21 Settembre
Voto nei Comuni, governo e Quirinale. Immaginario e realtà
Le elezioni nelle grandi città apriranno la corsa al Colle. Milano e Roma epicentro dei problemi del centrodestra. La Lega di governo e il problema del non poter essere anche di lotta. Ita decolla da sola, la rottura con i sindacati e l'idea di una vecchia Alitalia che non muore mai
Che succede? Ogni tanto dobbiamo fare il punto nave sulla politica italiana. Si avvicinano le elezioni amministrative, primo turno il 3/4 ottobre, ballottaggi 17/18 ottobre. Sono elezioni importanti? Sì. Il dibattito è all'altezza della posta in palio? No. Ci sono molte ragioni per questa separazione netta, proviamo a tracciarne il profilo.
Chi guarda i talk show e sfoglia i giornali è immerso suo malgrado in un mondo di carri di cartapesta e sberleffi, il carnevale di Viareggio tutto l'anno. L’importanza di quello che fanno e dicono i partitanti nel nostro paese è inversamente proporzionale allo spazio che gli dedicano le televisioni i quotidiani, la partita della contemporaneità non si gioca più nel quadrato dei partiti. Non sto affermando che non siano importanti, lo sono, possono determinare molte carriere (anche nel giornalismo, e si vede), fanno scelte che hanno un impatto sulla nostra vita quotidiana, ma sul grande gioco del presente, quello che plasma il domani, i reali rapporti di forza tra le nazioni, non possono nulla, perché nell'arena si muovono ben altre forze: le grandi potenze con il loro apparato di Difesa e Intelligence, le istituzioni internazionali che regolano il commercio e il sistema dei pagamenti, le Big Tech del software e dell'hardware senza confini, la catapulta delle super banche globali, i centri di ricerca scientifica più avanzati.
La politica politicante è lontanissima da tutto questo. Gli esiti nel nostro mondo sono micidiali: poco spazio nei media alla crisi nel Pacifico con lo strappo tra Stati Uniti e Francia e la coalizione anti-Cina (un tema vitale per la sicurezza del mondo), avanti tutta con le supercazzole sul Green Pass e i No Vax. Siamo di fronte a una straordinaria dissociazione del dibattito dalla realtà, visto che le dosi somministrate in Italia sono arrivate a quota 82.670.260, le vaccinazioni corrono, gli immunizzati superano i 41.175.922, pari al...
Che succede? Ogni tanto dobbiamo fare il punto nave sulla politica italiana. Si avvicinano le elezioni amministrative, primo turno il 3/4 ottobre, ballottaggi 17/18 ottobre. Sono elezioni importanti? Sì. Il dibattito è all'altezza della posta in palio? No. Ci sono molte ragioni per questa separazione netta, proviamo a tracciarne il profilo.
Chi guarda i talk show e sfoglia i giornali è immerso suo malgrado in un mondo di carri di cartapesta e sberleffi, il carnevale di Viareggio tutto l'anno. L’importanza di quello che fanno e dicono i partitanti nel nostro paese è inversamente proporzionale allo spazio che gli dedicano le televisioni i quotidiani, la partita della contemporaneità non si gioca più nel quadrato dei partiti. Non sto affermando che non siano importanti, lo sono, possono determinare molte carriere (anche nel giornalismo, e si vede), fanno scelte che hanno un impatto sulla nostra vita quotidiana, ma sul grande gioco del presente, quello che plasma il domani, i reali rapporti di forza tra le nazioni, non possono nulla, perché nell'arena si muovono ben altre forze: le grandi potenze con il loro apparato di Difesa e Intelligence, le istituzioni internazionali che regolano il commercio e il sistema dei pagamenti, le Big Tech del software e dell'hardware senza confini, la catapulta delle super banche globali, i centri di ricerca scientifica più avanzati.
La politica politicante è lontanissima da tutto questo. Gli esiti nel nostro mondo sono micidiali: poco spazio nei media alla crisi nel Pacifico con lo strappo tra Stati Uniti e Francia e la coalizione anti-Cina (un tema vitale per la sicurezza del mondo), avanti tutta con le supercazzole sul Green Pass e i No Vax. Siamo di fronte a una straordinaria dissociazione del dibattito dalla realtà, visto che le dosi somministrate in Italia sono arrivate a quota 82.670.260, le vaccinazioni corrono, gli immunizzati superano i 41.175.922, pari al 76,24% della popolazione over 12.
