Che succede? La campagna di vaccinazione va, il Green Pass sarà esteso con un decreto ai luoghi di lavoro pubblici e privati, sarà obbligatorio da ottobre, la decisione arriverà nel Consiglio dei ministri di domani convocato per le ore 16.00. Prima ci sarà la cabina di regia, alle ore 10.30. Le cose procedono seconda la logica della larghissima maggioranza e non delle rumorose minoranze. Come ha spiegato Mario Draghi, "le cose si fanno perché si devono fare". Al termine dell'incontro a Palazzo Chigi, i sindacati oggi hanno preso atto della linea del governo. Parla il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri: "Abbiamo provato a proporre la gratuità" dei tamponi "fino alla fine dell'anno, cioè fino alla fine dello stato d'emergenza. Ma non mi pare che ci sia questa disponibilità perché per il governo il Green Pass è un modo per aumentare il numero di vaccinati". Certo che lo è, più vaccinati ci sono, meno persone finiscono in ospedale, più persone con altre gravissime patologie possono essere curate senza tornare agli ospedali affollati di malati di Covid. Sono cose che abbiamo già visto, solo che la memoria è corta e tanto "tocca sempre agli altri".

La riunione del governo con i sindacati questo pomeriggio a Palazzo Chigi (Foto Ansa).
Sono 81.409.122 le dosi di vaccino somministrate in Italia, l'88,6% del totale di quelle consegnate, pari finora a 91.849.241, le persone che hanno completato il ciclo vaccinale sono 40.295.980, il 74,61% della popolazione over 12.
Parlano i numeri, non occorre altro. L'Italia resta aperta, i partiti quando sarà il momento torneranno e allora si vedrà l'enorme differenza tra il prima, il durante e soprattutto il dopo Draghi. Un dato per fotografare la fase che stiamo vivendo: il governo ha aggiornato il Documento di economia e finanza alzando la stima del Prodotto interno lordo per il 2021 a +6%. In aprile quel numero era +4,5%. Un giorno andrà peggio (non siamo soli nell'universo e potrebbe sempre tornare quel fenomeno di Giuseppe Conte a rallegrare gli italiani che ne sentono la mancanza) ma il premier si chiama Draghi, i numeri sono questi e sono ottimi.
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Con una proiezione sulla politica estera (quello che conta davvero), il Presidente Sergio Mattarella ha pronunciato parole importante sulla Difesa e la politica estera dell'Unione europea. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Mattarella: Ue incompleta senza politica estera e difesa comune
Si è svolto, al palazzo del Quirinale, il XVI incontro dei Capi di Stato del “Gruppo Arraiolos”. Le due sessioni di lavoro, una la mattina e l’altra nel pomeriggio, hanno avuto come temi: “Unione Europea sulla via dell’autonomia strategica: responsabilità e opportunità” e “Il contributo dell’Unione Europea al multilateralismo nel mondo post-pandemia”. Al termine dei lavori i Presidenti hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa. Hanno preso parte alla riunione i Capi di Stato di Italia, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia, Lettonia, Ungheria, Malta, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia e Finlandia. Pubblichiamo le dichiarazioni del Presidente della Repubblica alla Stampa dopo l'incontro.
di Sergio Mattarella
Un saluto cordiale alla stampa. Abbiamo concluso le due sessioni, mattutina e pomeridiana, ed è stata una bella occasione per riprendere, dopo un anno di sosta, la tradizione dell’incontro annuale del gruppo di Arraiolos.
Desidero anche qui rivolgere anzitutto un ricordo riconoscente al Presidente Sampaio, recentemente scomparso, che ha promosso la prima riunione del gruppo nel 2003. Abbiamo rinnovato al nostro amico Presidente Rebelo de Sousa il nostro cordoglio comune.
Abbiamo avuto due intense sedute di lavoro nel corso delle quali sono stati affrontati temi di grande rilievo per il futuro della comunità internazionale: l’Unione e la sua autonomia strategica e il ruolo dell’Unione europea per rafforzare il multilateralismo.
Si tratta di argomenti sui quali il dibattito è particolarmente intenso e vivo, e tutte le opinioni sono benvenute per arricchire il percorso di ricerca di posizioni convergenti.
Ho quindi realmente apprezzato lo scambio di idee che abbiamo avuto, uno scambio di idee che ha consentito a ciascuno di noi di verificare sensibilità e punti di vista rispettivi. Tutto è avvenuto nel consueto stile del gruppo di Arraiolos: l’ascolto reciproco e il dialogo sempre amichevole e costruttivo per far maturare opinioni e soluzioni convergenti e condivise.
Ci troviamo a un punto di svolta molto importante per l’Unione europea, un punto nel quale, a mio avviso, senza remore e senza temi intoccabili, dobbiamo prima di tutto impegnarci per completare tanti cantieri aperti nella nostra integrazione.
La nuova fase ha bisogno di basi molto solide: lo dobbiamo alle nuove generazioni di europei.
