12 Agosto
Il Perù Libre è prigioniero
La rocambolesca storia dell'arrivo al potere di Pedro Castillo, maestro di un piccolo e poverissimo centro rurale, grande trascinatore delle masse e poi... La parabola di un governo nominato per fare la rivoluzione a sinistra che si ritrova a fare i conti con la realtà della globalizzazione
di Maite Carpio
"The World's 50 best restaurants" ha appena nominato come miglior chef al mondo una giovane donna peruviana di 34 anni, Pia Leon (se qualcuno di voi non ha ancora assaggiato le prelibatezze gastronomiche di questo angolo sperduto del pianeta vi consiglio di prendere subito una guida e rimediare), proprietaria del ristorante Kjolle (il nome di un albero che cresce ad alta quota nel paese) dove la cucina, come nel resto del paese, è una sorte di religione.
Sono i prodigi della globalizzazione che non sempre porta però prestigiosi riconoscimenti. Può essere anche un perverso meccanismo soprattutto in un paese come il Perù, che puo sembrare marginale e invece non lo è affatto. Perchè? Non solo per la cucina, insieme al Cile, è uno dei principali produttori di rame del pianeta. Il rame è fondamentale per il nostro mondo tecnologico e interconnesso e questo dettaglio fa cambiare la prospettiva, provate a immaginare gli interessi economici e strategici che girano intorno alle loro miniere, un'attività antica senza la quale non esisterebbe il mondo globalizzato.
Ci sono state elezioni politiche recentemente nel paese - uno dei più colpiti dalla pandemia, che ha provocato 200 mila morti, un aumento della povertà del 50% e ha diviso profondamente la società- e vi assicuro che il racconto di questo episodio è davvero rocambolesco. Facciamo prima la presentazione dei personaggi, dopo proveremo a capire la trama.
Pedro Castillo, nuovo Presidente del Perù, un insegnante di un piccolo centro rurale, ha vinto le elezioni del 28 luglio con i voti dei più poveri, provenienti delle Regioni delle Ande, e del Sud del paese, 51 anni, un perfetto sconosciuto.
Keiko Fujimori, la sua rivale, figlia dell'ex dittatore Alberto Fujimori oggi in carcere per corruzione. Ha perso per 44.000 voti e ancora il suo partito, Fuerza Popular, non se ne...
di Maite Carpio
"The World's 50 best restaurants" ha appena nominato come miglior chef al mondo una giovane donna peruviana di 34 anni, Pia Leon (se qualcuno di voi non ha ancora assaggiato le prelibatezze gastronomiche di questo angolo sperduto del pianeta vi consiglio di prendere subito una guida e rimediare), proprietaria del ristorante Kjolle (il nome di un albero che cresce ad alta quota nel paese) dove la cucina, come nel resto del paese, è una sorte di religione.
Sono i prodigi della globalizzazione che non sempre porta però prestigiosi riconoscimenti. Può essere anche un perverso meccanismo soprattutto in un paese come il Perù, che puo sembrare marginale e invece non lo è affatto. Perchè? Non solo per la cucina, insieme al Cile, è uno dei principali produttori di rame del pianeta. Il rame è fondamentale per il nostro mondo tecnologico e interconnesso e questo dettaglio fa cambiare la prospettiva, provate a immaginare gli interessi economici e strategici che girano intorno alle loro miniere, un'attività antica senza la quale non esisterebbe il mondo globalizzato.
Ci sono state elezioni politiche recentemente nel paese - uno dei più colpiti dalla pandemia, che ha provocato 200 mila morti, un aumento della povertà del 50% e ha diviso profondamente la società- e vi assicuro che il racconto di questo episodio è davvero rocambolesco. Facciamo prima la presentazione dei personaggi, dopo proveremo a capire la trama.
Pedro Castillo, nuovo Presidente del Perù, un insegnante di un piccolo centro rurale, ha vinto le elezioni del 28 luglio con i voti dei più poveri, provenienti delle Regioni delle Ande, e del Sud del paese, 51 anni, un perfetto sconosciuto.
Keiko Fujimori, la sua rivale, figlia dell'ex dittatore Alberto Fujimori oggi in carcere per corruzione. Ha perso per 44.000 voti e ancora il suo partito, Fuerza Popular, non se ne fa una ragione. L’oligarchia di Lima non accetta il gruppo di comunisti, simpatizzanti del terrorismo, che sono arrivati al potere e sono pronti a tutto per fermare quello che considerano una minaccia agli interessi del profitto, dell’ordine e della legge.
