22 Febbraio
Due morti, tre problemi: fonte, diffusione, comunicazione
Coronavirus. Due decessi in poche ore, l'Italia è il paese europeo con più infetti. Il problema del "paziente zero" in Lombardia (negativo al test) e in Veneto (non sappiamo chi è). C'è grande confusione nella comunicazione delle autorità. Anche l'Iran e la Corea del Sud hanno un problema invisibile
La crisi del coronavirus corre. Siamo a due morti in Italia in poco più di 24 ore. Il totale dei casi accertati è a quota 34. Dopo la morte del 78 enne in Veneto ieri notte, stamattina in Lombardia è deceduta una donna, era ricoverata con la polmonite, potrebbe essere la seconda vittima italiana del Coronavirus. Gli elementi di collegamento con il coronavirus ci sono, ma la certezza non c'è, la donna era stata sottoposta al test del coronavirus e l'esito lo avremo più tardi.
Obiettivo delle autorità: identificare la fonte dell'infezione e limitare la diffusione del virus. Nel caso di Lodi c'è un sospetto paziente zero,
Avvertenza: le cifre sui casi in Italia hanno cominciato a ballare perché tra il ministero della Sanità e le Regioni non c'è coordinamento sulla comunicazione. Il governo dà i casi accertati, le Regioni comunicano indipendentemente, i dati così escono disallineati. Un modesto consiglio: trovino un modo di parlarsi e dare cifre coerenti e sincronizzate. Così stamattina la cifra ufficiale dei casi finora accertati diverge a seconda della fonte. Non c'è criterio comune: la Protezione civile, il ministero, le Regioni, vanno avanti in rigoroso disordine sparso.
Domanda sul taccuino: ma quanti sono? Lavoro di ricostruzione incrociando le fonti: siamo a quota 34 casi accertati, 28 sono in Lombardia (con un decesso), tre in Veneto (con un decesso) a cui aggiungiamo i già noti da tempo 3 casi del Lazio. Dovremo certamente aggiornare e allineare di nuovo i dati. Troppa confusione. È tanto vero quel che scriviamo che pochi minuti fa (ore 11:48), il presidente della Regione Veneto ha aggiunto altri dati: 7 nuovi contagiati, tra questi compaiono anche i familiari dei primi due contagiati e altri residenti nel comune di Vo' Euganeo (Padova). A quanto siamo? In teoria a quota 41 casi, ma il conto lo aggiorneremo più...
La crisi del coronavirus corre. Siamo a due morti in Italia in poco più di 24 ore. Il totale dei casi accertati è a quota 34. Dopo la morte del 78 enne in Veneto ieri notte, stamattina in Lombardia è deceduta una donna, era ricoverata con la polmonite, potrebbe essere la seconda vittima italiana del Coronavirus. Gli elementi di collegamento con il coronavirus ci sono, ma la certezza non c'è, la donna era stata sottoposta al test del coronavirus e l'esito lo avremo più tardi.
Obiettivo delle autorità: identificare la fonte dell'infezione e limitare la diffusione del virus. Nel caso di Lodi c'è un sospetto paziente zero,
Avvertenza: le cifre sui casi in Italia hanno cominciato a ballare perché tra il ministero della Sanità e le Regioni non c'è coordinamento sulla comunicazione. Il governo dà i casi accertati, le Regioni comunicano indipendentemente, i dati così escono disallineati. Un modesto consiglio: trovino un modo di parlarsi e dare cifre coerenti e sincronizzate. Così stamattina la cifra ufficiale dei casi finora accertati diverge a seconda della fonte. Non c'è criterio comune: la Protezione civile, il ministero, le Regioni, vanno avanti in rigoroso disordine sparso.
Domanda sul taccuino: ma quanti sono? Lavoro di ricostruzione incrociando le fonti: siamo a quota 34 casi accertati, 28 sono in Lombardia (con un decesso), tre in Veneto (con un decesso) a cui aggiungiamo i già noti da tempo 3 casi del Lazio. Dovremo certamente aggiornare e allineare di nuovo i dati. Troppa confusione. È tanto vero quel che scriviamo che pochi minuti fa (ore 11:48), il presidente della Regione Veneto ha aggiunto altri dati: 7 nuovi contagiati, tra questi compaiono anche i familiari dei primi due contagiati e altri residenti nel comune di Vo' Euganeo (Padova). A quanto siamo? In teoria a quota 41 casi, ma il conto lo aggiorneremo più tardi, dopo aver incrociato le fonti e con la speranza che questo cortocircuito della comunicazione finisca presto.
