15 Agosto
Armi, coronavirus e la tribù che balla
Il Ferragosto dell'estate che non è estate. Taiwan compra gli aerei da caccia F-16, come risponderà Pechino? Trump fa ancora TikTok. La sfida per la Casa Bianca accelera. Toh, il Russiagate ha un colpevole. Italia, grande discussione su discoteche e furbetti del bonus
Che succede? Le notizie che contano, pesano e curvano lo spazio in cui viviamo sono tutte lontano dai nostri confini. È Ferragosto, l'Italia è spiaggiata (viene in mente Sergio Marchionne che, inutilmente, in un suo discorso dove raccontava il suo arrivo alla Fiat in agosto, trovò gli uffici deserti e disse "sono in ferie da cosa?", in fondo l'azienda stava solo fallendo, niente di cui preoccuparsi), il resto del mondo va avanti. Come? Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Il cielo di Taiwan è luogo di caccia
Nel cielo di Taiwan. Voleranno i caccia F-16 degli Stati Uniti. Taipei ha concluso l'acquisto di 66 aerei da caccia prodotti da Lockheed Martin, contratto da 62 miliardi di dollari. Il contratto era stato annunciato nell'agosto del 2019 e provocò una dura reazione della Cina, ora siamo all'ufficializzazione del programma d'acquisto. Provate a immaginare la faccia di Xi Jinping che su Taiwan la pensa così: "L'indipendenza di Taiwan non arriverà che a un punto morto".
Il bilancio della Difesa di Taiwan è destinato ad aumentare del 10% nel 2021 (circa 15 miliardi di dollari), le tensioni con la Cina sulla sovranità dell'isola sono al massimo, il giro di vite di Pechino su Hong Kong è considerato da Taipei come il preludio di un intervento. Si attrezzano per la guerra, giocano la carta della dissuasione in accordo con gli Stati Uniti che cercano di contenere l'espansionismo della Cina.
Il via libera alla fornitura di F-16 arriva dopo la visita ufficiale nell'isola di Alex Azar, ministro della Salute americano, che ha incontrato la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. La prima visita di una delegazione del governo americano dal 2014, quella di più alto profilo dal 1979, anno della rottura delle relazioni diplomatiche. Durante il vertice il ministro degli Esteri Joseph...
Che succede? Le notizie che contano, pesano e curvano lo spazio in cui viviamo sono tutte lontano dai nostri confini. È Ferragosto, l'Italia è spiaggiata (viene in mente Sergio Marchionne che, inutilmente, in un suo discorso dove raccontava il suo arrivo alla Fiat in agosto, trovò gli uffici deserti e disse "sono in ferie da cosa?", in fondo l'azienda stava solo fallendo, niente di cui preoccuparsi), il resto del mondo va avanti. Come? Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Il cielo di Taiwan è luogo di caccia
Nel cielo di Taiwan. Voleranno i caccia F-16 degli Stati Uniti. Taipei ha concluso l'acquisto di 66 aerei da caccia prodotti da Lockheed Martin, contratto da 62 miliardi di dollari. Il contratto era stato annunciato nell'agosto del 2019 e provocò una dura reazione della Cina, ora siamo all'ufficializzazione del programma d'acquisto. Provate a immaginare la faccia di Xi Jinping che su Taiwan la pensa così: "L'indipendenza di Taiwan non arriverà che a un punto morto".
Il bilancio della Difesa di Taiwan è destinato ad aumentare del 10% nel 2021 (circa 15 miliardi di dollari), le tensioni con la Cina sulla sovranità dell'isola sono al massimo, il giro di vite di Pechino su Hong Kong è considerato da Taipei come il preludio di un intervento. Si attrezzano per la guerra, giocano la carta della dissuasione in accordo con gli Stati Uniti che cercano di contenere l'espansionismo della Cina.
Il via libera alla fornitura di F-16 arriva dopo la visita ufficiale nell'isola di Alex Azar, ministro della Salute americano, che ha incontrato la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. La prima visita di una delegazione del governo americano dal 2014, quella di più alto profilo dal 1979, anno della rottura delle relazioni diplomatiche. Durante il vertice il ministro degli Esteri Joseph Wu ha lanciato l'allarme: "La Cina continua a fare pressione su Taiwan perché accetti le sue condizioni politiche, condizioni che trasformerebbero Taiwan nella prossima Hong Kong". Quello che gli Stati Uniti cercano di evitare ben sapendo che Taiwan è un passaggio delicato, può aprire la porta di un conflitto armato.
Taiwan il 3 luglio scorso ha annunciato la riapertura del consolato a Guam, l'isola del Pacifico che costituisce un nodo strategico per la proiezione regionale dei bombardieri americani. La Cina ha una capacità di colpire enorme, queste sono le principali unità aeree (i grafici sono tratti dal report annuale del Pentagono sulla potenza militare della Cina):
Qui vediamo il teatro delle unità più vicine a Taiwan:
Qui abbiamo il quadro strategico sull'intera area che va dalla Corea del Nord e Giappone, scende verso Taiwan e le isole Filippine, arriva fino alle isole Spratly e oltre l'Indonesia:
E queste sono le capacità balistiche convenzionali della Cina:
La mossa di Trump è un avviso a Xi Jinping, il quale a sua volta, in questo gioco di simbolismi e messaggi a distanza, ha subito fatto decollare gli aerei da caccia J-11 e J-10, missione confermata dal Global Times che l'ha dipinta come una "forte risposta alla mossa degli Stati Uniti", con un ulteriore avviso sull'avvio di "operazioni militari su scala ancora più ampia, come le esercitazioni missilistiche a est dell'isola di Taiwan e vicino a Guam". Il nuovo F-16 equipaggiato con un nuovo radar per guidare i missili a grande distanza con più precisione. Attendiamo la risposta di Pechino. Nel Mar Meridionale della Cina le acque sono agitate e il cielo sarà sempre più affollato.
Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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- TikTok, c'è sempre Trump. Il presidente ha firmato un nuovo ordine esecutivo e impone a ByteDance di cedere l'applicazione Musical.ly, acquistata tre anni fa e fusa con TikTok. C'era un'inchiesta in corso sull'acquisizione. Il nuovo ordine della Casa Bianca arriva nel giorno in cui la delegazione americana e quella cinese si incontrano per fare il punto sulla Fase 1 del negoziato sul commercio, non è certo di buon auspicio ma il mercato continua a scommettere su un'intesa.
- La corsa per la biosicurezza. In questo tentativo di disegnare un nuovo ordine del coronavirus, la Russia ha iniziato a produrre il suo vaccino, nello scetticismo generale di tutti gli altri paesi in concorrenza con Mosca. Chi arriva primo, avrà un'influenza decisiva sulle sorti del mondo.
- L'Iran avvisa gli Emirati. Teheran ha fatto sapere che considera l'intesa tra Israele e Emirati Arabi Uniti "un errore" e i pasdaran dicono che ci saranno "gravi conseguenze".
- Lukashenko chiama Putin. Le proteste in Bielorussia sono il film già visto dell'Ucraina. Lukashenko sente il rumore del crac del suo regime e durante una riunione ha avvisato: "L'aggressione contro di noi sta montando. Dobbiamo contattare Putin così io posso parlarci". Rivolta, arresti, persone scomparse, l'Unione europea e gli Stati Uniti contro. Putin andrà in soccorso della Bielorussia? Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri della Russia, qualche giorno fa ha commentato: "Non abbiamao dubbi che qualsiasi tentativo di seminare discordia tra noi e la Bielorussia sarà destinato a fallire".
Che cosa succede in Italia?
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È il Ferragosto di un'estate che non è estate, molti di voi lo sanno e lo vivono, per altri tutto prosegue come prima, non sono stati sfiorati dalla crisi, non hanno dovuto fare nessuna scelta di vita, lo stipendio corre i loro affetti sono rimasti "stabili" e via così. Sono due Italie che non si incontrano. La cronaca italiana prosegue con una stanchezza che dice tutto di noi: il governo è una zattera - e come tutte le zattere galleggia e va avanti per assenza d'alternativa e cemento a presa rapida del potere. I partiti (parola grossa) della maggioranza vi sono aggrappati come cozze allo scoglio, l'opposizione aspira al ruolo di cozza ma per ora è arsella, stando così la situazione dei molluschi parlamentari, il racconto è quello di una pesca povera.
Giuseppe Conte in questo mare che prepara la burrasca, pur apparendo in bonaccia, sguazza e sfringuella come uno di quei marinai dei racconti di Stevenson che deve esserci pur non essendo il protagonista della storia. È un eroe per caso, è fortunato, e questo nel contesto in cui siamo basta e avanza a renderlo inaffondabile. Il massimo del nostro dibattito pubblico è sull'apertura delle discoteche. Al netto ovviamente del gigantesco ammanco di cassa che distruggerà il bilancio dello Stato, il bonus intascato da tre fessi stratosferici che siedono in Parlamento (e dove altro potevano stare tre sagome così?) che in tutto hanno incassato (rullo di tamburi)... 1800 euro. Due leghisti e un grillino (per soprammercato pure eccezionalmente istruito), quelli dell'antipolitica, notevole esempio per i fanciulli. Si salvi chi può, tirate un salvagente. Milleottocento euro e un casino nazionale. Al centro di questa storia c'è l'Inps, il suo presidente è ancora in carica, a poche settimane da un referendum qualunquista sul numero dei parlamentari l'Inps ha gestito nel peggiore dei modi una storia viscida. Il presidente, Pasquale Tridico, in Parlamento non ha detto assolutamente nulla, niente nomi e le indagini sono in corso, ci mancherebbe. Pare vada bene così, è Ferragosto.
02
La tribù che balla
Tutti al mare. Basta leggere il titolo d'apertura del Corriere della Sera per rendersi conto che siamo in pieno stato di comicità (in)volontaria, siamo come cetacei che hanno perso l'orientamento e si sono spiaggiati:
"Su i contagi, ma si balla". Sembra un film di Woody Allen, uno sberleffo di Mel Brooks, la parodia del Titanic che affonda con l'orchestrina che suona sul ponte, una cosa dove ci starebbero alla grande le figure di Vittorio Gassman che fa l'attaccasottane mentre cala la scialuppa (e lascia a terra tutti i mariti, portando a bordo solo le signore) e Alberto Sordi che durante l'affondamento prima si complimenta con il comandante che resterà a bordo legato al timone e poi va in cucina e si frega due prosciutti.
