10 Agosto
Il bonus, il brutto, il cattivo
Il caos sui parlamentari che hanno chiesto il contributo Iva per il coronavirus. Tutti negano, l'Inps dà i numeri (in tutti i sensi) e non i nomi. Il mistero buffo della norma no limits. Siamo l'Italia dei furbi e fessi raccontata da Prezzolini. Tre film sulla nostra decadenza. Il governo libanese va casa. Xi suona il gong a Hong Kong per Trump (e Biden): arrestato l'editore Jimmy Lai
Che succede? Ogni tanto lasciamo che sui fatti si posi un po' di polvere, facciamo degli ampi giri dall'altra parte del mondo, poi torniamo con l'illusione di pescare "il nuovo" e, sommersi da carte inutili, leggiamo per dovere un'intervista di Roberto Gualtieri a Repubblica. Dopo aver scoperto che ci sarà un balzo del Prodotto interno lordo nel terzo trimestre (che notizia, se eri nel baratro perché hai chiuso il paese e poi riapri, per forza ci sarà un rimbalzo del pil, a meno che gli italiani non siano tutti morti), che ci sarà una riforma dell'Irpef (questa l'abbiamo già sentita), che siamo una potenza industriale con un grande futuro (alle spalle) e così rinfrancati, ristorati, ritemprati, pronti ad accogliere il radioso futuro, non possiamo che brindare all'ennesima fase da Istituto Luce.
Avendo consumato le scarpe sul marciapiede (smettetela di sorriderci sopra con malizia) abbiamo una praticaccia delle cose del mondo e una regola: quando si solleva troppo casino, mettersi alla finestra, osservare con olimpico distacco la zuffa, lasciar fare e prendere appunti sull'antropologia sfoggiata in diretta, sui tipi che si agitano, soprattutto su quelli che strillano di più, sui "puri" a prescindere e su quelli che "l'avevo detto" di cui non si ricorda mai il detto. È un modo "all'inglese" per evitare l'ammucchiatissima, gli schizzi di fango, gli errori in agguato, insomma, le cazzate del momento e l'immancabile "Grande Dibattito" che segue di solito al sotto vuoto spinto. Qual è l'ultimo polverone? Siamo al cinema, la storia si intitola così: "Il bonus, il brutto, il cattivo". Regia del Parlamento italiano.
01
Il mistero buffo del bonus no limits
Il fatto. Alcuni parlamentari hanno chiesto il bonus per le partite Iva, una misura per contrastare la crisi da coronavirus (600 euro, figuriamoci), spiccioli destinati a chi ha visto il collasso...
Che succede? Ogni tanto lasciamo che sui fatti si posi un po' di polvere, facciamo degli ampi giri dall'altra parte del mondo, poi torniamo con l'illusione di pescare "il nuovo" e, sommersi da carte inutili, leggiamo per dovere un'intervista di Roberto Gualtieri a Repubblica. Dopo aver scoperto che ci sarà un balzo del Prodotto interno lordo nel terzo trimestre (che notizia, se eri nel baratro perché hai chiuso il paese e poi riapri, per forza ci sarà un rimbalzo del pil, a meno che gli italiani non siano tutti morti), che ci sarà una riforma dell'Irpef (questa l'abbiamo già sentita), che siamo una potenza industriale con un grande futuro (alle spalle) e così rinfrancati, ristorati, ritemprati, pronti ad accogliere il radioso futuro, non possiamo che brindare all'ennesima fase da Istituto Luce.
Avendo consumato le scarpe sul marciapiede (smettetela di sorriderci sopra con malizia) abbiamo una praticaccia delle cose del mondo e una regola: quando si solleva troppo casino, mettersi alla finestra, osservare con olimpico distacco la zuffa, lasciar fare e prendere appunti sull'antropologia sfoggiata in diretta, sui tipi che si agitano, soprattutto su quelli che strillano di più, sui "puri" a prescindere e su quelli che "l'avevo detto" di cui non si ricorda mai il detto. È un modo "all'inglese" per evitare l'ammucchiatissima, gli schizzi di fango, gli errori in agguato, insomma, le cazzate del momento e l'immancabile "Grande Dibattito" che segue di solito al sotto vuoto spinto. Qual è l'ultimo polverone? Siamo al cinema, la storia si intitola così: "Il bonus, il brutto, il cattivo". Regia del Parlamento italiano.
