21 Agosto
Ne resterà soltanto uno
America 2020. L'arresto di Steve Bannon è un altro capitolo che infiamma la campagna presidenziale. Ascesa e declino, la rottura con Trump. Il presidente dà il benvenuto a Hillary Clinton e Barack Obama "sul campo di battaglia". È la convention del dolore e del furore. Si vede il nemico, non l'idea di governo. Tutto il peso dell'impresa è sulle spalle di Kamala Harris
Che succede? La corsa presidenziale americana è in curva, sta per entrare nel rettilineo, tra poco si vedrà il traguardo. La data del 3 novembre è come la sabbia nella clessidra. È una battaglia durissima, solo uno resterà in piedi. Si combatte con tutte le armi, regolari e non, colpi proibiti, scene epiche e misere s'alternano. Il taccuino del cronista tutti i giorni si riempie di fatti, parole, immagini, suoni. L'America è una grande democrazia, i nostri destini si giocano sempre qui, l'Occidente è l'America con i suoi grattacieli, il ranch e i cavalli selvaggi, le montagne rocciose e le grandi distese di grano e mais, le case solitarie e le piccole città imperlate di sabbia, neve, sudore, sorrisi e lacrime. Ci sono luoghi, in America, dove il vento parla la lingua degli indiani, praterie dove corrono i bisonti, cime sorvolate dalle aquile, fabbriche, ciminiere, palazzi che svettano di impresa e liberty, grandi fiumi solcati da battelli senza tempo. Qui "l'antichità" è un contemporaneo che si fa e disfa ogni giorno, il destino dell'Homo Faber scritto in una Costituzione che è un capolavoro.
01
Governo del popolo, dal popolo, per il popolo
La sua grandiosa letteratura, il suo passo biblico, postmoderno, il pastiche delle sue lingue scartavetrate, la potenza del fiume che scorre come sangue nelle vene, è un suono di conchiglia, il remoto che si presenta e bussa alla tua porta, si chiama ancora e sempre libertà. L'incubo ad aria condizionata (Henry Miller) dove "i ciechi guidano i ciechi. È il sistema democratico". E sì, come ricordava Winston Churchill, "è stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora". Ce la teniamo stretta, l'America, brutta e bella, misera e splendente, senza pietà e...
Che succede? La corsa presidenziale americana è in curva, sta per entrare nel rettilineo, tra poco si vedrà il traguardo. La data del 3 novembre è come la sabbia nella clessidra. È una battaglia durissima, solo uno resterà in piedi. Si combatte con tutte le armi, regolari e non, colpi proibiti, scene epiche e misere s'alternano. Il taccuino del cronista tutti i giorni si riempie di fatti, parole, immagini, suoni. L'America è una grande democrazia, i nostri destini si giocano sempre qui, l'Occidente è l'America con i suoi grattacieli, il ranch e i cavalli selvaggi, le montagne rocciose e le grandi distese di grano e mais, le case solitarie e le piccole città imperlate di sabbia, neve, sudore, sorrisi e lacrime. Ci sono luoghi, in America, dove il vento parla la lingua degli indiani, praterie dove corrono i bisonti, cime sorvolate dalle aquile, fabbriche, ciminiere, palazzi che svettano di impresa e liberty, grandi fiumi solcati da battelli senza tempo. Qui "l'antichità" è un contemporaneo che si fa e disfa ogni giorno, il destino dell'Homo Faber scritto in una Costituzione che è un capolavoro.
01
Governo del popolo, dal popolo, per il popolo
La sua grandiosa letteratura, il suo passo biblico, postmoderno, il pastiche delle sue lingue scartavetrate, la potenza del fiume che scorre come sangue nelle vene, è un suono di conchiglia, il remoto che si presenta e bussa alla tua porta, si chiama ancora e sempre libertà. L'incubo ad aria condizionata (Henry Miller) dove "i ciechi guidano i ciechi. È il sistema democratico". E sì, come ricordava Winston Churchill, "è stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora". Ce la teniamo stretta, l'America, brutta e bella, misera e splendente, senza pietà e pronta a morire per l'ideale dai più dimenticato.
Il racconto di questo continente resta quello più grande, la sua imperfezione e crudeltà ci abbaglia, ma senza questo incendio, questa fiamma che brucia, il mondo è un luogo più disperato. L'America è il sogno che non finisce mai, è l'amore lontano che insegue le correnti dell'oceano, la tempesta del cuore e francamente me ne infischio e sì, domani è un altro giorno. È il mondo di Tennessee Williams dove "se mi fossi liberato dei miei demoni, avrei perso i miei angeli", la brillante, gioiosa prosa di Truman Capote in "Colazione da Tiffany" che fa dire a Holly "non amate mai una creatura selvatica, signor Bell", è il battito del cuore della Balena Bianca in "Moby Dick", un colpo d'uncino di Hermann Melville, quando "lascio una scia bianca e torbida; pallide acque, gote ancor più pallide, dovunque io navighi. I flutti gelosi si gonfiano ai lati per sommergere la mia traccia; lo facciano; ma prima io passo", è "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne che ammonisce quelli che fingono: "Nessun uomo può, per un tempo considerevole, portare una faccia per sé e un'altra per la moltitudine, senza infine confonderle e non sapere piú quale delle due sia la vera".
