21 Gennaio
Ordini esecutivi e Dpcm. Virus e governi paralleli
Joe Biden ha presentato le linee guide del piano contro il coronavirus. La Casa Bianca passa da America First a Immunization First, il problema è che con i poteri di guerra ci provò anche Trump. Washington e Roma, mondi paralleli. Terza puntata
Questa è una storia di ordini esecutivi e Dpcm. Questo è il racconto del virus, dei distruttori e dei costruttori. Questo è un viaggio dell'altro mondo nel nuovo e vecchio mondo. Siamo tra Washington e Roma, tra Connecticut e via della Scrofa, tra il Vittoriale e il Lincoln Monument, sul prato dell'Ellipse e nei viali di Villa Borghese. Questa è la storia del passaggio da America First a Immunization First.
Un uomo entra alla Casa Bianca, l'altro scende dal Colle. Il primo ha i "pieni poteri" di un presidente eletto dopo una dura battaglia del voto, il secondo non ha mai passato la prova delle urne, cerca una maggioranza e ha i "pieni poteri" dello stato d'eccezione permanente. Joe Biden governa, Giuseppe Conte cerca seggi come un rabdomante va a caccia d'acqua nel deserto. Sembrava avviato a far partire un sidecar con i centristi, la magistratura gli ha bucato le gomme in garage e messo Lorenzo Cesa sotto inchiesta. Ah, l'Italia, è un clown che scatta a molla ridacchiando con un coltello in mano.
Presidente del Consiglio a caccia di una maggioranza, Giuseppe Conte (Foto Ansa).Washington e Roma sono due volti della crisi della democrazia, l'America trova soluzioni nuove grazie a una Costituzione di due secoli che regge la prova del tempo, l'Italia ha una Carta fondamentale da riscrivere nella parte dell'assetto istituzionale e dei rapporti economici. Non funziona, così cerchiamo sempre il jolly e troviamo regolarmente l'instabilità. Quattro anni fa alla Casa Bianca arrivò Donald Trump, ieri è toccato a Joe Biden diventare un vecchio presidente nuovo di zecca, provare l'emozione della passeggiata dell'ultimo miglio, entrare nello Studio Ovale - che conosce benissimo - ma con l'arredamento scelto da lui. Questa è la differenza abissale (noi siamo la casa, il mobilio è quello delle istituzioni) tra una democrazia...
Questa è una storia di ordini esecutivi e Dpcm. Questo è il racconto del virus, dei distruttori e dei costruttori. Questo è un viaggio dell'altro mondo nel nuovo e vecchio mondo. Siamo tra Washington e Roma, tra Connecticut e via della Scrofa, tra il Vittoriale e il Lincoln Monument, sul prato dell'Ellipse e nei viali di Villa Borghese. Questa è la storia del passaggio da America First a Immunization First.
Un uomo entra alla Casa Bianca, l'altro scende dal Colle. Il primo ha i "pieni poteri" di un presidente eletto dopo una dura battaglia del voto, il secondo non ha mai passato la prova delle urne, cerca una maggioranza e ha i "pieni poteri" dello stato d'eccezione permanente. Joe Biden governa, Giuseppe Conte cerca seggi come un rabdomante va a caccia d'acqua nel deserto. Sembrava avviato a far partire un sidecar con i centristi, la magistratura gli ha bucato le gomme in garage e messo Lorenzo Cesa sotto inchiesta. Ah, l'Italia, è un clown che scatta a molla ridacchiando con un coltello in mano.
Presidente del Consiglio a caccia di una maggioranza, Giuseppe Conte (Foto Ansa).Washington e Roma sono due volti della crisi della democrazia, l'America trova soluzioni nuove grazie a una Costituzione di due secoli che regge la prova del tempo, l'Italia ha una Carta fondamentale da riscrivere nella parte dell'assetto istituzionale e dei rapporti economici. Non funziona, così cerchiamo sempre il jolly e troviamo regolarmente l'instabilità. Quattro anni fa alla Casa Bianca arrivò Donald Trump, ieri è toccato a Joe Biden diventare un vecchio presidente nuovo di zecca, provare l'emozione della passeggiata dell'ultimo miglio, entrare nello Studio Ovale - che conosce benissimo - ma con l'arredamento scelto da lui. Questa è la differenza abissale (noi siamo la casa, il mobilio è quello delle istituzioni) tra una democrazia bloccata e un paese che ha organi che rispondono alle leggi dei cicli della politica.