01
Il mistero buffo del bonus no limits
Il fatto. Alcuni parlamentari hanno chiesto il bonus per le partite Iva, una misura per contrastare la crisi da coronavirus (600 euro, figuriamoci), spiccioli destinati a chi ha visto il collasso del proprio settore d'attività. Chi sono? I nomi non sono stati rivelati - capite, c'è la privacy, in paese dove lo sputtanamento quotidiano tracima - ma abbiamo saputo nel primo round dell'altro ieri che erano (il passato è necessario, come vedremo) tre prodi leghisti, un fiero pentastellato e un gaudente itavalorista. Alt, primo intoppo nell'ingranaggio della gogna, da Italia Viva dicono che no, loro non c'entrano nulla e che la conferma arriva al parlamentare renziano Ettore Rosato direttamente dal presidente dell'Inps, Pasquale Tridico. Quest'ultimo non dà i nomi ma dispensa in colloqui riservati patenti di verginità politica, siamo al surrealismo dell'emergenza declinata in misfatto politico e chiacchiera da bar. La Lega dice di non avere notizie di suoi parlamentari che hanno incassato il bonus. E non finisce qui, perché - che sorpresa - i parlamentari non sarebbero più 5 ma 3 o, meglio, su 5 richieste solo 3 sarebbero arrivate in porto. All'Inps ormai danno i numeri. Il clima è avvelenato, il danno è fatto, il 20 settembre si vota il referendum sul taglio dei parlamentari, siamo al qualunquismo al cubo.
Ammesso che i fatti esistano così come sono e resistano allo stress test della realtà nelle prossime ore, restano sul taccuino un paio di domande.
Ne avevano bisogno, del bonus? No, è chiaro che i parlamentari non sono in bolletta, la loro indennità corre con il coronavirus o no, anche senza far niente (che ormai è il caso più diffuso, il niente), ma hanno chiesto l'aiuto, come tutti gli altri. Potevano farlo? Sì, questa è la faccenda che suscita stupore e meraviglia, era tutto legale, consentito dal decreto, soldi disponibili per tutti, senza barriere pre e post, senza un criterio per separare il giusto e necessario dall'ingiusto e superfluo. Niente. Il contributo a pioggia è lo standard della nostra emergenza, il resto lo fa la buona coscienza e come vediamo non abbonda. Lo Stato come un pozzo di San Patrizio, facciamo debito pubblico sulle spalle dei nostri figli e il denaro precipita come nella pentolaccia di carnevale. D'altronde, siamo tutti in mascherina. Un governo zelante, pronto a rilevare l'insubordinazione dei critici, un esecutivo che inseguiva con i droni i passeggiatori da spiaggia durante il lockdown, sbraca in maniera plateale, indecente e rivela in che mani siamo e saremo ancora, perché lo svacco è generale, è di maggioranza e opposizione, non è solo del governo e del Parlamento, riguarda noi da vicino, gli italiani.
Come ha reagito il mondo politico? Oh, che domande titolare, con sdegno e naturalmente una "vibrante protesta" (Fabrizio De André), un paese di moralisti a contratto, di professori di etica in servizio permanente effettivo, sono tutti Einaudi davanti ai microfoni e alle telecamere, peccato che non riescano a fare i legislatori. Tutto già pre-visto, consumato, noioso e nauseante. Non sappiamo quanti sono, non sappiamo chi sono, a questo punto qualcuno comincia a dubitare della loro esistenza, visto che nessuno in sede ufficiale ha comunicato cosa è davvero successo.
Questa è la classe politica (che rappresenta perfettamente lo stato del paese) che pretendeva di avere i soldi europei del Recovery Fund senza condizioni, controlli, monitoraggi. Sia ringraziato il premier austriaco Sebastian Kurz, anche se abbiamo il fondato sospetto che la più grande abbuffata debba ancora arrivare. Ne vediamo i bagliori in lontanza, il presidente del Consiglio ieri ci ha informato dalla Puglia che sta pensando a un tunnel sullo stretto di Messina, così non lo vediamo neppure, non si sa mai, e la fattura per il contribuente sarà subacquea. Non si è riusciti a fare un normalissimo ponte, facciamo il tunnel.
Perché il governo fa un decreto che non ha un controllo prima e dopo? Perché l'opposizione non lo vede? Abbiamo segnalato che i decreti sulla crisi (Cura Italia, Rilancio e Agosto, tre per un totale di 100 miliardi in deficit) erano la polverizzazione della spesa, il contributo a pioggia senza logica. Perché c'è questo disprezzo totale per i soldi del contribuente? Perché questa viscida fiera dello spreco? Perché gli italiani se ne infischiano di quello che accade nelle istituzioni? Mistero. Forse no, qualche spiegazione ce l'abbiamo, tra qualche riga. Andremo al cinema.
