28 Aprile
Il libro degli anni di piombo
Sette terroristi italiani arrestati in Francia, ora sono in attesa dell'estradizione. Una svolta, una pagina della nostra storia. Vaccinazione, oltre 18 milioni di dosi somministrate. Ricostruzione, serve fiducia (e un viaggio per conoscere il carattere degli italiani). Ne valeva la pena? Il discorso di Renzi in Senato. Decollare su Marte, un giro di elica verso altri mondi
Che succede? Guardate la foto che apre List, è una panoramica scattata il 16 marzo 1978. Siamo in via Fani, Roma. Aldo Moro è stato rapito, gli agenti della sua scorta uccisi. Un agguato militare. Brigate Rosse. La foto è tratta dal fascicolo del primo processo Moro. Nell'assalto furono uccisi i due carabinieri a bordo dell’auto di Moro (Domenico Ricci e Oreste Leonardi) e i tre poliziotti a bordo dell'auto di scorta (Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi). Una delle pagine più buie della nostra storia.
La notizia del giorno viene dalla Francia, è un balzo improvviso nel nostro passato, terribile. A Parigi sono stati fermati 7 terroristi italiani, brigatisti rossi che avevano trovato riparo in Francia grazie alla "dottrina Mitterrand". Finisce l'era dell'impunità. È una pagina di storia che torna tra noi, ci ricorda cosa siamo stati. Bisogna fare i conti con la propria storia e in questo numero di List cercheremo di raccontare perché è importante guardarsi allo specchio e voltarsi indietro per guardare avanti con fiducia.
01
Arrestati 7 terroristi rossi in Francia
L'Italia ha chiesto e ottenuto dalla Francia l'arresto di sette ex membri delle Brigate Rosse condannati nel nostro paese per terrorismo. Tre persone sono ricercate. La decisione sui dieci nomi (sono 200 le persone su cui l'Italia da anni chiede alla Francia il provvedimento di estradizione) è stata presa dal presidente Emmanuel Macron e "si inserisce rigorosamente" nella dottrina francese di concedere asilo agli ex brigatisti ad eccezione che per i reati di sangue. "La Francia, essa stessa colpita dal terrorismo, comprende l'assoluta necessità di giustizia per le vittime" spiega l'Eliseo. I sette ex terroristi rossi arrestati sono: Giovanni Alimonti, 65 anni, Brigate Rosse (pena 11 anni, 6 mesi e 9 giorni ); Enzo Calvitti, 66 anni, Brigate Rosse (18 anni, 7 mesi e 25 giorni); Roberta Cappelli, 65 anni, Brigate Rosse (ergastolo);...
Che succede? Guardate la foto che apre List, è una panoramica scattata il 16 marzo 1978. Siamo in via Fani, Roma. Aldo Moro è stato rapito, gli agenti della sua scorta uccisi. Un agguato militare. Brigate Rosse. La foto è tratta dal fascicolo del primo processo Moro. Nell'assalto furono uccisi i due carabinieri a bordo dell’auto di Moro (Domenico Ricci e Oreste Leonardi) e i tre poliziotti a bordo dell'auto di scorta (Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi). Una delle pagine più buie della nostra storia.
La notizia del giorno viene dalla Francia, è un balzo improvviso nel nostro passato, terribile. A Parigi sono stati fermati 7 terroristi italiani, brigatisti rossi che avevano trovato riparo in Francia grazie alla "dottrina Mitterrand". Finisce l'era dell'impunità. È una pagina di storia che torna tra noi, ci ricorda cosa siamo stati. Bisogna fare i conti con la propria storia e in questo numero di List cercheremo di raccontare perché è importante guardarsi allo specchio e voltarsi indietro per guardare avanti con fiducia.