03
C'era una volta la piovra
L'unica notizia (e si fa fatica a rubricarla come tale) sul fronte politico è che il totem Rousseau ha il pilota automatico, parla come Beppe Grillo. Quindi ecco l'esito della seduta spiritica digitale: Virginia Raggi si ricandida a Roma e il muro del limite del secondo mandato è miracolosamente abbattuto; il Movimento fa un giro di giostra (e lo guida quello che ha più sale in zucca là dentro, Luigi Di Maio) e si prepara a diventare l'affetto stabile del Partito democratico. Chi non ha un mestiere, fa questo. Luogo di non mestieranti, il Pd diventa il mistero buffo della politica italiana: doveva svuotare i grillini, è stato svuotato a tal punto dal diventare un junior partner dei Cinque Stelle e non essere più niente sul piano della cultura politica, se non una macchinetta di potere ministeriale.
Tra gli alleati di Zingaretti e soci, c'è un tal Alessandro Di Battista che qualche tempo fa vedeva (e abbiamo il fondato sospetto che la pensi ancora così) il Partito democratico in questa sublime maniera:
La Piovra. Tutto dimenticato, tutto perdonato. "Nessun sostegno a Raggi", dice Zingaretti. Dovrà spiegare come si tiene un'alleanza che poi si sfascia nella Capitale, ma sono dettagli. Hanno sotterrato l'ascia, fumato il calumet della pace. Tutte le cause in tribunale sono state cancellate, dicono. È come svegliarsi al mattino e improvvisamente impaginare un titolo così: "È scoppiata la pace in Medio Oriente". Non ci crede nessuno, a ragione. E in fondo, viviamo nel posto delle infinite possibilità di raccontarla giusta e sbagliata, senza che nulla accada, come sul rientro a scuola dove si cambia idea dopo aver detto tutto e il contrario di tutto.
04
Il distanziamento dalla realtà
D'altronde il tira e molla, il sì e il ni, sono la cifra stilistica di questa stagione politica, dunque nelle scuole c'è la distanza tra gli alunni, poi non c'è più, ci sono i banchi con le rotelle (e si vede quanto girano) e poi non potendo esserci in tempo utile per la riapertura si va in classe con la mascherina e senza distanza e lo dicono gli "scienziati" trallallero e trallallà. Cosa avete comprato a fare i banchi nuovi, monoposto da Formula 1, di grazia? Perché buttare i soldi dei contribuenti in questo modo sfacciato? Perché non investire il denaro nell'educazione e non negli arredi? Stiamo predicando nel deserto, lo sappiamo.
Repubblica titola così: "Scuola, paura dei genitori dopo il taglio delle distanze". Ora provate a mettervi nei panni degli insegnanti, le maestre che devono tenere insieme una classe di 25 alunni nell'età in cui il gioco, la curiosità, lo sberleffo (e l'innata cattiveria) sono all'apice dell'esistenza. "Maestraaaaaaaaa, Nicolino si è tolto la mascherinaaaaaaa!!!", "Maestraaaaaa, Robertino deve andare in bagno!", "Maestraaaaaaa, questa mascherina non è la mia!", "Maestraaaaaaa, non trovo la mascherina!", "Maestraaaaaaa, ha detto mia mamma che la mascherina non serve!", "Maestraaaaaa, la mascherina mi fa venire le bolle!", "Maestraaaaaaa, la mascherina è tutta rossa, Ruggero perde sangue dal naso!", "Maestraaaaaa, Federica ha sputato sulla mia mascherina!", "Maestraaaaaa, sorpresa, oggi siamo tutti senza mascherina!", "Maestraaaaaa, Lavinia si è tolta la mascherina perché ha la tosse!", "Maestraaaaaa, Claudio ha vomitato il panino sulla mascherina!", "Maestraaaaaa, mio babbo è virologo e ieri sera ha detto che ti manda in prigione!". I genitori? La preoccupazione è degli insegnanti che devono scendere in questo Colosseo, con gladiatores di Instagram e leoni da tastiera, armati di penna e lavagna multimediale che non funziona. Etciù.
Sono svolazzi di un'estate che non è estate, di un tempo sospeso. È Ferragosto, c'è la voce di un oceano blu, ci sarà la processione delle barche dei pescatori con Santa Maria, Stella Maris è per sempre.
***
Che facciamo? Andiamo in America, l'unica storia che in questo momento è davvero importante: la corsa alla Casa Bianca.
05
Trump sceglie il set: la Casa Bianca
Il discorso della nomination dalla Casa Bianca. Non era mai successo, ma questa è l'era del coronavirus e quello che non era possibile diventa (im)possibile. Dunque Trump farà il suo discorso "su un prato, abbiamo vari prati qui", dalla villa in stile neoclassico al numero 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington D.C., che dal 1800 è la residenza e ufficio esecutivo del Presidente degli Stati Uniti.
Intervista al New York Post, copertina e via con l'idea di fare il 27 agosto il discorso d'accettazione dalla Casa Bianca.
