11 Luglio
Il cortocircuito tra governo e parlamento
La presidente del Senato Casellati sulla proroga dello stato d'emergenza: "In Parlamento e al Senato siamo ormai gli invisibili della Costituzione". Zingaretti difende Conte, ma c'è un chiaro problema istituzionale. Bianco e nero, The Economist e la nuova ideologia della razza
Che succede? Siamo in un mondo dove gli opposti estremismi s'incrociano, dove impera una dittatura della ragione (sempre la propria), una visione partigiana che si traduce in dominio e totalitarismo. C'è una convergenza di forze, da un lato la sorveglianza sociale, dall'altro l'imposizione di un modello di pensiero unico, entrambi hanno come esito finale la soppressione della parola libertà. E dei Parlamenti.
Non a caso oggi la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha suonato il gong parlando delle comunicazioni del governo (le hanno dovute sollecitare) sul prolungamento dello Stato d'emergenza: "Mi auguro che sia l'inizio di una democrazia compiuta, perché in Parlamento e al Senato siamo ormai gli invisibili della Costituzione". Sono parole pesanti che toccano un punto delicatissimo, il governo ha superato il limite e la seconda carica dello Stato non parla a caso, lo stato d'eccezione deve finire. O finisce la democrazia, sostituita da una democratura. Partiamo dall'ultimo numero dell'Economist, seguite il titolare di List.
01
The Economist e l'ideologia della razza
Ecco la copertina dell'ultimo numero dell'Economist:
Il settimanale britannico pone la questione razziale al centro della scena, ma in realtà dietro le giuste spinte per l'uguaglianza (di cui l'America in ogni caso è la punta avanzata, quella meglio realizzata di tutte, piaccia o meno), c'è il tema di una politica tra opposti che non trova una sintesi. L'America è il terreno di scontro di questa fase storica, i problemi non sono certo nati con la presidenza di Donald Trump (quella di Barack Obama li ha coperti con la retorica, ma i fatti sono là, a disposizione di chi vuol vedere), The Donald è semmai un sintomo di questa crisi di lunga data che ha un sopra e un sotto di diverso conio: il totalitarismo...
Che succede? Siamo in un mondo dove gli opposti estremismi s'incrociano, dove impera una dittatura della ragione (sempre la propria), una visione partigiana che si traduce in dominio e totalitarismo. C'è una convergenza di forze, da un lato la sorveglianza sociale, dall'altro l'imposizione di un modello di pensiero unico, entrambi hanno come esito finale la soppressione della parola libertà. E dei Parlamenti.
Non a caso oggi la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha suonato il gong parlando delle comunicazioni del governo (le hanno dovute sollecitare) sul prolungamento dello Stato d'emergenza: "Mi auguro che sia l'inizio di una democrazia compiuta, perché in Parlamento e al Senato siamo ormai gli invisibili della Costituzione". Sono parole pesanti che toccano un punto delicatissimo, il governo ha superato il limite e la seconda carica dello Stato non parla a caso, lo stato d'eccezione deve finire. O finisce la democrazia, sostituita da una democratura. Partiamo dall'ultimo numero dell'Economist, seguite il titolare di List.
01
The Economist e l'ideologia della razza
Ecco la copertina dell'ultimo numero dell'Economist:
Il settimanale britannico pone la questione razziale al centro della scena, ma in realtà dietro le giuste spinte per l'uguaglianza (di cui l'America in ogni caso è la punta avanzata, quella meglio realizzata di tutte, piaccia o meno), c'è il tema di una politica tra opposti che non trova una sintesi. L'America è il terreno di scontro di questa fase storica, i problemi non sono certo nati con la presidenza di Donald Trump (quella di Barack Obama li ha coperti con la retorica, ma i fatti sono là, a disposizione di chi vuol vedere), The Donald è semmai un sintomo di questa crisi di lunga data che ha un sopra e un sotto di diverso conio: il totalitarismo che è un'involuzione del radicalismo. The Economist sottolinea:
Un pericoloso approccio antagonista è emerso dalle università americane. Rifiuta la nozione liberale di progresso. Definisce tutti in base alla loro razza, e ogni azione come razzista o antirazzista. Non è ancora dominante, ma è dinamica e si sta diffondendo dall'accademia nella vita di tutti i giorni. Se soppianta i valori liberali, allora l'intimidazione raffredderà il dibattito aperto e seminerà divisione a svantaggio di tutti, bianchi e neri.
