13 Dicembre
Tempesta sulla Manica, ma il Continente non è isolato
Boris Johnson e Ursula von der Leyen allungano il negoziato sulla Brexit. Il no deal può attendere e la realtà è che non conviene a nessuno, soprattutto agli inglesi. Le giravolte del premier britannico, la linea dura europea e il crac evitato in extremis. Maite Carpio racconta un divorzio dal conto salato per tutti
di Maite Carpio
Alla fine hanno deciso di estendere il negoziato della Brexit. Dopo l’ennesima telefonata, in una nota congiunta, Ursula Von der Leyen e Boris Johnson hanno stabilito che “sia responsabile fare un ultimo miglio supplementare” e hanno incaricato i loro negoziatori di andare avanti con le estenuati trattative. Ottima notizia. Ieri Londra aveva mobilitato quattro navi da guerra per difendere le sue acque territoriali, da che cosa non si capisce molto bene ma forse il gesto, eccessivo come tutto quello che fa Boris Johnson, ha avuto un suo risultato. Il settore della pesca conta per lo 0,1% del Pil britannico, ma è una delle tre questioni chiave per le quali non si riusciva a chiudere la trattativa della Brexit che ora riprende. Lo scetticismo rimane comunque alto, fino ad ora sono state ragioni di patriottismo e sovranità a far fallire il deal, vedremo a stretto giro se è tornato il senso comune e la politica è capace di riprendersi il suo protagonismo.
Mancano appena 17 giorni alla scadenza del termine fissato il per il 31 dicembre e fino a poche ore fa nessuna delle parti sembrava disposta a spostarsi di una virgola. Le ultime settimane sono stati tutte in alto mare e la tempesta sembra(va) perfetta. Forse adesso le acque si calmeranno, ma non è detto. Il premier britannico è imprevedibile, solo quattro giorni fa, nella cena di mercoledì scorso, negava una apertura alla presidente della Commissione europea. In una partita normale, e questa non lo è, si direbbe che la Gran Bretagna era impantanata nelle “acque morte” di Somerset Maugham e che il primo ministro si era cacciato da solo in mezzo ad una marea di futilità. Ora sta cercando di tirarsi fuori e prova a riprendere il match, anche se lo scenario più probabile che si...
di Maite Carpio
Alla fine hanno deciso di estendere il negoziato della Brexit. Dopo l’ennesima telefonata, in una nota congiunta, Ursula Von der Leyen e Boris Johnson hanno stabilito che “sia responsabile fare un ultimo miglio supplementare” e hanno incaricato i loro negoziatori di andare avanti con le estenuati trattative. Ottima notizia. Ieri Londra aveva mobilitato quattro navi da guerra per difendere le sue acque territoriali, da che cosa non si capisce molto bene ma forse il gesto, eccessivo come tutto quello che fa Boris Johnson, ha avuto un suo risultato. Il settore della pesca conta per lo 0,1% del Pil britannico, ma è una delle tre questioni chiave per le quali non si riusciva a chiudere la trattativa della Brexit che ora riprende. Lo scetticismo rimane comunque alto, fino ad ora sono state ragioni di patriottismo e sovranità a far fallire il deal, vedremo a stretto giro se è tornato il senso comune e la politica è capace di riprendersi il suo protagonismo.
Mancano appena 17 giorni alla scadenza del termine fissato il per il 31 dicembre e fino a poche ore fa nessuna delle parti sembrava disposta a spostarsi di una virgola. Le ultime settimane sono stati tutte in alto mare e la tempesta sembra(va) perfetta. Forse adesso le acque si calmeranno, ma non è detto. Il premier britannico è imprevedibile, solo quattro giorni fa, nella cena di mercoledì scorso, negava una apertura alla presidente della Commissione europea. In una partita normale, e questa non lo è, si direbbe che la Gran Bretagna era impantanata nelle “acque morte” di Somerset Maugham e che il primo ministro si era cacciato da solo in mezzo ad una marea di futilità. Ora sta cercando di tirarsi fuori e prova a riprendere il match, anche se lo scenario più probabile che si prospetta sembra quello dell'affondamento del Titanic. Vediamo a che punto sono arrivati e le possibilità di approdare in un porto sicuro.
