13 Settembre

Per chi suona la campanella

In classe a macchia di leopardo, l'anarchia italiana comincia dal primo giorno di scuola. Una prova difficile per un paese mai pronto a tutto. L'educazione necessaria, la lezione (mancata) della tragedia di Colleferro. Zingaretti chiama il Pd alla prova dell'unità e per il domani si vedrà (dopo il voto in Toscana). America a mano armata, una campagna presidenziale di fuoco e piombo

Che succede? Si spalancano le porte della scuola! Calma, non ovunque. Un altro segno d'anarchia dei nostri tempi, il termometro della nostra crisi senza fine è proprio quello dell'apertura della scuola a data variabile e sghiribizzo personale. A Roma si apre il 14 settembre, in Sardegna il 22, in Campania forse il 24, dipende dall'umore con cui De Luca si alza la mattina. Il calendario nazionale non esiste, è variabile come le previsioni del tempo, ogni Regione fissa il suo pronti via, segno non di autonomia ma di caos istituzionale, perché gli italiani così diversi si fanno uguali con almeno un paio di punti fermi, prima di tutto la lingua, l'istruzione e la campanella che suona l'inizio e la fine delle lezioni. È una prova difficile per un paese mai pronto a tutto.

Non riusciamo a fare neanche questo senza trasformare tutto in una campagna tribale, un'eterna lotta tra guelfi e ghibellini, bianchi e neri, romanisti e laziali. Non possiamo neppure dare la colpa agli altri, lo sport preferito della nostra classe dirigente, "è colpa sua". No, è nostra e ci meritiamo tutto questo perché decenni di declino non sono casuali, sono il frutto di un disimpegno dei presunti intelligenti dalla vita pubblica, del campo aperto ai peggioristi e ai demagoghi, della demonizzazione dell'avversario sempre, di accumulazioni di ricchezze senza mai pensare a chi ha bisogno di aiuto e di condizioni paritarie per vivere e non solo sopravvivere. La soluzione è il reddito di cittadinanza, cioè la creazione di una classe di assistiti pagata per non lavorare. Tutto questo scorre come l'acqua, sembra che sia perfetto e non si vede quali enormi fossati si stanno scavando, un abisso tra i garantiti e i ceti dei produttori. L'Italia è felice sulle cartoline, ma sul retro ci sono le urla di una...


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