27 Novembre

Chiusure, aperture, il ballo del lockdown

Cosa è cambiato da marzo a oggi? Dai balletti sui balconi al silenzio, dal chiuso tutto al disco orario, dall'andrà tutto bene al non è andato niente bene. Il volubile carattere degli italiani (e del governo, qualunque esso sia), un affresco di Marco Patricelli

di Marco Patricelli

Si fa presto a dire lockdown, ennesimo anglicismo entrato di prepotenza nella breccia della caporetto della lingua italiana. La minestra riscaldata in autunno ne ha pure i colori, dal rosso all’arancione e al giallo. Sottochiave, rispetto alla primavera, ci è finito il buon senso, già da tempo riposto in dispensa, con la prepotente affermazione di nuovi prodotti mediatici da passare nel tritacarne televisivo. Siamo passati dalle grandi abbuffate virtuali dei cuochi in tv alle pillole dei gourmet della scienza, dai fornelli della cucina ai fornelletti dei chimici, dalle previsioni del tempo in senso meteo alle previsioni dei tempi in senso medico, dalle  primedonne che fanno gli opinionisti alle opinioni degli specialisti che fanno le primedonne.

In attesa di omologare sul Guinness dei primati le infinite variazioni sul tema del Covid-19 delle aperture di giornali e tg in tutte le edizioni e tutti i giorni (c’è la voluta la morte di Maradona per spezzare l’uniformità dell’informazione) e nella palese difficoltà di ricordare il numero progressivo dell’ultimo ma mai ultimo dpcm, viene da chiedersi se è solo la stagionalità ad aver sparigliato i caratteri distintivi del lockdown di marzo rispetto a quello di novembre. È indubbio che il governo ci abbia messo di suo, e se non ha messo a frutto l’esperienza per cercare di prevenire la seconda ondata ha messo invece a frutto la furbizia di non premere troppo sull’acceleratore dell’impopolarità evitando la paternità di provvedimenti diretti. Ed ecco tirare fuori dal cilindro, per contrappasso al regionalismo che qualche problema lo creava eccome, la regionalità scaricabarile sui famosi 21 parametri matematici che allargavano o stringevano le misure di contenimento nei tre colori dell’autunno: rosso, arancio e giallo, appunto. Dalla politica delle mani nette di Benedetto Cairoli alla politica del pugno di ferro di Francesco Crispi alla politica delle...


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