8 Marzo

Atterraggio con sorpresa. Storia di un volo virale

Aereo Easyjet, rotta Roma-Ginevra. La partenza dall'aeroporto di Fiumicino, l'arrivo in Svizzera, la "scoperta" di due casi sospetti di coronavirus, l'entrata in scena dei medici, il fantasma dell'isolamento, il formulario del contagio. Maite Carpio racconta un viaggio che ha sfiorato l'incubo

di Maite Carpio

Ieri ho vissuto una esperienza surreale, da coronavirus. Aereo dell’Easyjet che parte da Roma, tarda mattinata, destinazione Ginevra. Aeroporto di Fiumicino, desolato (in un certo senso anche piacevole), ma dove sono andati tutti? Solita ora di ritardo per via dello sciopero dei controllori francesi (bisogna riconoscere che solo i francesi riescono a scioperare ai tempi del coronavirus). Comunque, passeggeri rassegnati, raggiungiamo piano piano i nostri posti e aspettiamo che si accomodino tutti gli altri. Quasi la metà dei passeggeri, sicuramente i più agguerriti tra di noi, quelli che hanno cieca fiducia nella scienza, porta la mascherina (alcune anche molto serie, con la barretta stringinaso e elastici di spessore convincenti, tipo serie Chernobyl), noi altri non ci siamo nemmeno posti la questione per svariate ragioni: non saprei dove comprarla, si ammalano solo gli altri, alla fine non serve a niente, è roba da sfigati. Con o senza mascherina, ci siamo imbarcati, tutti abbiamo avuto lo stesso pensiero: meno male che siamo in pochi e possiamo tenerci alla dovuta distanza. 

Ci siamo scambiati qualche sguardo diffidente per verificare le condizioni di salute altrui (e la credibilità della mascherina), ma poi il posto libero accanto ci ha regalato un vero sollievo (calcolando con la coda dell’occhio che c’era tra di noi poco meno di un metro). Rilassati, siamo partiti e in breve tempo siamo arrivati a destinazione. Sole splendido a Ginevra, nella Svizzera è tutto rassicurante. Niente finger ma si sa che con i low cost è così. Mentre aspettiamo lo sbarco, lo steward del nostro equipaggio (perfettamente rasato e con tutti i muscoli a posto) fa il solito annuncio, quelli a cui nessuno presta attenzione fino che non abbiamo sentito pronunciare le parole “please, no panic”. Cosa ha detto? Panic? Panico, per che cosa? Come se presentasse una svendita in una sfilata milanese,...


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