Benvenuti a bordo, boys and girls. Segnaliamo alle redazioni in progress un libro pubblicato nel 1987: The Closing of the American Mind. C'è tutto quello che sta succedendo oggi, tutto.
Quanto alla dittatura del politicamente corretto (che spesso l'Economist rappresenta nelle sue scelte) basta e avanza Robert Hughes, uno dei più grandi critici d'arte di sempre (leggete il suo delizioso Rome: A Cultural, Visual and Personal History) con il suo libro intitolato La cultura del piagnisteo, pubblicato nel 1993. Tutto scritto, tutto pre-visto. Inoltre, non è affatto vero come dice l'Economist che questa cultura non è ancora prevalente, lo è, è lo standard, in base a questa cultura i senati accademici, i rettori, i consigli delle università, la politica tutta sta cedendo il passo alla cancel culture. Come cantava Franco Battiato, "sul ponte sventola bandiera bianca".
Di cosa dovremmo stupirci? Il risveglio in redazione (e non solo, come abbiamo visto nella lettera firmata - un allarme rosso - da intellettuali del calibro di Salman Rushdie, Noam Chomsky e J.K. Rowling, pubblicata da Harper's Magazine e ripresa da List) arriva perché ora l'élite della tipografia si sente minacciata: sono arrivati i licenziamenti per direttori, commentatori non allineati al nuovo modello di pensiero. Cribbio, chi l'avrebbe mai detto? Così oggi leggiamo l'Economist e apprendiamo con elettrico con stupore che "le premesse sono corrette" (oh, che scoperta che fanno gli intelligenti a prescindere, anche le premesse del comunismo lo erano e in parte lo sono ancora), "ma poi l'ideologia prende una piega sbagliata, cercando di imporsi attraverso l'intimidazione e il potere. Non il potere che viene dalla persuasione e dalle elezioni, ma dal mettere a tacere i loro critici, insistendo sul fatto che chi non è con loro è contro di loro, ed escludendo quelli che sono considerati privilegiati o sleali alla loro razza. È una visione del mondo in cui tutto e tutti sono visti attraverso il prisma dell'ideologia: chi viene pubblicato, chi ottiene un lavoro, chi può dire cosa a chi; una visione in cui i gruppi al loro interno sono ossessionati per l'ortodossia nell'istruzione, nella cultura e nel patrimonio culturale; una visione che impone l'assoluta parità di risultati, politica per politica, paragrafo per paragrafo, se la società deve contare come giusta". Che sorpresa, tra un editoriale nevertrumpista e l'altro, ci sono arrivati. Un consiglio all'Economist per impaginare una volta tanto un titolo non politicamente corretto: si chiama dittatura.
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Questo strano mondo di manganellatori della cultura e squadristi della politica, questo esercito di terracotta che abbatte le statue e riscrive la storia come se fosse possibile andare sulla macchina del tempo di Herbert George Wells (che non hanno letto e pur leggendolo non ne capirebbero il significato filosofico, sono sostanzialmente degli ignoranti) e spiegare alla società dell'Ottocento il bon ton del Terzo Millenio, questa camarilla di pensatori in camicia nera che regola il diritto (senza mai rovescio), che assegna i posti, le cattedre, in base all'aderenza totale all'ideologia della zombificazione della coscienza, mostra un altro aspetto sempre più interessante e inquietante che galoppa: la buoncostume del coronavirus. Una matrioska di sanitari che esercita la teoria del potere assoluto sulla vita dei cittadini, a cominciare dal corpo. Siamo nel campo della biopolitica, allo Stato in camice che alla fine mette la camicia di forza alla dissidenza del pensiero libero. Presto, quando il calo dei fatturati pubblicitari canterà l'Ave Maria e s'alzerà il riposi in pace agli stipendi, gli intellettuali in guanti bianchi s'accorgeranno anche di questo fenomeno del paranormale terreno che conduce dritti a un happy end: la povertà assoluta.
