27 Febbraio
Trump non isola l'Italia che si è auto-isolata
Come si affronta una crisi? Una lezione dal presidente americano che non blocca i viaggi con il nostro paese, attende i numeri della Cina, rassicura e prepara il piano per il coronavirus. Primi rientri sulla Terra, Sala chiede di riaprire Milano. Come e perché l'Italia è arrivata a questo punto?
La commedia italiana si sta consumando con morti, contagiati e un paese che si vuol condannare al declino, corre da solo, canticchiando "siamo i primi, funiculì funiculà", verso la ghigliottina. Mentre questa nave di folli imbarca acqua, abbiamo visto la differenza che passa tra un sistema che risponde in maniera appropriata, pragmatica, guardando alla sostanza delle cose e all'interesse della nazione, e la nostra sgangherata classe politica.
Donald Trump poco fa (sono le 2:32 mentre stendiamo questa nota) ha raccontato agli americani cosa farà la sua amministrazione per contrastare il coronavirus. Primo punto: non ha bloccato i voli dalla Cina, la parola d'ordine alla Casa Bianca è no panic. Bisogna rassicurare, non mostrare i muscoli essendo vestiti da Arlecchino. Il presidente americano ha nominato "zar" dell'emergenza coronavirus il vicepresidente Mike Pence, ha detto che le restrizioni dei viaggi, se ci saranno, verranno prese "al momento giusto", vuole seguire l'andamento della crisi sul piano globale (quello che interessa l'America), pensa che in una maniera o nell'altra la Cina di Xi Jinping domerà l'epidemia (i morti sono calati ieri al minimo da un mese, 29 decessi), guarda quello che accade in Europa (e non è il massimo), non chiude la porta a nessuno e sì, "l'Italia ha delle difficoltà", ma non ferma gli scambi, i voli, i rapporti internazionali con un alleato. Potrebbe farlo in futuro, ma dipende da noi, come vedremo. Gli Stati Uniti hanno piani anche per quarantene su larga scala, se necessario, e un Trump molto calmo dice "ho appena ricevuto un nuovo briefing sul coronavirus. La nostra priorità è la salute degli americani: i rischi restano molto bassi. Siamo pronti". Ha parlato dei fondi che il Congresso metterà a disposizione (2,5 miliardi di dollari), ha fatto un paio di battute per riportare sulla Terra il rischio e non considerarlo un virus piovuto dall'iperspazio,...
La commedia italiana si sta consumando con morti, contagiati e un paese che si vuol condannare al declino, corre da solo, canticchiando "siamo i primi, funiculì funiculà", verso la ghigliottina. Mentre questa nave di folli imbarca acqua, abbiamo visto la differenza che passa tra un sistema che risponde in maniera appropriata, pragmatica, guardando alla sostanza delle cose e all'interesse della nazione, e la nostra sgangherata classe politica.
Donald Trump poco fa (sono le 2:32 mentre stendiamo questa nota) ha raccontato agli americani cosa farà la sua amministrazione per contrastare il coronavirus. Primo punto: non ha bloccato i voli dalla Cina, la parola d'ordine alla Casa Bianca è no panic. Bisogna rassicurare, non mostrare i muscoli essendo vestiti da Arlecchino. Il presidente americano ha nominato "zar" dell'emergenza coronavirus il vicepresidente Mike Pence, ha detto che le restrizioni dei viaggi, se ci saranno, verranno prese "al momento giusto", vuole seguire l'andamento della crisi sul piano globale (quello che interessa l'America), pensa che in una maniera o nell'altra la Cina di Xi Jinping domerà l'epidemia (i morti sono calati ieri al minimo da un mese, 29 decessi), guarda quello che accade in Europa (e non è il massimo), non chiude la porta a nessuno e sì, "l'Italia ha delle difficoltà", ma non ferma gli scambi, i voli, i rapporti internazionali con un alleato. Potrebbe farlo in futuro, ma dipende da noi, come vedremo. Gli Stati Uniti hanno piani anche per quarantene su larga scala, se necessario, e un Trump molto calmo dice "ho appena ricevuto un nuovo briefing sul coronavirus. La nostra priorità è la salute degli americani: i rischi restano molto bassi. Siamo pronti". Ha parlato dei fondi che il Congresso metterà a disposizione (2,5 miliardi di dollari), ha fatto un paio di battute per riportare sulla Terra il rischio e non considerarlo un virus piovuto dall'iperspazio, ha risposto (e riso) con i giornalisti. Una cosa che da noi non si vede più, la politica, una leadership vera, piaccia o meno è The Donald. Nessun dramma, nessuno sguardo accigliato e tono da tribunetto della plebe, nessuna riunione da Rambo in una sede della Protezione civile con il maglioncino post-berlusconiano, niente Barbara d'Urso. La differenza tra un presidente che ha un atteggiamento pragmatico, calmo, attento agli interessi della nazione - e alle partnership internazionali, Italia compresa - e quello che abbiamo visto in Italia: il caos autolesionista. Un abisso.