Si parla di una cosa che non esiste per una semplice ragione: non bisogna ragionare, ma urlare. Qualcuno può obiettare che in una logica di mantenimento della "quiete" della massa, bisognerebbe parlare d'altro. Sì, ma non bisogna dimenticare che lo spazio dedicato dal sistema dell’informazione a questo nulla di nulla, a questo chiacchiericcio senza alcun esito concreto, ha una ragione precisa: è il carburante necessario per produrre facilmente il rumore di fondo che serve a vendere un po’ di pubblicità, produrre programmi-spazzatura (omologati, tutti uguali, a basso costo e grado zero di scrittura, sceneggiatura, ripresa e montaggio), non sforzarsi neanche un po’ (con rare eccezioni) di fare giornalismo di alto livello. Ne risulta che la società politica è un tossicodipendente che cerca disperatamente la sua "visibilità" in tv e la dose di like dal pusher dei social media. Siamo di fronte a un paesaggio di rovine fumanti.
Il livello della politica, della classe dirigente dei partiti, è rasoterra, il fenomeno riguarda tutto l’Occidente, ma nessuno si ritrova con istituzioni così mal ridotte come in Italia. Per queste ragioni abbiamo al potere un governo d'emergenza con una maggioranza da Grosse Koalition (senza le istituzioni tedesche), un premier al di sopra dei partiti che è diventato in pochi mesi l'insostituibile centro del sistema (per assenza di leadership altrui) e un presidente della Repubblica in scadenza di cui si discute un bis che - nonostante il precedente di Giorgio Napolitano - resta un'anomalia costituzionale. A dire il vero, tutto è "anomalo", perché quasi tutto è figlio dello "stato d'eccezione". Scrivo "quasi" perché una quota importante di caos è generata non dalla pandemia (che sotto molti aspetti ha curvato la Costituzione fino quasi a spezzarla), ma dalla ruggine del nostro sistema politico che non prende atto delle mutazioni della storia.
Il centro del sistema. Il premier Mario Draghi (Foto Ansa).Non siamo soli in questo declino (la Germania senza leader degni eredi di Angela Merkel è l'esempio), ma come sempre l’Italia anticipa gli eventi: quindi ecco i Cinque Stelle nel 2013 diventare il preludio del populismo che ha poi contrassegnato una fase della storia recente (che continua, c'è solo Draghi ai fornelli che impedisce l'esplosione della cucina); ecco la sinistra abbracciare lo stesso populismo, metterlo in grisaglia e cravatta rossa, dargli una patina di presentabilità al tavolo con le posate d'argento, tramutarlo in alleato, restando però bene incollato alle poltrone dell'establishment, dunque nella stanza dei bottoni anche quando perde; ecco la destra cavalcare ogni protesta irrazionale, passare dalla Ruota della Fortuna al gioco delle tre carte del sovranismo immaginario, il selfie di Meloni e Salvini in nome di libertà inesistenti che finiscono per calpestare la maggioranza, quindi ecco il passato con la battaglia per la lira contro l’euro e la stessa compagnia che nel presente si ritrova nella piazza dei No Vax, No Mask, No Pass. Partiti di vaccinati che cavalcano movimenti senza capo né coda.
Il cortocircuito politico nei media si risolve nel fatto che qualsiasi pulsione diventa buona per fare "ascolti", i politici sono diventati follower di gruppi che vivono nelle "bolle" del loro mondo, clan che scarnificano tutto quello che incontrano, così l'insulto social diventa il minimo comune denominatore di un paese che ha seri problemi perfino nella lettura e comprensione di un testo elementare.
Questo è lo scenario in cui si dispiegano gli eventi. Quali? Bisogna andare al tavolo del carteggio e chiedersi dove sono i barconi della politica italiana. In questo momento sono imprigionati nella bonaccia della campagna elettorale per i Comuni. Non c'è un filo di vento. Non succede assolutamente niente. Ma non siamo nel fascino delle pagine di "Linea d'ombra", non c'è Joseph Conrad, non c'è alcun romanzo di formazione, siamo in piena deformazione del visibile e tuffo nel risibile, siamo tra la spazzatura perenne di Roma (nuovo habitat dei cinghiali) e il falò delle vanità di Milano (uscite dal quadrilatero della moda, vedrete quanto luccica la povertà), la grassa risata di Bologna che perde i denti, il vento impetuoso di Trieste che soffia al contrario, il reddito di cittadinanza di Napoli milionaria, la Torino senza Fiat e sempre meno Juventus. È la varia, avariata e disunita Italia.
