17 Agosto
Le macerie dell'Afghanistan
Un ritiro senza onore e l'effetto devastante del discorso di Biden. Mentre la Nato scarica le colpe sugli afghani, l'Unione europea e il Regno Unito provano a ricomporre il quadro, telefonata Draghi-Merkel. l Talebani lanciano messaggi che contrastano con le testimonianze che giungono dal paese
Che succede? La situazione in Afghanistan è nella fase fluida - e pericolosa - del negoziato tra chi va via e chi arriva. I Talebani sono in una posizione di forza, possono far valere di fronte agli americani e alle cancellerie occidentali un fatto che emette pulsazioni: la presenza nell'aeroporto e in città di decine di migliaia di persone che devono essere evacuate nei prossimi giorni. Hanno bisogno di vie di passaggio sicure, dell'aeroporto al riparo da colpi d'artiglieria, si tratta di un carta che i Talebani giocano nel silenzio, uno scenario che se qualcosa dovesse andare storto nelle trattative possono ribaltare chiudendo tutti gli accessi e dando il via a una crisi. In punti sintetici, la situazione è questa, stiamo raccogliendo le macerie di Kabul.
01
La prima conferenza stampa dei Talebani
C'è stata la prima conferenza stampa degli islamisti che hanno preso il potere, parlano di vittoria, "dopo 20 abbiamo liberato il paese, nessuna vendetta, non vogliamo più nemici, le donne non saranno discriminate". Se pensate che questo accada secondo standard occidentali, allora serve un ripasso su cosa sono i Talebani, tutto si muove secondo le regole della sharia, anche e soprattutto l'informazione, dunque siamo su un terreno che non prevede la libertà, ma l'adesione ai principi dell'Islam per qualunque attività. La restaurazione dell'Emirato è in corso, l'uomo forte dei Talebani, il mullah Baradar è arrivato a Kandahar.
02
Lo scaricabarile della Nato
La Nato ha offerto il suo saggio di auto-assoluzione e scaricabarile. Il segretario generale, Jens Stoltenberg, oggi ha sfoggiato l'ovvio dei popoli, dunque "la situazione estremamente seria, stupisce la rapidità del collasso" e naturalmente la colpa "del fallimento delle autorità afghane". La Nato ha occupato l'Afghanistan per vent'anni, un dettaglio. Ma d'altronde ieri abbiamo scoperto che secondo il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non eravamo impegnati in una missione di "nation...
Che succede? La situazione in Afghanistan è nella fase fluida - e pericolosa - del negoziato tra chi va via e chi arriva. I Talebani sono in una posizione di forza, possono far valere di fronte agli americani e alle cancellerie occidentali un fatto che emette pulsazioni: la presenza nell'aeroporto e in città di decine di migliaia di persone che devono essere evacuate nei prossimi giorni. Hanno bisogno di vie di passaggio sicure, dell'aeroporto al riparo da colpi d'artiglieria, si tratta di un carta che i Talebani giocano nel silenzio, uno scenario che se qualcosa dovesse andare storto nelle trattative possono ribaltare chiudendo tutti gli accessi e dando il via a una crisi. In punti sintetici, la situazione è questa, stiamo raccogliendo le macerie di Kabul.
01
La prima conferenza stampa dei Talebani
C'è stata la prima conferenza stampa degli islamisti che hanno preso il potere, parlano di vittoria, "dopo 20 abbiamo liberato il paese, nessuna vendetta, non vogliamo più nemici, le donne non saranno discriminate". Se pensate che questo accada secondo standard occidentali, allora serve un ripasso su cosa sono i Talebani, tutto si muove secondo le regole della sharia, anche e soprattutto l'informazione, dunque siamo su un terreno che non prevede la libertà, ma l'adesione ai principi dell'Islam per qualunque attività. La restaurazione dell'Emirato è in corso, l'uomo forte dei Talebani, il mullah Baradar è arrivato a Kandahar.
02
Lo scaricabarile della Nato
La Nato ha offerto il suo saggio di auto-assoluzione e scaricabarile. Il segretario generale, Jens Stoltenberg, oggi ha sfoggiato l'ovvio dei popoli, dunque "la situazione estremamente seria, stupisce la rapidità del collasso" e naturalmente la colpa "del fallimento delle autorità afghane". La Nato ha occupato l'Afghanistan per vent'anni, un dettaglio. Ma d'altronde ieri abbiamo scoperto che secondo il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non eravamo impegnati in una missione di "nation building", ma in un'operazione di polizia internazionale durata due decenni.