01
Arrestati 7 terroristi rossi in Francia
L'Italia ha chiesto e ottenuto dalla Francia l'arresto di sette ex membri delle Brigate Rosse condannati nel nostro paese per terrorismo. Tre persone sono ricercate. La decisione sui dieci nomi (sono 200 le persone su cui l'Italia da anni chiede alla Francia il provvedimento di estradizione) è stata presa dal presidente Emmanuel Macron e "si inserisce rigorosamente" nella dottrina francese di concedere asilo agli ex brigatisti ad eccezione che per i reati di sangue. "La Francia, essa stessa colpita dal terrorismo, comprende l'assoluta necessità di giustizia per le vittime" spiega l'Eliseo. I sette ex terroristi rossi arrestati sono: Giovanni Alimonti, 65 anni, Brigate Rosse (pena 11 anni, 6 mesi e 9 giorni ); Enzo Calvitti, 66 anni, Brigate Rosse (18 anni, 7 mesi e 25 giorni); Roberta Cappelli, 65 anni, Brigate Rosse (ergastolo); Marina Petrella, 66 anni, Brigate Rosse (ergastolo); Giorgio Pietrostefani, 77 anni, Lotta Continua (14 anni, 2 mesi e 11 giorni); Sergio Tornaghi, 63 anni, Brigate Rosse (ergastolo); Narciso Manenti, 63 anni, Nuclei Armati Contropotere Territoriale (ergastolo). Il dossier francese che li riguarda era chiamato "Ombre rosse". Gli arrestati ora sono in attesa di comparire davanti al giudice per il provvedimento di estradizione. Si riapre il libro degli "anni di piombo".
Per sapere, per capire, due libri tra i tanti, presi dalla mia biblioteca al volo:
Anni di piombo, di Adalberto Baldoni e Sandro Provvisionato è un ottimo racconto scritto da due giornalisti di diversa, opposta, estrazione culturale, un saggio equilibrato, completo, una cavalcata negli anni tragici del terrorismo, con una preziosa bibliografia e un indice dei nomi. La mappa che serve per cominciare a orientarsi in una storia spesso raccontata a senso unico.
C'era anche il terrorismo nero, ovviamente, secondo libro:
Il piombo e la celtica è la storia del terrorismo nero raccontata dai suoi protagonisti con la penna di Nicola Rao. Libro essenziale per comprendere cosa c'era "dall'altra parte". Mappe dei delitti, foto d'epoca, indice dei nomi, il dramma italiano in nero.
***
Che facciamo? Un paio di bracciate nel mare agitato della politica italiana. Il governo si è sbucciato le ginocchia sul coprifuoco, ma cammina bene, Draghi e Salvini hanno chiarito il fatto personale, il leader della Lega ha giurato "fedeltà" al premier e si va avanti all'incasso di un piano di ricostruzione europeo che vale oltre 220 miliardi di euro. Tutto il resto è una coriandolesca cascata di dichiarazioni che non contano assolutamente nulla. Tuffiamoci, serve coraggio.
02
Vaccinazione verso quota 19 milioni di dosi
I vaccinati con almeno una dose sono arrivati a quota 18,5 milioni, la campagna ha superato le stime che avevamo fatto su List, e chiuderà il mese di aprile ben oltre i 19 milioni di dosi.
Non siamo ancora alla media dei 500 mila vaccini al giorno, ma siamo vicini alla meta, ieri il dato si è fermato a quota 350 mila, la campagna ha un suo ritmo e ci sono buone speranze di arrivare a una situazione molto promettente sull'immunizzazione del paese in estate. La vaccinazione del Figliuolo va.
03
Distruzione, ricostruzione, fiducia
Il secondo pilastro del governo Draghi si chiama ricostruzione. Il Parlamento ieri ha dato il via libera al piano del Recovery Fund, il malpancismo a destra e a sinistra, ma alla fine tutti hanno fatto pippa, Draghi ha portato a casa il risultato - mentre Germania e Francia presentavano insieme i loro piani - e ha parlato agli italiani in maniera diretta, semplice, schietta: il piano è un'occasione in cui si vince - o si perde - tutti insieme. Il clima generale degli italiani è in leggero miglioramento, ma siamo sempre nel campo del sentimento negativo, dati Istat pubblicati qualche giorno fa:
I lockdown hanno lasciato un segno indelebile, sono effetti che si vedono e vedranno nel corso del tempo:
Dobbiamo avviare la ricostruzione, serve fiducia, ecco perché bisogna archiviare in fretta i lockdown, hanno un effetto depressivo. Gli italiani del dopoguerra furono uomini e donne eccezionali, di quelli contemporanei vedremo la tempra, siamo ottimisti bene informati. E qualche volta, con un po' di fortuna, abbiamo perfino visto il futuro.
04
Ieri, oggi, domani. Il carattere degli italiani
Prendo un capitolo di Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta. Scritto nel 2012, mi pare valido, un quadro da appendere al chiodo della cronaca.
