche uno che non scalda più il popolo, ma di certo sa come fondere ad altissima temperatura la poltrona di Giuseppe Conte. Con più pazienza di quel che si immagini, le parole sono rapide, ma il fuoco è lento. La politica è sempre quella dei penultimatum. Parola chiave: logoramento. Arma d'ordinanza: la clava. Stato d'animo: furioso. Non è l'Orlando dell'Ariosto, non è sublime letteratura, siamo tra i cartoon, si ride, gli Antenati. E in ogni caso questi oggi sono i Giochi del Palazzo: le Renziadi. Continua a leggere l'articolo su List.
04
Il gioco di Renzi e il pallottoliere di Conte
Renzi è un animale politico a sangue caldo che dà il meglio quando ha il freezer endovena. Oggi aveva il ghiaccio alla giusta temperatura e s'è visto. Per la prima volta da parecchio tempo abbiamo vissuto una giornata parlamentare divertente. Mentre la maggioranza "contista" si dava un gran daffare per mostrare i bicipiti dei "responsabili", mentre il cervello di Zingaretti (Bettini) si esibiva in ragionamenti di geometria euclidea applicata alla politica con allargamenti vari e campi progressisti (sembrano un trattato di elettromagnetismo), mentre il tavolo di Palazzo Chigi sul programma sfornava cose tanto remote da evocare una tovaglia a quadretti bianchi e rossi della Festa dell'Unità dei primi anni Novanta (il conflitto d'interessi! E Berlusconi che praticamente non c'è più), mentre Conte rassicurava il volgo dicendo che bisogna "proseguire con questo spirito, sempre orientati a perseguire il bene comune, dando risposte concrete al Paese", mentre il governo apparecchiava niente meno che il futuro, a Trastevere, in una serata romana che sapeva di glicine e primavera, con la fioritura in anticipo e i ghiacci polari in pieno scioglimento, è accaduto un fatto che interessa i naturalisti del Palazzo, direttamente dalle vette del Pakistan si è palesata la creatura delle nevi più temuta, il leader del trekking parlamentare, l'uomo dello slalom in alta quota: il senatore Renzi. Continua a leggere l'articolo su List.
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C'è altro? Sì, il conto del coronavirus per le compagnie aree dell'area del Pacifico. Che botta.
05
Il conto del coronavirus per le compagnie aeree
Il conto? 27,8 miliardi di dollari per le compagnie aeree della zona Asia-Pacifico, di cui 12,8 miliardi di dollari nel solo mercato interno cinese. Queste sono le stime della crisi del coronavirus fatte dall'International Air Transport Association (Iata). Il calo netto nell'intera regione del numero di passeggeri rispetto al 2019 sarà dell'8,2 per cento nel 2020. "In questo scenario, ciò si tradurrebbe in una perdita di ricavi di 27,8 miliardi di dollari nel 2020 per i vettori della regione", dice il comunicato di Iata. Cose reali, altro che chiacchiere davanti alla telecamera. Tutti giù per terra. Come Air Italy.
06
Air Italy e l'illusionismo volante
Concordato? No, i soci vogliono proprio la liquidazione della compagnia. Air Italy ha chiuso e tutti i piani del governo, della Regione Sardegna, dei sindacati sono un gioco d'illusionismo volante. Abbiamo già consigliato su List di non fare voli pindarici, ma la tentazione di prendere il volo con le ali di cera è grande, in Italia pare sia considerato intelligente continuare a precipitare. E si vede. Così dall'incontro di oggi a Roma non è venuto fuori niente alla fine, visto il rincorrersi delle voci, è piovuto in serata un comunicato di Qatar Airways dal tono netto, definitivo: non c'è nessuna lettera firmata dal'amministratore delegato della compagnia e "non c'è più interesse da parte di Qatar Airways a investire in Air Italy perché l'impegno della società era legato al business plan approvato con l'azionista di maggioranza Alisarda". The Final Cut (sì, dodicesimo album dei Pink Floyd). E ora? Procedura d'emergenza per la continuità territoriale sullo scalo di Olbia, bisogna garantire i voli su Milano e Roma. La realtà è in pista, il resto è volo virtuale, ma non trasporta passeggeri, solo utopie.
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Che facciamo? L'abbiamo citato, stasera andiamo a Porta a Porta. Il maggiordomo non serve Gin Martini. Che tristezza. A più tardi.