5 Gennaio
Tutte le varianti della crisi
Fare il Conte Ter? Possibile, ma è quello che serve? Lo stallo politico e le (im)possibili soluzioni. Il tema chiave per Renzi riguarda le dimissioni del premier. L'uranio dell'Iran e la realtà della geopolitica dopo Trump e con Biden. Il voto in Georgia oggi chiude America 2020, non il declino e il rischio di instabilità degli Stati Uniti
Che succede? La crisi italiana va, come la barca va, è una febbre tropicale che non guarisce mai. La scuola è l'epicentro dell'incartamento del governo. Riaprirà l'11 gennaio (forse, siamo di nuovo al fai da te locale), il prossimo fine settimana del 9-10 gennaio sarà "arancione" per tutta l'Italia, il gioco dei colori (che non funziona) continua e negli altri giorni ci sarà una fascia "gialla rafforzata", ancora niente spostamenti tra le Regioni. Il Consiglio dei ministri notturno ha partorito questo, misure in vigore dal 7 al 15 gennaio. La scuola è un casino volante: in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche ci saranno lezioni a distanza fino al 31 gennaio, in Campania De Luca chiude tutto fino all'11. L'educazione trattata come un problema virologico-politico e non come il pilastro del futuro della nazione, desolante.
La dura realtà è che siamo davanti a un processo di sgretolamento che viene da lontano. Con la crisi dei mutui subprime (2007/2008) siamo entrati in una fase acuta della nostra malattia politica (elezioni in stallo del 2013, ripetuto nel voto del 2018), un declino rapido del sistema istituzionale e culturale che non regge più: Costituzione invecchiata male, partiti spariti, classe dirigente senza qualità, borghesia che si sgancia dall'impegno pubblico, scuola che tiene solo alle elementari e poi produce progressivamente abbandoni e asini, apatia dei giovani, egoismo dei vecchi, PlayStation e Amici, populismo e ignoranza. Negli anni Novanta eravamo già Mundialito e Drive In, trent'anni dopo siamo mutati ancora rimanendo gattopardescamente uguali, è sempre calcio (solo) in tv e Ballando con le stelle. Come andrà a finire? Siamo in fase rabdomante. Seguite il titolare di List.
01
Le quattro carte della crisi
Un paese che parla di libertà senza apprezzarla perché preferisce una furbesca (e suicida) anarchia non va lontano. E infatti ci stiamo avvicinando al crac, allegramente. La crisi del coronavirus...
Che succede? La crisi italiana va, come la barca va, è una febbre tropicale che non guarisce mai. La scuola è l'epicentro dell'incartamento del governo. Riaprirà l'11 gennaio (forse, siamo di nuovo al fai da te locale), il prossimo fine settimana del 9-10 gennaio sarà "arancione" per tutta l'Italia, il gioco dei colori (che non funziona) continua e negli altri giorni ci sarà una fascia "gialla rafforzata", ancora niente spostamenti tra le Regioni. Il Consiglio dei ministri notturno ha partorito questo, misure in vigore dal 7 al 15 gennaio. La scuola è un casino volante: in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche ci saranno lezioni a distanza fino al 31 gennaio, in Campania De Luca chiude tutto fino all'11. L'educazione trattata come un problema virologico-politico e non come il pilastro del futuro della nazione, desolante.
La dura realtà è che siamo davanti a un processo di sgretolamento che viene da lontano. Con la crisi dei mutui subprime (2007/2008) siamo entrati in una fase acuta della nostra malattia politica (elezioni in stallo del 2013, ripetuto nel voto del 2018), un declino rapido del sistema istituzionale e culturale che non regge più: Costituzione invecchiata male, partiti spariti, classe dirigente senza qualità, borghesia che si sgancia dall'impegno pubblico, scuola che tiene solo alle elementari e poi produce progressivamente abbandoni e asini, apatia dei giovani, egoismo dei vecchi, PlayStation e Amici, populismo e ignoranza. Negli anni Novanta eravamo già Mundialito e Drive In, trent'anni dopo siamo mutati ancora rimanendo gattopardescamente uguali, è sempre calcio (solo) in tv e Ballando con le stelle. Come andrà a finire? Siamo in fase rabdomante. Seguite il titolare di List.