Boris Johnson e Ursula von der Leyen a Bruxelles (Foto Ansa).Una volta tanto, l’Unione Europea ha saputo reagire come un “unwavering captain”. Mentre stava per andare a cena con Miss Ursula Von der Leyen il nostro Boris, cercava al telefono il presidente Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel, una mossa piuttosto puerile per tentare di tessere un accordo trilaterale e minare l’autorità della Commissione europea e del capo della negoziazione Brexit, Michel Barnier. I due delegati europei hanno risposto picche, anzi, non gli hanno nemmeno risposto. La posizione europea, ogni tanto succede, è stata molto chiara: l’Unione parla con una sola voce, la presidente della Commissione e/o il responsabile dei negoziati. Nemmeno nella maratona del Consiglio Europeo celebrato il giorno dopo, i leader europei si sono lasciati intimidire. Hanno dedicato 22 ore delle loro forze fisiche e psichiche per chiudere questioni cruciali come l’approvazione del Recovery Fund (il più grosso sforzo finanziario mai fatto nella storia del Vecchio Continente) dopo essere riusciti a piegare la resistenza ostile della Polonia e dell’Ungheria, l’accordo per la riduzione delle emissioni di carbonio al 55%, la risposta politica per rispondere alle aggressioni inammissibili della Turchia, le relazioni da stabilire con la nuova amministrazione Biden, la convenienza di proseguire con le sanzioni al governo di Putin. Un meeting interminabile che ha concesso alla spinosa questione della Brexit solo 10 minuti nei quali Von der Leyen ha avvertito i suoi colleghi che era molto più probable un no deal che un deal. Nessuno ha battuto ciglio e la rotta di navigazione non è stata modificata.
Il giorno dopo Johnson ha provato a strappare, inutilmente, qualche concessione per evitare quello che si prospettava come una tragica e inutile rottura commerciale tra le parti. Poi ha deciso di mobilitare le quattro navi da guerra (belle però! La Marina britannica ha un fascino irresistibile). Si vedeva che era in grande difficoltà e gli serviva un colpo a effetto. I bravi creatori della fiction britannica, tra non molto, convertiranno questa materia in un grande racconto, ancora non sappiamo se in chiave di commedia o dramma.
L’unico elemento narrativo sicuro sul quale punteranno è il protagonista, un primo ministro molto stravagante. Ah, Boris! Alexander Boris de Pfeffel Johnson (New York, 55 anni) un personaggio shakespeariano capace di mettere in scena, secondo la sua convenienza, la complessità di un buffone come Falstaff, l’ambizione di Macbeth (e della sua Lady) o l’ottusità del Re Lear. Grande copione. Chi è Johnson veramente nessuno lo sa. Non si possono negare le qualità dell’uomo. È innegabile il suo spiccato senso storico, il senso della scena e dell’umorismo, la capacità di provocazione e un coraggio spericolato che lo caccia in situazioni delle quali, la maggior parte delle volte, è pronto a tirarsi indietro. Già da quando era giornalista del "The Daily Telegraph" a Bruxelles e si fece paladino di un irriverente racconto euroscettico, ai tempi di Jacques Delors, arrivò ad accusare la Commissione europea di voler imporre una taglia unica per tutti i preservativi del continente, ai suoi occhi una vera offesa all’orgoglio maschile (in realtà si voleva stabilire qualche misura di sicurezza di fronte alla minaccia dell'Aids) o la battaglia che portò avanti contro i burocrati europei che, sempre secondo lui, volevano a cancellare senza ragione uno dei piatti favoriti dagli inglesi, le patate fritte al sapore di gambero.