Siamo alla "fase 2" dell'epidemia di coronavirus in Italia. I casi non sono più importati, ma sono di circolazione locale. Per ora sono circoscritti in una sola zona. Da questo momento entriamo in uno sceanario di contenimento interno e non più solo alle frontiere.
Nella notte, la prima vittima italiana. È Adriano Trevisan, 78 anni, uno dei due contagiati ricoverati all'ospedale di Monselice, in Veneto. Era originario di Vo' Euganeo. Un nuovo caso è stato segnalato a Cremona. Oggi ci sarà un'altra riunione d'urgenza della protezione civile con il premier Giuseppe Conte.
È in prognosi riservata il 38enne ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Codogno. Le condizioni sono stabili. La moglie e un conoscente (che presenta i sintomi di una polmonite)sono ricoverati all'ospedale Sacco di Milano, centro di riferimento per le epidemie, i casi sono confermati e sono in isolamento. Il conoscente praticava attività sportiva con il 38 enne. La signora contagiata è incinta di 8 mesi, è un'insegnante, è in aspettativa e non ha avuto contatti con gli alunni.
In dieci comuni della Lombardia, Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d'Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano, un'area con 50 mila persone, sono state prese delle misure di contenimento: permanenza domiciliare "obbligatoria", sospensione delle manifestazioni pubbliche, chiusura di attività commerciali, sportive e scolastiche. Restano attive le altre misure già adottate: l'obbligo di quarantena "fiduciaria" per chi torna dalla Cina, e sorveglianza attiva per chi è stato nelle aree a rischio, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie al rientro in Italia. Sono pronte per la quarantena due caserme della Difesa a Milano e Piacenza con 180 posti.
L'Arma dei Carabinieri sta inviando un contingente di rinforzo di 80 uomini a Lodi, preventivamente istruiti ed equipaggiati per l'emergenza Coronavirus. In arrivo anche un ambulatorio mobile e supporto medico per il personale impiegato.
È in corso la ricostruzione tutti i contatti avuti dai soggetti contagiati, la rete di rapporti, l'elenco dei conoscenti. La Difesa è già coinvolta nell'individuazione di una struttura per la quarantena, potrebbero essere ricoverate molte decine di persone, i primi accertamenti davano una lista di 60 individui, ma il numero è destinato a crescere in maniera esponenziale, sono decine e decine di persone che hanno frequentato i contagiati.
Sorpresa. Quello che sembrava il "paziente zero" del focolaio di coronavirus in Lombardia, è risultato negativo al contagio. Il caso si complica perché siamo di fronte a un paziente asintomatico. Ammessso sia lui il soggetto che ha innescato il contagio.
Il ministero della Salute ha emanato disposizioni sulla quarantena "fiduciaria", cioè su base volontaria, per chi torna da un viaggio in Cina negli ultimi 14 giorni e "sorveglianza attiva" per chi è stato nelle aree a rischio. Siamo in una fase nuova.
01
Una fase nuova del contagio

II professor Walter Ricciardi, intervistato dall'Agi, spiega perché questo caso è diverso da tutti gli altri: "Non è una buona notizia, è il primo caso di contagio secondario generato nel nostro Paese. È probabile che qualcuno venendo dalla Cina gli abbia trasmesso il virus. Si è quindi messo in moto un meccanismo di generazione di casi secondari che auspicavamo non arrivasse, ma ce lo aspettavamo". Secondo Ricciardi la Regione Lombardia ha fatto subito quel che era necessario: "La Regione ha avviato un'accurata inchiesta epidemiologica per individuare tutte le persone entrate in contatto con l'ammalato e verificarne la positività o negatività al virus nCoV-2019, con la finalità di bloccare un eventuale contagio. Ripeto, comunque, che non si tratta di una buona notizia e che l'emergenza non si risolverà nelle prossime settimane, durerà mesi". Ricciardi conferma quanto scriviamo fin dall'inizio della crisi: i casi coronavirus in Cina sono "largamente sottostimati", sono veritieri solo quelli diffusi dai paesi europei.