03
L'Ue raccoglie i cocci. Telefonata Draghi-Merkel
L'Unione Europea sta provando a raccogliere i cocci provocati dalla deflagrazione di Biden. C'è stata una telefonata tra Mario Draghi e Angela Merkel, contenuti: priorità alla tutela e assistenza degli afghani che hanno collaborato con le istituzioni italiane e tedesche, iniziative dell'Unione, del G7 e del G20 per la stabilità dell'Afghanistan. Il colpo assestato da Biden alla credibilità delle missioni militari è enorme, la credibilità della Nato intaccata in maniera grave.
04
La durezza di Steinmeir: "Kabul una vergogna dell'Occidente"
Il Presidente della Germania, Frank-Walter Steinmeir è stato durissimo: "Quello che è successo all'aeroporto di Kabul è una vergogna dell'Occidente, siamo corresponsabili di questa tragedia". Uno statista che si assume le sue responsabilità, non come Biden che ieri ha scaricato le colpe sull'esercito afghano e poi ha voltato le spalle ai giornalisti che gli chiedevano del disastro dell'aeroporto di Kabul.
05
BoJo avvisa il Pakistan sul riconoscimento dei Talebani
Boris Johnson continua a tessere la tela, cerca di portare sulla terra le cose che stanno sospese a mezz'aria, bisogna mettere i Talebani di fronte al fatto che non possono applicare leggi medievali e contare sull'approvazione della comunità internazionale, così ha chiarito con il premier pakistano Imran Khan, qual è il percorso da seguire per un riconoscimento (il Pakistan è il "protettore" dei Talebani, ospitava Osama Bin Laden nel rifugio di Bottabad, è il paese chiave del domino afghano). Johnson, riferisce Downing Street, ha detto che un eventuale riconoscimento dei Talebani avverrebbe "su base internazionale e non unilaterale" e sarebbe comunque "soggetto al rispetto degli standard concordati internazionalmente sui diritti umani e dell'inclusione".
06
Pechino attacca Washington: "Distrugge e non costruisce"
La Cina prosegue la sua attività diplomatica (in tandem con la Russia) e attacco frontale agli Stati Uniti: "Washington distrugge e non costruisce". Buona parte del destino dell'Afghanistan passa per l'incrocio tra i desideri di Pechino e i timori dell'Unione europea di ritrovarsi stritolata tra il disimpegno americano e l'espansione neo-imperiale della Cina.
07
Il Italia si dibatte di accoglienza dei profughi
In Italia (e anche negli altri paesi europei, non siamo né i migliori né i peggiori) si è aperto il dibattito sull'accoglienza dei profughi. Matteo Salvini ha detto che è "doveroso accogliere chi ha collaborato con l'Italia, ma non migliaia di afghani". Enrico Letta ha rilanciato dicendo che "serve una grande mobilitazione" ma come di consueto poco si capisce come, non è chiaro in che termini la cosa vada fatta. Matteo Renzi ha continuato a criticare Biden e il ritiro delle truppe americane, la sua posizione è importante perché viene da un politico che ha rapporti eccellenti con il Presidente americano.
***
Fissati i chiodi, resta da appendere il quadro, eccolo.
08
Il ritiro senza onore
I soldati francesi preparano l'evacuazione di Kabul (Foto Epa).I talebani che issano la loro bandiera sulla capitale e bussano casa per casa in cerca di vendetta, le donne che sono improvvisamente sparite dalle strade, l'assalto degli afghani agli aerei militari che decollano, uomini che aggrappano la loro disperazione al carrello e si schiantano al suolo, immagini terribili che giungono dall'aeroporto di Kabul. La ritirata americana è una disastrosa resa senza condizioni dell'Occidente, sul ponte sventola bandiera bianca, senza onore.
Ordine di Joe Biden, che ieri sera ha parlato alla nazione e non al mondo, un discorso ripiegato su se stesso, che ha scaricato le colpe sugli afghani e dopo vent’anni di occupazione americana ha contraddetto tutti i documenti pubblicati dalla Nato sul “nation building”, senza mai citare l’Europa che in Afghanistan ci è andata. Dopo questo discorso l’Unione Europea dovrà riflettere bene sulla missione della Nato, sulle operazioni presenti e future, sulla creazione di un proprio esercito.
Biden dopo vent'anni di "lunga guerra" poteva riportare le truppe a casa (come pianificato dall'amministrazione Trump in precedenza con gli accordi di Doha), ma quando prendi una simile decisione ci sono soltanto due modi di farlo: bene e male. Proviamo a andare con ordine, almeno qui.