Abramo Lincoln e il generale George B. McClellan nel 1862.L'America è il gigante, Abramo Lincoln, il presidente che a Gettysburg nel 1863 pronunciò le parole che spalancarono i cancelli della libertà:
Or sono ottantasette anni che i nostri avi costruirono su questo continente una nuova nazione, concepita nella Libertà e votata al principio che tutti gli uomini sono creati uguali. Adesso noi siamo impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione, o ogni altra nazione, così concepita e così votata, possa a lungo perdurare.
Noi ci siamo raccolti su di un gran campo di battaglia di quella guerra. Noi siamo venuti a destinare una parte di quel campo a luogo di ultimo riposo per coloro che qui dettero la loro vita, perché quella nazione potesse vivere. È del tutto giusto e appropriato che noi compiamo quest'atto. Ma, in un senso più ampio, noi non possiamo inaugurare, non possiamo consacrare, non possiamo santificare questo suolo.
I coraggiosi uomini, vivi e morti, che qui combatterono, lo hanno consacrato, ben al di là del nostro piccolo potere di aggiungere o portar via alcunché. Il mondo noterà appena, né a lungo ricorderà ciò che qui diciamo, ma mai potrà dimenticare ciò che essi qui fecero. Sta a noi viventi, piuttosto, il votarci qui al lavoro incompiuto, finora così nobilmente portato avanti da coloro che qui combatterono.
Sta piuttosto a noi il votarci qui al grande compito che ci è dinnanzi: che da questi morti onorati ci venga un'accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero, della devozione, l'ultima piena misura; che noi qui solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano; che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra.
Gli Stati Uniti sono nati con la baionetta e quella parola che rimbomba come un colpo di cannone, sono il posto remoto, il nuovo mondo dove Albert Einstein trovò che non era importante "essere, ma sempre diventare". Si vota, in America.
02
Polvere di stelle. Steve Bannon
Si vota, vai con le manette. Qui le teorie del complotto ci fanno sorridere, sono divertente materiale letterario che a volte sfocia in ottimi libri (il titolare qui ne consiglia uno da notti insonni, s'intitola "Chain of Command", è di un autore che non ti aspetti, Caspar Willard Weinberger, sì, proprio lui, l'ex segretario alla Difesa - dal 1981 al 1987 - nell'amministrazione di Ronald Reagan. Ma qui parliamo dell'America terra dove le teorie cospiratorie fanno parte della narrazione politica e del costume, dunque JFK non è stato ucciso da Lee Oswald, Elvis Presley è vivo in un'altra dimensione e Michael Jackson balla ancora in un luogo segreto, forse nell'Area 51 dove ci sono anche gli alieni, di cui il re del pop era un esponente inviato sulla Terra.
Si vota il 3 novembre, perciò l'arresto di Steve Bannon (qui sopra, nella foto Ansa) - alla vigilia del discorso di Joe Biden alla convention dei democratici - innesca le più iperboliche teorie. L'hanno beccato a dirottare i soldi di una raccolta di fondi per la costruzione del muro al confine con il Messico, insieme a un veterano dell'Air Force e a un venture capitalist della Florida, che compagnia di giro. Storia banale per un uomo da bradisismo come Bannon, ma il banale a volte è più pericoloso dell'eccezionale. L'intrico diventa intrigo in un battito di ciglia. Basta e avanza per alimentare mille sospetti e teorie strampalate. Vero è che i procuratori non amano certo Trump, vero è che contro la sua corsa nel 2016 (e anche dopo) si è scatenata una guerra di spie e si faceva a gara a "uccellare" (conio originale di Gianni Brera, ovazione) The Donal, vero è che le lotte di potere di Washington non sono le riunioni delle dame di San Vincenzo e House of cards è uno scherzo rispetto a quel che accade tra le mura dell'abitazione vera, la Casa Bianca, vero è che in tema di fiction c'è uno strepitoso Christian Bale in Vice che interpreta la parte di un mefistofelico (e brillantissimo) Dick Cheney, ma tutto questo vero (e falso) è il fantasy di Capitol Hill.