Guido Bellido, 42 anni, nominato da Castillo Primo Ministro del nuovo governo, un dirigente poco significativo del partito di sinistra radicale Peru Libre, minoritario e radicato nelle province del Sud, dove lui è nato in una famiglia di campesini Quechua. Bellido si considera un castrista, ha postato dichiarazioni suoi social a favore del gruppo terrorista Sendero Luminoso e sono famose le sue uscite contro gli omosessuali (“maricones” secondo lui). Com’è possibile che si ritrovi oggi a guidare il governo del paese? Qui comincia il meglio della storia, una sorte di "culebron" sudamericano, ma molto sofisticato, con dei risvolti innaspetatti.
Manca un personaggio, Vladimir Cerron, 50 anni, il vero capo del partito Peru Libre - a dimostrare che la politica continuano a farla i partiti - un neurochirurgo che non poteva presentarsi alle elezioni perché non eleggibile per una condanna per corruzione. Si cerca allora un sostituto che per ovvie ragioni - succede anche da noi - non poteva provenire dalle proprie file, ci vuole un esterno e così Bellido si guarda intorno. Così scova uno sconosciuto maestro, sindacalista agguerrito che due anni prima aveva provocato un importante sciopero della scuola: Pedro Castillo. Bellido lo incontra e si convince che è lui l'uomo giusto, quello che un destino benevolo potrebbe far diventare Presidente della Repubblica.
Castillo si mette “en marche” e rincorre tutto il paese. All’inizio non gli dà retta nessuno ma, piano piano, mostrandosi come l’uomo umile che è, nato in un piccolo villaggio della cordillera delle Ande, pronto a difendere a costo della vita i diritti dei piu poveri, comincia a conquistare i cuori piu teneri del paese. A Lima, le élite non si accorgono del fenomeno e così, al primo turno vince inaspettattamente (i brividi delle democrazie che votano!), con quasi il 20% dei voti. Al secondo round ha di fronte la signora Fujimori e la sua campagna prende una piega piu moderata, la chiama Piano Bicentenario, per attirare i voti del centro sinistra. Alla fine Castillo ce la fa, con una differenza da brividi, solo 44.000 voti in più. Niente per un paese cosi diviso.
Solo dopo la sua investitura cominciano i veri guai. Castillo non è un uomo libero (e chi lo è?) e tocca a Cerron, il vero capo, distribuire le carte in tavola. Così ci troviamo con Bellido Primo ministro. Succede un gran casino, ovviamente, tra i samurai dell'establishment ridotti all’opposizione, i mercati che si spaventano, gli investitori internazionali che s’innervosiscono e, ancora peggio, c’è una rivolta tra le file della sinistra piu moderata che si era vista costretta a patteggiare con gli sciagurati marxisti del Sud. Ma che altro poteva fare il benintenzionato Castillo?
Qui entrano in gioco altri due personaggi interessanti per questa storia. Pedro Francke, un economista di centro sinistra che gode dell’appoggio delle classi tradizionalmente dirigenti, che avrebbe dovuto fare il ministro dell’Economia nel nuovo governo e Anibal Torres, un avvocato, laureato in giurisprudenza e scienze politiche, il più anziano del gruppo, molto apprezzato nei fori della capitale, che frequenta da una vita, il prossimo ministro della Giustizia. Appena vengono a sapere della nomina di Bellido come loro primo ministro, entrambi si rifiutano di accettare l’incarico. Colpo di scena! Il povero Castillo si vede costretto a nominare il suo governo con i due principali dicasteri deserti. Non è che abbia provato a trovare sostituti, no! Praticamente ha deciso di varare un non- governo.
Si è scatenata la fine del mondo. Oltre all’implacabile opposizione, dentro e fuori il suo governo, dopo una sola settimana, il neo presidente ha dovuto affrontare una reazione violentissima dei mercati, il crollo della Borsa, la svalutazione della moneta (un 12% rispetto al dollaro), l'aumento dei prezzi dei prodotto alimentari (sopratutto il pollo e l’olio, quelli che dovrebbero sfamare le persone) e il fantasma di un'inflazione galoppante che potrebbe far fallire il paese.