La prima maniera - bene - è quella di un rientro ordinato delle truppe, che salva l'onore dei soldati e si dispiega sul terreno con efficacia, un ritiro concordato in ogni minimo dettaglio con gli alleati (e naturalmente l'avversario, perché la pace si fa con il nemico), studiato per salvare vite e avviare la transizione politica.
La seconda via - male - è quella del disastro e della tragedia, della fuga precipitosa, dell'implosione di ogni istituzione (esercito e governo), della consegna delle armi al nemico (perché i Talebani, sia chiaro, non sono un amico dell'Occidente), dell'occupazione del territorio, della caduta della capitale, dei morti e del caos.
L'amministrazione Biden ha scelto - con la supponenza che contraddistingue chi pensa di essere "esperto" e non ascolta neppure i consigli dei suoi generali - la seconda via. Aveva a disposizione tutte le informazioni e ha sbagliato clamorosamente, a cominciare dalla data del ritiro, per ben due volte. Prima aveva fissato per l'11 settembre il rompete le righe, ma sarebbe stata un'incredibile beffa, una doppia sconfitta nella data dell'attacco alle Due Torri, poi ha "corretto" e anticipato il ritiro in estate, entro il 31 agosto, cioè durante quella che tutti conoscono come la "stagione dei combattimenti", quando in Afghanistan si sciolgono le nevi e si aprono le vie di comunicazione. Ai Talebani non è sembrato vero poter muovere liberamente truppe e munizioni. Il resto lo conoscete, i governatori locali si sono venduti ai Talebani, in cambio di un salvacondotto, l'implosione della politica ha isolato il già debole esercito afghano che non ha combattuto perché nessuno va a morire quando volta lo sguardo e alle sue spalle non trova più nessuno.
Tutto questo accadeva mentre il portavoce del Pentagono diceva che Kabul non era sotto una "diretta minaccia" e in fondo quei filantropi dei Talebani volevano soltano "isolare" la capitale. Che in un teatro di guerra significa una sola cosa, che al Pentagono conoscono benissimo: cingere d'assedio una città e ridurla alla fame, tagliando l'accesso a ogni via di comunicazione, si chiama guerra d'attrito. Presto vedremo anche altro, perché tutti gli analisti militari che ho consultato in queste giornate intense e cariche di inquietudine sono d'accordo: il rischio è quello del ritorno di Al Qaeda e soprattutto di una riemersione delle milizie dell'Isis, un clan di psicopatici capace di compiere atrocità indicibili su chiunque, a cominciare da donne e bambini. Non a caso mentre sto scrivendo questa nota, il presidente Emmanuel Macron ha detto "no al ritorno di un santuario del terrorismo". Giusto, ma le premesse ci sono tutte e sono state create dalla Casa Bianca.
Biden alla Casa Bianca, difende il ritiro, rinnega il "nation building" (Foto Epa).Il Presidente Biden ha ordinato la ritirata sbagliata e così sulle sue spalle sono cadute come macigni le parole che aveva pronunciato solo cinque settimane fa, ricordate con grande onestà e professionalità da David E. Sanger sul New York Times: "Non ci sarà nessuna circostanza in cui vedrete persone sollevate dal tetto di un'ambasciata degli Stati Uniti in Afghanistan". E ancora: "La possibilità che siano i talebani a dominare tutto e a possedere l'intero paese è altamente improbabile". Abbiamo visto gli elicotteri sul tetto dell'ambasciata americana a Kabul. Abbiamo visto i Talebani conquistare tutto l'Afghanistan. Non occorre aggiungere altro, i fatti sono squadernati per chiunque voglia vedere.
Sono queste parole e decisioni (che non corrispondono affatto al ritratto che la stampa faceva di Biden durante la campagna presidenziale del 2020, quello di un "esperto" delle relazioni internazionali che avrebbe finalmente guidato il mondo verso una nuova era di pace e prosperità) che hanno accelerato la caduta di Kabul (Boris Johnson dixit, unico leader che ha mostrato idee chiare in queste ore drammatiche), mettendo in pericolo le vite di centinaia di migliaia di persone.
