23 Marzo
Una chiusura da 100 miliardi al mese
Effetto coronavirus. Questo sarà il costo del blocco del 70 per cento delle attività produttive in Italia. L'allarme di Confindustria. Lo scontro con i sindacati sulle fabbriche che devono restare aperte. Il decreto della presidenza del Consiglio e la sua genesi rocambolesca. Il Senato americano non trova l'accordo sul piano da 2.000 miliardi, borse giù. È morto Alberto Arbasino
Che succede? Siamo in una fase delicatissima. La reazione della comunità internazionale alla crisi del coronavirus è uno stop and go. Il più grande arriva dal Senato americano che non trova l'accordo sul piano da 2000 miliardi per salvare l'economia e contrastare la diffusione del virus. Lo troveranno, ma ogni minuto perso si traduce in decessi delle persone e delle imprese. L'Europa corre rischi enormi sul piano della tenuta istituzionale (la sua sopravvivenza come forum di cooperazione non è più un esercizio teorico) e la classe politica come il cane di Pavlov continua a pensare che siano validi gli strumenti usati nella crisi del debito sovrano del 2010-2012. Non è così. In Italia abbiamo un problema di classe dirigente (generale, non solo della politica, fatte alcune eccezioni che confermano la regola) e di scontro istituzionale tra il governo e le Regioni (non solo quelle del Nord) che sta lacerando il paese e fa vacillare l'unità nazionale.
01
Cento miliardi al mese
Attenzione allo scontro tra gli industriali e i sindacati sull'apertura/chiusura delle fabbriche. I sindacati minacciano lo sciopero - perché non riescono a controllare la base, quest0 è il quadro reale della situazione - e il presidente di Confindustria ha commentato così il momento:
Con questo decreto si pone una questione che dall'emergenza economica ci fa entrare nell'economia di guerra, il 70 per cento del tessuto produttivo italiano chiuderà, se il Pil è di 1800 miliardi all'anno vuol dire che produciamo 150 miliardi al mese, se chiudiamo il 70 per cento delle attività vuol dire che perdiamo 100 miliardi ogni 30 giorni.
Questa è la realtà che non si vuole vedere. Non siamo pessimisti, ma ottimisti bene informati. E sappiamo anche che ne usciremo. Sarà una lunga giornata, cominciamo il nostro giro di giostra. Seguite il titolare di List.
02
Scontro nel Senato americano e Borse
...Che succede? Siamo in una fase delicatissima. La reazione della comunità internazionale alla crisi del coronavirus è uno stop and go. Il più grande arriva dal Senato americano che non trova l'accordo sul piano da 2000 miliardi per salvare l'economia e contrastare la diffusione del virus. Lo troveranno, ma ogni minuto perso si traduce in decessi delle persone e delle imprese. L'Europa corre rischi enormi sul piano della tenuta istituzionale (la sua sopravvivenza come forum di cooperazione non è più un esercizio teorico) e la classe politica come il cane di Pavlov continua a pensare che siano validi gli strumenti usati nella crisi del debito sovrano del 2010-2012. Non è così. In Italia abbiamo un problema di classe dirigente (generale, non solo della politica, fatte alcune eccezioni che confermano la regola) e di scontro istituzionale tra il governo e le Regioni (non solo quelle del Nord) che sta lacerando il paese e fa vacillare l'unità nazionale.
01
Cento miliardi al mese
Attenzione allo scontro tra gli industriali e i sindacati sull'apertura/chiusura delle fabbriche. I sindacati minacciano lo sciopero - perché non riescono a controllare la base, quest0 è il quadro reale della situazione - e il presidente di Confindustria ha commentato così il momento:
Con questo decreto si pone una questione che dall'emergenza economica ci fa entrare nell'economia di guerra, il 70 per cento del tessuto produttivo italiano chiuderà, se il Pil è di 1800 miliardi all'anno vuol dire che produciamo 150 miliardi al mese, se chiudiamo il 70 per cento delle attività vuol dire che perdiamo 100 miliardi ogni 30 giorni.
Questa è la realtà che non si vuole vedere. Non siamo pessimisti, ma ottimisti bene informati. E sappiamo anche che ne usciremo. Sarà una lunga giornata, cominciamo il nostro giro di giostra. Seguite il titolare di List.
