13 Maggio
La campana di Madrid suona anche per Roma
Cosa insegna il successo della popolare "aperturista" Isabel Diaz Ayuso in Spagna. I partiti devono parlare di futuro e non di lockdown, presentare idee per il domani. Così i socialisti di Pedro Sanchez sono andati incontro alla disfatta. Appunti per i dem della Città Eterna e chi tra i politici vuole tenere conto di una cosa chiamata realtà
di Maite Carpio
Il clamoroso successo della candidata del Partito Popolare spagnolo alla Regione di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, merita un'ulteriore riflessione, soprattutto considerando l’avvicinarsi delle prossime elezioni a Roma. Iniziamo con alcune considerazioni significative sul fenomeno Ayuso: prima di tutto, ha saputo fare una campagna elettorale sull’onda dell'emozione, ha identificato e cavalcato con precisione chirurgica il sentimento profondo che s'annida nel cuore dei madrileni. Non ne possono più del lockdown (come tutti noi, non è certo una qualità antropologica). Oggi l’agenda politica non si gioca sulla gestione della pandemia o sulla crisi sanitaria, anzi, non se ne parla nemmeno e se si fa poco importa. Il numero dei decessi, dei contagi, la situazione critica delle unità intensive negli ospedali non è più il tema che domina l’agenda. Il desiderio di futuro, di mettere fine alle restrizioni che hanno esaurito la popolazione si è imposto con forza sul resto degli argomenti. La gente ha decisamente cambiato canale.
Un dato molto importante: Ayuso ha saputo “esserci con il corpo” (in questo somiglia tanto a Giorgia Meloni) e mandare un messaggio chiaro e semplice per cui, ha stravinto con il voto dei giovani. La fascia più giovane dell'elettorato si è mobilitata in pieno, come raramente succede. Infatti da domenica sera stanno ancora celebrando la fine del coprifuoco con feste ovunque, divertendosi fino alla mattina tardi, con l’immancabile “botellon” in mano. Le conseguenze sul contagio Covid? Sono un noioso ritornello che non vuole ascoltare nessuno. Poi, l’hanno votata in maniera trasversale, nei quartieri più benestanti e nella periferia, il che dimostra che c’è un desiderio collettivo, da tutti condiviso, di venirne fuori e parlare d’altro.
Pedro Sanchez, capo del governo e leader socialista. Il Psoe nel voto della Regione di Madrid ha realizzato il peggior risultato della sua storia (Foto Epa)Si...
di Maite Carpio
Il clamoroso successo della candidata del Partito Popolare spagnolo alla Regione di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, merita un'ulteriore riflessione, soprattutto considerando l’avvicinarsi delle prossime elezioni a Roma. Iniziamo con alcune considerazioni significative sul fenomeno Ayuso: prima di tutto, ha saputo fare una campagna elettorale sull’onda dell'emozione, ha identificato e cavalcato con precisione chirurgica il sentimento profondo che s'annida nel cuore dei madrileni. Non ne possono più del lockdown (come tutti noi, non è certo una qualità antropologica). Oggi l’agenda politica non si gioca sulla gestione della pandemia o sulla crisi sanitaria, anzi, non se ne parla nemmeno e se si fa poco importa. Il numero dei decessi, dei contagi, la situazione critica delle unità intensive negli ospedali non è più il tema che domina l’agenda. Il desiderio di futuro, di mettere fine alle restrizioni che hanno esaurito la popolazione si è imposto con forza sul resto degli argomenti. La gente ha decisamente cambiato canale.
Un dato molto importante: Ayuso ha saputo “esserci con il corpo” (in questo somiglia tanto a Giorgia Meloni) e mandare un messaggio chiaro e semplice per cui, ha stravinto con il voto dei giovani. La fascia più giovane dell'elettorato si è mobilitata in pieno, come raramente succede. Infatti da domenica sera stanno ancora celebrando la fine del coprifuoco con feste ovunque, divertendosi fino alla mattina tardi, con l’immancabile “botellon” in mano. Le conseguenze sul contagio Covid? Sono un noioso ritornello che non vuole ascoltare nessuno. Poi, l’hanno votata in maniera trasversale, nei quartieri più benestanti e nella periferia, il che dimostra che c’è un desiderio collettivo, da tutti condiviso, di venirne fuori e parlare d’altro.
Pedro Sanchez, capo del governo e leader socialista. Il Psoe nel voto della Regione di Madrid ha realizzato il peggior risultato della sua storia (Foto Epa)Si è scatenato inoltre uno strano sentimento patriottico (Madrid non è mai stata una città che ha provocato orgoglio di appartenenza, anzi, fino a oggi era un territorio libero nell’accoglienza e di passaggio) una sorta di reazione all’indipendentismo catalano e alle concessioni che il governo centrale di Pedro Sánchez ha dovuto fare al governo della Generalitat. Il fatto che Ayuso abbia identificato il presidente del Consiglio come suo principale oppositore (e che lui abbia commesso l’errore imperdonabile di cascarci) è stato decisivo per il voto. Così come la scelta di Pablo Iglesias, guida di Podemos e socio del governo, di lasciare la Moncloa e presentarsi a Madrid, non ha aiutato affatto la forza di sinistra. È uno dei politici più detestati, a destra e a sinistra, uno di quelli antipatici a prescindere (lo chiamano “il coletas”, con tanto di disprezzo). La sua presenza sulla scena ha aiutato a compattare la destra e a riportare tutte le contraddizioni del governo nazionale su scala regionale. Si sono sentiti degli insulti osceni nei suoi confronti. Alla fine ha deciso di abbandonare la politica, ma nessuno gli ha reso l’onore delle armi. Bisogna saper vincere come saper perdere, ma pare che a Madrid le buone maniere contino poco. Infatti, il clima generale è di grande dissidio. La campagna di polarizzazione di Ayuso ha avuto i suoi effetti, a Madrid non si parla più di politica, si tifa come se fossimo allo stadio. Sono tutti fanatici, i fan e i detrattori della Presidenta. Non si ragiona, si litiga come si fa la mattina al bar discutendo di calcio.