Siamo in una fase nuova del contagio, delicatissima. Si passa dal caso cinese al sono problemi nostri e vanno risolti con serietà e equilibrio, non provocando una crisi nella crisi. Perché per la prima volta i dati del contagio fuori dalla Cina hanno superato quelli all'interno. Secondo l'ultimo rapporto dell'Organizzazione mondiale della Sanità martedì sono stati registrati 411 nuovi casi in Cina e 427 nel resto del mondo. Le Borse stanno prezzando questo rischio, non più il blocco della produzione in Cina. L'Italia è un problema di contenimento che sta dando pessimi segnali al mercato, parole contraddittorie, conflitto istituzionale e allarmismo. L'altro pezzo radioattivo sulla scacchiera è l'Iran, mentre in Asia c'è un paese piccolo ma importantissimo sul piano economico, la Corea del Sud, che ha seri problemi con la diffusione del virus. L'Iran significa che l'intero Medio Oriente potrebbe ritrovarsi con il problema della cura dei malati, la Corea del Sud rappresenta un pezzo della catena della produzione globale. E poi c'è un buco nero di cui non sappiamo nulla e bisogna sperare che tutto vada se non per il meglio almeno per il meno peggio, l'Africa.
Trump ha usato il tono giusto, ha detto che il coronavirus va "trattato come un'influenza", che non significa affatto dire che non è un problema serio - lo è perché un'epidemia incontrollata può mandare in tilt il sistema sanitario e l'economia di qualsiasi paese - ma va considerato come un male con un tasso di mortalità basso, da cui si guarisce, l'abbiamo sperimentato proprio in Italia. Ogni vita persa è preziosa, un paese poi non può essere messo in quarantena e i posti in terapia intensiva sono pochi. Sono tutti problemi grandi, chiaro, che però in una prospettiva di longue durèe e larga scala non sono la guerra dei titani. Bisogna attrezzarsi, l'umanità ha superato problemi ben più gravi, sono caduti imperi che si consideravano eterni (e le epidemie anche nell'antichità ebbero una parte determinante, ne parleremo presto) due guerre mondiali sembrarono la fine del mondo e milioni e milioni di morti cambiarono anche il destino biologico delle famiglie in Europa, in Russia, fame, carestie, rivoluzioni, minaccia nucleare, cambiamenti climatici. Siamo ancora qui, l'avventura umana non è finita ieri, non finisce oggi e sul domani abbiamo ancora ottime possibilità di andare avanti a lungo. C'è chi scruta il cielo per calcolare la rotta degli asteroidi, ogni tanto dimentichiamo che la nostra vulnerabilità è incastonata nelle grandi forze che dominano i corpi celesti. Il coronavirus? L'infinitamente piccolo che sarà sconfitto. Potrebbe trasformarsi in una pandemia a breve? È possibile, ci sta provando perché gli stiamo spianando la strada con gesti banali (non lavarsi le mani, le minime precauzioni), ma non conosciamo ancora il comportamento del virus, abbiamo visto che va trattato con fermezza, ma non si può pensare di bloccare un paese, di rintanarsi in casa, andare in letargo e ritrovarsi poi con il nuovo coronavirus ancora vivo (come altre influenze che ogni anno uccidono migliaia di persone) e la nazione invece moribonda per autodistruzione della sua forza di reazione, volontà, spirito costruttivo. L'estinzione non per precauzione, ma per mancanza di coraggio, siamo all'apice dell'idiozia.
Siamo costretti a parlare e scrivere ancora della crisi del coronavirus perché il caso non è più quello sanitario, ma è il test decisivo su un governo che ha combinato un clamoroso pasticcio che rischia di mandare a carte quarantotto l'economia italiana e la coesione nazionale.