Come ha reagito l'opinione pubblica? Con sdegno, si sono scatenati i leoni da tastiera sui social, durante il pranzo si è discettato del tema con grande indignazione e dolore per le istituzioni, si è alzata la forca in piazza per i mangiabonus a tradimento (di cui non sappiamo praticamente nulla), si è invocato l'arrivo della Buoncostume, del commissario Basettoni e di Montalbano e sì, perbacco, lo faremo, insieme al tunnel sotto lo Stretto di Messina noi sconfiggeremo anche la Yakuza in Giappone. Anche qui la rivelazione è sempre nella parte sommersa dell'iceberg, quella emersa fa scena, rumore, propaganda, ma il vero pericolo è sempre quello che c'è sotto.
02
Furbi e fessi. L'Italia di Prezzolini
Cosa c'è sott'acqua? L'Italia descritta da Giuseppe Prezzolini, un paese di furbi e fessi. Dove i primi si fanno mantenere dai secondi che, rimanga agli atti, sono ormai proprio una minoranza di fessi in un paese di furbi. I fessi pagano tutto quello che serve ai furbi, i quali levano ai fessi anche la dignità, l'ultima risorsa: la speranza di cambiare le cose. La politica è diventata il rifugio atomico dei furbi che, pur essendo peggiori dei fessi, fanno sempre fessi i fessi. E governano da fessi che si sono fatti furbi, furbescamente dunque. Per essere furbo, nell'Italia contemporanea, bisogna avere qualità eccelse che si sono ben diffuse nel cosiddetto "popolo": non sapere niente, non aver mai lavorato, non avere una sola idea fissa - ma averne tante da fesso che vuol fare carriera può servire - sbucare sempre dal nulla, mi raccomando, è fondamentale, non avere una biografia ma recitarla con le sgrammaticature giuste, apparire come un Azzeccagarbugli (ah, il Manzoni che cosa direbbe oggi...) ma elegante, inamidato, occorre fare quello colto perché tanto nessuno controlla quello che dici e dunque conviene, fare quello rozzo che somiglia al "ppoppolo", mai in giacca e cravatta o sempre inamidato come un damerino, condannare il capitalismo senza averlo mai frequentato, il comunismo vade retro, ma la socializzazione delle perdite s'ha da fare, dire che l'America è criminale e il Venezuela di Maduro è meraviglioso, fare pellegrinaggi devoti in Cina, dirsi democratici e fare un patto di potere con i nemici della democrazia, stare con gli ultimi, ma sempre attenti a essere i primi in carrozza, piazzare gli amici che sono fessi ma che studiano da furbi e sono sempre riconoscenti per l'abuso consumato, come i migliori furbi. Naturalmente, i furbi quando discutono si professano falsamente fessi, con lo sguardo grave del furbo che interpreta il fesso. Un affresco meraviglioso, il copione per un Alberto Sordi contemporaneo che non c'è.
Questa gigantesca vittoria e moltiplicazione dei fessi, questa maggioranza fessaettante che finge di essere minoranza, quella dei furbi, ha un grande successo presso i fessi perché con il tempo l'ammirazione che gli italiani nutrono per i furbi ha indotto molti fessi a trasformarsi in "poderosi" annunci viventi furbi et orbi e così passare dalla misera condizione di fessi a quella agiata di furbi. Il fesso che si fa furbo è un tipo umano capace di miracoli, perché dopo aver passato il tempo a ammirare i furbi, finalmente anch'egli ha una quota di fessi a cui sottrarre qualcosa, anche poco, ma si comincia, finalmente, a spremere gli ultimi fessi rimasti nello status di fessi a aspettare Godot che non essendo mai arrivato potrebbe essere anch'egli un fesso che s'è perso per strada.
Prezzolini nel Codice della via italiana aveva pre-visto tutto:
L'Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente - che non si trova nei libri - insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
Queste cose di varia (sub)umanità della già avariata Italia, Prezzolini le pensava e metteva nero su bianco nel 1921 (eravamo vincitori della Prima guerra mondiale e in realtà già sconfitti dentro), mancano pochi mesi al centenario di questa biografia del nostro sfascio interiore, sarà celebrato affinché come nel Gattopardo tutto cambi perché nulla cambi. Prezzolini era un grande (fondò quel gioiello di rivista che fu La Voce e poi decise di fare un doloroso percorso di esilio "interiore", lontano dal paese che lo aveva così deluso) in una simil-nazione che s'apprestava a chiudere il sipario della risata e aprire lo spettacolo dell'Italia canaglia, intrisa di vigliacco rancore e codarda vendetta.