Come la pandemia ci ha dimostrato, nella drammatica tristezza del suo sopravvenire, le sfide di questi anni ci chiamano ad alzare il nostro livello di ambizione. Il Next Generation è il nostro orizzonte, la nostra strategia per il futuro. E il percorso per realizzarlo è l’autonomia strategica dell’Unione.
Sul fronte della politica estera di difesa, la recente vicenda in Afghanistan sprona e dimostra ulteriormente quanto sia ineludibile compiere un passo avanti per costruire una credibilità maggiore dell’Unione in termini di sicurezza; una credibilità ovviamente complementare con la Nato e tesa al rafforzamento della cornice del reciproco sostegno e rispetto tra gli Stati.
Di fronte a carenze e omissioni, vi sono tanti commentatori, tanti opinionisti e esponenti della società civile che si chiedono spesso dove sia l’Europa e come intenda muoversi. Sono interrogativi che chiedono una maggiore presenza dell’Europa.
Il nostro impegno deve essere, allora, colmare questo divario tra le attese e la risposta che l’Unione europea è capace di dare per costruire un futuro nel quale l’Unione sia protagonista e possa parlare autorevolmente, con un’identità precisa.
Credo che questo serva, fortemente, alla causa della pace internazionale e alla tutela degli interessi dei popoli dell’Unione europea.
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Siamo immersi in uno scenario di crescenti tensioni e l'Europa non può più rinviare le scelte sul suo esercito e una difesa che abbia come obiettivo quello di tutelare l'interesse dei paesi dell'Unione. Basta dare un'occhata al notiziario per vedere un mondo sempre più instabile.
02
Festival missilistico tra le due Coree
Il nuovo missile balistico della Corea del Sud, in questo caso da un base di lancio su terra (Foto Epa).
Lancio e contro-lancio. Le due Coree si stanno esercitando in quello che si chiama "show of force", mostrano i muscoli. Dunque la Corea del Nord stamattina ha lanciato due missili balistici dalla costa orientale nel mar del Giappone. Splash. E reazione immediata del primo ministro giapponese Yoshihide Suga che ha definito il lancio "oltraggioso". Qual è l'arsenale balistico della Corea del Nord? Eccolo:
Subito dopo, la risposta di Seoul. La Corea del Sud ha lanciato un missile balistico da un sottomarino, facendo del Paese il settimo al mondo in possesso di questa tecnologia militare. La notizia è arrivata direttamente dall'ufficio del presidente sudcoreano che ha informato della presenza del presidente Moon Jae-in durante il lancio. Arsenale balistico della Corea del Sud? Eccolo:
Sono armati tutti fino ai denti. La superiorità tecnologica della Corea del Sud è fuori discussione, ma non bisogna mai sottovalutare (o sopravvalutare, vedere il caso dell'Afghanistan) gli eserciti. Vince quasi sempre chi è più motivato e fantasioso in battaglia. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo. Andiamo in Afghanistan, le cose si mettono peggio di quanto si possa immaginare.
03
Baradar è sparito e il governo talebano è in mano alla Rete Haqqani

Dove è finito il mullah Abdul Ghani Baradar, vicepremier del governo talebano, figura chiave degli accordi di Doha? Durante i lieti colloqui per la formazione del governo tra i Talebani vi sarebbe stato uno scambio di opinioni vivace ... Baradar è finito all'ospedale. Sarebbe ricoverato a Kandahar dopo essere rimasto ferito in uno scontro con membri della rete Haqqani la scorsa settimana. La fonte è il Pashtun Times che citando "un membro della famiglia del leader talebano" afferma che Baradar "è sotto la protezione del Pakistan e i familiari non sono ancora autorizzati a vederlo". Quali sono le reali condizioni di salute di Baradar? È vivo? Pare di sì, ma di certo i rapporti con la fazione di Haqqani sono andati a ramengo, secondo il network indiano Republic Baradar avrebbe detto alle autorità del Qatar e agli Stati Uniti che non è possibile rispettare gli accordi di Doha a causa della linea dura tenuta dalla Rete Haqqani.
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Chi può scappa dall'Afghanistan: la nazionale giovanile di calcio femminile è arrivata in Pakistan, al confine di Torkham, con i familiari, in tutto 115 persone. Va tutto bene, perch è si sa che il Talebano è moderato.
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Attenzione alle mosse del Pakistan. Il premier Imran Khan in un'intervista alla Cnn ha detto che "i Talebani controllano l'intero Afghanistan e, se riescono a formare un governo inclusivo e mettere insieme tutte le fazioni, l'Afghanistan potrebbe avere 40 anni di pace. Ma se le cose vanno male, ed è ciò di cui siamo veramente preoccupati, potrebbe esserci il caos, la più grande crisi umanitaria e un enorme problema di rifugiati". Il premier chiede alla comunità internazionale di "dare tempo" ai Talebani. D'altronde, il Pakistan li ha sempre coperti, dunque la saga continua.