Le manette per Steve Bannon chiudono alla perfezione il vero e il falso. È materiale ghiotto, chiavi in mano, per la cospirazione, è un colpo micidiale di sinistro per provare a spaccare la mascella destra di Trump, c'è di mezzo un bislacco progetto privato per la costruzione del muro al confine con il Messico (che non c'entra niente con il piano della Casa Bianca per il muro che è esistente e avviato da Bill Clinton e rifinanziato con il voto dei senatori Hillary Clinton e Barack Obama, tutto dimenticato, tutto perdonato - e tutto fa brodo) e poi c'è la campagna del MAGA, quel "Make America Great Again" che fu un'intuizione (tra gli altri) di Bannon, il quale forse è avido e fuorilegge, ma certamente è anche intelligente (e per questo l'idea di fregarsi i fondi appare l'errore di un idiota). Bannon prima di essere accusato come un Kriminal qualsiasi, ai tempi in cui dominava (meno di quel che si pensi) alla Casa Bianca era il cocco dei giornalisti. Uomo scaltro, rodato dai chilometri della vita, sapeva che a Washington, nella stanza dei bottoni, sopravvivi meglio se la stampa la tratti bene. E lui parlava off e on the record, a profusione.
Non considerava Trump un genio della politica, Bannon pensava più a se stesso come capo di un movimento politico, Trump era un passaggio in taxi, la diligenza carica di dollari per arrivare alla conquista del West. E ci provò in tutti i modi, in America e in Europa, senza comprendere mai - un paradosso per un lettore di libri come Bannon - proprio la lezione della Storia: Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu, resta cardinale e non diventa mai Imperatore. E così lui, Stephen Kevin Bannon da Norfolk, Virginia, non poteva essere un leader politico, non possedeva il fascino della leadership e l'eccesso di quoziente intellettivo spesso è un ostacolo per conquistare il potere.
Il rapporto con Trump fu prima idilliaco (come possa esserlo con una sagoma alla kryptonite come The Donald resta un mistero che è sempre meglio non scoprire, visti gli esiti) e poi da Guerra dei Roses, con la scena finale della coppia (in)felice avvinghiata sopra il lampadario di cristallo. Crash.
La politica è fatta di rapporti intensi che hanno bisogno di pazienza, diplomazia, sacrificio. Né Trump né Bannon hanno mai avuto quel tipo di carattere: l'ego del secondo non è mai stato inferiore a quello del primo. Donald era il capo, Steve l'eminenza grigia. In mezzo, la vera roccia, non a caso una donna, Kellyanne Conway, la stratega del voto conservatore.
03
Darth Vader e Scaramucci
Tutto questo ha funzionato in campagna elettorale, nel 2016, ma l'arte del governo è un altro film, la macchina prevede un solista - il Presidente - e una squadra. Bannon non ha mai fatto squadra. È uno che ha sempre amato parlare con i giornalisti davanti e dietro le quinte, dare voce a se stesso, dare corpo alla sua immanenza che presentò così in un'intervista concessa a Hollywood Reporter:
Il potere? È Darth Vader.
Sulfureo. E alternativo al Partito repubblicano. Bannon ha sempre odiato l'establishment del Gop e sempre dichiarato di voler costruire "un movimento politico tutto nuovo". Questo messaggio ha funzionato finché Bannon e Trump erano fuori dalla Casa Bianca, entrambi outsider, con un piede dentro il sistema e con l'altro in uscita, ma un minuto dopo The Donald ha sperimentato cosa vuol dire (non) governare senza l'appoggio del suo partito. Con Reince Priebus capo di gabinetto e Bannon a fare lo stratega, Trump non ha mai preso in mano il filo del gioco con il Congresso, si è ritrovato isolato e con tutto l'apparato obamiano contro. Troppo, anche per uno da autoscontro nel Luna Park come Trump.
Nel giro di pochi mesi il Presidente prende atto della situazione e cambia tutta la macchina dell'amministrazione: via Preibus e dentro il generale dei Marines John Kelly, via il balbettante portavoce Sean Spicer, che veniva sbranato regolarmente dai giornalisti, e a casa a calci nel di dietro anche il bombastico Anthony Scaramucci che l'aveva sostituito come un fulmine e fu un flagello per tutti, prima di tutto per se stesso (in una giornata pirotecnica da ricordare come un momento di spasso assoluto, in compagnia di un grande editore americano, vissi in diretta la sua spettacolare defenestrazione con i telefoni del circo di Washington che squillavano come un allarme-bomba).
Anthony Scaramucci alla Casa Bianca mentre conduce una conferenza stampa à la Scaramucci (Foto Ansa).Scaramucci si suicidò in maniera tragicomica, anticipò la sorte di Bannon. Entrambi avevano scambiato le telefonate con i giornalisti per un talk show personale dove si poteva dire di tutto. Arrivò alla Casa Bianca Sarah Huckabee (brava, figlia di Mike Huckabee, istrionico ex governatore dell'Arkasans dal 1996 al 2007) a giostrare con i reporter e dentro anche un altro generale pluristellato, Herbert Raymond McMaster, a occupare il posto di Consigliere per la sicurezza nazionale e costruire un triangolo militare con Kelly alla Casa Bianca e Jim Mattis al Pentagono. Ordine. Durò poco, perché McMaster spirò (metafora) in fretta e il "cane pazzo", il generale Jim Mattis - l'uomo più amato dai suoi soldati, durante le operazioni militari leggeva "Le Meditazioni" di Marco Aurelio - certificò che con Trump l'ordine è impossibile: l'uomo che aveva combattuto in Afghanistan, che guidava la prima divisione dei Marines durante l'invasione dell'Iraq nel 2003, al vertice dello U.S. Central Command, durante le operazioni in Medio Oriente, che coordinava i movimenti di oltre duecentomila uomini, si arrese di fronte all'ingovernabilità di un sol uomo, Trump:
Il Presidente ha il diritto di avere un Segretario della Difesa le cui visioni siano meglio allineate con le sue, su questo ed altri argomenti. Penso che sia giusto per me lasciare il mio incarico.