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani di Roma, spiega perché siamo in una nuova fase: "I casi segnalati in Lombardia sono i primi che si sono verificati sul territorio italiano e ci fanno entrare in una fase nuova. Per la prima volta siamo passati da casi di importazione a casi di circolazione locale del virus".
Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, avvisa: "Ci aspettiamo in Italia altri casi da nuovo coronavirus, non lo si può negare: nessuno può escludere che nuovi casi possano verificarsi anche in altre zone. La priorità è individuare subito i focolai".
L'azione urgente è quella di circoscrivere subito l'area dell'epidemia. Roberto Speranza, ministro della Sanità, lo dice a chiare lettere: "Abbiamo preparato un piano che ha chiaramente delle immediate scelte, che riguardano il territorio che è stato circoscritto, perché l'obiettivo essenziale è quello di circoscrivere quest'area, trattenerlo in una specifica area geografica". Evitare la diffusione. Come si fa? Servono misure d'emergenza, entrano in gioco gli equilibri dei diritti costituzionali (libertà di movimento, salute, etc.) siamo già nel campo dello "stato d'eccezione"?
"La pandemia si sta esaurendo". Questo era il mantra delle ultime 48 ore. Qui su List abbiamo sempre detto che bisogna(va) essere prudenti, per motivi in fondo facili da intuire:
- Il regime cinese non è stato chiaro sull'epidemia fin dall'inizio (ricorderemo i fatti tra qualche riga);
- Ancora non sappiamo il veicolo d'origine, dove è nato il virus e chi lo ha trasportato e poi trasmesso all'uomo;
- Isolare un paese di 1,4 miliardi di abitanti è impossibile, le falle sono ovunque;
- Il comportamento del virus non è ancora noto al cento per cento (quanto è lungo il periodo di incubazione? quanto resiste e rimane attivo sulle superfici? cosa accadrà in estate?);
- I viaggi della business community mondiale in Cina sono ancora più che possibili, sono facili.
Che facciamo? Il giro del mondo. Seguiamo le impronte del virus.
02
Voto e virus in Iran

Elezioni con il coronavirus in Iran. Bollettino: cinque morti e 28 contagiati. La diffusione del virus in Iran è in rapido aumento. Oggi l'Iran ha segnalato un altro morto e 10 nuovi casi di contagio. "Abbiamo 10 nuovi casi confermati", ha detto il portavoce del ministero della salute Kianoush Jahanpour. Dei nuovi 10 contagi, 8 sono stati registrati a Qom e 2 a Teheran. I casi sospetti nel Paese, ha dichiarato Jahanpur, sono in tutto 785.
Attenzione alla Corea del Sud. Oggi sono stati segnalati dalle autorità altri 87 casi di coronavirus, il totale è a quota 433. Nelle ultime 24 ore sono stati accertati 229 nuovi casi. Decine di nuove infezioni sono legate alla Chiesa di Gesù Shincheonji, a Daegu. Il sindaco della quarta città del Paese, con 2,5 milioni di abitanti, ha detto che 135 membri della congregazione hanno i sintomi del virus, mentre sono in corso le ricerche di altre 57 persone. Daegu e Cheongdo sono state designate "zone di attenzione speciale". Il premier sudcoreano Chung Sye-kyun ha parlato di "emergenza".
Pechino passa i suoi guai, sono 38 i casi di contagio nel centro della capitale cinese. Il centro dell'epidemia è in un ospedale: contagiati 8 membri del personale medico, 9 addetti delle pulizie e 19 pazienti del Fuxing Hospital, scrive il Global Times. Per numero di casi per chilometro quadrato il distretto è secondo solo Wuhan per "densità di infezione".
***
Per sapere, per capire, bisogna riannodare i fatti. Facciamo il recap con l'archivio di List. Bisogna andare dove tutto è cominciato, in Cina. Tra la bugia e la verità. Dove non c'è la libertà.