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Le cose vanno male anche per Islamabad, i Talebani sono tutto tranne che un corpo unico. Ci sono anche i Talebani pachistani che sono avversari dei Talebani afghani. E in uno scontro a fuoco sette soldati pachistani sono stati uccisi nel South Waziristani dai Talebani pachistani. Mal di testa? È il caos tribale dell'Asia Centrale. Biden che dice? Niente, per lui la pratica afghana è chiusa (illusione) e il problema per la Casa Bianca si chiama Cina.
04
Biden: non è vero che Xi Jinping non vuole incontrarmi...

Joe Biden è il Presidente della nazione più potente del mondo, ma ha parecchie difficoltà a farsi ascoltare da Xi Jinping, il presidente della Cina che aspira a diventare a sua volta la guida del mondo. La scorsa settimana Biden ha preso l'iniziativa e dopo uno stallo di mesi ha chiamato Xi (prima segnale di debolezza, è la Casa Bianca che chiama). Secondo il Financial Times Xi dopo una telefonata durata 90 minuti ha detto a Biden che un faccia a faccia ora non è possibile viste le politiche di Washington nei confronti di Pechino. Interrogato dai giornalisti sul tema Biden ha risposto: "Non è vero". In diplomazia di solito funziona così: gli sherpa vanno avanti, trovano un accordo di massima su alcuni punti e poi i capi di Stato e di governo lo finalizzano. Lo stallo significa che le due potenze sono ancora al "caro amico" (che in realtà è il nemico). Henry Kissinger da tempo consiglia alla Casa Bianca di cambiare strategia con la Cina, non siamo più negli anni Settanta e Ottanta e nemmeno negli anni Novanta, la Cina si sente potenza globale (e lo è), sta sviluppando una strategia di penetrazione e alleanze, si muove con una leadership che vuole essere alternativa al sistema occidentale, delinea piani che puntano a sostituire la supremazia del dollaro e degli Stati Uniti nel sistema dei pagamenti e nel commercio mondiale. La sfida non solo è aperta, ma la pandemia ha messo la Cina in una posizione di vantaggio che è accelerata da un fattore che non si può sottovalutare: Xi Jinping decide rapidamente, non ha il "problema" di doversi confrontare con il metodo di check and balance della democrazia.
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Post scriptum. Una mano a Biden arriva da Papa Francesco. Nel volo di rientro dal viaggio apostolico in Ungheria e in Slovacchia il Pontefice, interrogato sulla posizione di chiusura alla comunione per il cattolico Biden di cui stanno discutendo i vescovi americani, il Papa ha risposto così: "I vescovi siano pastori e non politici".
05
Salvini atomico
Tutto si può dire, tranne che a Matteo Salvini manchi il coraggio. Invece di svicolare, eludere, non rispondere, Salvini a Radio Anch'io alla domanda su metterebbe una centrale nucleare in Lombardia ha risposto: "Che problema c'è? La Svezia di Greta ha 8 centrali. Ci sono centrali nei centri storici di grandi città: a Copenaghen c'è un termovalorizzatore in centro città, con una pista di sci". Salvini dice una cosa vera, ma in Italia - che fu il paese guida della ricerca e realizzazione tecnologica di centrali atomiche - il tema è tabù. Vince la demagogia. Ricordiamo che il nucleare è a zero emissioni.
La realtà è che oggi le centrali nucleari producono circa un quarto dell'elettricità consumata nell'Unione Europea. In base ai dati Eurostat, nel 2019, 13 Stati membri dell'Ue avevano in totale 106 reattori nucleari in funzione, producendo 765337 GWh di elettricità, ovvero circa il 26% della produzione totale di elettricità nell'Ue. Il maggior produttore di energia nucleare nell'Ue è la Francia (52,1% del totale Ue), seguita da Germania (9,8%), Svezia (8,6%) e Spagna (7,6%). Tredici centrali europee sono collocate a meno di 200 chilometri dai nostri confini. Le province italiane "esposte" sono Cuneo, Torino, Aosta, Varese, Sondrio, Bolzano, Udine e Trieste.
06
Musk lancia quattro turisti nello spazio
Stanotte decolla la missione Inspiration4 di Space X e si tratta di un appuntamento importante perché nello spazio andranno quattro civili (nella foto sopra). Staranno nello spazio per tre giorni, a 500 chilometri di distanza dalla Terra. La corsa spaziale di Elon Musk continua. Per chi vuole vedere il lancio in diretta, questo è il link, l'orario è fissato alle 02.00 ora italiana. Né Jeff Bezos (Blue Origin) né Richard Branson (Virgin Galactic) hanno toccato il livello di difficoltà della missione di Space X. La corsa nello spazio la guida Musk.
07
Musica maestro, Broadway riapre
New York City, Broadway nel 1918
Buone notizie? Ha riaperto Broadway dopo uno stop di 18 mesi a causa del coronavirus, il più lungo della storia. Ripartono gli spettacoli da tutto esaurito come "Il Re Leone" e "Hamilton". È un altro segnale importante della fase di riapertura dopo la fase acuta della pandemia, "the show must go on".