Stop. Tanti saluti al Commander in Chief. Dove c'è ordine, The Donald è il disordine. E per i militari il caos è un pericolo.
Bannon in questo vortice trumpiano cominciò ad essere sempre più marginale fin dal principio dell'avventura dell'amministrazione e l'originario pacchetto di mischia di Trump venne dissolto perché c'era un urgente bisogno di "agganciare" il Partito repubblicano, non di prenderlo a randellate con il metodo di Fred Flinstone: "Wilma, dammi la clava". Alla fine, l'ultimo colpo di coda arrivò con l'uscita di Bannon dalla Casa Bianca.
04
La rottura e l'uscita dalla Casa Bianca
La sua rottura con Trump fu preceduta da un'intervista con Robert Kuttner, penna eccellente dell'American Prospect. Steve parlò a ruota libera con un giornalista che di solito passava il tempo a fare a fette l'amministrazione Trump. Cosa disse in piena fase no limits?
Non ci deve essere nessuna guerra con la Corea del Nord. Non c'è una soluzione militare, lasciamo perdere. Mi devono spiegare ancora la parte dell'equazione che mi dimostra che nei primi trenta minuti di conflitto con armi convenzionali, non muoiono dieci milioni di persone a Seul;
E ancora:
Siamo in una guerra economica con la Cina. Per me la guerra economica con la Cina è tutto. E dobbiamo essere maniacalmente concentrati su questo;
E per soprammercato:
Se continuiamo a perdere di vista questo punto, nel giro di cinque anni, io penso, dieci anni al massimo, toccheremo un punto di caduta da cui non riusciremo più a rialzarci.
Troppo. Era il 16 agosto del 2017. E il colloquio non era casuale. Fine dei giochi. Trump in quel momento era impegnato a contenere Kim jong-un che sparava missili sul Pacifico. Era la famosa guerra dei pulsanti, il gioco "a chi ce l'ha più grande". Sembra uno scherzo, ma fu un agosto di surrealismo balistico mai visto. La crisi dei missili di Cuba del 1963 al confronto fu un plot al cloroformio.
Bannon esce dalla Casa Bianca, ma non rinuncia a coltivare il suo vecchio pallino: distruggere il Partito repubblicano. E così comincia a sostenere candidati alle elezioni alternativi a quelli del Gop. I repubblicani vincono ancora una serie di tornate elettorali, i democratici sono in stato confusionale, in Alabama Bannon alza la posta, tenta il colpaccio con Roy Moore. Bannon lo sostiene alle primarie contro Luther Strange e soprattutto contro Trump che sta cercando di stringere un patto con il capo dei senatori, Mitch McConnell. Moore fa fuori Strange, ma a sua volta l'uomo di Bannon finisce nel tritatutto americano degli scandali sessuali e perde il voto rovinosamente.
La coppia è scoppiata da un pezzo. Trump fa la riforma fiscale e sotterra l'ascia di guerra chiudendo (solo un po') il conflitto con i Repubblicani, mentre Bannon comincia un'altra guerra: contro Trump.
Bannon ha perso. Ci ha provato in America, in Europa (e in Italia, con i sovranisti immaginari di vario conio nostrano - Lega, Fratelli d'Italia e i pentastellati - in un luogo scanzonato e canzonato, dove tutto è fiera strapaesana, figuriamoci). La giustizia americana l'ha preso in consegna, è comparso in udienza virtuale a New York, ammanettato. Si è dichiarato innocente. Uscirà dalla prigione con il pagamento di una cauzione di 5 milioni di dollari, non potrà fare viaggi internazionali, i suoi spostameti saranno limitati tra New York e Washington. Che fine da strapazzo, neppure la grandezza del comico ad assisterlo, solo il ridicolo, un'arma letale. La sua storia diventa un capitolo senza gloria, è il momento di Tombstone, la pallottola d'argento non c'è, resta la polvere di stelle.
***
Che facciamo? Restiamo negli Stati Uniti, tra qualche ora (intorno all 04.00, ora italiana, faremo anche oggi la notte e tireremo dritto per vedere l'alba) Joe Biden dirà come intende governare (forse) l'America.