Non restava nient'altro da fare che tranquilizzare i mercati (e procedere alle nomine dei ministri, rassicurando Torres e Francke) e mandare messaggi di conciliazione all’opposizione. Il Perù, considerato un paese emergente, era riuscito negli ultimi anni a ridurre la povertà generalizzata con una ferrea disciplina fiscale e l’apertura dei suoi mercati. L’arrivo dei grandi gruppi internazionali ha inserito il paese e le sue risorse nel grande gioco della globalizzazione e ormai non c’è via di scampo. L’alternativa che Castillo e Bellido avevano in mente, semplicemente non è realizzabile. Non si possono permettere il lusso di tornare al vecchio strumento dell’inflazione (che tanto ha debilitato il continente Latino Americano) per finanziare le proprie avventure e così Castillo si è ritrovato a dover difendere la proprietà privata e gli investimenti esteri.
Una manifestazione a Fuerabamba contro i progetti minerari de Las Bambas (Foto Epa)
Il primo ministro Bellido ha dovuto fare dichiarazioni a destra e a manca per rimangiarsi e pulire il suo vecchio passato di castrista omofobo. Poi ha fatto un viaggio al Sud del paese per convincere i minatori della MMG-Las Bambas, di proprietà cinese, a fermare le loro proteste perché si metta fine all'inquinamento ambientale provocato dall’impianto. Nel suo programma, Castillo aveva promesso che avrebbe rinegoziato le regole della miniera, la principale fonte di introiti del paese, per arrivare a una maggiore partecipazione allo Stato e favorire le questioni ambientali, ma i quattro grandi gruppi cinesi che controllano le esplorazoni non hanno ceduto e Castillo non è stato in grado nemmeno di iniziare un braccio di ferro. Infatti, nel cuore della polemica c’è il progetto di Tia Maria, nella regione Sud di Arequipa, un impianto minerario che significa per il gruppo messicano Southern Copper Corporation un investimento di 1.4 miliardi di dollari già concordato con l'amministrazione precedente. Peru Libre ne aveva chiesto la cancellazione durante la campagna elettorale, ma erano solo fantasie. Con i prezzi dei metalli che sono andati alle stelle, non si può rinunciare a un progetto di queste dimensioni e rendite in un futuro immediato. È in gioco il debito sovrano del paese che non si può permettere un aumento dei tassi d’interesse o la fuga degli investitori. In una recente intervista al giornale spagnolo El Pais, Guido Bellido ha provato a mandare un messaggio di pacificazione (“saranno rispettati gli interessi di tutti i paesi”), ma alla fine gli è scappata la dichiarazione della terra di mezzo: “Vogliono vietare ai figli dei contadini di diventare ministri o presidenti della Repubblica perché per loro, é un ruolo riservato a un piccolo gruppo, a una sola classe sociale… siamo allo scontro di culture”.
In realtà siamo sul filo del rasoio. Il presidente non è libero di cancellare il progetto di Tia Maria, riceve un giorno sì e l’altro pure l’ambasciatore cinese, ha gli occhi della finanza puntati addosso e soprattutto, non ha la maggioranza nel Parlamento che dovrebbe confermare il nuovo governo nelle prossime settimane. L’opposizione ha già annunciato che è pronta a chiamare “la vacancia” di Castillo, una forma di destituzione che riconosce la loro Costituzione e che permette di dichiarare il Presidente non adatto per “incapacità morale” a governare. Il che significherebbe, a sua volta, un paralizzante vuoto di potere. Naturalmente l’incertezza politica non fa male a tutti e qualcuno, anche nel governo, si mostra interessato a far increspare gli animi nel tentativo comprensibile di esacerbare le contraddizioni.
Se il governo di Castillo vuole continuare a essere finanziato dalle forze della globalizzazione, dovrà dimostrare che sono capaci di garantire la rendita degli anni precedenti, se non addirittura più alta. Non si scappa dalla forza dei mercati e così una buona parte del Parlamento si è messa a invocare un tecnico “di alto livello”. Una politica di sinistra va bene, ma di consenso. Alla fine, il potere finanziario globale, normalizza tutto. Sarà molto interessante capire come va a finire questa avventura.
***
Siamo andati dall’altra parte del mondo a vedere che succede altrove, ma la storia risulta molto familiare. Sono chiavi di lettura anche per noi. Parliamo della natura della leadership e della selezione della classe dirigente nel mondo globalizzato e soprattutto, del ruolo della politica e delle sue possibilità di decidere qualcosa. Sembra sempre più difficile scappare alle inflessibili regole della finanza globalizzata. Per fortuna in Perù, ci sono ristoranti a cinque stelle, anche se non per tutti.
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8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.