18 Aprile
Fase 1 e Fase 2. La regola del caos
Il paragone con la Germania è schiacciante, le nostre divisioni sono grottesche, la riapertura confusa e senza programmazione con una surreale moltiplicazione di comitati. Un'istantanea di Fabrizio Cicchitto sulla realtà caotica del "modello Italia"
Come si contrasta la crisi del coronavirus? E soprattutto come si studia la riapertura del paese? In Italia a quanto pare con il caos istituzionale. Secondo il Sole 24Ore a livello nazionale sono stati istituiti 15 comitati di esperti che impiegano 450 persone. A livello locale ne esistono almeno altri 30 con altre 400 persone impiegate. Chi decide in Italia? Di chi sono le responsabilità? Tanti responsabili, nessun responsabile.
Facciamo da soli? Sicuri? La Bce dall'inizio del programma Pepp annunciato lo scorso 18 marzo ha comprato circa 30-40 miliardi di bond italiani. Lo scrive Goldman Sachs in un rapporto spiegando che circa il 35-45% del totale degli acquisti sono stati dedicati al nostro paese, ben oltre la quota del 17% del capital key dell'Italia. Si tratta del maggior accumulo mensile effettuato dall'Eurotower, quasi il triplo rispetto ai 13 miliardi di acquisti di bond al mese registrato del secondo trimestre del 2016.
di Fabrizio Cicchitto
Sulla Fase 2 l’Italia rischia di fare una figura anche peggiore di quella già fatta nella Fase 1. Per la fase 1 il paragone con la Germania è schiacciante, in entrambi i paesi è molto alto il numero dei contagiati, ma ben diverso il numero dei morti e già questo pone un problema e interrogativi di grande riliev0.
Mettendo da parte la poesia e concentrandoci sulla prosa, vale a dire sui numeri, la Fase 1 con il tanto sbandierato modello Italia è stata caratterizzata da più di 20.000 morti, da un’autentica strage di anziani, di medici (più di 130), di infermieri, di preti. Può dirsi che questa sia una costante della storia italiana che ricolleghiamo a quello che Cadorna e Badoglio combinarono durante gli anni 1915-1917 della Prima guerra mondiale, cioè quella di mandare allo sbaraglio i fanti contro le mitragliatrici e contro il filo spinato; nel nostro caso abbiamo mandato senza...
Come si contrasta la crisi del coronavirus? E soprattutto come si studia la riapertura del paese? In Italia a quanto pare con il caos istituzionale. Secondo il Sole 24Ore a livello nazionale sono stati istituiti 15 comitati di esperti che impiegano 450 persone. A livello locale ne esistono almeno altri 30 con altre 400 persone impiegate. Chi decide in Italia? Di chi sono le responsabilità? Tanti responsabili, nessun responsabile.
Facciamo da soli? Sicuri? La Bce dall'inizio del programma Pepp annunciato lo scorso 18 marzo ha comprato circa 30-40 miliardi di bond italiani. Lo scrive Goldman Sachs in un rapporto spiegando che circa il 35-45% del totale degli acquisti sono stati dedicati al nostro paese, ben oltre la quota del 17% del capital key dell'Italia. Si tratta del maggior accumulo mensile effettuato dall'Eurotower, quasi il triplo rispetto ai 13 miliardi di acquisti di bond al mese registrato del secondo trimestre del 2016.
di Fabrizio Cicchitto
Sulla Fase 2 l’Italia rischia di fare una figura anche peggiore di quella già fatta nella Fase 1. Per la fase 1 il paragone con la Germania è schiacciante, in entrambi i paesi è molto alto il numero dei contagiati, ma ben diverso il numero dei morti e già questo pone un problema e interrogativi di grande riliev0.
Mettendo da parte la poesia e concentrandoci sulla prosa, vale a dire sui numeri, la Fase 1 con il tanto sbandierato modello Italia è stata caratterizzata da più di 20.000 morti, da un’autentica strage di anziani, di medici (più di 130), di infermieri, di preti. Può dirsi che questa sia una costante della storia italiana che ricolleghiamo a quello che Cadorna e Badoglio combinarono durante gli anni 1915-1917 della Prima guerra mondiale, cioè quella di mandare allo sbaraglio i fanti contro le mitragliatrici e contro il filo spinato; nel nostro caso abbiamo mandato senza protezione alcuna contro un terribile contagio medici, infermieri, preti e, non contenti, abbiamo trasferito contagiati proprio nel posto dove non avrebbero mai dovuto essere collocati, cioè nelle case di cura per anziani, che si sono tramutate in autentici lager.
Per esser chiari la responsabilità di tutto ciò riguarda tutti, governo e alcune, non tutte, le Regioni a guida leghista, perché ben diverso è il modo con cui Luca Zaia ha gestito il Veneto. Ciò detto, al suo decollo la cosiddetta Fase 2 si sta aprendo con una rottura fra il Nord e il Sud. Parliamoci chiaro, nel corso della Fase 1 abbiamo evitato che la tragedia si tramutasse in una catastrofe perché comunque da Firenze al Sud si è evitato che il virus si trasferisse ed esplodesse nello stesso modo in cui è avvenuto al Nord. È chiaro che bisogna evitare che quello che non è avvenuto nella Fase 1 si verifichi nella Fase 2. Allora è francamente incomprensibile la scelta fatta da tutte e quattro le Regioni del Nord insieme (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte) per una riapertura il 4 maggio. Ma è ben diversa la situazione per ciò che riguarda il Veneto rispetto alla Lombardia e al Piemonte. Il Veneto, gestito benissimo dal presidente Zaia, si trova in una buona condizione. La Lombardia (e anche il Piemonte) si trova tuttora in piena Fase 1 quanto a numero di contagiati e specialmente di morti. A nostro avviso giustamente solo pochi giorni fa il presidente Fontana aveva respinto una modesta proposta di apertura avanzata dal governo che riguardava solo le librerie e i negozi per bambini, adesso rovescia il suo giudizio e afferma che vuole aprire tutto il 4 maggio. È evidente che di fronte a mosse così contraddittorie il presidente della Campania De Luca ipotizza per la sua Regione una nuova versione della linea gotica (quella per intenderci che divideva la parte dell’Italia controllata dai nazisti da quella liberata dall’esercito anglo-americano), è chiaro che se si arrivasse ad una contraddizione di questo tipo rischieremmo una combinazione fra il dramma e il grottesco.