Madrid è di destra, lo è stata sempre, ma mai in maniera così “disinvolta”, mai cosi patriottica. L’unico fenomeno che ha fatto la differenza a sinistra è quello di Mas Madrid e della sua leader Monica Garcia, colei che è discesa in campo provando a parlare, senza successo, di una vera agenda politica. Una perfetta sconosciuta che oggi guida il partito più votato da quelle parti e che farà una sana opposizione. In politica come nella vita, il pendolo oscilla e la ruota gira.
Queste elezioni ci hanno dimostrato ancora una volta che non si vince al centro. Ayuso ha saputo avvicinarsi a Vox facendo sparire Ciudadanos (la forza più centrista) e Mas Madrid (ex colleghi di Iglesias) è riuscito a posizionarsi con un messaggio di sinistra chiaro e forte. Il Partito Socialista e anche Podemos hanno commesso l’errore di rimanere aggrappati ai vecchi slogan, sognando di vivere a Disneyland hanno perso il contatto con la realtà.
Roberto Gualtieri, ex ministro dell'Economia, candidato del Pd a sindaco di Roma (Foto Ansa)È difficile capire, ci vorrà tempo per delle analisi approfondite sugli effetti che queste elezioni avranno a livello nazionale, ma sicuramente costringeranno tutti i partiti a rivedere le proprie strategie. Chissà se sarà anche un anticipo di quello che succederà a Roma e nelle altre città italiane che si preparano a votare. Roma come Madrid ha un valore simbolico da non sottovalutare. Qualcuno dei numerosi spin doctor del Partito Democratico dovrebbe studiare a fondo le scelte sbagliate che hanno portato il Partito Socialista alla débâcle. Nella battaglia di Madrid hanno pagato il prezzo delle contraddizioni dell’alleanza al governo. Così come il pasticcio che si è creato a Roma tra Pd e Cinque Stelle non lascia presagire niente di buono per la sinistra italiana. La candidatura di Roberto Gualtieri sulla carta sembra impeccabile (come lo era quella di Gabilondo a Madrid) ma l'ex ministro dell'Economia è partito molto male, la sua sembra un candidatura di ripiego. Nicola Zingaretti ha ceduto alla minaccia/ricatto dei grillini (davvero pensano che i due consiglieri avrebbero lasciato la Regione?) rinunciando a presentarsi nonostante fosse il candidato “naturale”, per cui ora la partita di Roma si presenta davvero in salita per i dem. Non hanno avuto il coraggio nemmeno di provare a spaccare i Cinque Stelle andando a scoprire le carte, tanto sono ossessionati dalla figura di Giuseppe Conte.
Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, con Roberto Gualtieri (Foto Ansa).Anche loro sembra che vivano su Disneyland. Ora che i nodi vengono al pettine e il segretario Letta si ritrova alle prese con le contraddizioni di un'alleanza che non è mai apparsa legittima fino in fondo e soprattutto non gestita bene, la strategia elettorale del Pd somiglia molto al sottosopra di una montagna russa nel parco dei divertimenti. Insomma, sarà un casino. Ci voleva qualche segnale diverso da quello che passa il convento, ancora meglio, il palazzo. Vedremo che cosa succederà alle primarie del Pd (nessun candidato donna! altro segnale nefasto) e chi sarà il candidato della destra, ma pare evidente che non si mette bene. È possibile che la classe dirigente del Pd non sia stata capace di tirare su qualche giovane, uomo o donna (ancora meglio) come ci sono in altre capitali, bravo/a a parlare ai cittadini con una voce nuova, chiara, sopratutto diversa dal solito tran tran democratico? Stesso ragionamento vale per la destra. Bertolaso sì, Bertolaso no. Lui che si rifiuta, giustamente, di prestarsi ai giochi. Si vede che il revival Draghi, questo malinconico ritorno agli anni Novanta, sta diventando una moda o una buona ragione per non cambiare niente. Piuttosto triste perché invece ci sono forze di rinnovamento nel paese che meritano una chance.
La politica lavora con un materiale chiamato realtà. E la sinistra non dovrebbe perderla di vista se vuole tornare a essere competitiva. Il Pd dovrebbe mettersi in sintonia con il malessere dei cittadini, stanchi di questa lunga e estenuante crisi e bisognosi di un progetto di futuro per il paese che abbia a che fare con la vita di tutti giorni e che trasmetta un minimo di speranza e fiducia nei difficili anni che ci aspettano. Senza questa prospettiva tutto rimarrà, ancora una volta, l’ennesimo gioco di palazzo. La gente ha voglia di verità. Verità nelle idee, nelle azioni, nei gesti. I tempi del lockdown sono finiti. È tempo di politica, di far politica, quella vera.
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10. Limitazione di responsabilità
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nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.