01
Le quattro carte della crisi
Un paese che parla di libertà senza apprezzarla perché preferisce una furbesca (e suicida) anarchia non va lontano. E infatti ci stiamo avvicinando al crac, allegramente. La crisi del coronavirus ha fatto esplodere il debito senza neuroni (bonus senza investimenti), stiamo accumulando cambiali per l'oggi e il domani, quando la crisi sanitaria finirà - e finirà - avremo il virus economico che circola nelle nostre vene.
Giuseppe Conte è all'angolo, ha incautamente detto che lui andava in Parlamento a risolvere la crisi e Renzi lo ha infilzato: ci vediamo al Senato, vediamo i voti. Se parlamentarizzi la crisi, devi sapere cosa stai facendo, ma Conte non lo sapeva (si chiama inesperienza e nel suo caso anche ingannevole senso di superiorità) e così si è ritrovato con i suoi "responsabili" (ma non troppo) a scoprire che una maggioranza più pasticciata di questa lo manderebbe a casa un po' più tardi, ma sempre a casa. Perché il Pd fa già fatica a tenere in pista questo di esecutivo, figuriamoci uno con i post-tutto in sidecar, con Conte e Casalino a raccontare un'altra storiella sui social e il sistema economico che brucia. Troppo, perfino per l'ala ministeriale del Pd in carrozza. Risultato, ora il premier è disposto a concedere tutto, ministri, deleghe, ogni cosa, pur di restare in sella.
Matteo Renzi durante il suo intervento al Senato il 30 dicembre scorso (Foto Ansa).Matteo Renzi a questo punto gioca il Sudoku della crisi con grande intensità e un obiettivo preciso: le dimissioni di Conte. "Non farò il ministro, serve una scossa", ha detto ieri in tv. Non ha mai chiesto le dimissioni di Conte e ha fatto bene, è una carta che si gioca al momento giusto, in Parlamento, se servirà. La crisi ha una sua logica ferrea:
1) Il premier ha fatto la dichiarazione kamikaze dicendo che sarebbe andato in Parlamento, Renzi dunque terrà la crisi inchiodata a Palazzo Madama, niente extra;
2) Renzi non accetterà mai una poltrona da ministro, ieri ha chiuso definitivamente una porta che non è mai stata aperta, ma i velinari di Palazzo Chigi agitavano (operazione fatta per screditare la tattica politica di Renzi) la soluzione ministeriale, l'hanno impaginata stamattina un po' tutti i giornali, dunque non sta in piedi, è bruciata in partenza. Anche questa opzione per Conte è sfumata, il suo mazzo di carte è senza un punto decisivo;
2) Conte può giocare sullo stallo, prendere tempo, girare alla larga dalla pinna di Renzi, ma il premier dovrà prima o poi in ogni caso affrontare il passaggio parlamentare e andare incontro a una sconfitta certa, cadere a Palazzo Madama;
3) Variante "I Responsabili". Il premier salva il governo con le truppe cammellate giunte da gruppi oggi fuori dalla coalizione di Palazzo Chigi, ipotesi no limits che finisce per spiaggiarsi di fronte all'evidenza: è un cambio di maggioranza e si torna di fronte al Quirinale a fare i conti con un fatto politico nuovo e impossibile da gestire come se niente fosse, la crisi esplode come una Supernova;
4) Conte torna sul pianeta Terra, non va in Parlamento, ma gioca la sola carta d'anticipo che gli resta, sale al Quirinale prima di fare splash in aula, con le dimissioni in tasca e là comincia un'altra partita che può condurre a un Conte Ter (neanche fosse Andreotti) o a un esecutivo con un nuovo presidente del Consiglio, nuovi ministri, una nuova/vecchia storia.