"È un posto fantastico. È un posto che mi fa sentire bene, fa sentire bene il Paese". Naturalmente Trump sottolinea che è "un enorme risparmio sui costi" (logistica, Air Force One, Secret Service, alloggio di tutto il team che lo segue in ogni spostamento, lo staff di un presidente americano che si muove è immenso), ma quello che gli frulla in testa è il messaggio simbolico: vi parlo dalla Casa Bianca e qui resterò altri 4 anni. L'idea ha fatto saltare - ci vuole poco - i nervi ai Democratici che pur indossando la mascherina come la divisa di un guerriero ninja hanno dimenticato che il coronavirus produce conseguenze inattese - e vantaggi politici - anche per Trump, al quale la fantasia non manca. Dunque Biden e Harris fanno il loro esordio pubblico marciando con la mascherina, in contrapposizione al presidente senza mascherina (la indossa quando capita e allora diventa "patriottica"), dipinto come un "irresponsabile", mentre Trump servirà in tavola il suo discorso dalla Casa Bianca. L'ha detto e messo nero su bianco anche il comitato etico che verifica le regole dell'Hatch Act del 1939 che può farlo. Secondo le regole dell'Hatch Act non si può usare un edificio federale per ottenere un proprio beneficio personale (e dunque anche politico), ma la residenza e il prato della Casa Bianca non sono considerati un dominio federale. E i precedenti esistono. Come ricorda il Wall Street Journal, il presidente Jimmy Carter annunciò la sua corsa per il secondo mandato (che non arrivò mai) dalla East Room.
Alternative? Trump potrebbe variare il programma all'ultimo minuto con il piano B: Gettysburg, Pennsylvania, il luogo simbolo della guerra civile americana, il campo di battaglia dove si scontrarono le truppe dell'Unione guidate dal generale George G. Meade e quelle degli Stati Confederati agli ordini del generale Robert E. Lee. Tre giorni di battaglia, dal 1° al 3 luglio del 1863, perdite enormi per entrambi i fronti (tra 46 mila e 51 mila tra morti e feriti), vittoria dell'Unione con l'esercito del Potomac e Abramo Lincoln in trionfo. Il parco di Gettysburg è sotto la tutela e gestione dal National Park Service, anche in questo caso ci sarebbero obiezioni sulla base dell'Hatch Act. Più facile per Trump provare il colpo dalla Casa Bianca.
Abramo Lincoln (nel cerchio rosso) a GettysburgPerché il luogo del discorso di accettazione è diventato così importante? Le misure contro il coronavirus hanno impedito le classiche convention dei due partiti, tutto sarà virtuale, lo scenario dunque diventa un elemento determinante di uno spettacolo inedito e senza la folla delle campagne presidenziali che è diventata un'iconografia dell'America. La Casa Bianca per Trump è il tocco in più, mentre i Democratici a Milwaukee, nel Wisconsin, dovranno inventarsi qualcosa. Cosa?
Tom Perez, il presidente del comitato nazionale dei Democratici, intervistato dal New York Times, dice che la convention dei dem sarà l'occasione per lanciare il messaggio della riunificazione dell'America, condanna l'idea di Trump di parlare dalla Casa Bianca (solleva l'obiezione sulle regole etiche) o da un luogo carico di storia come Gettysburg, dove c'era Lincoln ma i repubblicani con Trump sono un'altra cosa. Esaurito il copione del "nevertrumpismo", cosa faranno i Dem senza la folla da mostrare? Proietteranno le immagini dell'America, ci saranno luoghi e persone online, la storia di una comunità che si riconosce nei valori di quel partito. Nel 2016 in Pennsylvania con Hillary Clinton c'erano 50 mila persone, il 17 agosto tutto questo non ci sarà, fine dei giochi, c'è un nuovo inizio. La lista degli speaker non è ancora ufficiale, parleranno gli "Obamas" (Michelle è più attesa di Barack), Elizabeth Warren, Hillary Clinton, Bernie Sanders e altri. Parlerà Alexandria Ocasio-Cortez? E Nancy Pelosi? Come sarà presentato, impacchettato, l'evento dei dem? È un territorio mai visto, senza mappe, un'occasione e una sfida difficile.
La campagna di Biden e Harris finora non esce da quel che ha seminato il coronavirus sul piano elettorale (il vantaggio dem nella corsa presidenziale). La candidata alla vicepresidenza twitta sul collasso dell'economia, parla di diritti delle minoranze e questione razziale, ma la domanda che si pongono gli analisti è se questo tipo di racconto dell'America basterà a vincere, evitare una rimonta (possibile) di Trump, perché agli elettori non sfugge che sul lavoro l'amministrazione Trump prima del coronavirus aveva battuto tutti i record e gli ultimi dati sulle iscrizioni alle liste per i sussidi di disoccupazione sono per la prima volta scesi sotto il milione nell'ultimo fine settimana. Sondaggio dell'Istituto di Politica della Georgetown University:
Il sondaggio è in generale sfavorevole a Trump, ma bisogna guardare cosa sta accadendo soprattutto nel settore dell'economia e proiettare lo scenario futuro per disegnare il trend delle prossime settimane.
L'economia dopo il lockdown ha iniziato a mostrare segni robusti di rimbalzo (conferenza stampa alla Casa Bianca e raffica di tweet di Trump), l'indice S&P 500 ha sfiorato di nuovo i valori massimi, la ripresa è in corso e l'argomento della catastrofe economica già a settembre rischia di diventare un boomerang per i dem. Lo scenario potrebbe anche peggiorare e trasformare la corsa di Biden-Harris in una vittoria a valanga, ma confidare nell'effetto coronavirus e imbastire un racconto monocorde e sempre negativo è un'impresa ad alto rischio, potrebbe condurre alla dissipazione del capitale di consenso che finora ha accumulato Biden senza fare troppi sforzi.