Le previsioni sono fatte per essere smentite, quello che dicono i sondaggi (possono sbagliare, ma indicano un trend) e soprattutto i dettagli sul taccuino del cronista raccontano una campagna elettorale da rigor mortis: il centrodestra, ultra favorito, sembra un pugile suonato, pronto alla sconfitta (basta sentire il tono dei loro dibattiti, sono vicini alla resa); il Pd nel vuoto cosmico della sua proposta si riempie dell'assenza degli altri e sogna una vittoria che non sembrava possibile; il Movimento Cinque Stelle si prepara a dire qualcosa sul grande crash che travolgerà l'esordio di Giuseppe Conte a capo del partito. Finisce un ciclo dei pentastellati e naturalmente il Pd con tempismo lo considera l'alleato ideale per le prossime elezioni politiche. Tutti vivono di illusioni.
Salvini e Meloni scopriranno quanto siano ingannevoli le piazze piene, i like e i cuoricini virtuali. La democraziea è fatta di sfumature, di voti e capacità di governo, di volti e sostanza, di vuoti che prima o poi si vedono. E quelli del centrodestra sono più che visibili, emergono dalle parole dei leader, dai loro silenzi, dai finti dibattiti e dai vuoti negli stessi (Michetti non partecipa ai confronti con gli altri candidati), dalle pubblicità dove spariscono i volti dei candidati sindaci e brillano le facce dei leader e uno si chiede in quale elezione siamo. Siamo in un mondo sottosopra dove si parla di tutto, tranne che di amministrazione e politica. Non basta dire "faccio questo" (lo dicono tutti) e neppure il come, serve una "visione", cioè la politica, esattamente quello che manca. A Roma l'unico che ha fatto una decente campagna elettorale è Carlo Calenda, ma senza esprimere una coralità, tutta schiacciata sulla sua persona, con i limiti delle stesse leadership che lui accusa, il solipsismo.
Enrico Michetti, candidato del centrodestra a Roma (Foto Ansa).Il resto è la caccia al voto in nome di generiche affermazioni e promesse, tutto venato di populismo e celebrazioni di leadership veloci tanto nell'ascesa quanto nella discesa. Il partito di Giorgia Meloni è una breve storia, è privo di tradizione di governo, dunque il suo problema dal punto di vista politico è solo quello di un posizionamento per conquistare voti e poi si vedrà. Il fatto nuovo è che Meloni a Roma si gioca un pezzo importante di quanto ha ottenuto in questi mesi, perché Michetti è una sua invenzione e quando le urne saranno chiuse, l'inventato sarà subito dimenticato, ma l'inventore no. Michetti può vincere? Al primo turno può arrivare primo, ma subito dopo chi andrà a votarlo? Mistero. Sia chiaro, tutto è possibile, niente è meno prevedibile dell'elettorato (e al posto di Gualtieri non sarei certo dell'appoggio dei grilllini e tanto meno di chi ha votato Calenda), ma quello che vediamo per ora (mancano due settimane al voto) è che Michetti può perdere e in ogni caso la campagna elettorale del centrodestra è pessima sul piano dei contenuti, del messaggio (semi)finale. Perdono? Sarebbe una sconfitta di Meloni. Grave, perché Roma è allo sfascio e in questa dimensione di fallimento (dunque di perdenti) c'era non solo il Movimento Cinque Stelle, ma anche il Pd che sulla Capitale aveva (e ha) il monopolio delle istituzioni, dalla macchina dell'amministrazione alla cultura. Vedremo come andrà a finire, attendiamo sulla riva del Tevere con il taccuino squadernato.
Selfizzati. Giorgia Meloni fa lo scatto per Enrico Michetti (Foto Ansa).Fratelli d'Italia non ha la vocazione del governo, può perdere e continuare a fare l'opposizione, ma per un partito da sempre nella stanza del potere, la Lega, questo è un problema. I ministri leghisti sono elementi chiave del governo Draghi, Giancarlo Giorgetti è la "macchina" delle politiche industriali e di tutte le scelte dell'esecutivo nel lungo periodo, un compagno di viaggio fondamentale per il premier. Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, è un tipo solido, di poche parole e molti fatti, ha lavorato per il rilancio estivo (pienamente riuscito), ha interpretato il pragmatismo dell'esecutivo, la sua tabella di marcia è impeccabile. I leghisti presidenti delle Regioni hanno tirato dritto su vaccinazione e Green Pass, riaperto le loro economie, mai deviato dal corso tracciato insieme al governo Draghi e lasciato fare a Salvini la sua campagna, ma senza mai dare messaggi ambigui, loro sono la governabilità della Lega sui territori. Se c'è un tema, riguarda la linea del partito, le scelte del segretario. Salvini tutto questo lo sa benissimo, ha provato a differenziare la linea per non scoprirsi a destra, lasciare a Meloni tutta l'area del malcontento permanente. Tutto questo sarà cancellato dalla probabile sconfitta di Luca Bernardo a Milano.