03
Cinema e realtà. La dissoluzione italiana in tre film
È stato il cinema a raccontare questo passaggio nel bosco, la nostra fine dell'età dell'innocenza. Passammo dai Vitelloni di Federico Fellini (1953) al Borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli (1977), non prima però di esserci presi a sportellate nel Sorpasso di Dino Risi (1962).
La nostra partenza è quella di Fellini, con una pagina tratta da un libro del titolare, Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta (sono trascorsi sette anni pieni, più passa il tempo, più queste pagine scritte in uno stato di febbre solitaria m'appaiono "valide" in una maniera che m'inquieta). Andiamo, in questa estate che non è estate, sulla spiaggia romagnola, in casa di Fellini.
I Vitelloni, film del 1953, fu la sua prova d’ingresso nella maturità, la portaerei dalla quale decolla il bombardiere di una generazione. Il titolo viene da una parola riminese, «vidlòn», usata per indicare gli sfaccendati, gli spiaggiati da ombrellone e avventura estiva. Il dongiovanni Fausto, il giocatore d’azzardo Alberto, il giovane scrittore senza speranza Leopoldo e il buon Moraldo, l’unico che tenta la fuga dalla provincia fatta di una stagione dietro l’altra, ciliege estive di cui non resta in mano che l’osso, diventano il ritratto di una generazione che arriva fino a oggi. Solo Moraldo prova a condursi sulla via del riscatto, dell’Altro che per forza è Altrove, ma gli altri... Gli altri sono una gigantesca allegoria del Nulla, sagome di un nichilismo in avanzata che si tradurrà presto in consumo per il consumo, fosforescente materia prima di un aforisma di Flaiano in cui «il borghese capisce tutto, afferra tutto, compra tutto». Come scolpire sul muro del nostro pianto senza lacrime la perdita dell’innocenza del Paese. Fellini inventa un film generazionale senza esserne consapevole. Non è un progetto che nasce nero su bianco, con l’intenzione di essere il baedeker sequenziale di un’italianissima gioventù svogliata, tipi umani eternamente immersi in un’immaturità sconsiderata, gente che rimanda «a domani» l’ingresso tra gli adulti, in cerca del piacere per il piacere, in un’immediatezza fatta di inscalfibile irresolutezza a non muoversi, non fare, non provare mai a farcela perché c’è di mezzo un pavesiano «lavorare stanca». Fausto che mette incinta Sandra (la sorella di Moraldo) e tenta la fuga invece di assumersi le sue responsabilità è la metafora del maschio che non cresce e ronza intorno alle sottane senza trovare mai quella giusta perché semplicemente non può esistere un legame con chi non ha un destino. Fellini nei Vitelloni disegna una mappa del futuro cinema italiano, bello e brutto. La spiaggia e la riviera romagnola, il bar e la sala da ballo, la città come meta di riscatto e di ricatto. Una mappa di luoghi simbolici che diventano condizioni dell’anima. Ecco i Vitelloni di ieri nel loro sfaccendato tran tran da una bravata all’altra, riproiettati nella versione dei giorni nostri in «interminabili sfide alla playstation, svagate dissertazioni e un fitto calendario di feste goliardiche e bravate notturne» in film come Santa Maradona, Fughe da fermo e Fortezza Bastiani. Una generazione che in Santa Maradona si definisce così nelle parole dell’attore Stefano Accorsi: «L’affitto è in nero, non lavoriamo, non siamo iscritti a nessuna lista di collocamento. Tecnicamente non esistiamo». Personaggi felliniani o no? Metterli nel recinto creativo di Federico è un’impresa osé, perché Fellini in quell’autocompiacimento post-tutto non vi avrebbe trovato nulla di poetico, di clownesco, di ridicolo. Forse un amaro retrogusto, niente di più. Ma i luoghi dell’anima sono quelli: svuotati, spolpati dal contemporaneo male di vivere che viene edulcorato in una non eroica non resistenza al nulla che non avanza e non arretra.
***
Qualche anno dopo questa paginetta, abbiamo compiuto un deciso salto in avanti, oggi quelli che ieri tecnicamente non esistevano, prendono il reddito di cittadinanza per continuare a giocare alla PlayStation, fare feste goliardiche e bravate notturne. Applausi.