Come andrà a finire? C'è un solo fatto certo, non si vota. Per il resto, si naviga in acque sconosciute. La crisi è un fatto che si scrive ora dopo ora, un altro governo Conte è possibile (è già partito il totoministri, figuriamoci), resta un interrogativo: è quello che serve? No, Renzi per dare un senso compiuto alla sua operazione politica dovrebbe portare a Palazzo Chigi un altro premier, il migliore possibile (Mario Draghi). Ci riuscirà? Dipende dal coraggio del Pd, è Nicola Zingaretti ad avere in mano la chiave per aprire la porta di un'altra stagione politica, trovare coesione, allargare e non stringere, concertare e non spezzare i fili della politica mandando tutto in cortocircuito. Renzi non può fare tutto da solo, serve un atto politico forte dei dem. C'è il virus della crisi, le varianti sono tante, in ballo c'è il destino dell'Italia.
***
Che facciamo? Andiamo altrove, il mondo corre.
02
Il 2021 come il 2020. Si riparte dall'Iran
L'Iran ha iniziato l'anno alla grande e siamo al dejà vu. Teheran ieri ha annunciato l'avvio del processo per la produzione di uranio arricchito al 20% presso l'impianto sotterraneo di Fordow, stamattina il portavoce dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana, Behrouz Kamalvandi, intervistato dalla tv di Stato, ha ribadito: "Abbiamo raggiunto il 20%". Secondo gli accordi sottoscritti a Vienna nel 2015, l'Iran ha un limite del 3,67% per l'arricchimento di uranio. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica ieri ha confermato che il piano iraniano è partito.
Il 2020 cominciò con l'eliminazione del generale Qassem Soleimani, comandante delle forze al Quds, a Baghdad, un missile hell fire americano, lo sgretolamento di ogni certezza del sistema di potere a Teheran, chiunque può morire. Il 2021 parte in gran velocità con l'annuncio del regime dell'arricchimento di uranio al 20%, mentre i pasdaran hanno sequestrato una nave sudcoreana.
Motovedette e motoscafi veloci dei pasdaran fermano la nave sudcoreana Hankuk Chemi (Foto Epa/Tasnim).Cosa sta succedendo? A Teheran forzano la mano. Probabilmente la speranza del regime è quella di provocare Trump nel suo finale di partita, ma con in mente l'amministrazione Biden - che in realtà temono perché The Donald non ha mai amato la guerra (sparò un paio di missili in Siria e avvisò tutti prima di premere il pulsante), mentre i democratici potrebbero scivolarci per boria, per incuria, per sviare da altri problemi (che arriveranno), come spesso è capitato nella loro storia. basta andare a leggere un libro bellissimo libro su Kennedy e il fallimento della guerra in Vietnam: "The Best and the Brightest", di David Halberstam, pubblicato nel 1972, premio Pulitzer.
Halberstam lo scrisse dopo 4 anni di lavoro, è il miglior resoconto sulla guerra in Vietnam, gli errori dell'amministrazione Kennedy, una Camelot solo nel mito, ma disastrosa nella realtà. Era un team dei migliori che si ritrovò nella dimensione dei peggiori, per colpa grave. E per un fatto scatenante raccontato nelle memorie di James "Scotty" Reston, un mito del giornalismo americano. Quale fatto? Subito dopo aver incontrato uno spigoloso Nikita Krushev a Vienna (gli Stati Uniti avevano fallito nell'aprile del 1961 il blitz alla Baia dei Porci a Cuba), Kennedy decise di aumentare le pressioni e il personale presente in Vietnam al fianco del governo. L'incontro con Krushev a quanto pare lo scosse al punto da fargli dire a Reston: "Abbiamo un problema: rendere credibile la nostra potenza. Il Vietnam è il posto giusto per dimostrarlo". Quell'impulso primitivo di Kennedy fu il pulsante che fece partire la guerra e la più grande sconfitta militare degli Stati Uniti con oltre 58 mila morti, giovani americani spediti nella giungla a combattere le ombre dei Viet Cong. La guerra dei democratici fu finita dai repubblicani, con la "pace" (era una sconfitta) e il ritiro pianificato da Nixon e Kissinger.