Funambolico Boris. Il primo ministro inglese esce dal numero 10 di Downing Street (Foto Ansa).Poi diventò sindaco di Londra (2008) e ce lo ritrovammo tre anni più tardi a spazzolare le strade della città con una scopa verde trovata per caso, dopo una rivolta dei cittadini che contestavano la sua assenza durante la crisi che si era scatenata per la morte di un giovane di colore vittima delle pallottole della polizia. Lui era in Canada a cercare di accontentare la moglie di allora, di pessimo umore per le sue continue scorribande amorose. Dopo però si mise la medaglia dei Giochi Olimpici del 2012 e tutto fu dimenticato. I cappelli biondi, che lui insiste a scompigliare, sono eredità di suo nonno, giornalista e politico anche lui, ma di origine turca. Da suo padre, Stanley Johnson, scrittore e bon vivant ha ereditato un alto concetto di se stesso e il senso di appartenenza alla classe che conta. Infatti, fu lui che lo costrinse a frequentare il prestigioso college di Eton e l’Università di Oxford, per garantirli i rapporti necessari a mascherare alcune sue evidenti debolezze, soprattutto la pigrizia. Da sua mamma, Charlotte Johnson Wahl, una pittrice di 77 anni, vittima di depressione e affranta anche lei dalle continue scorribande del marito, pare abbia ereditato una certa sensibilità e sopratutto il pizzico d’ironia che serve per tirare avanti. Di sicuro Boris è stato un bambino che non ha navigato in acque familiari del tutto sicure, pronto a fare qualsiasi cosa per attirare l’attenzione e sopravvivere. Nella biografia non autorizzata di recente pubblicazione e intitolata “Il giocatore” (The gambler) lo scrittore Tom Bower prende posizioni contro il padre di Johnson (che considera un egoista buono a nulla) e si stupisce quando racconta dell’incontro con la madre Charlotte che ebbe il coraggio di confessargli le violenze e il maltrattamento subite durante il suo matrimonio. Di suo figlio Boris, il più grande dei quattro fratelli, fa un commento sorprendente: “Ho sempre pensato che quel suo volere essere sempre il Re del mondo non fosse altro che una maniera di diventare indenne e invincibile per proteggersi dal dolore provocato per la scomparsa di sua madre, assente dalla sua vita per ben otto mesi di seguito”.
Johnson è sicuramente un uomo agguerrito, ma non si trova in uno dei suoi momenti migliori. Nonostante le buone intenzioni di oggi, c’è ancora molto pessimismo a Bruxelles, ma anche a Londra, dove il premier ha provato, senza successo, a cavarsela con la proposta di un accordo “alla canadese” o “all’australiana”. Non si capiva bene se voleva fare una questione geografica o se si trattasse di pura semantica, ma di sicuro era un altro dei suoi famosi azzardi. Perché l'Australia non ha un accordo commerciale globale con l'Unione (il negoziato è aperto da anni) dunque alle transazioni si applicano le norme del WTO, mentre lo scambio con il Canada è regolato dall'accordo CETA (sottoposto a ratifica dei singoli paesi). In ogni caso, il volume non è minimamente paragonabile a quello britannico. Johnson si illudeva, la vicinanza geografica e storica è determinante e prima o poi, una volta lasciate le ideologie e il populismo al loro posto, entrambe le parti si dovevano mettere per forza a trattare. Il 90% dell’accordo è già scritto! Speriamo sia questa la volta buona, ma chi lo sa. Dopo anni di estenuanti negoziati, rimangono tre punti in sospeso: la garanzia che i britannici non inizieranno una concorrenza sleale una volta sia loro concesso l’accesso dei loro prodotti al mercato europeo senza tariffe ne quote, il sistema di controllo e penalizzazione nel caso non rispettassero gli accordi, e la questione della pesca. Boris non vuole far arrivare nei mari britannici la flotta europea che da secoli pesca nelle sue acque, una questione meramente ideologica e di patriottismo che, per carità, si capisce bene di questi tempi, ma che non ha le gambe lunghe. Tanto che si è seduto di nuovo al tavolo.