05
America 2020. Ascolti bassi e una speranza
Il terzo giorno la convention democratica trovò un po' di ritmo. È stata la serata delle regine. E del re. Non c'è il regno, ma questo è un dettaglio, puntano a (ri)conquistarlo in fretta. Ai dem manca ancora un senso politico definito della missione, un'idea per guidare l'America che emerga al di sopra della logica retorica anti Trump. Essere contro il presidente in carica è scontato - si corre per mandarlo a casa - forzare i toni fa parte del gioco, ma per vincere la corsa alla Casa Bianca il Partito democratico deve dire cosa vuol fare domani e nei prossimi 4 anni, agitare la bandiera del "disastro" non basta, per il semplice motivo che la realtà in divenire non è quella dell'America perduta, quel paese si smarrisce, ma poi si ritrova sempre.
La convention ha trovato una misura stilistica quasi accettabile (ci sono limiti insuperabili e il problema numero uno è di sceneggiatura), una regia, dopo un primo e secondo giorno in trance cloroformica da aperitivo analcolico su Zoom, ma anche con il rattoppo in corsa (più ritmo, velocità, cambi di scena tra le "schermate" dell'evento) quello che abbiamo visto finora resta uno spettacolo senza "l'effetto wow", manca una sorpresa, un tocco di genio e d'irregolarità, uno shock positivo.
Dire che Trump è "un presidente sbagliato" (Kamala Harris dixit) non fa svoltare la narrazione e perfino un Obama con il pugno d'acciaio che apostrofa come "terribile" The Donald dura lo spazio di qualche minuto e poi evapora. Serve altro, una biografia di se stessi per l'oggi e soprattutto il domani. Può darsi che tutto questo alla fine funzioni, faccia dimenticare l'evanescenza e la senescenza di Biden, ma si tratta di un'operazione ad alto rischio. Resta la speranza (solida) che Trump sia in ritardo sul recupero, che il suo divide et impera alla fine abbia fatto venire una crisi di nervi all'America, che il coronavirus non vada in letargo e che la ripresa dell'economia marci lentamente o addirittura faccia un dietrofront mettendo Trump di fronte alla sconfitta certa. Troppi se scambiati per certezza in una campagna diventano di solito un problema, ma se restano tutti in piedi, allora i democratici vincono perfino a valanga, se invece si dissolvono o indeboliscono, Trump rimetterà la sua chiesa al centro del paese. Vedremo nei prossimi giorni questo secondo tempo del film democratico, resta da capire quale sarà il copione della convention repubblicana. E con Trump tutto è (im)possibile.
Lo stortytelling democratico è sempre negativo, un'ossessione contrarian, un dark siberiano, una cupa narrazione dell'America che finisce per avvolgere anche chi vorrebbe - e dovrebbe - portare la luce, la fiammella sempre accesa della speranza nel progresso. Questo è il grande limite (che preoccupa i dem, sanno di non aver finora sfondato il muro del suono) dell'appuntamento rituale e inusuale a cui finora abbiamo assistito.
In un paese che misura tutto (con il denaro, con i volumi, con la fama, con il possesso, con il big applicato all'acquisto, al consumo, alla casa - e al conto in banca) gli ascolti tv sono guardati con l'attenzione che si riserva al sismografo in una zona ad alta intensità vulcanica. Gli ascolti della convention sono inferiori a quelli del 2016 - e bisogna tenere presente che molti americani sono a casa - lo spettacolo da sofa tv messo in piedi non regge il confronto con il passato, nonostante l'enfasi sulla posta in gioco, sul "pericolo per la democrazia", l'iperbole di una sagoma come Bernie Sanders che afferma con tono grave che "sono in gioco i destini del pianeta". Tutto giusto, fa parte del teatro elettorale, ma l'urgenza tra le mura di casa non c'è, il telecomando sta là, come res derelicta, una cosa abbandonata, il pathos non fa sentire il rullo di tamburi di un film hollywoodiano dove arriva il Settimo Cavalleggeri.
Secondo Nielsen rating la prima giornata della convention è stata vista da 19.7 milioni di spettatori, nel 2016 furono 26 milioni. Sono numeri che in America vengono compulsati con grande attenzione dagli strateghi elettorali. Sono davanti a un crollo degli ascolti del 25% e qualcosa deve pur essere successo (o non successo) per spiegare il tonfo.
La seconda giornata ha collezionato 19.2 milioni di spettatori, non c'è stato un crollo rispetto all'esordio (e poteva succedere, in totale assenza di uno show al quale il pubblico è abituato), ma siamo sempre in zona depressione rispetto a quattro anni fa. Din don, per chi suona la campana?
Mancano i dati degli ascolti online - là deambula l'audience dei giovani - lo streaming sui computer e gli altri device, ma l'America della televisione per gli analisti resta la guida per capire come e dove sta andando la campagna presidenziale.
