18 Marzo

L'offensiva del dragone in Italia

Effetto coronavirus. L'invio dei medici, la vendita di apparecchiature mediche, le telefonate di Xi Jinping, il business di Huawei, la debolezza della classe politica. Un'indagine di Lorenzo Castellani sulla strategia di conquista della Cina nel Belpaese

di Lorenzo Castellani

Le spire del dragone si dispiegano sulla penisola. La crisi del coronavirus ha mostrato quanto il piano diplomatico di Pechino sia pianificato ed aggressivo. Dalla solidarietà espressa in lungo ed in largo all’Italia dalle autorità cinesi, alla trasversalità dei politici ed intellettuali italiani entusiasti per le imprese sanitarie dell’autocrazia asiatica, fino alla spedizioni di medici e la fornitura (a pagamento) di materiale ospedaliero. Con un’abile operazione di marketing politico e diplomatico il Partito Comunista è riuscito a passare da responsabile della crisi epidemica a partner fondamentale per la risoluzione della stessa. La liason è rinsaldata dai ministri del governo italiano, da quelli pentastellati in particolare ma senza ostruzione da parte degli altri partiti, che premono per varare protocolli, memorandum e accordi commerciali in varie forme. 

Perché il dragone è tanto forte nel Belpaese? Perché punta tanto le sue fiches sulla casella dell’Italia?  La penisola ha una posizione strategica, è la portaerei del Mediterraneo, collegamento fondamentale tra Africa ed Europa. Chi da est intende far passare merci ed infrastrutture verso l’Europa s’imbatte nell’Italia.

A questa posizione appetibile si sommano fattori di carattere politico ed economico. L’Italia è un paese che vive da almeno un decennio un progressivo indebolimento: perdita di peso specifico nella politica europea, crisi economica, crisi demografica, crisi migratoria, incapacità di difendere la propria posizione in Africa settentrionale, perdita del controllo nazionale su importanti società finanziarie ed assicurative. Allo stesso tempo, però, è un paese ancora ricco sul piano dei patrimoni, delle industrie, delle infrastrutture e del country branding. In altre parole, l’Italia è debole ma non è la Grecia: non si compra così facilmente il controllo su infrastrutture fondamentali come successo invece con il porto del Pireo. Per avanzare nella penisola italica occorre, dunque, una strategia più sofisticata d’avvicinamento e allineamento. Un piano di lungo corso...


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