23 Febbraio

Il coronavirus cala la maschera

Stop al Carnevale a Venezia, chiude la Scala a Milano. Due simboli dell'Italia, della sua creatività e gioia di vivere, in ritirata di fronte al coronavirus. La psicosi e la realtà, la scienza e lo spavento. Marco Patricelli indaga sulla storia dell'epidemia in un paese che passa dal senso eccessivo di sicurezza alla paura irrazionale

I contagiati dal coronavirus in Italia sono 155; il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha fermato i festeggiamenti del Carnevale di Venezia e tutte le altre manifestazioni pubbliche; 10 paesi della Lombardia e 1 uno del Veneto sono in quarantena; scuole e università sono state chiuse in Veneto, Lombardia e Emilia Romagna; il numero di contagiati in Italia ha superato quelli Hong Kong e siamo vicini al terzo posto che è occupato dal Giappone; non c'è traccia di alcun paziente zero in Lombardia e Veneto; le industrie temono un calo netto della produzione; il Teatro alla Scala ha sospeso l'attività. Prevenzione e paura, politica e medicina, questa è la crisi del coronavirus.

di Marco Patricelli

Pure il Re Carnevale abbassa lo scettro e cede il passo all'invisibile virus più coronato di lui e più temibile d'ogni altro tiranno sulla terra e  sul mare. Se Venezia abdica al ruolo di umbilicus mundi del divertimento in maschera, significa che più che l'epidemia poté la psicosi. Oltre ogni norma di prevenzione, igiene e profilassi, è ormai scattato il bombardamento di informazione, controinformazione e superinformazione che spinge la gente a starsene in casa, come se la porta o il chiavistello potessero sbarrare il passo al subdolo microscopico infettante che viene dalla Cina e non conosce frontiere.

Proprio il Paese sterminato e di storia plurimillenaria, rivelato all'Occidente da un veneziano, Marco Polo, il quale stupì i contemporanei con le mirabilia provenienti dalla via che lui stesso aveva aperto. Erano talmente tante che le enumerò come "Il Milione", memorie strabilianti  raccolte in carcere a Palazzo San Giorgio a Genova da Rustichello da Pisa, attorno al 1298. Era stato chiamato in un primo tempo "Le divisement du monde", e oggi che il mondo continua a stupire, non sempre in senso positivo, all'improvviso ci si accorge che è...


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