Il libro di Hamberstam - da leggere insieme alle memorie de "Gli anni alla Casa Bianca", di Henry Kissinger - è una bussola per... non sbagliare. Trump se ne sta andando (ma ha il tempo per commettere ancora grandi errori) e Biden sta arrivando. Tutti dovrebbero tenere bene a mente quanto disse a Lyndon Johnson, allora vicepresidente dell'amministrazione Kennedy, un personaggio chiave della politica di quegli anni, Sam Rayburn, un ripeto che fu presidente della Camera per 17 anni, mano esperta e mente raffinata. Mentre Johnson riferiva entusiasta sull'intelligenza di questo e di quello nel governo di Kennedy dopo la prima riunione, Rayburn con un sorriso da volpe disse:
Bene, Lyndon, forse hai ragione e forse ognuno di loro è intelligente come tu dici, ma mi sentirei un po' meglio se tra questi vi fosse almeno uno che si è candidato per fare lo sceriffo una volta.
Ovviamente nessuno si era mai candidato a fare lo sceriffo. E con l'Iran ci vuole anche qualcuno che abbia l'esperienza dell'uomo con la stella (meglio se non di latta) e la pistola. Perché gli inesperti sparano subito senza pensare alle conseguenze, mentre chi sa del mestiere delle armi risparmia le munizioni e aspetta il momento giusto. L'Iran sta certamente scherzando con il fuoco, ma ha in mente un rischio calcolato. Quale?
1. Se Trump risponde con un attacco, il problema sarà tutto di Biden dopo il 20 gennaio e Teheran avrà un argomento da portare sul tavolo dell'Onu e del negoziato nucleare;
2. Se al posto di Trump si muove Israele (attenzione, Netanyahu ha detto che è pronto ad agire), Biden avrà un problema molto serio con Gerusalemme e con l'intero Medio Oriente perché una volta acceso il fiammifero, potrebbe andare a fuoco l'intera confezione;
3. L'opzione più temuta è quella dello scontro con Biden, perché l'idea di Teheran è quella di far leva sul nuovo Commander in Chief per superare le sanzioni (e segretamente mantenere vivo il programma nucleare, come è accaduto).
Stiamo alla finestra, benvenuto 2021.
03
Fine dell'embargo contro il Qatar
Un altro fatto che isola l'Iran: i paesi del Golfo hanno rimosso l'embargo sul Qatar che era accusata dall'Arabia Saudita di aiutare il terrorismo di Teheran. L'embargo durava da tre anni, l'accordo è stato raggiunto grazie alla mediazione degli Stati Uniti. È un'altra tessera del mosaico di un nuovo equilibrio del Medio Oriente che va al suo posto dopo il rapprochement degli Emirati Arabi Uniti con Israele. La fine dell'embargo sarà firmata oggi. Per il regime iraniano è un altro colpo durissimo, il segno di un declino cominciato un anno fa con l'eliminazione del generale Soleimani.