Luca Bernardo, candidato del centrodestra a Milano (Foto Ansa).Anche qui era possibilissimo vincere, ma quando metti in scena lo spettacolo di un candidato che chiede via WhatsApp i soldi ai partiti della coalizione per fare la campagna elettorale - minacciando in caso contrario l’abbandono immediato della piazza - siamo al cabaret non alla politica. Esilarante e tragico nello stesso tempo. Perché di tutte le armi a disposizione per distruggere la politica, la più grande è il ridicolo. Perdere a Milano significa certificare l'incapacità di una coalizione di interpretare il sentimento dei ceti produttivi, della manifattura esportatrice, l'anima di una città che ha bisogno di basi meno volatili, di abbandonare la liturgia degli "aperitivanti" e mettere più pensiero nelle cose che fa, aprire relazioni internazionali, proporre soluzioni fiscali, finanziare centri di ricerca, attivare la solidarietà per gli ultimi, guardare alle masse di poveri che non sfilano in paillette in via Montenapoleone. Chi non è mai stato in un'abitazione della classe operaia (esiste) non sa di cosa sto scrivendo, la fatica di vivere, il bisogno di dare un'istruzione adeguata ai figli (che non promette più il futuro che hanno avuto i padri), "comprare un paio di scarpe all'anno ai bambini" (me lo disse un padre, con le lacrime agli occhi). Milano non luccica, piange.
Nel potente rimbalzo della nostra economia (+6%) nell'anno in corso, ci sono anche le file per il pane. Il Recovery Plan serve a creare l'occasione di un lavoro, di un'istruzione, di un domani. Non arriverà subito, bisogna fare le riforme (e già si vedono i "no" ai blocchi di partenza) e inoltre abbiamo visto che il lavoro tanto sognato, il pilastro di una dignitosa esistenza, non arriva con il reddito di cittadinanza messo a disposizione di una legione di "indivanados" o, peggio, di non aventi diritto e perfino criminali. Ci sono persone che ne hanno estremo bisogno, chiaro, bisogna introdurre forme di aiuto, ma qui siamo giunti alla dipendenza dalla politica (come vediamo nel caso della Campania, dove si concentra il RdC, e come vedremo nel prossimo voto a Napoli) e addirittura al "rifiuto" del lavoro perché tanto c'è chi paga e se sommi l'assegno di RdC con "il nero" hai fatto centro. Siamo al Far West dell'assistenzialismo. Troppo.
Giungono bagliori dal futuro. La vicenda di Ita, la nuova Alitalia, è esemplare: una compagnia aerea che bruciava cassa per 2 milioni di euro al giorno, senza un domani, tenuta in pista dai soldi dei contribuenti, dopo miliardi su miliardi di euro buttati va incontro al suo destino e chiude. Il governo cerca di mantenere una "compagnia di bandiera", costituisce una nuova società, Ita, i sindacati chiedono sostanzialmente il mantenimento dello status quo, cioè la garanzia di una nuova chiusura. Rottura della trattativa, occupazione della sede di Ita, tutta la liturgia nota è in corso. E la realtà? Dopo l'incontro di ieri la compagnia ha messo la verità in pista: "Ita ha preso atto che le proposte pervenute non sono, purtroppo, accettabili e non costituiscono nemmeno una base di trattativa compatibile con la complessità e le tempistiche della sfida che la società deve affrontare in vista dell'avvio delle operazioni il 15 ottobre". Le proposte pervenute, secondo Ita, "tra l'altro solo l'ultimo giorno, sono inoltre strutturate su un arco temporale non conciliabile con il Piano 2021-2025 di Ita e, soprattutto, orientate ad un recupero di costo non coerente con la oggettiva realtà dei fatti". La realtà, onesta, puntuale, inesorabile. Ita andrà avanti secondo i piani, perché "la società è consapevole della serietà di tutte le problematiche rappresentate dai sindacati e associazioni professionali, ma è anche impegnata a tutelare il futuro delle 2.800 persone che entreranno a lavorare in Ita e a sostenere il piano di espansione che prevede al 2025 il raddoppio della flotta e l'assunzione di oltre 5.500 persone nella sola parte Aviation. Il successo di Ita dipende, necessariamente, da una reale discontinuità industriale e dalla applicazione di trattamenti che, nel rispetto della legge, possano fattivamente sostenere il percorso di start up". Non è una vecchia azienda al quale viene rifatto il trucco, è una nuova impresa. Deve decollare e volare per lungo tempo, ma questo sembra essere l'ultimo problema dei sindacati.