Cosa c’è in gioco? Un no deal significa un passo indietro per entrambe le parti. Automaticamente entrerebbero in vigore gli accordi fissati dal WTO, l'Organizazzione mondiale del commercio, che significa l’inizio di grandi svantaggi, sopratutto per il Regno Unito il cui export verso l'Ue vale il 48% delle sue transazioni, mentre l’Europa si ferma al 18%, con percentuali molto diverse tra i singoli paesi. Su questo punto il negoziatore Barnier (c’era dietro il falco di Jean Claude Junker) ha fatto leva per non cedere alle pretese britanniche. Perdono di più gli inglesi per cui, prima o poi, cederanno. Alla fine sembra che andrà così, ma non abbiamo la certezza.
Pragmatismo tedesco. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue (Foto Ansa).Questa settimana il Financial Times ha pubblicato un editoriale intitolato “Trovarsi sull’orlo del precipizio Brexit”, dove sosteneva che un no deal colpirebbe più il Regno Unito che l’Unione Europea, è la ragione per cui il negoziato è stato sempre asimmetrico. Mancano pochi giorni per decidere se fare o meno le valigie e lo stato d’animo era molto cupo fino a questa mattina, il no deal insieme alla grave crisi materiale e sociale causata dalla pandemia Covid, sono un clamoroso fallimento della politica in generale, con grave conseguenze economiche per tutti. Oggi si sono riaperti i giochi, quale sarà la vera svolta nessuno lo sa, ma Johnson ha capito che dovrà gestire un fatto politico: il danno peggiore lo patirà il Regno Unito. Anche i paesi europei verrebbero danneggiati: l’impatto sull’export italiano sarebbe del 5% del totale. La metà del prosecco italiano viene acquistato nel Regno Unito. Ci sarebbero dazi per circa 21 miliardi di sterline nelle esportazioni annuali, dalla moda ai formaggi, alle bevande, per non parlare dell’industria automobilistica, tutti i settori ne soffrirebbero.
La realtà è che eravamo e siamo costretti a capirci meglio. Per Boris la Brexit fino adesso è stata una questione di sovranità, ha raccontato al suo popolo che ha diritto ad essere padrone del proprio destino e a dettare le sue regole, il costo economico del no deal per lui era secondario. Fino ad oggi. Ma siamo sicuri che non sia pronto a cambiare la scommessa? Per l'Unione salvaguardare le regole del mercato unico è fondamentale. Non si fidano di Johnson, che non vuole i controlli, ma devono evitare la possibilità di una concorrenza sleale che sarebbe letale per l’ordine del mercato unico. Il Guardian, questa settimana dava ragione all'Unione in un editoriale che chiedeva “non dategli fiducia”. Il quotidiano sosteneva che l'Ue faceva bene a non dare retta al loro primo ministro, accusandolo di essere inaffidabile, un bugiardo patologico (hanno fatto l’elenco di tutte le volte che ha mentito sull’Europa e di tutte le notizie scandalistiche che si è inventato) anche se la tragedia del no deal si sarebbe consumata principalmente all’interno della Gran Bretagna.