03
Il coronavirus e la macchina del potere di Xi

L'Assemblea nazionale del Popolo è stata rinviata. Era prevista all'inizio di marzo, resta sospesa in aria. Un terzo dei legislatori è rappresentato da funzionari del governo locale che lavorano per contrastare la diffusione del coronavirus, è il commento ufficiale di Zang Tiewie, un portavoce dell'assemblea. Il motivo reale è un altro: radunare a Pechino 8 mila persone provenienti da varie parti del paese in questo momento è un'operazione ad alto rischio, il contagio è dietro l'angolo. La Cina è in emergenza, Xi Jinping deve conservare il potere. Il problema riguarda la capacità del paese di tornare a produrre a pieno ritmo, questo è il punto. Xi può mantenere facilmente lo scettro solo se le condizioni del popolo non peggiorano sul piano sanitario e economico. Il tema non è il container, ma la catena della produzione. È una partita gigantesca.
04
Esercito, propaganda, finanza
Xi Jinping muove tre leve: esercito, propaganda, finanza.
1) L'esercito mantiene l'ordine nella metropoli in isolamento. Abbiamo visto sui social che non usano le buone maniere, i provvedimenti adottati sono durissimi, ci sono immagini eloquenti sulla segregazione della popolazione. L'isolamento è da qualche giorno diventato più severo, un'altra città della provincia dell'Hubei, Xiaogan, a 70 chilometri da Wuhan, 4,8 milioni di abitanti, è in lock down totale, chi viola i divieti verrà arrestato. Vietata la circolazione a tutti i mezzi, tranne quelli speciali e per attività di prima necessità. Chiusi gli esercizi commerciali che non sono necessari.
2) La propaganda è collaudata, ma ha finito per procurare danni e conseguenze inattese, come vedremo. L'immagine è quella del leader che affronta il male invisibile, del paese che conduce un'eroica battaglia. Se qualcuno deve pagare, saranno i dirigenti locali, "corrotti" o "negligenti". Le epurazioni nella provincia di Hubei sono già partite.
3) La finanza serve a dare continui segnali ai mercati internazionali che tutto è sotto controllo, che c'è fiducia, e la crescita cinese dopo un rallentamento nel primo trimestre tornerà a correre. Xi usa la catapulta del denaro. Così stamattina la Bank of China ha iniettato nel sistema 100 miliardi di yuan di liquidità e ridotto il tasso sui prestiti a medio termine "medium term facility", mossa che dovrebbe condurre giovedì prossimo a un taglio del tasso preferenziale sui prestiti. Xi cerca di iniettare fiducia sulla capacità del governo di mettere un argine agli effetti collaterali del coronavirus. La Borsa di Shangai vola a + 2,28 per cento, le Borse europee hanno risposto bene, i futures degli indici americani sono positivi. Per ora, la strategia di Xi funziona.

Il regime sapeva almeno da fine dicembre della gravità dell'epidemia. Vediamo di ricostruire questi delicati passaggi, è in questo momento che si decide la parabola di questa storia. Tutto è nell'origine, l'inizio della malattia e la risposta del regime cinese.
05
Il discorso di Xi al Politburo
Il 7 gennaio Xi parla ai membri del Politburo, dunque è informato nel dettaglio in anticipo, tanto da affermare che si tratta di un'emergenza grave. La sua mossa serve a scaricare la colpa sui dirigenti locali della provincia di Hubei, la negligenza è loro non del vertice. Ma quella che nella testa di Xi doveva sembrare un'operazione di "glasnost", di trasparenza, diventa un boomerang, un atto d'accusa contro lo stesso Xi che pur sapendo ha lasciato che in periferia il coronavirus non fosse trattato come un caso di chiaro e imminente pericolo. Secondo copione consolidato, sono scattate le epurazioni nel partito. Che cosa è successo? Facciamo un recap usando varie nostre fonti e un articolo puntuale di Lancet, serve a vedere come il regime autoritario abbia fallito nel contrasto all'epidemia.
- L'Organizzazione mondiale della Sanità viene avvisata dell'esistenza di un nuovo virus a Wuhan il 31 dicembre del 2019. Non ci sono indicazioni sulla gravità della situazione.