02
Scontro nel Senato americano e Borse giù
Il Senato americano è andato in tilt sul via libera al piano da 2.000 miliardi per il contrasto del coronavirus, i Democratici l'hanno bloccato e sul piano politico non è una gran trovata, i sondaggi di Trump non sono in calo, ma in crescita, l'ultimo sondaggio di ABC News e Ipsos dice che il 55 per cento degli americani approva il lavoro del presidente contro il 44 per cento degli insoddisfatti. Sono temi su cui riflettere per il futuro della corsa alla Casa Bianca che resta in ogni caso apertissima e soggetta agli sbandamenti dell'imprevisto. Lo scontro in corso nel Senato americano non è una buona notizia e i mercati stamattina hanno ripreso a ballare la rumba del vado sempre più giù. Questo è il cruscotto delle borse asiatiche:
Questo è l'andamento delle borse europee:
Buongiorno, notte. Siamo nel pieno della tempesta, ci vuole ancora tempo per trovare un equilibrio (instabile) in questa storia. Futures degli indici di Wall Street? Eccoli:
È verde solo il Vix, l'indice che misura l'instabilità dei mercati, altro cattivo segnale. Effetto sul petrolio? Ecco la quotazione del contratto future del Brent, siamo a 25,68 dollari al barile, guardate che curva dall'aprile del 2019 a oggi, siamo in un altro mondo:
Non sarà una giornata facile. Servono sangue freddo, coraggio, razionalità, controllare le emozioni e fare tutto quello che ognuno di noi può e deve fare per non rovesciare la barca. Ripetiamo: non è la fine del mondo, non è l'Armageddon, il virus sarà sconfitto. Ma il nemico più grande ora è la paura che conduce a errori gravi e ne abbiamo la prova. Il come lo facciamo, come ci arriviamo, con quali misure, è fondamentale. Siamo in una terra incognita, c'è chi ancora ragiona sul modello della concessione del credito. Non serve a niente in questo momento. Un miliardo di persone è casa, non c'è domanda. In Occidente serve altro: liquidità, cassa, denaro per l'emergenza.
***
In un mondo remoto, a Palazzo Chigi, succede di tutto. Tranne quello che serve davvero per evitare il prossimo, imminente flagello: la carestia. Ci stiamo andando incontro, con la sconsideratezza di chi canta sul balcone. Non hanno capito niente di quello che sta accadendo.
03
Palazzo Chigi e l'uomo della strada
Il film di Palazzo Chigi è sempre lo stesso, copione collaudato: annunci di notte, gran casino di giorno. Dispiace doverlo scrivere, ma è la realtà. L'altro ieri notte Giuseppe Conte ha annunciato via Facebook (e ci torneremo, su questo modo di comunicare, sulle istituzioni che devono essere rispettate) la chiusura di "ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali".
L'uomo della strada, a quel punto si è chiesto: "E quali sono queste attività?". Conte non ha fornito alcun dettaglio, ci mancherebbe, si è perso in un discorso agli italiani senza dire sostanzialmente più nulla, ma lasciando cittadini, contribuenti, imprenditori, lavoratori con il dubbio di dover tirare giù i battenti da lunedì. Una performance notevole, che fa scopa con altre a cui abbiamo già assistito, sempre in notturna, sempre nello stadio dei social network, sempre senza le domande dei giornalisti. Ricorderete tutti la splendida prestazione del decreto a lume di candela, accesa per l'occasione dell'isolamento del Nord, anticipato via la qualunque, con l'assalto ai treni, l'esodo al Sud (isole comprese) di italiani in preda al panico che volevano sfuggire al lockdown di Lombardia e Veneto, migrazione interna di migliaia e migliaia di persone (continuata nei giorni seguenti) che ha trasportato il virus in varie Regioni del Mezzogiorno fino a quel momento free virus.
Passata 'a nuttata, fatta l'alba, sparato a mezzogiorno il colpo di cannone a salve sul Gianicolo, fatto il pranzo con i supplì e mi raccomando che siano tiepidi e filanti dentro signora mia, gustato un bombolone alla crema chantilly, preso il caffè ar vetro (la civiltà romana non rinuncia a cose che quelli dell'apericena di Milano in total black e sfilata alle cinque non possono capire), fatte le telefonate ai cari (non troppo, ma bisogna pur farlo), controllata la situazione con l'amante che semo in isolamento amo', consumato lo spettacolino canoro sui balconi del sonnambulismo con un refrain di Toto Cutugno che fa secco anche il coronavirus, tramontato il sole, superato lo shock anafilattico dell'assenza di Roma e Lazio e Juve è sempre calcio di rigore, rivisto alla moviola er go' de Turone, Giuseppe Conte ha firmato il decreto. E voi capite bene che la sfilza di cose fatte è tanta e dunque il nostro italiano medio non capisce come mai ci abbiano messo così tanto.