Questa palude da spiaggia, nel Sorpasso di Dino Risi (1962) diventa velocità e consumo, ebrezza e benzina, coscienza e incoscienza, fino al tragico finale. Vittorio Gassman (Bruno Cortona) e Jean-Luis Trintignant (il giovane Roberto Mariani), sfrecciano da una Roma deserta a Ferragosto verso il non-dove che in realtà è il percorso dell'asfalto. La storia è scandita dalle soste dell'auto e dalle sue improvvise accelerazioni. Siamo ancora nella scena della commedia all'italiana, ma è il primo road-movie italiano in un paese che in quella fase storica è in pieno boom, ha la macchina in testa, l'automobile come status symbol (e non a caso l'auto di Bruno è una Lancia Aurelia B24 Spider, grande design e manifattura italiana), nella pellicola emergono elementi di inquietudine, introspezione psicologica, la sbruffoneria irresponsabile di Bruno al volante, la ricerca di un'uscita dalla giovinezza del borghese Roberto. Nel Sorpasso c'è sempre il presagio che debba "accadere qualcosa". La Via Aurelia è mare, vacanza, la villeggiatura della borghesia romana - da Fregene a Santa Marinella, fino alla "salita" verso l'oggi insopportabile Capalbio - anche qui abbiamo gli (in)volontari incroci a raso del cinema, l'Autogrill dove si ferma la Lancia (Aurelia, come la strada, i sassolini dei significati sono tutti visibili) di Bruno e Roberto, è lo stesso sulla via Aurelia dove sostarono Marcello Mastroianni e Anita Ekberg ne La Dolce Vita, ancora un link ideale con Fellini.
Il viaggio dei protagonisti è la corsa a tappe del fine settimana che sta per diventare "week end", del pranzo che sta per mutare in "brunch", di un'Italia che va dritta verso il vuoto, consumista e divoratrice di se stessa, ma incapace di americanizzarsi, con una gioventù e una classe di intellettuali pronta a farsi catturare, ancora una volta dopo il fascismo, dalla fascinazione delle dittature comuniste. Siamo nel 1962, l'Italia non ha ancora scoperto la pagina rossa il terrorismo, vive in una bolla, sospesa, in una guerra fredda feroce che nella cultura pop del nostro paese viene declinata per tutti gli anni Cinquanta in forma strapaesana, nei film della serie di Peppone e Don Camillo, proiezione dei romanzi di Giovannino Guareschi. In attesa di un altro salto ideologico, la Lancia Aurelia di Bruno e Roberto finirà nel vuoto, nella tragedia: l'opportunista e senza morale Bruno si salverà, l'innocente Roberto morirà. Si ride. E poi si muore. La vita spezzata è quella dell'innocente, l'esistenza che prosegue è quella del"furbo" della storia, il nostro Barabba, Bruno.
Nel 1977 Mario Monicelli spezza il già incrinato incantesimo della nostra commedia, manda in frantumi lo specchio falso del paese, con un film tratto da un libro di Vincenzo Cerami, Un borghese piccolo piccolo. È la storia di Giovanni Vivaldi, impiegato ministeriale. Giovanni ha un solo figlio, Mario, ragioniere, il padre cerca di indirizzarlo al stesso destino, nelle stanze di un ministero. La scena è ancora quella di Roma, sempre più cupa. Il contesto sociale è già senza "ascensore" si va avanti per dinastia, eredità, raccomandazione. La società dipinta da Monicelli è immobile, senza futuro, un romanzo dettato dall'automatismo di un destino preconfezionato. Giovani cerca la via d'uscita più breve per il figlio, si umilia, è pronto a tutto per fargli vincere il concorso. Il giorno della prova che avrebbe dovuto coronare questo sforzo, una rapina coglie padre e figlio sulla strada, Mario muore colpito da un proiettile vagante. È l'inizio della fine. La moglie di Giovanni si ammala, lui coltiva un'ossessione: la caccia al colpevole. Lo trova, lo fa prigioniero e lo lascia morire tra le sofferenze (e siamo al preludio di un fatto di cronaca, la vicenda "der canaro della Magliana", la brutalità splatter della periferia romana, che sarà poi il rintocco di un altro film sulla nostra dissipazione, Dogman (2018), di Matteo Garrone, interpretato da Marcello Fonte, Palma d'Oro a Cannes). Tutto il film di Monicelli è una rottura dello schema consolatorio: c'è Sordi che interpreta per la prima volta un ruolo drammatico, la Chiesa che no dà più l'assoluzione, tutti i piani, i progetti, i sogni, le scorciatoie sono vani. Sipario, buio. Non si ride più.