06
La caccia all'elettore americano
I candidati devono catturare diversi segmenti di popolazione, gli Stati Uniti non sono il paese più vecchio del mondo (è l'Italia, insieme alla Germania e al Giappone), ma sono un paese frammentato per classi demografiche diverse, stili di consumo e modelli culturali lontani l'uno dall'altro. L'età media (la fonte è il Cia World Factbook) è di 38,5 anni (contro i 46,5 anni dell'Italia), il mare dove pescare nuovi voti che servono per vincere è quello dei Millennial e della Generazione Z.
Secondo Pew Research chi è nato tra il 1981 e il 1996 è un Millennial, mentre i nati dal 1997 in poi sono la Generazione Z. I più anziani appartengono alla Silent Generation, poi vengono i Boomers, la Generazione X (titolo di uno splendido libro di Douglas Coupland che ne ha raccontato l'immaginario postmoderno). La politica declinata sui social media, inoltre, va incontro al rischio dell'eccesso di "rumore" che diventa un fattore respingente, il 55% degli utenti secondo una ricerca di Pew Research pubblicata l'altro ieri è disturbato dall'affollamento di post sulla politica, l'effetto saturazione è micidiale, perché può diventare rifiuto. La cara, antica, rassicurante televisione resta il punto di riferimento di chi fa marketing politico.
La caccia è aperta, l'elettore è in fuga perenne. Fare cilecca è un attimo, la sconfitta è per sempre.
07
Il divano dei Clintons, l'asilo di Warren
Hillary Clinton accomodata sullo stesso divano di Bill (il giorno prima) fa l'effetto di un loop temporale, un "Ricomincio da capo", è sempre la stessa giornata, sono sempre i democratici, sono sempre loro, i Clintons al comando in salotto e naturalmente se Trump sarà rieletto "le cose potranno ulteriormente peggiorare".
Nel discorso di Hillary c'è il timore che si ripeta (siamo davvero in un loop) quello che accadde nel 2016: "Non dimenticate: Joe e Kamala possono avere 3 milioni di voti in più e perdere le elezioni: è quello che è successo a me. Dobbiamo avere numeri così travolgenti che Trump non può imbrogliare o rubare la strada della vittoria". Ci saranno? Lo vedremo.
Mentre Hillary parlava, Trump twittava: "Benvenuti, Barack e corrotta Hillary, ci vediamo sul campo di battaglia". È sempre in una scena di "Game Of Thrones".
Gioca pesante? Vero, anche gli avversari. A un certo punto del suo discorso, Kamala Harris ha fatto un passaggio da investigatore lombrosiano: "Riconosco un predatore quando lo vedo". The Donald non l'ha presa benissimo e si è tuffato sulle parole che Harris pronunciò contro Biden durante le primarie dem: "Non aveva detto che era un razzista, non aveva detto che un incompetente?". Sono già arrivati ai materassi e mancano più di 70 giorni al voto. Troppi e troppo pochi, per tutti.
È la convention del dolore e del furore. Non manca niente della catena degli abusi, dei soprusi, delle disgrazie, del crimine, della violenza, del degrado, del contagio, del ricovero, della morte. E per curare tutto, c'è lui, "the fixer", il risolutore "Joe". L'orchestra suona sempre la stessa musica da tre giorni, si attende un colpo di bacchetta del direttore d'orchestra. Non arriva mai. Presenta Kerry Washington, una che ha il Golden Globe nel sorriso, altro passo rispetto alla crepuscolare Eva Longaria, ma la mezza espressione è sempre quella, il momento è grave, Trump va cacciato dalla Casa Bianca, il "disaster movie" non viene mai interrotto. Quando parleranno di politica? è la domanda dello spettatore che cerca di capire il punto di caduta di questa parabola da "Complotto contro l'America", straordinaria ucronia di Philip Roth, una storia alternativa che parte da una premessa della cronaca mai realizzata.
Carrellata del business nell'era del phonato di Manhattan, quel palazzinaro chiamato Donald Trump: tutto è chiuso, tutto è fallito. Si passa dalla manifattura all'abbigliamento, dai servizi al campo di granturco, giacca invenduta e pannocchia. E poi compare di nuovo lui, il risolutore Joe. Funziona? Lo scopriremo presto.
Elizabeth Warren introduce nell'Armageddon un elemento fiabesco, parla incastonata nello scenario magico di un asilo, sembra una felice evasione nel genere fantasy, c'è quasi la sensazione di respirare aria fresca e non di sanatorio da "Montagna incantata" (sì, Thomas Mann), l'exit dalla sbornia d'ansia, ma non c'è niente da fare, la trovata scenica non si sposa mai con il testo, finisce in un autoscontro di significati, dunque si piomba nella terra di mezzo del banale e se ci sono "big problems" allora servono "big solutions". Trump è naturalmente "un ignorante" e mi raccomando tutti, "stay in the fight", continuate a combattere. Warren resta congelata sul video. Biden, per sua immensa fortuna, non l'ha scelta come candidata vicepresidente.