02
L'autoemergenza di Conte
Nell'era dello stato d'eccezione, tutto è possibile. Anche che un presidente del Consiglio decida come un monarca di prorogare un'emergenza di sua iniziativa, senza consultare il Parlamento, dando l'annuncio come se fosse una spruzzata d'acqua fresca, con un obiettivo palese: prorogare se stesso. L'emergenza per il governo significa "mani libere", mentre il paese è stato "liberato" da un lockdown irrazionale che ha sfiancato l'economia e messo al tappeto la domanda, i consumi. Il paese cerca la "normalità" (in un difficile new normal, ben raccontato da Maite Carpio su List) e il governo prosegue nella fase dell'eccezionalità, un progetto da pieni poteri che nulla ha a che fare con la democrazia, il bilanciamento delle istituzioni, le scelte condivise, il ruolo sovrano del Parlamento.
Il Parlamento, quest'assemblea ridotta a pulsantificio, sembra avere un momento di risveglio (non illudiamoci) dalla fase del sonnambulismo, perfino nella maggioranza qualcuno nel Pd si ricorda che nella ragione sociale del partito c'è la parola "democratico". Non il segretario Zingaretti, che stamattina si allinea: "Il Pd è pronto a sostenere qualsiasi scelta del governo utile a contenere la pandemia. Chi nel mondo non lo ha fatto sta pagando un prezzo drammatico". Qualcuno citofoni a Zingaretti che una cosa (buona e giusta) è contrastare il coronavirus, altra è fare del Parlamento un ente inutile.
Siamo in una situazione abnorme. La squaderna bene il costituzionalista Francesco Clementi: "Credo sia meglio che il Governo spieghi bene e adeguatamente in Parlamento le ragioni di tutta questa scelta. Ogni ragione o informazione in merito – come stanno facendo altri governi di altre democrazie – è opportuno che le presenti in Parlamento. L’uso dell’emergenza è per definizione “a tempo”. E ogni proroga deve essere adeguatamente giustificata di fronte al Parlamento, altrimenti non mi sembra ragionevole né convincente. È ben noto, peraltro, che non esiste un diritto speciale dell’emergenza legittimato nel nostro ordinamento: una sorta di diritto parallelo e alternativo rispetto a quello esistente. In fondo, anche di recente, non sono mancate in tal senso, come è noto, indicazioni chiare ed autorevoli”. Non occorre aggiungere altro, tutto è chiaro, dunque tutto quello a cui stiamo assistendo è oscuro.
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Lo stato d'emergenza è anche quello dell'informazione che continua a dare da mangiare al mostro della paura.
03
Un po' di verita sul contagio
La situazione che viene dipinta dai titoli dei giornali non è quella che si riscontra sul terreno sanitario. Il professor Marco Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria, ha scritto sul suo profilo Facebook parole che dovrebbero far riflettere, riguardo la comunicazione istituzionale, con bollettini che non spiegano le differenze, il contesto, non c'è alcuna analisi incrociata dei numeri, prima, dopo, il come siamo entrati e usciti dalle varie fasi della pandemia. C'è materia su cui riflettere anche per il mestiere del giornalismo. E parecchio per lo strizzacervelli. Ecco quanto scrive Bassetti.
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Nonostante i numeri delle persone malate negli ospedali italiani abbiano toccato il punto più basso dall'inizio dell'epidemia con meno di 70 soggetti rimasti in terapia intensiva e poco più 800 in tutti gli altri reparti ospedalieri, la comunicazione sulla situazione del Covid in Italia continua ad essere negativa, allarmistica e catastrofista. Molti quotidiani sottolineano che ci sono ancora troppi focolai e che l'epidemia in molte regioni sembra incontrollata.
Ma chi è che si assume la responsabilità di dare queste notizie? Non è vero!! Ci sono nuovi contagi che per la maggioranza riguardano casi di importazione dall'estero e moltissimi tamponi con bassissima carica (i cosiddetti debolmente positivi).