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C'è altro? Xi Jinping ha fatto la mossa, era attesa. Andiamo a Hong Kong.
04
Xi suona il gong a Hong Kong per Trump (e Biden)
Gong. Alla porta dello Studio Ovale bussano le notizie che arrivano da Hong Kong. Il Dragone sta usando il fuoco. A tre giorni dalle sanzioni imposte dal Tesoro americano sulla governatrice Carrie Lam e altri funzionari di primo piano dell'amministrazione dell'isola, arriva un colpo durissimo della Cina: l'arresto di Jimmy Lai, editore di Apple Daily, 71 anni, imprenditore pro-democrazia, proprietario del gruppo Next Digital, presente con influenti giornali e riviste nell'ex colonia britannica e a Taiwan, l'altra isola che è il prossimo bersaglio della Cina.
Le nuove leggi per la sicurezza imposte da Pechino hanno colpito al livello più alto, dove abita la libertà di stampa. Sul futuro di Lai si addensano grandi nubi. Insieme a Lai sono stati arrestati altri dirigenti del gruppo editoriale e i suoi due figli, è ricercato dalla polizia di Hong Kong il suo braccio destro, Mark Simon, che è all'estero. Arrestata anche l'attivista pro-democrazia Agnes Chow, che con Joshua Wong fondò il partito Demosisto, sciolto a fine giugno. In manette anche due esponenti politici delle forze d'opposizione, Lee Cheuk-yan, 63 anni, vicepresidente del Partito del lavoro, e Yeung Sum, 72 anni, ex presidente del Partito democratico. Gli uffici del gruppo editoriale sono stati perquisiti da una squadra di 200 agenti di polizia.
L'arresto di Jimmy Lai a Hong Kong (Foto Ansa).La realtà di Hong Kong non è quella della formula degli anni Ottanta con cui Deng Xiaoping costruì il negoziato su Hong Kong con il Regno Unito: della Cina con l'Occidente: "One country, two systems", la formula del 2020 è diversa: "Un paese, un sistema". Quello della repressione.
Il pressing del presidente Donald Trump e del segretario di Stato Mike Pompeo nelle ultime settimane era giustificato, il giro di vite di Xi Jinping è stato rapido e spietato, ha colpito il cuore della dissidenza, la sua voce libera.
Il 7 agosto il Tesoro ha varato le sanzioni con il chiaro obiettivo politico di non lasciare nemmeno l'impressione che la Cina possa fare e disfare i patti sottoscritti su Hong Kong, sopprimere la libertà di manifestare, la libera circolazione delle idee. Il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin aveva sottolineato che "gli Stati Uniti si schierano con il popolo di Hong Kong, useremo i nostri mezzi e autorità per colpire coloro che minano la sua autonomia".
La risposta del governo cinese è arrivata con l'arresto di Jimmy Lai e l'annuncio di sanzioni contro undici cittadini americani, tra cui i senatori Marco Rubio e Ted Cruz. Oltre a Cruz eletto in Texas e a Rubio in Florida, ci sono anche Tom Cotton dell'Arkansas, Pat Toomey della Pennsylvania, Josh Hawley del Missouri e Chris Smith del New Jersey. Poi, Carl Gershman, a capo del National Endowment for Democracy, Derek Mitchell, presidente del National Democratic Institute, e Daniel Twining dell'International Republican Institute. Tutti "nemici" di Pechino. È una prova di forza del governo cinese che si mostra sicuro di non subire conseguenze a livello internazionale. Il calcolo della Cina finora ha funzionato, l'Unione europea è ininfluente finché non applicherà sanzioni (e al suo interno la Cina può contare su molti alleati che adottano la linea del silenzio, della non ingerenza sui fatti interni di un paese straniero, come l'Italia) e non cesserà di far finta di difendere la libertà con comunicati stampa che non impensieriscono nessuno, la Russia è alleata della Cina, gli autocrati fanno blocco, Putin e Xi duettano nel Consiglio di sicurezza dell'Onu contro gli americani, le forniture di energia attraverso il gasdotto "Power of Siberia" hanno saldato i rapporti tra Mosca a Pechino; il resto del mondo è marginale e in gran parte è già colonizzato dalla Cina (una buona parte dell'Africa) o sotto la sua influenza.