Svegliarsi. Per aprire gli occhi, o semplicemente non dormire in piedi, per mettersi sulla scia della storia di quelli che l’hanno fatta, un popolo deve costruire, partecipare e credere a una narrazione collettiva. Deve sentirsi attore di una storia a più voci di grande gittata e precisione millimetrica. Sappiamo tutti che poi la storia si incarica di correggere il tiro, cambiare la traiettoria e spesso ribaltare il risultato sperato, ma senza questa visione del domani, senza un progetto di longue durée, un Paese esiste come entità geografica, ma finisce per diluire la propria identità e sparire.
Ci crediamo ancora? Abbiamo una narrazione chiavi in mano del futuro? La prima e la seconda domanda sono legate, una catena indissolubile. Un Paese comincia a pensare possibile una storia collettiva quando l’idea è una risposta ai suoi bisogni, alle sue pulsioni e ai suoi ragionamenti. Le premesse possono a quel punto diventare promesse e azioni. Mi piacerebbe scrivere che sì, abbiamo il nostro racconto collettivo e una visione per cui viviamo nel presente ma pensando e costruendo il futuro. Milioni di italiani hanno vissuto con questa tensione ideale dal Risorgimento fino a qualche decennio fa. Poi, il vuoto. O meglio, una nazione che si rivela a macchia di leopardo, un divertissement storico che appare e scompare.
Lavorando nei giornali, tutti i giorni ti chiedi se la realtà è quella rappresentata, ben sapendo che il tuo mestiere contribuisce a plasmare un’idea della percezione di quella realtà e dunque, alla fine, del Paese. La cronaca e i fatti comandano, non dovrei avere alcun dubbio su questa formula del mio mestiere. È una regola alla quale nei giornali non si sfugge, pena l’inattualità o, peggio, il ridicolo. Tuttavia, penso anche che quello che incolonniamo, e ancor più quel che si vede in tv e online, sia spesso un sottoprodotto di lavorazione, uno spazio di dibattito un po’ deformato dalla compulsività dell’informazione e da un’agenda confusa sul piano politico-istituzionale.
È per questo che il recupero delle radici, giorno dopo giorno, mi appare sempre più necessario, e il lavoro degli storici, perfino di quelli che la storia l’hanno interpretata a senso unico, con omissioni e deviazioni, mi sembra un bene prezioso. Ristabilire la distanza. Perché non abbiamo ancora fatto bene tutti i conti con la nostra storia. Risorgimento e fascismo restano pietre miliari del nostro percorso verso la contemporaneità, mentre l’oblio – dei fatti e dei loro protagonisti – è il nemico da combattere, l’armata che, cancellando ogni residuato storico, finisce per polverizzare il significato dell’Italia, il suo essere nel mondo, le ragioni non solo della sua unità costituzionale, ma della sua originale cultura, unico cemento del Paese. Risorgimento e fascismo – piaccia o meno – sono state le nostre due grandi narrazioni collettive. Si acciglino pure, i parrucconi e i gendarmi della memoria, quelli che hanno «paura di dover riflettere su se stessi e dover rileggere la propria storia politica». La verità è che non si può far finta che non siano esistiti, né l’uno né l’altro. O essere intermittenti, e pensare di cancellarne uno per esaltare l’altro. La storia non fa sconti, presto o tardi esige il pagamento del prezzo pieno e presenta il conto.
Lo sforzo corale di grandi personalità sintetizzato dal progetto politico di un sol uomo, Camillo Benso di Cavour, e la parabola di un regime pieno di comparse ma scolpito sui muri dal pugno di un «uomo nuovo», Benito Mussolini, sono le porte usb alle quali collegare i cavi della contemporaneità, solo così possiamo accedere alla banca dati della nostra identità, del carattere degli italiani.
Lo so, qui dovrebbe aprirsi una discussione storico-accademica, perché «il carattere nazionale non è la stessa cosa dell’identità nazionale, anche se nel linguaggio corrente le due nozioni vengono spesso confuse. Ambedue i concetti sono piuttosto elusivi e si prestano a molteplici definizioni e utilizzazioni, ma si può dire che il carattere nazionale tende a riferirsi alle disposizioni oggettive consolidate (un insieme di particolari tratti morali e mentali) di una popolazione, mentre l’identità nazionale, espressione coniata più di recente, tende a indicare una dimensione più soggettiva di percezione e di auto-immagini che possono implicare un senso di missione e di proiezione nel mondo».