Anziché dire al mondo intero che in Italia abbiamo fatto e stiamo facendo un ottimo lavoro, avendo ridotto significativamente la mortalità dei nostri malati curandoli meglio grazie ai nostri protocolli di trattamento, dimettendone ogni giorno dagli ospedali al domicilio moltissimi e facendo il tracciamento con milioni di tamponi di nuove persone positive per isolarle ed evitare nuovi contagi, si continua a terrorizzare la popolazione e spaventare i nostri fratelli europei. Ogni giorno ricevo telefonate da amici e colleghi francesi, tedeschi, spagnoli, che mi chiedono come mai in Italia vada ancora tutto così male sul Covid... ma è possibile essere così masochisti?
Servono i bollettini tutte le sere, creando l'aspettativa come per i numeri del lotto o le previsioni del tempo? Continuare a dare numeri senza differenziare se si tratti di nuovi malati con sintomi, di nuovi ricoveri ospedalieri o di semplici contagiati asintomatici non ha alcun senso, se non quello di continuare con il grido "al lupo al lupo". Il rischio è che quando poi, magari in futuro, si tornerà a parlare di nuove emergenze vere (che ci auguriamo tutti non si presenteranno, ma non ne abbiamo la certezza) nessuno ci crederà più.
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Bassetti non basta? Ecco cosa dice un altro virologo non allineato al lockdwon della coscienza, Massimo Clementi, dell'Università Vita-Salute San Raffaele: "La proroga dello stato di emergenza è una incredibile forzatura. Che va in parallelo con i toni terrificanti (totalmente ingiustificati) con cui tv e grande stampa stanno descrivendo lo stato attuale della epidemia. Ma io non sono un politico e, diversamente da altri miei colleghi, non lo voglio proprio fare". Clementi in un commento su Facebook risponde così a un suo lettore: "Ma non ti sembra una azione contro cui sollevarsi se fosse decisa? Io scenderò in piazza, lo dichiaro sin d'ora".
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Vogliono che il paese si riprenda o preferiscono un'Italia annichilita, impaurita, seduta in attesa del disastro che c'è e bisogna contrastare prima che la povertà faccia danni maggiori di quelli che ha già fatto? Così va il nostro mondo a quanto pare. Il copione è un ciclostile applicato a varie situazioni. Dal coronavirus al passaggio in autostrada.
04
Il sottosopra al casello
In questo stato d'emergenza psicopolitica, da due anni, due governi, due maggioranze diverse (e sempre lo stesso premier) va avanti la saga di Autostrade. I due governi, le due maggioranze (e sempre lo stesso premier) hanno strillato "subito la revoca"! E naturalmente la revoca non è mai arrivata perché c'è il contratto. Il Ponte Morandi di Genova collassò il 14 agosto del 2018, da allora non è successo assolutamente nulla sul piano della concessione. È stato costruito con successo, grazie a procedure straordinarie, un nuovo ponte, poi si è tornati all'ordinario tran tran e la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha confermato l'ovvio dei popoli: la concessione del ponte fino a revoca resta a Autostrade. Logico e soprattutto legale.
Il Movimento Cinque Stelle ha fatto partire la "vibrante protesta" (De Andrè), il signor presidente del Consiglio non ha perso l'occasione per schierarsi con il populismo, mentre il Pd cerca di arrabattarsi in una situazione di surrealismo giudiziario. Non potendo prendere a calci Atlantia (esistono i contratti, la legge), l'esecutivo apre un negoziato che sui media è tutto un penultimatum, pura propaganda. Siamo sempre alla partita di ieri, dei due governi, delle due maggioranze (e sempre lo stesso premier). Oggi Atlantia presenterà la sua proposta, si tratta sui pedaggi, gli investimenti, la diluizione di Atlantia dall'azionariato di Autostrade, etc. Essendo tutta una questione di soldi ("il resto è conversazione", avrebbe aggiunto Gordon Gekko), la famiglia Benetton cercherà di pesare cosa è conveniente e cosa no. Paradossalmente, il comportamento del governo, ne ha favorito la strategia: Atlantia può decidere di fare un'offerta che innesca il no e mette il governo di fronte alla responsabilità di aprire la causa miliardaria del secolo tra un privato e lo Stato; oppure sceglie un percorso di negoziato stretto, punta a tenere la concessione e poi uscire con calma, dopo aver sistemato quote di capitale e business futuro. Nel primo caso, con lo spettro della Corte dei Conti alle spalle, il governo dirà che "giustizia e fatta" (cosa che deve fare la magistratura non Palazzo Chigi) e si volta pagina e a quel punto si apre la porta a una gestione dell'Anas (società ritenuta inadeguata fin dai tempi della costruzione dell'Autostrada del Sole) e poi si vedrà, nel buio più assoluto; nel secondo caso si dirà che la famiglia Benetton è stata piegata, che ci sarà il controllo pubblico (rifare l'Iri senza l'Iri e quella formidabile classe dirigente che ricostruì l'Italia) che il governo di Robin Hood ha vinto contro l'odioso Sceriffo di Nottingham e il popolo trionferà funiculì funiculà. Due anni, due governi, due maggioranze (e sempre lo stesso premier). E l'Italia sarebbe pure un modello.