Conte in realtà è concentrato su altro, la sua fortuna politica. Non ci stupisce, è normale, ma questi non sono tempi normali, perché gli sforzi eccezionali li stanno facendo i cittadini di questo bellissimo (e disperante) paese. Dunque dopo aver fatto l'annuncio, senza alcuna presenza dei giornalisti (con protesta ufficiale dell'Associazione Stampa Parlamentare), il premier stamattina (ri)compare su La Stampa:
"Giorni pesanti ma ci rialzeremo". Perbacco, da un uomo di governo ci si aspetta questo messaggio? O altro?
04
Cassa e realtà
In tutto il suo dire, in questa melassa di retorica ("gli eroi in camice bianco", vero, peccato si dimentichi che i medici sono mandati in trincea senza il fucile e la cavalleria corazzata) fatta per ipnotizzare gli animi ingenui, gli smarriti, i tanti che hanno perso la lucidità e si può capire, in questo marasma di nani senza ballerine, dove si fanno ripugnanti balli sul balcone mentre gli anziani muoiono da soli in casa (leggere il pezzo di Marco Patricelli) manca la cosa più importante: dov'è il piano straordinario per l'economia? Non c'è (leggere l'articolo di Lorenzo Castellani) e sul Financial Times è ribadito quanto scriviamo dall'inizio dei questa crisi: c'è bisogno di cassa, non di credito, il problema della liquidità è gigantesco e ammazzerà l'economia trasformandosi in carestia. Non siamo nella crisi del debito sovrano del 2010-2012 (c'è il quantitative easing della Bce, gli acquisti di titoli pubblici e privati, e dovrebbe bastare), quello che abbiamo davanti è un problema di cassa aziendale, di crisi di leadership politica e di emergenza sanitaria. Siamo dentro un inedito della storia contemporanea. La parola chiave è denaro, cash. Il governo pensa che la soluzione arriverà dall'Unione europea. Cullarsi sulle illusioni per un politico (nella vita) è un grave errore, perché le altre nazioni si stanno attrezzando, sfoderano tutta l'artiglieria finanziaria. E l'Italia è l'anello debole della catena del debito europeo, si tende a dimenticarlo, ma le conseguenze sono già in campo. Cercare i prestiti del Mes (toh, a Palazzo Chigi hanno smesso di parlarne dopo sole 24 ore) non risolve il problema, perché siamo in una morsa: zero crescita (e recessione profondissima in arrivo), sistema produttivo bloccato dal virus (e dal governo che non è culturalmente preparato - non hanno alcuna esperienza d'impresa - alle conseguenze fatali: la povertà), nessuna certezza che la ripresa sarà a V perché, come ricorda Wolfgang Münchau sul Ft, viaggeremo meno, le aziende stanno già facendo piani di riassetto della loro organizzazione (succede in ogni crisi di vaste proporzioni), l'industria dell'auto - fattore decisivo della produzione industriale - coglie l'occasione del coronavirus per tagliare la propria sovra capacità di produzione. La realtà che non si trova nelle interviste dei nostri governanti e dell'opposizione. Ora è tutto visibile, chiaro, cristallino: destra, sinistra, sopra, sotto, non sono all'altezza della situazione, sono unfit. Nel frattempo, ieri abbiamo visto e sentito cosa accadeva: la Fiera dell'Est del chiudo, apro, boh, non si sa.