A me sembra invece che le due cose siano talmente intrecciate da essere alla fine soltanto una e in movimento: carattere e identità sono il frullato di esperienze individuali che poi diventano collettive. In ogni caso, essendo semplicemente un cronista del mio tempo che ogni tanto si volta indietro (qui Karl Kraus mi avrebbe fucilato dandomi con tono sprezzante dello storico) ma cerca di guardare avanti (qui, invece, Vitaliano Brancati mi avrebbe dato dell’ottimista ricordandomi che «l’Italia non si stanca mai di essere un Paese arretrato. Fa qualunque sacrificio, perfino delle rivoluzioni, pur di rimanere vecchio») parto da un dato per me intangibile: sono gli uomini che fanno la storia.
Così «il Fascismo deve a Mussolini quasi tutto: Mussolini al Fascismo quasi nulla, perché senza di esso sarebbe stato certamente alla testa di qualche altro straripamento; e molti che oggi gridano contro Mussolini, debbon gridare soprattutto contro se stessi, che non hanno valutato a tempo la forza dell’uomo». E aveva ragione Klemens von Metternich quando disse: «In Europa allo stato attuale esiste un solo vero uomo politico, ma disgraziatamente è contro di noi. È il conte di Cavour». Benito e Camillo Benso, icone di un Paese che si perde e si ritrova. A ondate. L’Italia procede a strappi, fa i suoi salti di campo quando prova lo shock. Per questo il passato ha un valore inestimabile. Possiamo trarne grandi lezioni.
Vi ricorda qualcosa questo passaggio di Indro Montanelli sugli anni Venti? «Lo Stato era indebitato fino al collo. La disoccupazione in aumento. Ma sei mesi prima era tornato al governo Giovanni Giolitti. E tutti pensavano che il vecchio navigatore non avrebbe ripreso il timone della barca se non fosse stato sicuro di poterla rimettere in rotta.»
Gli esiti fascisti e sfascisti, i comunismi e i luogocomunismi sono sempre dietro l’angolo. Non è occultando o sminuendo la storia che si fa un’opera di (ri)costruzione e (ri)lancio di un Paese. «Macché parentesi! Lo abbiamo inventato e anche esportato in giro per il mondo, a mano armata o nel senso che altri – conservatori come Churchill e progressisti come Roosevelt – vi guardavano con attenzione come a una possibile soluzione del problema della integrazione della masse. E ancor oggi, sul piano storiografico è così. Quali aspetti della storia d’Italia attirano interesse e si studiano all’estero, uscendo ovviamente dall’arte e dalla letteratura? In sostanza, due: proprio il Risorgimento e il Fascismo».
L’analogia non è mai operazione dal risultato certo, ma non vi sono dubbi che mentre scrivo l’Italia è giunta alla fine di un altro Ventennio, è in una transizione incerta e il quadro internazionale mostra un passaggio a Oriente della storia, della cultura e della ricchezza. Oggi è l’Asia il motore di cambiamento dello scenario mondiale. «Cina e India ne sono i protagonisti per eccellenza, tanto sul terreno economico che su quello politico. Insieme annoverano il 40 per cento della popolazione mondiale e ne conteranno ancor di più nei prossimi decenni: soprattutto la Cina dopo che Pechino ha messo d’un canto la politica di pianificazione familiare che dagli anni Ottanta aveva impostoun limite alle nascite. India e Cina sono anche i paesi che attualmente vantano una maggiore crescita annua del Pil, che consumano più risorse del pianeta – rastrellandone altre attualmente un po’ dovunque – e che si affacciano sempre più fuori dalle loro frontiere con una serie di investimenti diretti per la conquista di imprese e società finanziarie anche in Occidente. Oltretutto, sono decine di milioni i cinesi e gli indiani d’oltremare che vivono sparpagliati in numerosi paesi, pressoché in ogni angolo del mondo, e che costituiscono, per via dei loro legami familiari e delle loro attività, una sorta di network in grado di attivare sinergie e rapporti complementari con la madrepatria. Per tutti questi motivi, non solo l’economia globale è destinata a tingersi sempre più di colori asiatici. Anche il volto del mondo assumerà sempre più connotazioni d’impronta orientale, se si considera che, sommando alla Cina e all’India un paese in forte crescita demografica come l’Indonesia, l’Asia giungerà a comprendere, di qui a poco più di un decennio, quasi metà della popolazione del pianeta».