La posizione di Johnson fino ad ora era netta, voleva zero tariffe e zero quote, su tutte le merci, compresi i settori dell'agricoltura e della pesca, incluso lo scambio di altri servizi come quelli finanziari. Non ha avuto niente e si era perso l’opportunità di accettare alcune delle regole richieste dall'Ue, applicate da loro per tanti anni, in cambio di una concessione europea sulla pesca che gli avrebbe dato la copertura politica che gli serviva per andare davanti alla opinione pubblica e vendersi un successo strappato dopo una trattativa agli sgoccioli. Per l’Europa il punto più delicato sono le garanzie che può offrire il Regno Unito per poter accettare il Level Playing field, la parità di condizioni economiche che servono per avere accesso al mercato interno (altro che Canada o Australia). La realtà è che non sono sicuri che poi Johnson mantenga la parola. Il Financial Times auspicava nel suo editoriale “che ci sia una evoluzione che porti a una concorrenza libera e leale”. La stessa dinamica che lo scorso anno ha aiutato a risolvere la spinosa questione del confine con l’Irlanda del Nord (che Boris non voleva accettare ma che poi è stato costretto a rispettare di fronte a un trattato internazionale già firmato), un'intesa che gli permette di rivendicare con il suo popolo la sovranità tanto ambita, ma accettando alcune delle richieste necessarie per l’Ue.
Anche in casa Boris non se la passa tanto bene. A Londra non tutti sono pazzi di gioia davanti al rischio che rappresenta una Brexit dura. All'interno del partito conservatore c’è una frazione moderata, guidata dal ministro delle finanze Rishi Sunak e una posizione più conciliante del nuovo leader laburista Keri Starmer, daranno filo da torcere a Johnson. La logica dell’interesse economico alla fine presenterà la fattura e non tutti sono pronti a pagare un conto che non è il loro. Ora che fa marcia indietro e riprende il negoziato, sembrano assurde le accuse usate durante la sua campagna nel referendum per la Brexit, quando presentava l’Europa come un impero napoleonico che voleva sottomettere la grande Inghilterra, guidato dall'industria tedesca dell'automobile.
La verità è che sono costretti a firmare un accordo, il resto è soltanto muscolo e fantasia. È come in un divorzio, puoi litigare quanto vuoi, ma prima o poi bisogna decidere chi si occupa dei bambini durante il weekend.
Dopo la Brexit, il Regno Unito potrebbe tentare di sviluppare un modello di business alternativo bassato sui servizi finanziari, le grandi università, la biotecnologia, l'intelligenza artificiale (AI), le energie alternative o l’industria creativa ma, comunque, dovrebbe tornare ad avvicinarsi all’Ue gradualmente, magari settore per settore, per provare a diventare competitiva ma ci vuole tempo, non hanno accesso ai fondi del Recovery Fund, sono dimezzati economicamente dalla crisi del Covid e là fuori fa molto freddo. E poi c’è sempre in agguato la questione dell’unità del Regno Unito, come garantire che tra qualche anno il referendum della Scozia non abbia un esito diverso e si rompano anche tre secoli di unione? L'Europa, da parte sua, sente come una liberazione il fatto di togliersi dai piedi un socio ingombrante e scomodo che ha sempre ostacolato i grandi passi che erano necessari per l’integrazione (con Londra al tavolo il negoziato con la Polonia e l’Ungheria sarebbe stato ancora più ostico) ma è un’altra illusione, ci sono tante altre resistenze ugualmente feroci all’interno e il prezzo da pagare, a livello politico e materiale, sarebbe altissimo. Infatti sono già stati prese misure per limitare i danni, soprattutto nella previsione del caos del traffico aereo e terrestre. Non conviene a nessuno. E poi c’è la questione “come lo spieghiamo ai giovani”? La generazione Erasmus è cresciuta in un mondo europeo libero, senza frontiere, guidato dalla fiducia reciproca e sopratutto nel futuro. Come spiegare questo stravagante ritorno al passato?
I negoziati sono ripresi e proseguiranno dopo la deadline che era stata fissata, anche in caso di fallimento. Le navi della grande Marina britannica torneranno indietro perché la scadenza è solo una questione semantica. Di una sola cosa siamo sicuri, oggi non possono più dire “tempesta nella Manica, il continente è isolato”. Si sono sentiti isolati loro e forse non se lo possono permettere. Ma forse si tratta solo di un’altra scommessa.
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che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.