Biden ha scelto la candidata più energica e preparata, ma con i limiti che conosciamo: è un senatore della California, uno Stato non scalabile dai repubblicani, non aggiunge i voti di uno Stato in bilico (nel 1960 John Fitzgerald Kennedy conquistò la Casa Bianca grazie alla scelta di Lyndon Johnson che gli assicurò la vittoria in Texas e alcuni Stati del Sud), non era la concorrente più forte alle primarie in termini di consenso (è uscita dalla corsa in dicembre), ha attaccato duramente il vicepresidente nei dibattiti, copre egregiamente l'ala sinistra del partito ma, essendo nella fase retorica ben più svelta e efficace di Biden, ne sposta il messaggio finale da una posizione centrista a una fortemente progressista. L'alchimia tra i due, per ora, vede prevalere gli elementi di Kamala e non di Joe.
Il vantaggio di Biden nella media di Real Clear Politics è di 7.4 punti.
Partita chiusa? No. Guardate questa tabellina:
Come ha spiegato Nate Silver su FiveThirtyEight, a questo punto tutto è ancora possibile: "Tre candidati in vantaggio nei sondaggi nazionali in questo periodo — Michael Dukakis nel 1988, George W. Bush nel 2000, e John Kerry nel 2004 — non vinsero il voto popolare. Bush consumò il suo vantaggio di 10 punti, che è più largo dell'attuale vantaggio di Biden (e per sua fortuna Bush vinse nel voto dell'Electoral College). In altri casi, i sondaggi a questo punto "chiamano" correttamente il vincitore, ma i margini sono ben lontani. Jimmy Carter alla fine ha battuto Gerald Ford di soli 2,1 punti percentuali - non i 26,6 punti di vantaggio che aveva a questo punto della campagna. Bill Clinton ha vinto per 5,6 punti - non di 20,1 punti. E Barack Obama ha ottenuto nel 2008 una vittoria molto più importante di quanto previsto dai sondaggi a questo punto". Tutto chiaro, la corsa è aperta.
Ecco perché puntare tutto sul coronavirus è un limite e lo storytelling dell'America del razzismo e dei diritti negati funziona tra le fasce di popolazione in progress, nei grandi centri urbani, sulle coste, nelle cittadine del "buen retiro" delle classi colte, ma il paese è un altro, non è Santa Fe, né San Francisco, Los Angeles, Boston, Seattle e l'eterno sogno della Grande Mela Democratica, New York. Kamala Harris è una gran combattente, ma questa energia senza una direzione, una rotta, un programma politico ampio - davvero inclusivo, senza il "noi" contrapposto al "voi", che fu il problema della presidenza di Obama - rischia di essere sprecata. La coppia dem (dove è chiaramente lei quella destinata a guidare) non parla all'uomo bianco che ha votato Trump, agli ispanici degli Stati al confine con il Messico che non vogliono altra immigrazione, agli imprenditori grandi e piccoli che devono far ripartire il business, alla grande industria che in America non è solo quella della Silicon Valley. Biden e Harris sono ancora fermi al "noi" e "voi", con una differenza sostanziale: nessuno dei due ha il carisma e la classe di Obama.
I repubblicani giocheranno le stesse carte digitali? Dovevano riunirsi in massa a Charlotte, in North Carolina (buco nell'acqua), puntavano su un grande evento a Jacksonville, in Florida (altro buco nell'acqua). Si torna a Charlotte in soli 300, dal 25 al 28 agosto, anche la convention repubblicana sarà virtuale, domina il coronavirus. Che cosa inventeranno? Si sa poco, tutto ruota intorno a Trump e alla strategia del suo team elettorale. Il presidente conosce le regole dello spettacolo, è imprevedibile (pregio e difetto), la convention online ne limita le possibilità e così dal suo cilindro è uscita l'idea di parlare dalla Casa Bianca. Cosa dirà? Nel 2016 Trump aveva la grande occasione di presentarsi come l'outsider, l'uomo che doveva prosciugare "the swamp", la palude di Washington. Quattro anni dopo, Trump è il presidente uscente (o rientrante), egli fa parte dell'establishment, recitare la parte del "maverick", dell'anticonformista, del dissidente, del cane sciolto, è impossibile. Dovrebbe dire cosa farà nel secondo mandato e lo dirà, ma in contrapposizione netta alla coppia Biden-Harris. Fox News ha rivelato che il tema sarà quello della "grandezza della storia americana", una scelta precisa, in aperto contrasto con il messaggio dei democratici sul declino dell'impero. L'idea della Casa Bianca e di Gettysburg fa andare al loro posto le tessere del mosaico, è la scena giusta per questo tipo di sceneggiatura.