Dal "tutto è sotto controllo" (Giuseppe Conte, 31 gennaio) si è passati al niente è sotto controllo; dalla linea del facciamo il tampone a tutti, si è passati a lo facciamo solo a chi ha i sintomi (ieri, Protezione civile). In meno di un mese a Palazzo Chigi hanno recitato un paio di parti in commedia. Tra un cambio di scena e l'altro l'Italia ha preso il posto della Cina nell'immaginario dell'untore, siamo diventati il cavallo di Troia del virus, cittadini italiani o stranieri che sono stati in Italia hanno esportato il coronavirus in Germania, Francia, Algeria, Austria, Spagna, Croazia, Svizzera, Brasile. Agli occhi della comunità internazionale, siamo il secondo veicolo del coronavirus nel mondo dopo la Cina. Una serie di colossali errori di gestione e comunicazione della crisi hanno condotto l'Italia a questo punto. Conte disse: "Siamo tra i primi nel mondo". Non sbagliava: siamo primi in Occidente nell'import/export del coronavirus. Un primato che pagheremo caro. Guardate la prima pagina del sito web del New York Times:
"Spreading From Italy". Così gli untori del coronavirus in Europa siamo noi. Applausi. Ci siamo arrivati in poche mosse, una tragica catena di errori. Ecco gli appunti sul taccuino, sono un recap della crisi, un abbagliante guinness dei fiaschi strategici.
- Abbiamo bloccato i voli diretti (contro le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità) e la conseguenza è stata quella di far uscire dal radar i soggetti che sono stati incentivati a prendere voli intermedi da e per la la Cina. Siamo piombati nel buio e in quell'oscurità si è inoculato il coronavirus nel nostro paese. Pensando alle frontiere esterne, in piena fase demagogica, abbiamo trascurato la debolezza interna, dunque nessun principio di precauzione, nessuna quarantena, tutto affidato al caso. Si sono invertite le lettere e così siamo passati al caos.
- Abbiamo isolato intere comunità di cittadini italiani - pensando di adottare una strategia cinese - e avviato una compulsiva e irrazionale campagna di test per chiunque, anche quelli che non presentavano alcun sintomo. Diecimila tamponi. Che poi si sono esauriti. Il risultato è stato quello di balzare al terzo posto della triste classica mondiale dei contagiati da coronavirus.
- Abbiamo comunicato morti di persone positive al test del coronavirus che in realtà non sono decedute a causa dell'infezione, perché erano anziane e con un quadro patologico già compromesso. Il risultato è quello di avere più morti di Pechino.
- Abbiamo messo le Regioni in una condizione di incertezza, con disposizioni lacunose, contraddittorie, senza un disegno strategico e comunicato in maniera caotica quello che stava accadendo.
- Abbiamo messo Lombardia e Veneto, le aree che rappresentano metà dell'export italiano e rispettivamente il 22 per cento e il 10 per cento del Prodotto interno lordo italiano, in una situazione da lock down. Le misure prese compromettono la produzione, gli scambi commerciali, le relazioni necessarie per far funzionare l'economia. Chi pensa di risolvere i problemi della manifattura con smartworking e teleconferenze non ha capito che la fabbrica ha bisogno di uomini e donne, di operai, di controller, di specialisti presenti sul posto. Tutta l'industria del turismo è sottosopra, i treni e gli aerei sono vuoti, il turismo sta collassando, ieri British Airways ha cancellato 22 voli per la Lombardia: erano vuoti.
- Abbiamo visto l'Unione europea dire una cosa e poi le nazioni che ne fanno parte fare il contrario. Si tengono le frontiere aperte, ma gli spostamenti sono disincentivati, al punto che il governo della Francia consiglia ai suoi cittadini di non venire in Italia.
Di fronte a questa situazione che è precipitata in pochi giorni, la classe politica si è esercitata in parossistici tour televisivi per dire prima una cosa e poi il contrario. Sono cambiati perfino i palinsesti televisivi per intervento governativo (pensate se l'avesse fatto qualcun altro cosa sarebbe successo) e l'informativa parlamentare del ministro della Sanità Speranza (mai nome fu meno adatto al momento) piazzata in prime time. Per non dire nulla, se non provare a fare retromarcia senza mai esser chiari. Così da ieri dopo la fase dell'Armageddon è cominciata quella del non è poi così grave, però state buoni e fate harakiri. Il risultato è uno smarrimento collettivo mai visto prima, sembriamo in uno scenario di guerra contro i mulini a vento: è lo stato confusionale del cittadino che non sa più a chi affidarsi.