Troppo severo? No, perché il mestiere del cronista ti mette di fronte alla realtà, non fa sconti e ci sono momenti in cui sei chiamato a suonare la campana per svegliare chi è immerso nel sonno della ragione. Ieri ho letto il drammatico messaggio di trenta attiviste di una Ong da Kabul, eccolo: "Siamo barricate in casa col terrore che i Talebani vengano a prenderci". Le donne sono sparite dalle strade, non possono uscire senza il permesso degli uomini e il primo atto dei Talebani è stato quello di entrare nelle scuole, dove si formano le libere coscienze, separare maschi e femmine e cominciare a instaurare il regime del terrore. Le milizie promettono che non ci sarà vendetta, ma le testimonianze di chi è sbarcato ieri a Roma sono di tenore ben diverso, eccone una tra le tante, quella di un medico afghano: "I Talebani stanno cercando i nostri colleghi casa per casa. In migliaia stanno rischiando la vita. La situazione negli ospedali è gravissima". Non c'è bisogno di ulteriori commenti, parla la cronaca.
Sul piano storico, siamo di fronte a un ciclo dell'eterno ritorno e a qualcosa di nuovo e preoccupante per l'Occidente e l'Europa senza esercito. Sul taccuino del vostro cronista c'è un filo rosso che lega una serie di eventi e ci conduce fino a oggi, alla caduta di Kabul. Sono note che nel corso degli anni ho fatto decantare e con il tempo hanno trovato gli incastri per formare il mosaico: la caduta di Saigon (1975), l'invasione dell'Unione Sovietica in Afghanistan (1979-1989), la rivoluzione khomeinista in Iran (1978-1979), l'attacco alle Due Torri (11 settembre 2001), l'invasione dell'Afghanistan (2001), l'invasione dell'Iraq (2003). Il legame è quello di un continuo passaggio della storia verso Oriente e un declino costante dell'Occidente, fino all'ascesa della Cina come nuova/vecchia potenza.
La caduta di Saigon, la ritirata americana dal Vietnam decisa dal presidente repubblicano Gerald Ford per chiudere l'infausta decisione di John Fitzgerald Kennedy di trasferire nella giungla la guerra fredda con l'Unione Sovietica, è riemersa con forza in queste ore.
Negli archivi americani ho recuperato un memorandum della Casa Bianca, un vertice del 29 aprile 1975, un documento prezioso alla luce di quello che sta accadendo oggi. I problemi politici, militari e logistici del ritiro erano quelli di oggi. Passato e presente della storia americana s'incrociano nel lontano Oriente e in Asia Centrale. Saigon e Kabul sono due eventi traumatici della storia americana. Dove sta andando il futuro? Non lo sappiamo ancora, ne vediamo i bagliori in lontananza.
Anthony Blinken, il segretario di Stato americano, l'altro ieri in un drammatico tour de force di interviste ha affermato: "Non è Saigon". Ha ragione Blinken, è Kabul dopo vent'anni di occupazione americana in Afghanistan, dopo i morti e feriti, dopo tutti i discorsi che sventolavano due parole: democrazia e libertà. Oggi l'America gli ha voltato le spalle. Noi ci crediamo ancora.
09
Il collasso afghano raccontato dal governatore della banca centrale
Il collasso. C'è un racconto drammatico, esemplare, quello che ha fatto via Twitter il governatore della Banca centrale dell'Afghanistan, Amala Ahmady, lascia senza fiato.
Le direttive per non combattere. "Sebbene gran parte delle aree rurali sia caduta nelle mani dei talebani negli ultimi mesi, il primo capoluogo a cadere è stato solo 1 settimana e due giorni fa! Venerdì 6 agosto, Ziranj è caduta. Nei successivi 6 giorni, un certo numero di altre province cadde, in particolare nel nord. C'erano molteplici voci su direttive per non combattere che giungevano in qualche modo dall'alto", racconta Ahmady, "questo è stato ripetuto sia da Atta Noor che da Ismail Khan", i signori della guerra che dovevano difendere rispettivamente Mazar-i Sharif e Herat. "Sembra difficile da credere ma rimane un sospetto sul perché le forze di sicurezza afghane abbiano lasciato le loro operazioni così velocemente, c'e' qualcosa che rimane senza spiegazione".