Trump punta sull'economia, anche questo va in contrasto con la narrazione da Armageddon di Biden e Harris. Una conferenza stampa alla Casa Bianca e 6 tweet con relativi grafici sulla ripresa dell'economia e il lancio di un video sulla riapertura e il "boom" sono eloquenti, il racconto si basa su tre "erre", una ripresa della dottrina sulla costruzione di uno Stato: "Renewing", "Restoring", "Rebuilding" e un finale da Broadway: "And the best is yet to come", il meglio deve ancora arrivare. Il video a meno di 24 ore dal lancio ha 1,2 milioni di visualizzazioni. La campagna repubblicana è sul "fare", sul "Made in America", il programma della convention secondo Fox News avrà ogni giorno la sua "Terra": della promessa, dell'opportunità, degli eroi e della grandezza. La corsa alla Casa Bianca è il contrasto di queste visioni, una terra di opposti che non si incontrano mai, il racconto dem del disastro di un paese trumpiano, la narrazione del successo dell'America guidata dal presidente. Chi vincerà?
Il resto è cronaca, il giorno dopo giorno in cui bisogna stare in campo e schiacciare tutte le palle. Così Trump mette a segno un colpo di politica estera importante, è il mediatore di uno storico accordo tra Israele e Emirati Arabi Uniti, conferma di aver giocato bene una partita lunga con Gerusalemme e l'Arabia Saudita, nella logica del contenimento dell'Iran (e della Turchia) e nel tentativo - per quanto possibile in quell'area del mondo - di separare i gruppi armati dalle élite politiche. Ma non sarà questo a dargli l'energia per recuperare il distacco, la politica estera non è il primo punto nell'agenda degli elettori americani, secondo l'ultimo sondaggio di Pew Research (pubblicato il 13 agosto), questa è la lista delle priorità per gli elettori americani:
La politica estera è al sesto posto, al primo c'è l'economia (79% degli intervistati, prima spia rossa accesa), seguita dalla Sanità, dalle nomine alla Corte Suprema (l'altro giocatore invisibile presente in queste elezioni), il coronavirus (seconda spia rossa accesa, non è al primo posto e questo dovrebbe essere visibile sul radar dei Democratici), la criminalità. L'America vota con il portafoglio in mano, il resto viene dopo, molto dopo.
06
Sorpresa. Il Russiagate ha un colpevole (e non è Trump)
Sorprese? Ci saranno. Trump è il "Commander in Chief", probabilmente farà un annuncio ufficiale sul dimezzamento delle truppe in Afghanistan (ci sono problemi con il capo del Pentagono Mark Esper, ma lo stesso segretario alla Difesa ha anticipato il taglio delle truppe qualche giorno fa), gli ordini esecutivi sull'economia e l'immigrazione sono un pulsante sulla scrivania del presidente. Un accordo con la Cina sul commercio è sempre possibile (si terrà domani, 15 agosto, il nuovo vertice sulla Fase 1, in videoconferenza ci saranno il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, e il vice premier cinese Liu He), nonostante la tensione sia alta e Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relations, scriva su "Project Syndicate" che "la buona notizia è che la guerra fredda con la Cina non è inevitabile, quella cattiva è che le possibilità di una seconda guerra fredda siano più alte oggi di quanto lo fossero un mese fa".
Attenzione alle mosse del segretario della Giustizia, William Barr. Ci saranno novità sul fronte della contro-inchiesta sulle origini del Russia-gate. Barr in un'intervista su Fox News ha detto che sono in arrivo importanti elementi sull'inchiesta condotta da John Durham. "Non farà tremare la terra", ha detto Barr, ma arriveranno fatti nuovi su quel che è successo nella campagna presidenziale del 2016 e all'inizio della presidenza Trump nel 2017. "Ci saranno sviluppi, significativi sviluppi, prima del voto". Contro-inchiesta a orologeria? Questo lo diranno certamente i democratici, Barr anticipa la tempesta: "Ciò che detta i tempi sono gli sviluppi del caso". Viene in mente una frase di Mark Twain: "Con l'opportuna ambiguità risolveremo tutti i vostri problemi".
***
Passano meno di 24 ore dall'intervista di Barr a Fox News e arriva il colpo di cannone: Kevin Clinesmith, un ex avvocato dell'Fbi che era stato assegnato alla squadra che indagava sul Russiagate si dichiarerà colpevole di aver falsificato una mail della Cia utilizzata poi per giustificare nel 2017 la sorveglianza di un consigliere della campagna di Trump, Carter Page. È questo il dettaglio tecnico che innesca l'inchiesta del 2016. Clinesmith aveva espresso giudici negativi su Trump, ma questo non bastava a certificare la deviazione e l'origine strumentale del Russiagate. L'inchiesta condotta da John Durham a questo punto ha un chiodo robusto al quale appendere il quadro: c'era un disegno per far deragliare la campagna presidenziale di Trump e addirittura farlo cadere anche in caso di elezione. Film regolarmente andato in sala. Clinesmith ha raggiunto con gli inquirenti un accordo con cui ammette tutto. Trump durante la conferenza stampa dalla Casa Bianca ha commentato: "Una cosa terribile, ha mentito in modo da far spiare la mia campagna elettorale". La notizia ha un peso istituzionale enorme (a questo punto attendiamo anche altro dal Dipartimento della Giustizia), ma non è destinata a cambiare il corso della campagna elettorale. Il favorito è sempre Joe Biden e si attende di misurare l'apporto di Kamala Harris alla sua corsa alla Casa Bianca. Il Russiagate resta agli atti della storia. E non è una bella pagina per la giustizia americana.