Restano in campo Donald Trump e Boris Johnson, i paesi dell'Anglosfera che ora dovranno rispondere, sono chiamati a muovere le loro pedine sulla scacchiera. Trump è l'avversario più temuto da Pechino (il presidente è considerato "imprevedibile", il governo cinese lavora per influenzare la campagna presidenziale, come ha rivelato il controspionaggio americano); Johnson è il premier del paese che ha siglato nel 1997 con la Cina gli accordi per il passaggio dei poteri sulla colonia (il governatore era Lord Chris Patten), ha importanti interessi economici nell'isola, dinastie e imprese che mantengono le loro strette relazioni con il Regno Unito (basta pensare, per esempio, alle origini britanniche del gruppo Swire, azionista di controllo della compagnia aerea Cathay Pacific), un progetto post Brexit per tornare a usare Hong Kong come portaerei del business britannico, disegno complicato dalla stretta sulla libertà che si traduce in uno spazio di manovra delle imprese sempre più rischioso.
Stati Uniti e Regno Unito hanno coordinato la risposta. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha detto di essere "profondamente preoccupato" per l'arresto di Lai effettuato secondo la "draconiana legge sulla sicurezza nazionale, un'ulteriore prova che il Partito comunista cinese ha sventrato le libertà di Hong Kong ed eroso i diritti del suo popolo". Un portavoce di Downing Street ha usato la stessa espressione, "profonda preoccupazione" per l'arresto, "un'ulteriore prova che la legge sulla sicurezza nazionale viene utilizzata per mettere a tacere la voce dell'opposizione". L'Unione europea ha ribattuto il comunicato stampa di sempre: chiede il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a Hong Kong. Trump e Johnson hanno un problema in comune e poche armi a disposizione per contrastarlo, Xi Jinping gioca a poker con la pistola sul tavolo.
Il raid della polizia di Hong Kong nel quartier generale di Next Digital (Foto Ansa).L'arresto di Jimmy Lai colpisce in maniera diretta l'amministrazione Trump, l'imprenditore di Hong Kong l'anno scorso era stato a Washington per incontrare il vice presidente Mike Pence e aveva sollecitato in una conferenza stampa l'adozione da parte degli Stati Uniti della legge pro-democrazia, battezzata dal Congresso "Hong Kong Human Rights and Democracy Act", votata nel novembre del 2019 dal parlamento americano, che stabilisce il monitoraggio delle attività della Cina e il relativo mantenimento o meno dello status speciale del territorio, poi sospeso dagli Stati Uniti quando l'Assemblea Nazionale del Popolo ha approvato la nuova legge sulla sicurezza il 30 giugno scorso. Le pietre stanno rotolando a valle.
Attenzione ai dettagli: la polizia ha eseguito 10 arresti, l'accusa è quella di "collusione con forze straniere e cospirazione per commettere frodi". Dietro l'arresto di Jimmy Lai c'è l'idea di Pechino del complotto, l'accusa "intelligenza con il nemico". È la relazione con Washington a mettere l'editore nella posizione di bersaglio del regime cinese, la "collusione" con una potenza straniera, gli Stati Uniti d'America.
Sulla scrivania di Trump il dossier Cina è sempre più voluminoso e radioattivo. La battaglia dei dazi e del container, le azioni per contenere l'espansione di Huawei e della sua tecnologia 5G in Occidente, gli ordini esecutivi di Trump su TikTok e WeChat, il piano in cinque punti sulla sicurezza delle Reti annunciato pochi giorni fa dal Dipartimento di Stato, la tensione sulla presenza militare della Cina nel Mar meridionale cinese, le violazioni dei diritti umani, la nuova legge sulla sicurezza imposta a Hong Kong, la repressione della dissidenza, il bando dei libri contro Pechino, la fuga all'estero di esponenti dei movimenti democratici e oggi, un fulmine, l'arresto di Jimmy Lai, un editore punto di riferimento delle voci libere dell'ex colonia.
Il calcolo di Xi Jinping è chiaro: può rischiare, l'Occidente è piegato dall'epidemia del coronavirus, il regime non può permettersi la dissidenza, Hong Kong resterà in ogni caso la banca occidentale della Cina, gli Stati Uniti e i suoi alleati sono distratti, impantanati nella crisi provocata da mesi di lockdown. Pechino è uscita dalla pandemia più forte di prima.