04
Stati (dis)Uniti d'America. Georgia on my mind
Oggi si vota in Georgia, in ballo c'è il controllo del Senato, Trump si gioca la leadership del Partito repubblicano. Il presidente ha messo in scena un Maga rally a Dalton, ha lanciato l'appello agli elettori ("se perdiamo sarà l'inizio del comunismo") e ripetuto che il voto è stato condizionato dai brogli. Nella prospettiva del Gop comunque vada siamo di fronte a una svolta: se perdono, si apre una corsa caotica alla guida del partito e si spalanca una legislatura più facile per Joe Biden (ma non troppo, i numeri restano esigui, si è visto con la riconferma di Nancy Pelosi alla carica di speaker della Camera, è finita 216 a 209), se vincono, Trump potrà progettare le elezioni di medio termine del 2022, cominciare la "remuntada" e puntare alle presidenziali del 2024. Sarà ancora lui il protagonista? Una cosa è certa, la "Red Nation" americana è trumpiana, colpo d'occhio:
Chi c'era con Trump a Dalton? Ivanka, è lei la figura sulla quale ruota il futuro del clan trumpiano. Eccola sul palco a Dalton:
Sul Marine One con il presidente:
All'arrivo alla Casa Bianca dopo il tour elettorale in Georgia:
Lo scenario della battaglia politica americana è durissimo. I rischi di una rottura costituzionale sono alti - e non sono quelli che si leggono, c'è ben altro, le possibilità di una secessione futura, un break-up dell'attuale assetto federale, sono concreti e fanno parte ormai nel dibattito interno.
La Red Nation non intende farsi governare dai dem che hanno perso la loro natura centrista, vengono considerati culturalmente aggressivi e in America tutto questo ha conseguenze profonde. L'uscita del Texas dal quadro istituzionale è uno dei temi che stanno emergendo con sempre più frequenza, la "Texit". Dall'altra parte della barricata, la secessione californiana era (e lo è nei fatti, leggere "The Stakes" di Michael Anton) uno dei mantra dei gruppi radicali - ora con una presenza forte nelle istituzioni - durante la presidenza Trump. Sono fatti che preoccupano coloro che fanno parte del vecchio establishment che in due turni elettorali (2016-2020) ha perso la presa sul sistema politico americano.
Non a caso la lettera degli ex segretari della Difesa che chiede di lasciare fuori il Pentagono dalla contesa politica (leggere bene alla voce "esercito") è stata ispirata a quanto pare (lo afferma uno dei firmatari, William Perry, ministro della Difesa durante la presidenza di Bill Clinton) da un grande vecchio come Dick Cheney, ex segretario della Difesa, ma soprattutto uomo chiave del sistema washingtoniano. È in corso uno scontro tra l'establishment e il movimento trumpiano. La questione non riguarda la telefonata di Trump al segretario della Georgia - che ascoltata tutta ha un tenore e un significato diverso da quanto riportato, guarda caso un leak venuto fuori proprio alla vigilia del voto decisivo in Georgia - la posta in gioco è quella degli assetti costituzionali degli Stati Uniti. Perché è vero che Trump ha innescato una battaglia legale sul voto (era un suo diritto, come ribadito dal Wall Street Journal), come è vero che il contesto elettorale era (è) del tutto anomalo con il voto postale di massa (esperimento da non ripetere, se ne vedono gli esiti in questo drammatico contrasto), ma è anche vero che la coalizione guidata da Biden ha una visione estrema che va in rotta di collisione con l'altra America, quella conservatrice, che oggi si riconosce in Trump, il quale, a sua volta, gioca una partita dove c'è anche il rischio dell'instabilità.
05
Riusciranno gli Stati Uniti a riprendersi?
Il problema degli Stati Uniti dopo la pandemia - e l'ascesa della Cina che sta bruciando i tempi per la conquista del titolo di prima potenza mondiale, appuntamento al 2038 - è quello della ripresa della propria forza e del proprio ruolo. L'ultimo numero di Foreign Affairs pone la domanda:
Quale sarà la parabola degli Stati Uniti? L'iniziativa dei repubblicani guidati dal senatore Ted Cruz è un altro lampo dal futuro: non voteranno l'elezione di Biden nella riunione del Congresso, domani, e si tratta di un'iniziativa che i democratici dovrebbero pesare con attenzione. Non conta l'esito - che è scontato, Biden sarà eletto - ma quello che dice sullo scenario politico e sociale dell'America, perché in un Parlamento così diviso - e numeri risicati - con gran parte dell'elettorato repubblicano che pensa che il voto sia stato irregolare, con un partito alla Casa Bianca che ha un programma che non può funzionare dove governa il Gop, pensare di fare la "guerra culturale" è un grande errore. Il sindaco di Boston che fa levare da una piazza la statua di Abraham Lincoln - l'uomo che ha abolito la schiavitù, un simbolo per tutti gli uomini e le donne che amano la libertà - è un triste memento per tutti, assecondare questa deriva produce shock, dà forza alla tesi dei conservatori più duri, alimentano le idee secessioniste, indeboliscono l'America di cui il mondo ha bisogno per contrastare l'ascesa delle dittature e delle autocrazie. La Cina è al primo posto dell'agenda di Washington.