05
Il suk del chiude e resta aperto
Era in corso il mercato delle vacche, il suk di chi sta aperto e chi sta chiuso - ecco perché i sindacati oggi dicono che sabato hanno visto un decreto e domenica un altro - insomma, un enorme casino, una cosa seria che doveva esser chiarita fin dal principio e invece s'è trascinata per 48 ore, con scene surreali, telefonate di esportatori che ammonivano sul non banale fatto che i cinesi erano pronti a fottersi le quote di mercato degli italiani e anche i tedeschi sono con gli artigli ben affilati e poi, scusate, ma "chi cazzo fa le manutenzioni degli impianti eh!?", e "non vorranno spegnere tutto dall'oggi al domani? Mica si gira l'interruttore, caro Conte?!", e "scusate, ma io ho i camion già in viaggio, li faccio tornare indietro e li mando sotto Palazzo Chigi?" (tutte telefonate di imprenditori al titolare, ieri, in una domenica ad alto voltaggio surreale). È andata così tutto il giorno, con varie ed eventuali di parlamentari dei vari schieramenti in stato d'assedio, destra, sinistra, centro. Gente che ragiona, ma in un Parlamento in disarmo. Il premier alla fine ha dovuto con-cedere tutto quello che serve in un posto chiamato Occidente, dove il capitalismo non è una cosa dei mandarini cinesi che comandano le imprese a bacchetta, ma un luogo dove le aziende vivono in un sistema economico integrato. Esiste una cosa chiamata ciclo continuo, impianti che non si possono spegnere, lavorazioni in corso da terminare altrimenti perdi soldi oggi e domani in tribunale, ordini già in viaggio, attività che sono collegate a quelle essenziali, aziende quotate che domani (oggi) non si sa cosa subiranno dal compra e vedi quotidiano dei trader in Borsa. Lo shut down della produzione di un paese che fa parte del G7, la seconda manifattura e la terza economia d'Europa, non è una diretta su Facebook, si tratta di una cosa grave e seria come non mai.
L'ordinanza di Conte si trasforma così in un caotico patchwork di (non) vorrei ma non posso, perfino il divieto di spostarsi da un Comune all'altro è fonte di equivoci. Ecco il testo, articolo 1, punto b:
b) è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; conseguentemente all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 le parole «È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza» sono soppresse;
Ecco, appunto, cosa avete capito? Intanto che il pendolarismo virale non è finito, poi che se per un caso della vita sei in un Comune e trovi una sagoma delle forze dell'ordine che non ti segue nel ragionamento (il grande Manlio Scopigno, allenatore del Cagliari, una volta contestò una decisione di un altro mito, l'arbitro Lo Bello, così: "Lei ha sbagliato la fenomenologia") finisci prigioniero di un burosauro kafkiano, il temutissimo Dpcm contiano, e chiedi asilo politico a qualche amico/a con una potenziale causa di divorzio in arrivo. Prima pagina del Corriere della Sera, oggi:
Centoventi fermati alla stazione di Milano, si comincia bene. Attendiamo gli esiti, le conseguenze inattese, gli sviluppi. Viene in mente una canzone di Sergio Caputo, Sabato italiano: "Giù in strada per fortuna sono ancora tutti vivi / L'oroscopo pronostica sviluppi decisivi".
06
L'epidemia in Italia (e il contagio record tra i medici)
Chi non crede al fatto che si manda il soldato (il medico) in battaglia senza il fucile (gli strumenti e la protezione) può leggere questi numeri: secondo i dati dell'Istituto nazionale di Sanità, sono 4.824 i professionisti della Sanità contagiati dal coronavirus, pari al 9 per cento del totale delle persone contagiate, una percentuale più che doppia rispetto a quella cinese dello studio pubblicato su JAMA (3,8%). Bisogna fare i test a tutti i professionisti della Sanità, per proteggere i medici, gli infermieri, tutti coloro che sono negli ospedali, negli ambulatori e i malati. A quasi due mesi dall'emergenza, siamo ancora a questo punto, fatto gravissimo che chiama in causa tutta la classe politica nazionale e locale. Ecco due tabelle della Fondazione Gimbe sulla crisi del coronavirus in Italia. Primo grafico numeri di decessi e distribuzione nel paese:
Il secondo grafico è sulla distribuzione dei malati in terapia intensiva, i ricoverati con sintomi e le persone in isolamento domiciliare:
E questo vale solo per la prima schermata del videogame per la vita, la sopravvivenza. Il resto arriva dalla Lombardia e su List l'avevamo vista giusta in anticipo: la secessione del virus.
07
La Lombardia e la secessione (delle ordinanze)
Ricordate questo titolo di List?