05
Rifare l'Iri?
L'idea è sempre quella, rifare l'Iri, il volano finanziario è il risparmio postale custodito da Cassa depositi e prestiti. Mission impossible per motivi che appaiono cristallini a chiunque abbia un po' di senno: siamo nel 2020, ci sono le regole europee, abbiamo un debito pubblico che galoppa verso i 2,600 miliardi di euro, non vogliamo i soldi del Mes ma siamo con il piattino in mano per avere quelli del Recovery Fund, siamo all'ultimo posto nelle proiezioni di crescita per il 2020. In ogni caso, tutto va bene e l'elenco degli interventi pubblici privi di un disegno s'allunga: Alitalia è diventata una newco pubblica (tre miliardi di euro - il doppio di quelli destinati all'istruzione - e altri ne arriveranno ancora dopo gli 8 miliardi prelevati dalle tasche del contribuente fino a ieri), per l'Ilva vedremo prima o poi qualcosa uscire dai fumi dell'altoforno, Autostrade sarà di dritto o di rovescio una cosa pubblica. La mano dello Stato s'allunga sulle imprese in crisi, la cultura del neo Soviet avanza. Uno spettacolo. Il prezzo del biglietto sarà salatissimo e lo pagheranno i contribuenti, chiaro.
Si sono organizzate varie partite di giro finora per evitare azioni contra legem (Cdp non può investire direttamente in aziende in perdita, in teoria, poi in pratica abbiamo visto com'è finito l'acquisto della quota azionaria di Telecom Italia), così si va con l'investimento indiretto, attraverso le controllate (Ferrovie) e si provano accrocchi finanziari di varia natura, ma questi sono magheggi da foglio contabile, in realtà serve prima di tutto una politica industriale, un disegno di medio-lungo periodo.
06
Ieri e oggi. La stagione dell'Iri e la classe dirigente
L'Iri fu la creatura di un genio dell'industria, Alberto Beneduce, fu inventata nel 1933 dopo il crollo dei corsi azionari del 1929 e la crisi economica per salvare le banche italiane di allora (e di oggi): Banca Commerciale Italiana, Banco di Roma, Credito Italiano. La sua genesi è quella dei crac bancari della Grande Crisi. Le banche avevano in pancia le azioni dell'industria italiana (come oggi) e dunque alla fine di questo giro di giostra nel 1945 l'Iri controllava 216 società con oltre 135.000 dipendenti. De facto era la mamma di tutta l'industria italiana. Un colosso.