Alitalia è Roma, l'hub di Fiumicino, il gattopardismo della Capitale, una vicenda arcinota di spreco di denaro e clientelismo politico-sindacale. Tutto s'intreccia con il racconto che stiamo tessendo qui sul prossimo voto nei Comuni. Dunque il buongiorno si vede dal mattino, con il candidato del centrodestra, Enrico Michetti, che afferma: "Quello che stanno facendo ai dipendenti dell'Alitalia è vergognoso. Chi ha gestito la vicenda sino ad ora ha responsabilità gravissime. Nel silenzio generale, si sono massacrati migliaia di posti di lavoro. Da sindaco sosterrei in prima persona ogni iniziativa a difesa della compagnia di bandiera e dei suoi lavoratori". Oplà, la magica Roma. Tutto fatto, ci pensa lui, il Michetti. Eccola, la demagogia, il bar sport, il problema che qui è a destra, ma è presente nella sinistra, soprattutto su Roma e Alitalia.
Nel centrodestra non può esserci unità perché gli interessi sono sempre più divergenti (e poco divertenti). Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia giocano partite diverse. Il potere è un buon collante, non ci sono dubbi, ma guardate i pezzi sulla scacchiera. Meloni e Salvini litigano per la futura premiership, ma il terzo della compagnia pensa a ben altro, cerca la mossa del cavallo, quella che scavalca tutti.
Punta al Quirinale. Silvio Berlusconi (Foto Ansa).Silvio Berlusconi pensa (non si sa come, ma il fatto certo è che lo pensa e si muove in quel senso) di avere delle chances per la sua elezione al Quirinale, dunque tutte le sue mosse sono basate sul conteggio dei voti che gli servono in Parlamento per essere eletto. Berlusconi non va sottovalutato, perché come sempre quando si siede al tavolo da gioco possiede una serie di carte e va con determinazione a caccia delle altre. Ha dei processi in corso, ma questo non lo scoraggi affatto. Nelle sue grandi manovre ci sono i voti del suo partito, quelli di Coraggio Italia, un po' di democristiani di lunga data, spera nei renziani, naturalmente conta sull'appoggio di Salvini e Meloni, confida nello spostamento di qualche pentastellato e nei voti dei presidenti delle Regioni. Berlusconi in questa fase promette tutto a tutti, fa il suo gioco, ma proprio per questo è il partner più volubile (e temibile) che ci sia sul piano del programma di coalizione. Alla quarta votazione tutto è possibile.
Il voto nei Comuni è quello che poi spalanca il portone della corsa al Quirinale. E per queste ragioni sarebbe auspicabile un accordo largo dei partiti sulla domanda chiave: che fare? Andare in disordine sparso, sarebbe perfetto per Berlusconi che dopo la terza votazione potrebbe infilare il colpaccio. Ma si può davvero andare in questo scenario a un appuntamento al buio? La risposta è no. Per questo bisogna che si attivino le diplomazie: occorre sapere quali sono prima di tutto le intenzioni di Draghi, poi ragionare sul format. Va al Quirinale? Si procede all'elezione e la legislatura si interrompe, tutti al voto. Intende portare a termine la missione al governo? Serve un presidente autorevole che guidi la transizione, porti il paese alle urne nel 2023, sia una sicurezza per i mercati, abbia una visione di politica estera con al centro l'Europa e l'interesse nazionale in uno scenario dove le grandi potenze sono in rotta di collisione. È il programma di un Presidente che deve durare sette anni, ma le Camere sono balcanizzate (ricordare quello che dice sempre Draghi: "Il governo resta finché il Parlamento lo vuole", questa è la chiave), lo "stato d'eccezione" è permanente, la politica è spiaggiata sui social, senza un accordo sul futuro del governo Draghi (e del premier), finiranno per chiedere a Mattarella di restare. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.