Il crollo della moneta e delle grandi città. "La volatilità valutaria e altri indicatori erano peggiorati ma la banca centrale fu in grado di stabilizzare il contesto macroeconomico relativamente bene nel corso dell'ultima settimana, a fronte del deteriorarsi della situazione della sicurezza", prosegue il governatore, "poi è arrivato giovedì scorso. Mi presentai ai miei normali incontri. Ghazni cadde il mattino. Lasciai l'ufficio e, nel tempo di arrivare a casa, Herat, Kandahar e Baghdis erano cadute. Anche Helmand era sotto un pesante attacco". "Fummo avvertiti che, alla luce del deterioramento della situazione, non avremmo più ricevuto forniture di dollari. La popolazione iniziò a diffondere la voce che ero scappato venerdi'", ricorda Ahmady, "sabato la banca centrale dovette fornire meno valuta ai mercati, il che aumentò il panico. La valuta schizzò quasi a 100 da uno stabile 81 e poco di nuovo a 86. Sabato tenni riunioni per rassicurare le banche e calmare i cambiavalute. Non posso credere che fu il giorno prima della caduta di Kabul".
Caduta del governo e tentativo di lasciare il paese. "Sabato notte la mia famiglia mi chiamò per avvertirmi che gran parte del governo era già fuggita. Rimasi stordito. Una valutazione della sicurezza prevedeva accuratamente l'arrivo dei talebani a Kabul in 36 ore e la sua caduta in 56 ore. Mi preoccupai e acquistai biglietti per lunedì come precauzione", prosegue il racconto del banchiere, "domenica iniziai a lavorare. Le notizie giunte il mattino erano sempre più preoccupanti. Lasciai la banca e lasciai i vice in carica. Mi sentii malissimo ad abbandonare il personale. Arrivai all'aeroporto e vidi che Mohaqeq, Rahmani, Massoud etc erano già lì! Il capo del Parlamento sembrava contento". "Vidi il vicepresidente Danish partire, sembra per il Qatar. Poi girò la voce che se ne fosse andato il vicepresidente Saleh. Ministri e altri erano in attesa di voli di Fly Dubai e Emirates. Entrambi furono cancellati. Io prenotai un volo Kam Air per le 7 del pomeriggio. Poi si aprì la terra sotto i piedi: il presidente se ne era già andato. Fu allora che capii che il mio volo sarebbe stato cancellato e ci sarebbe stato il caos".
Il caos all'aeroporto. "Come previsto, dipendenti e militari abbandonarono i posti, tutti corsero attraverso i cancelli per salire sul volo Kam Air", racconta Ahmady, "oltre 300 passeggeri si imbarcarono su un velivolo da 100 posti. L'aeroplano non aveva carburante nè pilota. Tutti speravamo sarebbe partito. Ad ogni modo, decisi di sbarcare e intravidi un altro aereo, militare. Era circondato da persone che cercavano di salire a bordo, mentre le guardie li allontanavano e imbarcavano il personale della loro ambasciata. Ci fu una corsa. Alcuni colpi furono sparati. In qualche modo, i colleghi vicino a me mi spinsero a bordo".
La fine senza onore. "Non doveva finire in questo modo. Sono disgustato dalla mancanza di qualsiasi pianificazione da parte della leadership afghana. Li ho visti andarsene all'aeroporto senza informare gli altri. Ho chiesto al palazzo se c'era un piano di evacuazione con voli charter. Dopo 7 anni di servizio, non ottenni risposta", racconta ancora il banchiere, "negli ultimi giorni ho temuto non solo i rischi legati ai talebani ma il periodo di transizione una volta venuta a mancare la catena di comando. Una volta annunciata la partenza del presidente, sapevo che il caos sarebbe seguito in pochi minuti. Non riesco a perdonarlo per aver creato ciò senza un piano di transizione. Non li ho mai criticati finora ma figure chiave come Fazly e Mohib (due consiglieri di Ghani) erano troppo inesperti per i loro ruoli ed è colpa del presidente non aver mai riconosciuto tali debolezze. Lui stesso aveva grandi idee ma era mediocre nella loro esecuzione. Se ho contribuito a ciò, mi prendo la mia parte di responsabilità".
"Ti stanno cercando i Talebani". "Proverò a sostenere ogni richiesta di assistenza ma, data la mia esperienza personale all'aeroporto, temo che ogni sostegno per amici e colleghi sarà limitato. Avevo ragione di preoccuparmi? Questo e' il messaggio che mi ha mandato qualcuno: 'I Talebani sono in zona e ti stanno cercando. Hanno chiesto del governatore della Banca Centrale Afghana, Amala Ahbady. Qualunque siano i loro punti di vista, avevo anche molti nemici personali. O forse volevano solo salutarmi".
***
Questa è la realtà, la cronaca che si impone con i fatti, nero su bianco. Pensavamo che il 2020 fosse il punto terminale della crisi. È appena iniziato un altro ciclo storico. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.