07
Gli spiacevoli fatti. Due anni dopo
La storia del Russiagate su List è stata raccontata nei dettagli e il caso di Carter Page esposto nelle sue imbarazzanti implicazioni per l'integrità dell'intelligence americana. List del 3 febbraio 2018, non aggiungiamo una sola riga a quanto scritto più di due anni fa. Il tempo è galantuomo.
Siamo dentro la guerra di spie, la sanguinosa battaglia tra un gruppo di potere consolidato e l'imprevisto della Storia, Trump. La pubblicazione del memo sulle indagini Fbi e la campagna presidenziale è un fatto istituzionale. Dopo un anno e mezzo di boatos, rumors, scoop anonimi, fughe di notizie (vere e false) abbiamo un documento ufficiale prodotto dall'Intelligence Committee della Camera. Il documento è promosso dai repubblicani, è di una parte (come quasi sempre in politica, qualche settimana fa abbiamo analizzato la relazione di minoranza dei democratici sulle interferenze russe), ma non siamo più di fronte a un leak, siamo in presenza di un eletto, Devin Nunes, il presidente della Commissione, che con il suo staff ha visionato - dopo mesi di richieste andate a vuoto e sotto regole stringenti - documenti coperti da segreto, autentici, e ne ha fatto una sintesi. È battaglia politica, non c'è niente di cui stupirsi, ma il documento prodotto da Nunes sulla condotta dell'Fbi è notevole. E ora sappiamo anche perché l'Fbi voleva bloccarne la pubblicazione. Tutto ruota intorno all'autorizzazione chiesta dall'Fbi per l'intercettazione di Carter Page, allora uno dei consulenti della campagna presidenziale di Trump per la politica estera. Vediamo i fatti e il contesto in cui sono inseriti:
- Il Federal Bureau of Investigation prese come base ("essential part") delle sue indagini sullo staff di Trump (lui era ed è il vero bersaglio, non Carter Page) il falso dossier di Christopher Steele, l'ex spia del Regno Unito. Dossier confezionato grazie alle rivelazioni di fonti russe anonime.
- Il vicedirettore della Fbi, Andrew McCabe, ha testimoniato di fronte all'Intelligence Committee della Camera che non avrebbero potuto chiedere l'autorizzazione alle indagini senza il dossier. "The warrant would not have been issued without the dossier information".
- Christopher Steele era stato chiamato per svolgere una opposition research commissionata dai Democratici (aprile 2016) durante la campagna presidenziale di Hillary Clinton. Sono i clintoniani a provvedere al versamento di 160 mila dollari a Steele per il suo dirty job attraverso Fusion GPS e lo studio legale Perkins Coie.
- L'Fbi non cita mai questi collegamenti politici davanti all'autorità giudiziaria che deve concedere il via libera alle intercettazioni su Carter Page. Si preoccupa di farsi autorizzare le indagini, ma "dimentica" di informare la Corte che il dossier che corrobora la richiesta è commissionato e pagato dagli avversari di Trump.
- Tra le prove a sostegno dell'indagine l'Fbi cita un articolo di Yahoo News la cui fonte è... lo stesso Steele.
- L'Fbi "taglia" Steele come proprio confidente quando realizza che è lui la fonte di un articolo di Mother Jones sul Russiagate. Steele è contemporaneamente fonte dell'Fbi e gola profonda dei giornali che attaccano Trump.
- Steele rivela ai suoi confindenti di essere impegnato nel non far eleggere Trump.
- La moglie di uno dei funzionari del Dipartimento della Giustizia che è in contatto con Steele casualmente lavora presso Fusion GPS, cioè l'azienda che ha ingaggiato Steele per il dossier contro Trump pagato dalla campagna di Hillary Clinton.
- I contatti tra Carter Page e George Papadoupolos innescano l'indagine Fbi sui legami con la Russia alla fine del luglio 2016. Le conduce l'agente Fbi Pete Strozk, un personaggio chiave.
- Strozk ha una relazione con un altro agente Fbi, Lisa Page, con la quale ha un intenso scambio di messaggi telefonici anti-Trump. I due discutono si dicono "nauseati" dall'elezione di Trump. Su quest'ultimo punto: il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo sui messaggi tra i due agenti-amanti dell'Fbi, Pete Strzok e Lisa Page. Strzok odia i "fottuti russi", lo scrive all'amica Page e qui dimostra il suo indubbio patriottismo. Il problema è che il suo amore per la nazione e il lavoro nell'Fbi viene mischiato all'odio viscerale per Trump. Dopo l'elezione di Trump i due sono un carnevale d'allegria. "Sono depresso", scrive Pete. "Non so se posso mangiare, sono nauseata", scrive Lisa. Strzok era l'agente che indagava sia sui legami di Trump con la Russia che sul mail-gate di Hillary Clinton. Come può condurre con distacco un'inchiesta un agente con un simile pregiudizio morale? Il tema è tanto vero che Strzok, al top della sua carriera, viene rimosso dall'incarico nell'estate dell'anno scorso dallo Special Counsel Robert Mueller, l'uomo che guida l'indagine sul Russia-gate.