08
Scene dal Grande Freddo e l'Obama pedagogico
Solo il tempo di un sospiro, una nuvola di toscano che si srotola nel buio, niente pubblicità, parte la fase melò, quella dei più lucciconi per tutti: Joe Biden viene medagliato da Barack Obama. Lui volta le spalle al pubblico, tira fuori un candido fazzoletto e fa sgorgare le lacrime. Dalla Casa Bianca al Mulino Bianco. Momento di auto-celebrazione, foto ricordo, cornice d'argento sul camino in vista per ricordare l'impresa, una cosa perfetta per un flashback di "The Big Chill", capolavoro di Lawrence Kasdan, Il sublime "grande freddo" che fu un allegro, malinconico, erotico, energetico e irripetibile raduno dei bei tempi andati, anche in quel caso aleggiava il lutto come occasione del com'è bello ritrovarsi qui, il suicidio di Alex, il più sveglio della compagnia di giro, che li lasciò tutti con un palmo di naso, vene dei polsi recise (primissimo piano, epica scena iniziale del film) per abbondanza di vita vissuta.
Il climax è ormai ben introdotto, siamo in zona Padri della Patria. Compare Barack Obama, da Filadelfia, Museo della Rivoluzione Americana. Ecco la cornice d'argento, c'è lui al centro (e le signore tutte in estasi), il problema è che l'addobbo televisivo risulta anche in questo caso un po' funerario, marmificato, con la scritta "Writing the Constitution" e i fiori a destra, l'inquadratura al centro di Obama. Ottimo oratore, come sempre, sottolinea le pause e tra l'una e l'altra ci starebbe un intero discorso di Biden. Mezzo piano dell'ex presidente pessimo, primo piano ottimo (Obama è in gran forma, agghindato con i toni del blu, l'abito che veste a pennello, una cravatta celeste proto-trumpiana, camicia in perfetto abbinamento cromatico), la regia sposta l'occhio di lato, tre camere sono tutte per lui e "voting like never before", bisogna andare a votare (compare di nuovo lo spettro del sottosopra del 2016). Obama è forse didascalico, ma ha un fine pedagogico, da maestro del voto, usa il gancio della Costituzione per raccontare la presidenza ideale (ovviamente è la sua), i valori della grande democrazia americana (lo è) e scaraventare Trump agli inferi con il suo "reality show".
09
Kamala chiamata a fare il miracolo
Obama fa il suo lavoro, è il rullo di tamburi che serve a presentare lei, Kamala Harris, la carta che i dem giocano per archiviare Trump. Per il fattore K. viene imbandierato a stelle e strisce il palcoscenico (ottimo effetto finale) lei sorride e sembra spalancare finalmente un capitolo positivo ma... il problema è la sua retorica: è intrisa di un idealismo così privo di concretezza che finisce per far diventare cliché la sua figura politica. Di Kamala si sa già cosa dirà prima che parta il discorso, è un all inclusive da resort turistico che ha bisogno di un ghost writer, perché giocare una battaglia politica contro un getto di cemento a presa rapida come Trump con il racconto della mamma e dire che è "la persona più importante della mia vita" è un luogo comune, è la mamma è sempre la mamma, solo che lo è per chiunque.
Inquadratura da star per Kamala, accettazione della vicepresidenza, fase "Joe" con il sostegno al candidato alla presidenza, perché fu l'avversaria più dura durante le primarie e dunque deve consolidare la coppia politica di fatto per la fase finale della campagna e rintuzzare tutti gli attacchi che arrivano utilizzando le frasi che aveva pronunciato su Biden, il suo punto debole in questa prima fase della corsa. Grandi applausi virtuali per Kamala (bella immagine), gran sorriso che apre finalmente la scena del tripudio (che non può esserci), un po' di vitalismo.
Poi compare Biden e tu... ti aspetti l'abbraccio, un finale epico, forse perfino una lacrima di commozione. Niente. Quel momento non arriva ed è un finale monco, tagliato con la scure, reciso di netto. Kamala e Joe restano a distanza.
Eccolo, il memento, torna l'oscurità, s'allunga di nuovo l'ombra del coravirus. Entrano in scena la moglie di Biden e il marito di Kamala, la distanza scompare, ma il gioco delle coppie non è quello che ti aspetti, il rendez-vous della coppia Biden-Harris. Resta a metà. Vecchia storia, grande lezione di Federico Fellini che coniò lo slogan perfetto per dipingere il fatto non consumato: "Non si interrompe un'emozione".
La giornata sul taccuino del cronista è riassunta con un solo nome: Kamala. Su di lei s'addensano tutte le speranze dei Democratici, il New York Times titola "The Expectations Are Historic", è una grande responsabilità. Potrebbe essere storica anche la sconfitta. E tra poco tocca a Joe Biden.
Iscriviti per leggere l'articolo completo.