Il dossier di Hong Kong diventa un problema anche per i Democratici, Joe Biden secondo l'intelligence americana è il candidato preferito da Pechino, dovrà allontanare quest'ombra senza mostrare segni di appeasement con Pechino, a cominciare da oggi, l'arresto di Jimmy Lai per i Dem è una spia che lampeggia. È quella rossa della Cina.
***
C'è altro? Altro che, c'è un governo che si è dissolto. Come previsto, a Beirut.
05
Il governo libanese è caduto
La crisi di Beirut è una battaglia. Era chiaro che i cittadini e le forze d'opposizione non si sarebbero bevuti facilmente la cicuta di Hezbollah, prima il silenzio, poi tre giorni dopo l'esplosione un discorso ambiguo (e minaccioso nei confronti di Israele) di Hassan Nasrallah, infine le mezze verità manipolatorie del presidente Aoun su un'interferenza esterna. Le piazze sono diventate un teatro di scontri e assalti ai ministeri. Alla fine il governo guidato da Hassan Diab va a casa, non c'erano le condizioni per andare avanti e non c'erano neanche mesi fa, quando fu varato un esecutivo sotto l'influenza pesante di Hezbollah e senza la partecipazione di altri movimenti necessari per avere un clima di concordia in un paese stremato dalla crisi economica. "Vogliamo lottare contro la corruzione e perche' in questo Paese prevalga lo Stato di diritto", ha detto Diab, "il nostro obiettivo è metterci al fianco del popolo per combattere insieme e assicurare che ci possa essere una risposta nazionale. Annuncio quindi le dimissioni di questo governo, che Dio protegga il Libano". Festa in piazza e spari. C'è poco da festeggiare, un paese con una classe dirigente corrotta, che regola i conti politici con la violenza, non ha un destino . I morti dell'esplosione sono nel frattempo saliti a 220, la capitale è in ginocchio.
Questa è l'immagine satellitare della Nasa che misura l'estensione dei danni provocati dall'esplosione a Beirut:
La conferenza dei donatori internazionali ha confermato gli aiuti, ma ha chiesto un'indagine indipendente sull'esplosione nel porto. In questo scenario la verità non ci sarà mai.
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Come chiudiamo questo numero di List? Voliamo nello spazio.
06
Il passato di Ganimede, il futuro dell'universo
Gli studiosi dell'università di Kobe hanno studiato la superficie di Ganimede, la luna principale di Giove (è grande come Mercurio) e stabilito che le depressioni che si vedono sul terreno sono il risultato del più grande impatto di un asteroide con un corpo celeste del nostro sistema solare.
I segni che vediamo sulla superficie non sarebbero il frutto di più impatti, l'evento che ha dato a Ganimede la sua attuale conformazione sarebbe la collisione con un unico asteroide largo 15o chilometri, che si è scagliato sulla luna di Giove alla velocità di 20 chilometri per secondo. La struttura degli anelli è ampia 7800 chilometri. Bene, domanda sul taccuino: come finirà l'universo?
La risposta (o meglio, il tentativo) è contenuta in un libro intitolato The End of Everything (Astrophysically Speaking) di Katie Mack, una delle star della nuova astrofisica. Per noi, la risposta più semplice, è che la nostra stella, il Sole, esaurirà la sua energia, diventerà una stella rossa gigante e tanti saluti a tutti. Ma l'universo? Dobbiamo immaginare ogni galassia collegate alle altre, c'è un legame gravitazionale del cosmo, se questo si altera per varie ragioni, tutto va carte quarantotto. Katie Mack è bravissima nella divulgazione, siamo di fronte ai grandi dilemmi dell'universo. Tre erano le ipotesi sul suo destino: espansione senza limiti e per sempre; il collasso in un “big crunch”; espansione per sempre ma limitata. A questi tre casi l'astrofisica ne aggiunge altri due: la morte termica dell'universo che si espande in maniera accelerata, allegria, c'è anche la possibilità del "grande strappo", quella del decadimento nel vuoto... tutta roba terrificante che in ogni caso a quanto pare non vedremo, se si "slegano" le galassie, non ci sarà tempo per assistere al fuoco d'artificio finale. Gli umani che verranno dopo di noi forse potranno vedere questo cielo:
È una simulazione della Nasa sul nostro cielo stellato tra 3,7 miliardi di anni, la collisione della nostra Via Lattea con la galassia di Andromeda. Anche questa noi non la vedremo. Abbiamo altri problemi terrestri da affrontare nel frattempo: Virginia Raggi si ricandida a Roma. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
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3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
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3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
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diritto ad
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3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
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almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
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3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.