Gli imprenditori nelle Regioni colpite dall'isolamento sono passati attraverso tre stati d'animo: accettazione, dubbio e rivolta. Prima l'accettazione delle misure e realizzazione immediata del danno (girano video desolanti di ristoranti e locali vuoti, città deserte, la fine del mondo); poi il dubbio e l'indignazione urlata da soli, nella disperazione del vuoto degli incassi (e della paura per il futuro della famiglia) perché non c'è una logica nel chiudere a macchia di leopardo e autodistruggersi; ora stiamo per entrare nella fase della rivolta dei ceti produttivi perché se non c'è continuità molti chiuderanno l'attività e basta pagare e soffrire per una classe politica da operetta. Tutto questo mentre la Cina, l'epicentro del contagio, dopo aver innescato una crisi che volge verso la pandemia, ha riavviato la produzione.
Navigli deserti a Milano. Si può davvero continuare così? (Foto Ansa)Stamattina Repubblica titola "Riapriamo Milano", non un capriccio a sinistra, lo dice il sindaco Sala, ha realizzato che si sta sprofondando nel ridicolo e nel tafazzismo, cose letali, tanto che visto da destra Libero impagina un eloquente "Virus, ora si esagera". Gli editoriali già da ieri sono diventati improvvisamente meno chiassosi e più pensosi, c'è chi vede il populismo (benvenuti, non è un tema di destra o sinistra, è ovunque) nelle misure adottate, perché la demagogia non ha colore politico e la ciarlataneria è ben diffusa tra i banchi del peggiore Parlamento della storia della Repubblica.
Vale anche per le Regioni, chiaro. E ci sono tutte le premesse per finire gambe all'aria, nell'isolamento internazionale, nel pieno di una dark comedy dove si è smarrita la ragion di Stato (l'interesse nazionale, questo sconosciuto) e con il maglioncino ora di un colore e poi dell'altro si va a parlare davanti alle telecamere senza riflettere che là fuori non siamo soli nell'universo, c'è una titanica competizione tra nazioni, tutti giudicano quello che diciamo e facciamo, comprano e vendono l'Italia e se la dipingi come un paese infetto, non vai lontano, ti vendono pigiando il pulsante, in Borsa si chiama sell off. È slittato il Salone del Mobile, 400 mila visitatori, le giornate della Moda a Milano sono diventate una sfilata funebre, alle nostre navi da crociera viene rifiutato l'attracco, se sei italiano alla frontiera di qualunque paese ti guardano come un appestato. Il nostro provincialismo è spaventoso, il sonno della Ragione produce mostri, la nostra capacità di sfornarli in serie è unica.
La ciliegina sulla torta, il petardo del comico, l'ornamento al nostro menù avvelenato, è arrivato con il contagio di una collaboratrice del presidente della Lombardia, Attilio Fontana (sopra, nella foto Ansa) che poi - sulla base di un geniale suggerimento di comunicazione politica - si è presentato con la mascherina verde che faceva molto sala operatoria, annunciando il suo auto-isolamento pur essendo risultato negativo al test del coronavirus. Fontana, una persona seria. Con la mascherina. In video. Siamo di fronte a un impazzimento generale, pure quelli con la testa sulle spalle fanno bischerate, siamo dentro una gara a chi la spara più grossa. Visto il quadro, siamo naturalmente all'emersione del sentimento degradato e degradante, quello della felicità per la disgrazia altrui, per cui il presidente Fontana in isolamento da epidemia istituzionale scatena il godimento degli avversari, una perversione dell'anima che nella lingua tedesca ha un suono sinistro, una parola corrosiva, Schadenfreude. Attenzione al contrappasso dantesco, che la mascherina altrui non diventi la febbre di quello che oggi ride. Sono cose che abbiamo già visto in passato. Basta attendere con calma sulla riva del fiume con il taccuino squadernato.
***
Chi frequenta le pagine dei libri di storia sa di cosa stiamo parlando, ci sono momenti ben più gravi dove si sono visti i caratteri dei grandi uomini. Il nostro problema, il tema dell'Italia (e dell'intera Europa, purtroppo) non è il coronavirus, lo supereremo anche senza avere Winston Churchill sul ponte di comando, qui il tema è da traversata nel deserto, è la penuria di capitale umano, stiamo scoprendo quanto sono piccole le istituzioni guidate da uomini piccoli.
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24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.