E noi? Noi italiani che facciamo in questo mondo che guarda sempre più verso il Sol Levante? Non saliamo sul cavallo bianco e andiamo al mare? Siamo forse le marionette immobili di una rappresentazione che vede muraglie di cinesi muoversi come un sol uomo alla conquista del mondo, i giapponesi capaci di rialzarsi sempre, anche dopo uno tsunami, e gli indiani fare calcoli e fondere l’acciaio? Che cosa è l’Italia? Ce la faremo?
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. I puristi della Costituzione, quelli che «non si cambia perché è bellissima» – antidiluviani sacerdoti di una Carta che non funziona più (e si vede) – dovrebbero ricordare l’articolo 1 e riflettere un minuto: stiamo perseguendo quell’impegno? Stiamo creando, consolidando e proteggendo i posti di lavoro? Occupazione e disoccupazione sono indici che raccontano lo stato di salute di un Paese. Insieme al prodotto interno lordo, sono l’insostituibile termometro del benessere e – si rassegnino a questo dato oggettivo i sognatori di altri strumenti di misurazione – della fiducia, della capacità di costruire il futuro, insomma, in una brutale ma vera sintesi, della felicità.
L’andamento di occupazione e disoccupazione nel nostro Paese, il nostro tasso di disoccupazione, dal 2010 al 2012 è passato dall’8,4 per cento al 10,9 per cento, è previsto in aumento anche per il 2013 e sugli anni a venire pesa l’incognita di un sistema industriale senza politica industriale.
Sono dati che possono fluttuare in futuro ma, senza una brusca inversione di rotta, parliamo di uno zero virgola o di un punto: una miseria nella scarsità dell’attuale mercato del lavoro. La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti con la bolla dei mutui subprime nel 2008 si è propagata all’Europa trasformandosi in recessione. L’effetto distruttivo è quello di una diminuzione progressiva dell’occupazione, posti di lavoro che svaniscono e un tasso di sostituzione sempre più basso, una contrazione della produzione molto rapida e un crollo della fiducia tra le imprese e le famiglie. Il contrasto tra economia virtuale e reale è sempre più forte. La finanziarizzazione della nostra vita, lo sviluppo abnorme di un sistema del credito che punta sulla leva finanziaria e il guadagno da trading in luogo dell’antico e salutare mestiere di raccogliere e impiegare denaro, è uno sviluppo fuori controllo del capitalismo che cinque anni fa ha svoltato e lasciato l’Occidente con l’illusione che, in fondo, si tratta di un ciclo e prima o poi tutto tornerà come prima. Qui sta l’errore di fondo compiuto da politici ed economisti di non più chiara fama: non tornerà proprio niente come prima. Siamo di fronte a una pandemia globale della finanza che moltiplica un virus mutante, capace di aggredire prima il mercato azionario, poi l’obbligazionario e infine quel mercato che, in teoria, dovrebbe essere il più sicuro e garantito: il debito sovrano. Se fosse tra noi, l’economista Federico Caffè, uno dei più importanti diffusori del pensiero keynesiano nel nostro Paese, guarderebbe con orrore il risultato di trent’anni di politica economica nel Vecchio Continente e in Italia in particolare: alta spesa pubblica e occupazione sempre più bassa, con il Meridione che appare un iceberg in via di scioglimento, alla deriva rispetto al Paese.
Nel 1971, sul «Giornale degli economisti», Caffè scrisse queste profetiche parole riguardo al mercato finanziario: «Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziarioborsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi. Esiste una evidente incoerenza tra i condizionamenti di ogni genere che vincolano l’attività produttiva reale dei vari settori agricoli industriali, di intermediazione commerciale e la concreta licenza di espropriare l’altrui risparmio che esiste per i mercati finanziari». È il presagio di un italiano che aveva visto in anticipo le deviazioni di rotta della finanza e le scelte senza capo né coda di politica industriale del Paese. Che cosa gli racconterebbero, oggi, a venticinque anni dalla sua misteriosa sparizione dalla sua casa di via Cadlolo a Roma, i suoi allievi? Quali parole userebbero l’attuale presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che di Caffè furono allievi?