30 giorni gratis per te
Ti manca poco per entrare nel Club. Completa la registrazione
Ti abbiamo mandato una mail su . Per completare la registrazione, apri la mail che ti abbiamo mandato e fai clic sul link di conferma. Grazie!
INFORMATIVA PRIVACY RELATIVA AL SERVIZIO NEWSLIST
Ai sensi dell'art. 13 D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196 (“Codice privacy”), dell’art. 13 del Regolamento Europeo n. 679 del 2016 (il “Regolamento privacy”), del Provvedimento n. 229 del 2014 del Garante della Protezione dei Dati Personali (rubricato “Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa e l’acquisizione del consenso per l'uso dei cookie”), nonché della Raccomandazione n. 2 del 2001 adottata ai sensi dell’art. 29 della Direttiva n. 95/46/CE, List S.r.l. intende informare gli Utenti in merito all’utilizzo dei loro dati personali, dei log files e dei cookie raccolti tramite la navigazione nel Sito www.newslist.it (di seguito, il “Sito”).
- Titolare, Responsabili del trattamento dei dati e Responsabile della Protezione dei Dati
Il titolare del trattamento dei dati personali è List S.r.l. (di seguito, il “Titolare” o “List”), con sede legale Roma (00196), Via Ferdinando di Savoia n. 3, partita IVA 14403801005, email help@newslist.it.
L’elenco aggiornato dei Responsabili del trattamento, ove designati, può essere fornito su richiesta da parte degli Utenti.
Nel caso in cui venga nominato un Responsabile della Protezione dei Dati (ai sensi dell’art. 37 del Regolamento privacy), i dati identificativi dello stesso saranno resi noti mediante pubblicazione dei medesimi, integrando la presente informativa.
Il titolare del trattamento dei dati personali relativi al Sito è Legalitax Studio Legale e Tributario, con sede in Roma (00196), Via Flaminia n. 135.
- Categorie, natura e finalità dei dati trattati
List tratterà alcuni dati personali degli Utenti che navigano e interagiscono con i servizi web del Sito.
- Dati di navigazione
Si tratta di dati di navigazione che i sistemi informatici acquisiscono automaticamente durante l’utilizzo del Sito, quale l’indirizzo IP, gli indirizzi in notazione URI (Uniform Resource Identifier), nonché i dettagli delle richieste inviate al server del Sito, e che ne rendono possibile la navigazione. I dati di navigazione potranno altresì essere utilizzati per compilare statistiche anonime che permettono di comprendere l’utilizzo del Sito e di migliorare la struttura dello stesso.
Infine, i dati di navigazione potranno eventualmente essere utilizzati per l’accertamento di attività illecite, come in casi di reati informatici, a danno del Sito.
- Dati forniti dall’Utente
L’eventuale invio di comunicazioni ai contatti indicati sul Sito comporta l’acquisizione dell’indirizzo e-mail e degli ulteriori dati personali contenuti nella comunicazione, previo rilasci di idonea informativa.
- Cookie
- Siti web di terze parti
I siti di terze parti a cui è possibile accedere tramite questo Sito non sono coperti dalla presente Privacy policy. Gli stessi potrebbero utilizzare cookie differenti e/o adottare una propria Privacy policy diversa da quella di questo Sito, relativamente ai quali quest’ultimo non risponde. Consigliamo pertanto di consultare di volta in volta la relativa informativa sull’utilizzo dei cookie e seguire le istruzioni per la disabilitazione degli stessi, qualora lo si desiderasse.
- Natura del conferimento dei dati
Fermo restando quanto indicato in relazione ai dati di navigazione e ai cookie, gli Utenti sono liberi di fornire i propri dati personali, ove richiesti nelle apposite sezioni del Sito; il loro mancato conferimento può comportare l’impossibilità di ricevere la fornitura dei servizi da loro richiesti.
- Modalità del trattamento
I dati personali sono trattati con strumenti automatizzati, con logiche strettamente correlate alle finalità stesse, e per il periodo di tempo strettamente necessario a conseguire gli scopi per cui sono stati raccolti.
Le informazioni raccolte sono registrate in un ambiente sicuro.
- Ambito di comunicazione dei dati
I dati personali degli Utenti saranno trattati dal personale incaricato di List. Inoltre, i loro dati personali potranno essere trattati da terzi, fornitori di servizi esterni, che agiscano per conto o a nome di List, debitamente nominati quali Responsabili del trattamento, e che tratteranno i dati in conformità allo scopo per cui i dati sono stati in origine raccolti.
- Diffusione dei dati
I dati personali non sono soggetti a diffusione.
- Diritti dell’interessato
Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
- la conferma dell'esistenza o meno dei dati personali degli Utenti con indicazione della relativa origine, verificarne l’esattezza o richiederne l'aggiornamento, la rettifica, l'integrazione;
- l’accesso, la rettifica, la cancellazione dei dati personali o la limitazione del trattamento;
- la cancellazione, trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati personali trattati in violazione di legge.
Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.