Attenzione, la storia insegna: l'Iri nacque come ente provvisorio, ma le cose in Italia marciano sempre nella direzione del provvisorio che diventa definitivo. E così fu. Durante la guerra l'Iri divenne strategica per lo sforzo bellico del regime, il piano acciaio di Oscar Sinigaglia, patron dell'Ilva, divenne operativo con la creazione nel 1937 della Finsider, ma l'Italia non era pronta per una guerra totale e i limiti del disegno bellico di Mussolini si videro subito. Chiusa la partita della guerra con una tragica sconfitta (l'abbiamo persa, stavamo dalla parte sbagliata, bisogna ricordarselo ogni tanto) la classe politica italiana per accelerare la ricostruzione, rimettere in piedi l'industria, diminuire il gap infrastrutturale e ripescare dall'abisso il Mezzogiorno, si trovò il problema dell'Iri. Che in realtà era l'unica scelta possibile perché dentro l'Istituto c'erano prima di tutto le competenze che avevano messo insieme Beneduce, Sinigalia e Donato Menichella. I governi dunque usarono l'Iri e lo fecero bene. Il piano di Signigalia, l'Italia centro siderurgico mondiale, divenne realtà con la creazione di una potenza dell'acciaio, con la partecipazione dei privati (ci fu sempre uno scontro con le grandi famiglie industriali italiane, i Falck, gli Agnelli) allo sviluppo delle imprese e alla realizzazione delle grandi opere. Fu una stagione d'oro, perché c'era la tensione ideale (rimettere in piedi l'Italia), una classe dirigente di prima grandezza, un'alleanza tra pubblico e privato. Costruimmo l'Autostrada del Sole in pochi anni (la prima pietra fu posata il 19 maggio 1956, Aldo Moro inaugura l'autostrada il 4 ottobre del 1964), fummo una grande potenza nucleare (nel 1966 eravamo il terzo paese produttore al mondo di energia nucleare dopo Stati Uniti e Regno Unito), eravamo un paese pieno di energia e fantasia imprenditoriale, inventammo i poli dell'acciaio, l'Iri orientò gli investimenti del Piano Marshall, l'European Recovery Plan (il generale George C. Marshall ne parlò la prima volta in un suo discorso a Harvard il 5 giugno del 1947, ricorda qualcosa?) e l'Iri fu il simbolo del boom.
***
Ripetere questa storia è impossibile. Come impossibile e rifare la vita di Jack Charlton. Altri tempi, altro calcio, altra stoffa d'uomini e donne.
07
Jack Charlton. 1935-2020
Wembley, 30 luglio 1966. Finale dei Campionati del mondo. Guardate lo stile perfetto di Jack Charlton nel contrasto: il ginocchio sinistro che poggia sullerba, le spalle che bilanciano l'entrata in scivolata, la gamba destra protesa con il piede che aggancia il pallone, il tackle per fermare l'attaccante della Germania Siegfried Held. Preparazione tecnica, tempismo, esperienza (Foto Ansa).Si chiamava Jack e con il fratello Bobby formava la coppia dei Charlton, la leggenda dei fratelli del calcio inglese. Non andavano d'accordo, erano diversi nell'estro del football, nel carattere, Jack tirava calci al pallone, svettava di testa nel Leeds (per 21 anni, 773 partite giocate tra il 1952 e il 1973), bloccava gli attaccanti come nessun altro e rilanciava l'azione, Bobby era il furore del centrocampo del Manchester United, uno che faceva gol improvvisi con un tiro alla polvere sparo e dava i passaggi giusti alle punte in area, tocco, via, la curva diventa un'onda. La vita spesso ti separa da quello che ti è più vicino, è sempre questione di un passaggio che non arriva quando sei lanciato a rete.
Vinsero insieme il campionato del mondo del 1966, con la maglia di una meravigliosa Inghilterra che sconfisse la Germania ai tempi supplementari 4 a 2, Jack e Bobby, gli eroi di Wembley.
Erano figli di minatori, Jack stesso fu minatore prima di divenire la bandiera del Leeds, eccezionale difensore centrale, grande allenatore di club (Middlesbrough, Sheffield e Newcastle) e della nazionale irlandese che guidò per 11 anni. Chi ha visto le curve dei tifosi irlandesi cantare l'inno e tributare applausi a Charlton, ha pianto. Un uomo del calcio d'altri tempi, una straordinaria vita costruita sui pilastri dello sport, Charlton è morto in pace nella sua casa a Northumberland, lascia un velo di tristezza e bei ricordi in bianco e nero, un mondo infinito di possibilità tattiche, un fraseggio, uno scatto, uno stop, un lancio. La magia del gol, il campionato della vita.
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2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.