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"Siamo di fronte a una pandemia globale della finanza che moltiplica un virus mutante". Chi l'avrebbe mai detto che questa frase scritta nel 2012 per spiegare la crisi finanziaria poi si sarebbe materializzata nella crisi sanitaria? È successo. E alla fine siamo arrivati a lui, a Mario Draghi. Otto anni dopo queste pagine, eccoci al punto, dopo esser passati per il governo tecnico di Mario Monti (toh, un'altra emergenza), le infauste elezioni del 2013 senza una maggioranza chiara e lo sbarco in Parlamento di un partito-non-partito fondato da un comico (oggi figura drammatica, un padre che difende via social il figlio dall'accusa di stupro), il governo Letta appoggiato da Berlusconi, il governo Letta senza Berlusconi e gli scissionisti di Alfano, il governo di Matteo Renzi che sembrava destinato a regnare per vent'anni (poi auto-affondato), il governo del mite Gentiloni, l'elezione drammatica del 2018 con il sottosopra populista e il governo Frankenstein allevato da Salvini e Di Maio, l'estate del ribaltone del Papeete con i mojto, il Pd di nuovo in sella e sempre da sconfitto con il governo giallo-rosso. E nel nulla, la conseguenza del nulla, Giuseppe Conte uno e due, il nulla mutante. Così, con questa micidiale spirale di eventi siamo arrivati all'ultima scialuppa disponibile sul Titanic, Draghi.
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Ho citato Matteo Renzi, una cometa, la sua scia non è esaurita.
05
Ne valeva la pena? Il discorso di Renzi
La lunghissima giornata parlamentare ieri si è risolta in una seduta di autocoscienza a destra. Giorgia Meloni ha provato a far colare a picco la Lega in Parlamento e non ci è riuscita. L'ordine del giorno di Fratelli d'Italia sul coprifuoco era studiato per separare il Carroccio e Forza Italia dalla maggioranza di governo, per evitare lo strappo Salvini ha chiesto al governo di ricalibrare l'impegno sulle riaperture e il coprifuoco, cosa avvenuta regolarmente. Questo cosa dimostra? Che la Lega sta sul pezzo della sua politica di attenzione verso i ceti produttivi medio-piccoli, che il gioco del marcare la differenza rispetto alla sinistra piaccia o meno funziona, che non c'è nessun disegno di affondare un governo che, tra l'altro, per ragioni di calendario istituzionale è inaffondabile.
A sinistra sono cascati di nuovo nella botola del "chiusurismo" e sul piano dei consensi non c'è niente di cui rallegrarsi. La presenza del Pd nel governo è allo stato gassoso, i problemi del partito sono tutti squadernati quando Letta deve parlare di qualcosa di originale, finisce sempre là dove si sono spiaggiati tutti gli altri segretari, nell'impossibilità di mettere d'accordo le correnti. I dem sono nella maggioranza, hanno posti di governo, ma sono seduti su un vuoto di idee impressionante. Faccio un esempio più che concreto: il piano di ricostruzione nazionale è una miniera d'oro, ma il partito non ha individuato nessun tema sul quale concentrare la comunicazione politica, lanciare una campagna su un luogo, un'opera, un investimento che evochi la natura della sinistra, il suo essere alternativa rispetto alla destra. Letta dice che il partito deve essere digitale, ma rischia di confondere il mezzo con il messaggio, quello che deve mostrare agli elettori non è lo schermo del telefono, ma cosa dice e fa.
L'intervento migliore in aula, ancora una volta, è stato quello di Matteo Renzi in Senato. I consensi del suo partito sono inversamente proporzionali alla qualità dei suoi discorsi. La simpatia che riscuote è rasoterra, mentre volano alto i suoi ragionamenti politici. La sua parabola resta un mistero, il suo futuro incerto, ma per chi fa cronaca parlamentare Renzi è quello che sa far schioccare la frusta al meglio, sa usare la retorica, ha una logica sorretta da un'abilità oratoria, è tra i pochissimi a mostrare interesse per la politica estera. Pubblichiamo il suo intervento, stenografato del Senato in corso di seduta.
Matteo Renzi ieri durante il suo intervento al Senato (Foto Ansa).RENZI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-PSI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, è stato il Piano nazionale di ripresa e resilienza a costituire il casus belli che ha portato alla crisi del Governo Conte e alla nascita del Governo guidato dal presidente Draghi.