- Dopo la conferma della trasmissione tra esseri umani, le autorità cinesi isolano Wuhan e gli altri centri della provincia di Hubei, circa 60 milioni di persone (l'intera popolazione italiana) vengono messe in lock down, nessuno può entrare e uscire dalla città.
- I festeggiamenti per il capodanno cinese a Pechino vengono annullati, gli spostamenti subiscono ulteriori restrizioni.
- Due ospedali da mille posti ciascuno vengono costruiti nel giro di due settimane.
Alcune operazioni sono possibili solo per un regime autoritario. Questo induce più di qualcuno a sostenere che nel contrasto di una crisi come quella del coronavirus le dittature abbiano un vantaggio. Sicuri? Bisogna sempre avere prudenza e pazienza.
06
I buchi della risposta cinese
Con il trascorrere dei giorni, la progressione dell'epidemia ha mostrato un'altra faccia della medaglia.
- Fin dall'inizio di dicembre circolavano rumors sulla presenza di un nuovo virus. Il giovane medico Li Wenliang e altri 7 colleghi lanciano l'allarme, ma vengono accusati di procurare allarme sociale, fermati e interrogati dalla polizia, invitati a ritrattare. Il regime è impegnato a negare l'evidenza. Il 30 dicembre, con l'epidemia che ormai avanza, Wenliang avvisa i suoi ex colleghi di corso su Wechat sull'esistenza di un virus sconosciuto.
- Pechino censura le notizie sul virus pubblicate sui social media, l'operazione cortina fumogena è totale fino al 20 gennaio (ricordate questa data), quando la diga non tiene più e il governo è costretto a cambiare linea.
- Le autorità di Wuhan per gran parte del mese di gennaio non danno alcuna notizia sulla trasmissione da uomo a uomo che invece era già un fatto chiaro.
- La quarantena della città di Wuhan scatta solo il 23 gennaio, nel frattempo 5 milioni di abitanti hanno lasciato la città per il capodanno cinese.
- Gli Stati Uniti di fronte al dilagare dell'epidemia si dichiarano delusi per la mancanza di trasparenza del governo cinese.
- Le autorità sanitarie cinesi qualche giorno fa hanno cambiato i criteri di diagnosi del coronavirus, morti e contagiati si sono moltiplicati. In un lampo tutte le stime che si facevano sulla progressione e la mortalità del virus non sono più valide.
Conclusione? Dove non c'è libertà, censura e bugia diventano un ostacolo per una rapida e efficace risposta nell'emergenza sanitaria.
07
Il sistema che controlla e perde tempo
Prendete il calendario e fate un esercizio di memoria.
- Le autorità cinesi avvisano l'Oms sull'esistenza del nuovo coronavirus il 31 dicembre. Sono in grave ritardo.
- Il 20 gennaio la Cina cambia strategia, non nega più l'esistenza dell'emergenza. Il ritardo si accumula.
- Solo dopo tre giorni, il 23 gennaio, Wuhan e le metropoli della provincia di Hubei vengono isolate. Il lock down ha un buco in partenza: 5 milioni di abitanti di Wuhan sono fuori dai confini della zona di quarantena.Sono in viaggio.Uno straordinario veicolo dell'infezione.
Cosa è fuori controllo? Tutto (guardate le immagini che corrono sui social, sono impressionanti), ma soprattutto il tempo di reazione. Xi Jinping parla davanti al Politburo del Partito comunista il 7 gennaio, ben 13 giorni prima del cambio di rotta (e si capisce benissimo che se Xi parla il 7 gennaio, significa che il governo ha informazioni affidabili almeno fin da fine dicembre, forse anche prima). Il presidente cinese, 16 giorni prima della decisione di mettere in quarantena la popolazione di Wuhan, conosce la gravità della situazione e dà istruzioni ai dirigenti del partito:
Durante la riunione del Comitato permanente del Politburo, il 7 gennaio, ho formulato richieste per contenere l'epidemia. Il 20 gennaio ho dato istruzioni speciali per prevenire e tenere sotto controllo l'epidemia e ho detto che dobbiamo prestare molta attenzione.
Tutta la macchina del partito unico si è mossa con impressionante lentezza. A cominciare dal vertice, Xi Jinping. La storia parte dalla casa dell'Imperatore. E arriva fino a noi. Il mondo è piccolo e affollato. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.