Questo in sintesi è il contenuto del memorandum. Non una fonte anonima piovuta sui giornali, ma un documento ufficiale del Parlamento americano. Sono quelli che il Wall Street Journal nell'editoriale pubblicato oggi ha definito "disturbing facts".
Altri fatti, elementi utili di questo plot, citati da Mark Penn in un articolo su The Hill:
- Jill McCabe, moglie del vicedirettore della Fbi, Andre McCabe, ha ricevuto mezzo milione di dollari da Terry McAuliffe, alleata di Hillary Clinton, per la campagna elettorale in Virginia. Correva per diventare governatore. Ha perso. Il marito si è dimesso dall'Fbi qualche giorno fa.
- I due agenti dell'Fbi che avevano una relazione, Peter Strzok e Lisa Page, si sono scambiati oltre 50 mila messaggi dai quali è emerso il pregiudizio morale su Trump. Entrambi sono stati rimossi. James Baker (consigliere Fbi), James Rybicki (capo dello staff di Comey), Bruce Ohr (Dipartimento della Giustizia) sono stati tutti rimossi dai loro incarichi in relazione al caso. Ohr continuava a avere rapporti con Steele e Fusion GPS anche dopo il taglio netto dei contatti tra Steele e l'Fbi. La moglie di Ohr lavora per Fusion GPS.
- Scrive Penn: "È un dato di fatto che sei alti dirigenti dell'Fbi e del Dipartimento di Giustizia sono stati riassegnati o licenziati sulla base di fatti che sono emersi in gran parte dal lavoro di questa commissione e dell'ispettore generale del Dipartimento di Giustizia". Un dato di fatto che viene regolarmente dimenticato dai never Trump in servizio permanente effettivo.
L'autorizzazione all'indagine su Carter Page non sarebbe mai potuta arrivare senza l'utilizzo del dossier Steele, secondo quanto testimoniato dal vicedirettore dell'Fbi, McCabe. Il documento fu abilmente "triangolato" per poterlo sfruttare durante la campagna presidenziale del 2016. Fu girato all'Fbi per dare forza all'indagine e poi a sua volta diffuso sui media che potevano presentarlo in pagina come materiale in possesso dell'intelligence. Il ruolo dell'amministrazione Obama in tutto questo è nel limbo.
Non è vero come ha sostenuto Hillary Clinton che il dossier non fu mai utilizzato prima dell'elezione di Trump. La stampa americana è disseminata di leak e vale per tutti un articolo (del 9 novembre 2017) di Kimberley Strassel, eccezionale columnist del Wall Street Journal, che ricorda:
Nei documenti del tribunale britannico, Steele ha ammesso di aver informato i giornalisti statunitensi sul dossier nel settembre 2016. Tra gli informati figuravano giornalisti del New York Times, del Washington Post, di Yahoo News e altri. Steele, per sua stessa ammissione (in un'intervista con Mother Jones), ha anche consegnato il suo dossier nel luglio 2016 all'FBI.
Il 23 settembre del 2016 Michael Itsikoff pubblica su Yahoo News un articolo (portato addirittura come elemento di prova dall'Fbi) che racconta dei rapporti tra Carter Page e personaggi legati a Vladimir Putin. Il titolo è il seguente: "U.S. intel officials probe ties between Trump adviser and Kremlin". Il 31 ottobre del 2016 David Corn pubblica su Mother Jones un articolo con questo titolo: "A Veteran Spy Has Given the FBI Information Alleging a Russian Operation to Cultivate Donald Trump". Chi è? Sempre lui, Steele. What else?
La fonte degli articoli è Steele, il doppio informatore: dell'Fbi e dei giornali. Siamo nella parte decisiva della campagna presidenziale.
Che cosa accadrà ora? L'indagine di Robert Mueller sul Russiagate andrà avanti (deve andare avanti, e vedremo quali saranno le conclusioni), i democratici prepareranno una loro risposta al memo di Nunes (e vedremo quali tra i fatti elencati confuteranno), sarà pubblicato a quanto pare anche un altro documento sul ruolo del Dipartimento di Stato nella vicenda (e avremo di certo altre sorprese).
Trump subirà in ogni caso l'impeachment? L'indagine di Mueller punta a questo, ma per ottenerlo deve avere prove robuste che finora non sono emerse. Ha beccato Manafort trafficare con gli ucraini e nascondere i soldi al fisco americano, ha messo in ginocchio il business di Tony Podesta - casualmente fratello di John Podestra, braccio destro e sinistro di Hillary Clinton - potente lobbista di Washington che collaborava con Manafort, il resto è un gioco di fumo e specchi. Attendiamo i fatti, come sempre.
Una cosa è chiara, senza l'iniziativa dell'Intelligence Committee non sarebbero mai emersi fatti rilevanti come questi. Fa impressione vedere chi si era battuto per la pubblicazione dei Pentagon Papers opporsi alla diffusione di notizie di questa importanza. È il segno che questa non è la fine, ma l'inizio di un'altra storia.
***
"L'altra storia" è arrivata il 14 agosto del 2020. Abbiamo atteso con pazienza sulla riva del Potomac, con il taccuino squadernato. Abbiamo un altro appuntamento, solita ora, solito posto, si vota il 3 novembre. Buon Ferragosto a tutti.
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fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
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importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
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stesso
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4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
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Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
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informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
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6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.