Sulle rive del Potomac, c'è la forza del potere esecutivo bilanciato dal potere legislativo del Congresso e temprato dal lavoro insieme conservativo e creativo della Corte Suprema; sulla sponda del Tevere, giace spiaggiato un paese che dalla grande crisi finanziaria del 2011 a oggi ha visto all'opera sei governi (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I e Conte II - e ora s'attende il Conte III) e sei maggioranze diverse. Format non privi di fantasia, ma inefficaci per rispondere alla sfida della contemporaneità: maggioranze larghissime e debolissime per governi tecnici, maggioranze di sinistra-centro ottenute per scissione, maggioranze nazareniche ottenute per fissione, maggioranze di fine legislatura, maggioranze per governi Frankenstein, maggioranze giallo-verdi, poi giallo-rosse e ora maggioranze per costruttori. Siamo così e non c'è niente da fare, sospesi tra "I promessi sposi" e "Pinocchio", i capponi di Renzo e le bugie del burattino, gli Azzeccagarbugli e il Gatto e la Volpe.
La scena di Washington dice che i tumulti passano e le istituzioni restano. Perfino un tipo sulfureo come Trump alla fine - e troppo tardi per calcolare il punto di caduta - ha trovato il tono giusto per l'uscita. Basta recriminazioni, basta inseguire i tribunali, la storia alla fine lo giudicherà con più equilibrio (e credibile severità) di quanto non facciano oggi i suoi censori e poi, una nota sulla resolute desk di Biden era quello che ci voleva, una lettera personale che il rivale ha definito "molto generosa". Il sipario sulla presidenza Trump è chiuso, il suo movimento politico resta aperto e vedremo presto se sarà lui o un altro soggetto a guidarlo, l'America conservatrice non finisce qui.
Biden ha usato subito il suo potere presidenziale per rovesciare alcune decisioni di Trump. Lo strumento dell'ordine esecutivo non ha la stessa forza di una legge approvata dal Congresso, spesso è un escamotage del presidente per cangurare le Camere dove avrebbe difficoltà a far passare le sue decisioni. Alla fine, si governa sempre con il Congresso, non a caso l'unica eredità che resta dell'era Trump è la riforma fiscale. Conta quello che passa l'esame del potere legislativo, così è anche per il presidente degli Stati Uniti.
Ci sono momenti della storia in cui il potere esecutivo si concentra, la figura del Commander in Chief, i poteri speciali del presidente degli Stati Uniti, rispondono alla logica della velocità e dell'unità di direzione. La Casa Bianca ha anticipato che Joe Biden è pronto a utilizzare il Defense Production Act (Dpa), i poteri di guerra, per accelerare la produzione e distribuzione dei vaccini contro il coronavirus. Lo aveva fatto anche Trump, ma oggi durante una call con i cronisti, funzionari della Casa Bianca hanno spiegato che Biden è deciso a usare il Dpa in maniera ancora più assertiva: "Se avremo bisogno di usare il Defence Production Act per aumentare la produzione, faremo anche quello". Trump usò il Dpa per aumentare la produzione di ventilatori, mascherine e altre forniture mediche. Secondo i dem, Trump non aveva un piano. Ma le sei linee guida non sono una novità, le elenchiamo: ripristinare la fiducia dei cittadini, organizzare una campagna di vaccinazione efficace, allargare l'obbligo delle mascherine, riaprire le scuole in modo sicuro, far ripartire le attività, economiche, compreso il settore dei viaggi, tutelando i lavoratori e le persone più a rischio, ripristinare la leadership statunitense a livello globale. Questi sono i buoni propositi, resta da vedere l'esecuzione sul campo. Lui, Biden, è apparso alla Casa Bianca con una pila di ordini esecutivi, ha sventagliato con orgoglio il piano di contrasto alla pandemia, ci crede, e per il resto ci vuole anche un pizzico di fortuna. Ne ha avuto tanta durante la campagna presidenziale, oggi, in una Washington frustata dal gelo, continua a godere di condizioni di partenza che un anno fa non c'erano, ma sul taccuino del vostro cronista c'è la domanda: quanto può durare?