L'onestà intellettuale vuole che oggi si dia una risposta alla seguente domanda: ne valeva la pena? È cambiato qualcosa? Io penso che, per chi ha letto il testo del 9 dicembre del precedente Governo e chi ha sentito l'intervento del presidente Draghi oggi, la risposta sia chiara. Molto è cambiato, ma non mi riferisco a singole aggiunte o modifiche; mi riferisco a una cosa che allora non c'era e che oggi c'è: un'anima, una direzione, una visione.
Questo elemento è evidente oggi nel dibattito mondiale, nel dibattito europeo e deve diventare oggetto di discussione tra di noi. Non è un fatto legato alla stampa internazionale: è un po' provinciale guardare la stampa internazionale e pensare che essa sia la depositaria della verità. Tuttavia, il sentimento che il futuro in Italia è tornato in buone mani è un elemento che c'è nel dibattito dei leader internazionali, sui mercati e nelle aspettative verso il nostro Paese.
Di fronte a questo elemento, signora Presidente, c'è un dato di fatto oggettivo: il recovery plan non è uno, ma son due. Voi vi chiederete com'è possibile che ciò avvenga. In realtà, accanto ai 200 miliardi che vengono in qualche misura incanalati dall'Europa - il presidente Draghi nella sua replica ha dato anche una lezione tecnica, oltre che politica, sul valore per il futuro di questo investimento - c'è una cifra più o meno analoga, di cui non si parla mai, che Banca d'Italia stima essere nei depositi e nei conti correnti del risparmio degli italiani (imprese e famiglie) che hanno iniziato a risparmiare dal primo giorno della pandemia. Si tratta di una cifra che viaggia tra i 170 e i 200 miliardi di euro. È come se le risorse fossero doppie: da un lato i 200 miliardi europei, ma dall'altro un recovery plan totalmente italiano bloccato dalla paura.
Recuperare parole di fiducia, signora Presidente, è dunque una priorità anche economica. Recuperare un clima di fiducia passa anche da gesti simbolici, come non litigare su un orario del coprifuoco, ma prendere atto che è fondamentale procedere con l'allargamento delle riaperture, perché questo porta a investire il denaro degli italiani ed attrarre i denari non soltanto delle aziende, ma anche dei turisti. Questo elemento è una pietra miliare nella storia del nostro Paese.
Dopodiché, signor Presidente del Consiglio, lei è appena arrivato in quest'Aula e non ha potuto gustare tutti i riferimenti a quante volte abbiamo scritto la storia in questa legislatura: una volta alla settimana nel corso dei tre anni precedenti qualche Ministro ha fatto un post dicendo che stava scrivendo la storia. Questo è valso sia col Governo Conte 1 che con il Governo Conte 2. Bastava stare applicati ai social e si trovava sempre qualche Ministro: il primo è stato un ex Ministro che ha detto che scriveva la storia perché stava trasferendo le competenze dell'unità sul dissesto idrogeologico e sull'edilizia scolastica ai rispettivi Ministeri; poi qualcuno ha scritto la storia affacciandosi da un terrazzino e abolendo la povertà con il reddito di cittadinanza; poi qualcuno ha scritto la storia con i provvedimenti più disparati.
Io penso che nessuno abbia scritto la storia in questi tre anni. È certo però che pochi la storia l'hanno studiata. Gli anni Venti del secolo scorso hanno preso avvio con una terribile pandemia, la spagnola, che ha fatto più morti - si spera - di quelli che farà alla fine il coronavirus, ma per la incapacità delle classi dirigenti si sono prodotti due elementi: la crisi delle traballanti democrazie dell'epoca e la depressione economica culminata nel 1929, alla fine di quel decennio degli anni Venti, in una delle più grandi tragedie della storia economica contemporanea e recente. Io vorrei che noi avessimo la consapevolezza che nessuno qui può scrivere la storia semplicemente perché fa un decreto o un piano, ma che c'è la consapevolezza di dover presentarsi all'appuntamento della storia con la consapevolezza di chi ha imparato dalle lezioni del passato.
In questo senso il Governo Draghi è un elemento di fiducia per il nostro Paese, ma deve anche cogliere i problemi che noi abbiamo, perché - attenzione - niente è scontato per nessuno. Pensate a cosa è successo in Unione europea negli ultimi dodici mesi. Nel 2020 ad aprile sembrava che l'Unione europea avesse colto il valore della ripartenza e che il Regno Unito con Boris Johnson, che allora era anche in un momento di difficoltà personale, non avesse capito praticamente niente. Invece cosa è accaduto dopo un anno? La campagna vaccinale ha visto il successo degli inglesi anche rispetto all'Unione europea e piange il cuore a me che sono europeista vedere come la campagna vaccinale sia diventata uno spot per coloro i quali sostengono la Brexit rispetto al mal funzionamento dell'Unione europea.