Nelle relazioni internazionali, tutto ha una logica ferrea, non a caso la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, ha ricordato che "la Cina chiede a tutte le parti di mostrare calma e moderazione, attenersi agli impegni dell'accordo ed evitare azioni che potrebbero portare a un escalation delle tensioni e a fare spazio agli sforzi diplomatici. Per tutte le parti, il compito urgente a portata di mano è spingere gli Stati Uniti a tornare senza precondizioni all'accordo e rimuovere tutte le attinenti sanzioni". Tornare all'era pre-Trump? Un'illusione. Basta leggere quanto scrive, proprio su Foreign Affairs, Walter Russel Mead, sulla fine del "Wilsonismo" (un altro epurato dalla cancel culture, il nome di Woodrow Wilson, premio Nobel per la pace nel 1919, è stato cancellato dalla Princeton University perché "razzista" - e lo era, come lo erano le sue politiche segregazioniste, ma allora si salveranno ben pochi nomi della storia americana, come ben pochi ne resterebbero in Italia alla voce "fascismo") e dell'idea di un sistema internazionale per evitare i conflitti tra le nazioni:
Chiunque spera di rinvigorire il progetto wilsoniano, deve affrontare una serie di ostacoli che si fanno largo. Il più ovvio è il ritorno di una geopolitica alimentata dall'ideologia. Cina, Russia e un certo numero di piccole potenze allineate con loro - l'Iran, per esempio - vedono giustamente gli ideali wilsoniani come una minaccia mortale per i loro affari interni. All'inizio del periodo post-guerra fredda, il primato degli Stati Uniti era così profondo che questi paesi hanno cercato di sminuire o mascherare la loro opposizione al prevalente consenso a favore della democrazia. A partire dal secondo mandato del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, tuttavia, e continuando attraverso l'era Trump, sono diventati meno timidi. Vedendo il progetto wilsoniano come una copertura per le ambizioni americane e, in una certa misura, europee, Pechino e Mosca sono diventate sempre più audaci nel contestare le idee e le iniziative wilsoniane all'interno di istituzioni internazionali come l'ONU e sul campo in luoghi che vanno dalla Siria al Mar Cinese Meridionale.
Questo è il mondo contemporaneo, non è quello di Wilson, non è quello che sognano a Princeton, non è neppure quello che vagheggiano nella Casa Bianca che il 20 gennaio sarà di nuovo guidata dai democratici.
06
Wall Street e il gioco d'ombre cinesi
Altri segnali dal futuro? Bisogna guardare il mercato. La Borsa di New York (New York Stock Exchange, Nyse) ha fatto retromarcia, dopo aver annunciato il delisting, ha deciso di non rimuovere dalle quotazioni tre società cinesi nel settore delle telecomunicazioni, dopo "ampie consultazioni con le autorità di regolamentazione competenti". China Mobile, China Unicom e China Telecom resteranno nel listino. Sta cambiando l'amministrazione alla Casa Bianca. Cambierà anche la Cina? È un'altra illusione americana, come fu quella di far crollare il comunismo cinese con l'inoculazione del "virus" del mercato. Era il piano americano fin dall'amministrazione Reagan, ma Pechino resta sempre il potere che fallisce nel fallire. Viviamo tempi interessanti. Stamattina là fuori sta grandinando. Forse troppo.
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momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.