Più grottesca che drammatica a dir la verità è stata la divisione dei gruppi parlamentari tra maggioranza e opposizione verificatasi all’europarlamento. Se si pensa che l’Italia nel suo complesso, non l’Italia di Zingaretti o l’Italia di Salvini, si gioca la pelle rispetto alle risorse che riuscirà a ottenere senza condizionamenti di vecchio tipo dall’Europa, la nostra immagine non è che sia stata molto brillante. Praticamente la maggioranza di governo non è esistita, oramai il Movimento Cinque Stelle è caratterizzato da una forma atipica di delirium tremens: è riuscito a dividersi talora addirittura in tre posizioni, fra chi votava contro, chi votava a favore e chi si asteneva. Singolare è l’ennesima giravolta della Lega, per la Lega non solo il Mes, ma anche i peraltro irraggiungibili Coronabond porterebbero la trojka in Italia. Siccome però al fondo gli esponenti della Lega sono più intelligenti di queste idiozie, dietro queste motivazioni c’è un’altra ipotesi, quella di uscire dall’Europa perché tanto l’Italia farà da sola. C’è un piccolo particolare che mette radicalmente in questione questa ipotesi di lavoro: già oggi l’Italia sarebbe a gambe all’aria rispetto ai mercati finanziari se non ci fosse la Banca centrale europea che compra nostri titoli a colpi di decine di miliardi. Qualcuno infatti ci deve spiegare come può far da solo un paese che ha un debito pubblico che da quota 134 è già salito probabilmente a quota 150 (e si avvinerà a quota 200 nel prossimo futuro), un rapporto deficit/Pil largamente superiore al 3%, una caduta del Pil di circa il 9% secondo le stime fatte dal Fondo monetario internazionale. L’Italia ha un bisogno straordinario dell’Europa evidentemente in termini totalmente diversi rispetto ai condizionamenti e alla linea dell’austerity verificatisi nel passato, ma certamente il nostro potere contrattuale non aumenta se sommiamo insieme la quantità di morti che abbiamo avuto nel corso della pandemia con divisioni paradossali e grottesche che avvengono fra i nostri parlamentari europei.
Le cose non si fermano qui, ma riguardano anche il governo. Fino a qualche tempo fa Conte si era mosso in modo oculato, ma da un certo momento in poi, come dicono a Roma, gli è saltata la brocca. Non si capisce infatti perché facendo delle comunicazioni al paese di straordinaria importanza per la salute dei cittadini a un certo punto si è tolto la pochette, si è slacciato la cravatta, si è messo dei guantoni e ha preso a cazzotti Salvini e la Meloni, cioè l’opposizione. Dicono che questa scelta improvvisa di cambiare look da quello di un circospetto avvocato specializzato in diritto privato a uno scalmanato tribuno che lancia maledizioni gli sia stato suggerito dal suo spin doctor, ma in certe occasioni, specie quelle tragiche che stiamo affrontando oggi, gli spin doctor vanno collocati in qualche gabbia dello zoo. Poi per di più Conte rischia di diventare vittima delle sue furbizie. Ha moltiplicato comitati ed esperti non regolando in modo preciso le rispettive competenze, il rischio è che tutti parlino di tutto e che sullo stesso argomento si pronuncino da un lato Colao e dall’altro Brusaferro e che vengano appannate anche le competenze fondamentali in materia di sanità che fino a prova contraria sono dell’Istituto Superiore di Sanità e non del dottor Bonomi nuovo presidente della Confindustria, che peraltro fra febbraio e marzo insieme ad altri esponenti della Confindustria del Nord non ha dato una grande prova di se stesso, quando si è battuto contro la chiusura rapidissima di Bergamo e di Brescia con le conseguenze disastrose che abbiamo visto.
Anche un settore dello sport ovviamente non si esime dal dare il suo contributo al caos, ci riferiamo alla maggioranza della Federazione italiana gioco calcio che sta facendo carte false anch’essa per ricominciare il campionato di Serie A dal 4 maggio: ma si rendono conto lor signori che cosa vuol dire trasportare ogni settimana le 50 persone circa che costituiscono il personale delle singole squadre di calcio da una località all’altra per aereo, per treno o per pullman e le implicazioni inevitabili che ha uno sport collettivo fondato sul contatto?
Un punto finale. Ci auguriamo che il governo sia in condizioni di rispondere ai sette interrogativi formulati dal professor Ricolfi in funzione della data dall’apertura. Questi interrogativi, a sintetizzarli in modo estremo, riguardano la disponibilità per i cittadini italiani di mascherine e di tamponi, strumenti decisivi per evitare che nei confronti di essi avvenga qualcosa di simile a quello che è avvenuto nel corso di questi tempi a medici, infermieri, altro personale sanitario e preti. Ci auguriamo che in mezzo al caos almeno qualche risposta precisa attinente alla vita e alla salute dei nostri concittadini arrivi in modo preciso.
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l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.