Era l'8 marzo, sembra passato molto più tempo, tale è la velocità e l'intensità della storia che si sta compiendo davanti a noi. Fatto. Ieri sera il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha spiegato cosa pensa del decreto del premier Conte: "Rivolgendomi a tutti i lombardi, dico loro di considerare valida e efficace l'ordinanza che ho firmato ed emanato per tutta la nostra regione. Nella stessa sono contenuti elementi certi e chiari, sia dal punto di vista delle prescrizioni, sia per quanto riguarda le tempistiche". Siamo al conflitto tra poteri, uno scontro istituzionale, il sottosopra tra Nord e Sud e non riguarda solo le ordinanze. Il braccio di ferro tra il governo Conte e la Regione Lombardia è totale. Quando la Protezione civile ha cominciato a ritardare la costruzione del nuovo ospedale alla Fiera di Milano (una chiara manovra politica di Palazzo Chigi, c'è ben poco da dire, perché l'ospedale è necessario), quando a quel punto la Regione Lombardia ha preso cappello e nominato Bertolaso generale sul campo dell'emergenza, s'è capito che il problema era (è) di relazioni con la presidenza del Consiglio e il suo giro. Ancora ieri sera, Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali che non ha ancora ben compreso cosa c'è in gioco (l'unità nazionale), diceva che se Fontana "avesse aspettato sarebbe stato meglio per tutti, ma non c'è stato inseguimento di nessuno". Peccato che il tempo non ci sia (si muore) e che Boccia sia un'ottima persona priva in questo caso di tempismo. Fare il ministro della Repubblica significa anche saper tacere al momento giusto. Bastava lasciar maturare le cose. E infatti stamattina Attilio Fontana ha dato una sterzata alla sua posizione: "Se io dicessi che nel momento in cui il Dpcm avresse il sopravvento sulla mia ordinanza farei una guerra andando al Tar, farei cosa sbagliata perché dimostrerei che voglio la guerra, ma non voglio nessuna guerra: se prevalesse il loro Dpcm sulla mia ordinanza ne prenderei atto". Cosa manca in tutta questa storia? Calma e gesso. E velocità. Materia prima che scarseggia.
***
D'altronde, il paese è immerso in una dimensione di retorica appiccicosa che non aiuta certo a capire la gravità dei problemi di oggi (l'epidemia) e il pericolo gigantesco che corriamo per l'imminente domani (la crisi economica). Marco Patricelli ha un sulfureo getto d'inchiostro sul tema. C'è ben poco da cantare e ballare sui balconi.
08
Coronaviribus Disunitis
La retorica e la realtà. Il "siamo tutti italiani" che non corrisponde allo stato dell'Italia e dell'Europa. La sparizione dell'Unione, lo sbarco della propaganda cinese. Un viaggio di Marco Patricelli in un paesaggio di melassa retorica che inizia e finisce in canzonetta
di Marco Patricelli
Coronaviribus Unitis. Al mastello della melassa retorica sul tricolore ha dato la prima cucchiaiata Frau Ursula von der Leyen, quando leggendo il “gobbo” ha creduto di addolcire gli italiani pronunciano nella lingua di Dante «siamo tutti italiani» con la grazia e la delicatezza del sergente istruttore prussiano. Un fraterno ma gelido abbraccio ideale italo-tedesco alla cui genuinità prontamente i politici locali hanno persino fatto finta di credere. Continua a leggere l'articolo su List.
***
Siamo di fronte a un cambiamento radicale della politica economica, il sistema delle relazioni internazionali, la politica di potenza, sono destinati a mutare per sempre. Ci sarà una nuova classe dirigente. Alt, dite che siamo il paese del Gattopardo (che sia sempre ringraziato il grande Giuseppe Tomasi di Lampedusa) e dunque tutto deve cambiare perché nulla cambi? Può darsi, ma qui pensiamo che il Big Bang in corso sia troppo vasto per passare come acqua fresca sul sistema politico del Belpaese. Tuonano i cannoni, ruggiscono i leoni. A più tardi, cari lettori di List, dobbiamo farcela, insieme.
09
È morto Alberto Arbasino
Post scritptum. È morto Alberto Arbasino, un magnifico scrittore. Per tutta l'Italia è una grande perdita. Arbasino, nato a Voghera nel 1930, ha scritto pagine meravigliose, romanzi (Fratelli d'Italia), saggi (stupendo e poderoso quello intitolato America amore), articoli (era una delle buone ragioni per leggere l'Espresso degli anni d'oro), polemiche, poesie e brillanti colpi di lama come questo: "Il sonno della ragione produce ministri".
Alberto Arbasino nella sua casa, a Roma, nel 1988 (Foto Ansa).Penna raffinatissima, uomo di rara eleganza, con la gioia di vivere e il sorriso che apriva il cuore. Che gli sia lieve la terra.
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rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.