Il presidente ha firmato un ordine esecutivo per aumentare dal 75 al 100% i rimborsi federali agli Stati per i costi sostenuti per l'emergenza, compreso il ricorso alla Guardia Nazionale. Sarà istituito un "Pandemic Testing Board" (i dem amano fare board, poi serve qualcuno che metta le cose a terra, ma arriverà) per espandere la capacità di screening dei lavoratori della sanità, delle scuole e delle comunità più emarginate. Altri ordini esecutivi puntano alla raccolta di un maggior numero di dati sul coronavirus e forniscono linee guida sulla sicurezza nelle scuole e nei posti di lavoro. Sarà inoltre creata una nuova task force (Covid-19 Health Equity Task Force).
È una battaglia per curare, rilanciare, stare al passo della Cina che sta macinando chilometri e punta al sorpasso dell'economia americana. Ora lo sappiamo, accadrà, il declino dell'impero è nei fatti e il corpo a corpo con il Dragone cinese è già iniziato.
Virologo in Chief, Anthony Fauci (Foto Ansa).A Bruxelles e a Roma i fatti delle prossime ore dovrebbero essere osservati con grande attenzione. La politica annunciata da Biden dei 100 milioni di vaccini in 100 giorni mette in campo il player principale, il principale produttore e il paese occidentale che ha più dosi da distribuire. Qualcuno ha collegato i ritardi di Pfizer-Biontech nelle forniture europee alla presenza più aggressiva degli americani, si tratta di una forzatura, ma non ci sono dubbi che la Casa Bianca farà pesare il valore dell'Operazione Warp Speed e del suo governo sui produttori del vaccino.
Quanto all'Urbe, ci sono ragioni ulteriori per guardare a quello che accade oggi e domani. Il fatto istituzionale, prima di tutto, la gestione dell'emergenza, gli ordini esecutivi di Biden e il rapporto con i governatori (quelli veri, non i nostri presidenti di regione che si sono auto-battezzati governatori), la sequenza: poteri di guerra, test, mascherine, quarantena. Non sono novità, c'erano nelle linee guida di Trump (e ricordiamo che sono gli Stati a implementarle), ma nell'anima repubblicana c'era anche l'idea che i lockdown siano un danno che produce altra sofferenza (vero), che gli sforzi dovessero essere concentrati soprattutto sul vaccino (che poi è arrivato, con grande sconcerto dei nevertrumpisti). Biden ha un contesto migliore di quello di Trump, ma la sfida potrebbe sfuggirgli dalle mani (come è accaduto a The Donald) perché qui contano cose come la libertà personale e non si possono ingabbiare le persone. Gli intelligenti a prescindere diranno che è tutta colpa dei repubblicani, ma la realtà è che i record di contagio e morte riguardano proprio gli Stati guidati dai democratici, vedere la situazione a New York e in California.
C'è altro? Molte cose, messe insieme meriterebbero uno studio di "diritto comparato", perché dobbiamo guardare ai Dpcm di italica fattura come un'anomalia a cui bisogna trovare una soluzione e un contrappeso parlamentare. Si era detto basta con i diktat notturni e i decreti per aprire e chiudere una categoria a caso, estratta dalla lotteria dei virologi, ma Conte, ormai alla guida di un pateracchio politico, ha continuato su questa strada. Neppure un presidente come Biden (e figuriamoci Trump che aveva tutti contro) può fare quel che vuole in questa maniera pasticciata. Perché o siamo una repubblica presidenziale, oppure c'è il rischio che senza una correzione istituzionale lo stato d'eccezione diventi permanente. Sono cose che a Palazzo Madama ha illustrato con grande lucidità il senatore dem Luigi Zanda. Sembra vano immaginare oggi, in questo caotico finale di legislatura, un riequilibrio, ma un governo debole, qualunque esso sia, per colmare il suo deficit deve trovare risorse in un Parlamento che funziona.
Negli Stati Uniti le cose andranno peggio (Biden ha messo un sinistro numero futuro sulla sua scrivania, 500 mila morti) e poi andranno meglio, questo appare chiaro. I dem sono già dentro la macchina del governo (non ne sono mai usciti, la burocrazia resta ovunque, non solo in Italia e chi la coltiva politicamente spesso vince anche quando perde) e possono godere di una luna di miele con i media. Poi anche questo bonus finirà e verrà fuori la lezione della realtà, quella che Trump aveva intuito, il coronavirus è la più grande sfida geopolitica dai tempi della Seconda guerra mondiale. Come andrà a finire? Il The End non lo conosciamo, ma sulla mappa sono visibili molti pezzi che prima erano solo un abbozzo. Da qui, dalla capitale della prima potenza mondiale (ancora per un po') si sente il ruggito del motore del domani.
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danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.