La storia cambia velocemente, e anche quella del nostro Paese. Se prendiamo il compasso e torniamo indietro, il 27 aprile del 2016, c'era un Governo - io ne so qualcosa - che sembrava destinato ad avere consenso per anni. Nell'aprile del 2017 il presidente del Consiglio Gentiloni sembrava destinato ad essere il punto di riferimento di un equilibrio di larghe intese per anni. Nell'aprile del 2018 sembrava che si dovesse fare un Governo guidato dall'onorevole Di Maio con il PD come sostegno. Nell'aprile del 2019 sembrava che il Governo Conte 1 non potesse fare a meno della leadership di Salvini. Nell'aprile del 2020 nessuno poteva toccare il Governo Conte 2. Nell'aprile del 2021 credo che vi sia una guida del Governo capace di cogliere il valore strategico di un progetto di lungo periodo e non di un orizzonte che divora i personaggi politici. (Applausi).
Questo perlomeno, signor Presidente, è l'augurio che io vorrei farle avviandomi alla conclusione. La storia ci ha dato la rilevante occasione di essere in grado di dire che l'Unione europea serve, che l'Italia ha un Governo che pensa alle future generazioni e non alle future elezioni, che finalmente possiamo andare sui giornali internazionali non perché abbiamo i banchi a rotelle nascosti nei magazzini che non servono o perché abbiamo i ventilatori cinesi malfunzionanti, ma garantiti degli amici degli amici. (Applausi). Abbiamo finalmente l'occasione di andare sui giornali di tutto il mondo come quelli che presiedono il G20 con una visione post pandemica; come quelli che hanno qualcosa da dire sull'Unione europea che verrà, anche adesso, ma a maggior ragione dopo che Angela Merkel lascerà, e in un momento di grande tensione per la Francia, che va verso una campagna elettorale difficile.
Siamo quelli che possono restituire entusiasmo e fiducia a condizione di provare, signor Presidente, a mettere in pratica le sue parole. Lei ha detto che l'onestà, l'intelligenza e il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti. Siamo tutti d'accordo sull'onestà contro la corruzione; sull'intelligenza contro la stupidità, De Gaulle lo definiva vasto programma, ma è una sfida comunque affascinante e suggestiva; intelligenza artificiale o naturale che sia, siamo tutti con lei. La vera svolta che però - secondo me - arriva dalle parole del presidente Draghi è quella relativa al gusto del futuro contro gli interessi costituiti. Questa è la vera anima del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si dice - lo ha detto il Presidente - ai ragazzi che possono puntare a studiare nei luoghi migliori con i maestri migliori. Si dice alle imprese che non devono aver paura di sfidare il futuro, perché possono giocarsela contro la cultura della rendita. Si dice però anche alla politica che forse è arrivato il momento, per una volta, di avere un orizzonte più ampio, di pensare sul serio che il gusto del coraggio e del futuro sia più forte di chi in questi anni ha sempre pensato di poter andare avanti con la cultura della rendita e con la paura del domani.
In bocca al lupo, signor Presidente. Italia Viva annuncia il voto a favore. (Applausi).
***
Come chiudiamo questo numero di List che oscilla tra cronaca e storia. Voliamo.
06
Siamo tutti fratelli. Nello spazio
La Nasa ha fatto decollare un drone su Marte, è uno straordinario evento e la cosa sembra passare come un fatto che non ha alcuna importanza. Ne ha tantissima. Questo è il primo passo per l'esplorazione dettagliata dei pianeti e la pietra miliare per costruire piattaforme di lancio su Marte, un giro di elica verso altri mondi. Video della Nasa:
Fantastico momento della nostra storia scientifica. Nel frattempo la Stazione spaziale internazionale è affollata...
Nasa, Esa, Jaxa, Roscomos, quattro agenzie spaziali. America, Europa, Giappone e Russia. Cosmonauti, viaggiatori nell'infinito. Lo spazio è diventato l'unico luogo dove riusciamo ancora a essere tutti fratelli.
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1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.