4 Dicembre
Trump, Berlusconi e la flat tax
Il Cavaliere coglie l'occasione della riforma fiscale americana per rilanciare l'idea di un'unica imposta. Nel frattempo il governo pensa a ridurre la durata dei contratti a termine, ma il mercato li fa già brevissimi e a ripetizione. Scenario su pubblicità, tv e Internet.
La campagna elettorale è partita e la scena è notevole. Il colpo di Trump sul taglio delle tasse alimenta l'immaginario (e le preoccupazioni) in Europa. Gli Stati Uniti hanno introdotto una corporate tax al 20 per cento, Trump sta mettendo il turbo alle imprese americane, creando le condizioni (forse) per il rientro degli utili delle grandi aziende depositati all'estero. Il consenso sull'effetto crescita di queste misure è generale e il testo approvato dal Senato è una riforma fiscale profonda, un passaggio storico che ha come precedente solo quello di Reagan. Tutto questo sollecita (e solletica) la fantasia dell'Europa e in particolare dell'Italia, un paese con un Fisco la cui complessità e iniquità sono ormai leggendari. Così, con un colpo di cannone, Trump ha fatto ripartire il dibattito sulla flat tax. Si può fare? Una cosa è certa, se ne parla e sarà un cavallo di battaglia nella campagna elettorale. Semplificare l'incubo: le tasse.
01
Berlusconi e l'occasione Trump
Il volpone è stato il primo a muoversi. Silvio Berlusconi ha colto al volo il momento della riforma fiscale approvata dal Senato americano per piazzare uno dei suoi prodotti della campagna elettorale: la flat tax. Ieri ha subito dato un'intervista al Tgcom24 e ha cominciato a inseguire la scia della rivoluzione americana. Quella di Berlusconi è un'operazione di comunicazione, per ora non c'è un disegno e non sappiamo se mai davvero ci sarà, ma quello che conta ora è segnalare la strategia della sua campagna elettorale:
Vogliamo la flat tax. L'aliquota sarà più bassa delle attuali, ma la sua semplicità aumenterà il gettito per l'erario.
Messa così siamo di fronte a un discorso lineare. Ma poi come la fai, la flat tax, in Italia? E per chi sarebbe? Persone fisiche o imprese? In America Trump ha riformato tutto il fisco: le tasse per gli individui e per...
La campagna elettorale è partita e la scena è notevole. Il colpo di Trump sul taglio delle tasse alimenta l'immaginario (e le preoccupazioni) in Europa. Gli Stati Uniti hanno introdotto una corporate tax al 20 per cento, Trump sta mettendo il turbo alle imprese americane, creando le condizioni (forse) per il rientro degli utili delle grandi aziende depositati all'estero. Il consenso sull'effetto crescita di queste misure è generale e il testo approvato dal Senato è una riforma fiscale profonda, un passaggio storico che ha come precedente solo quello di Reagan. Tutto questo sollecita (e solletica) la fantasia dell'Europa e in particolare dell'Italia, un paese con un Fisco la cui complessità e iniquità sono ormai leggendari. Così, con un colpo di cannone, Trump ha fatto ripartire il dibattito sulla flat tax. Si può fare? Una cosa è certa, se ne parla e sarà un cavallo di battaglia nella campagna elettorale. Semplificare l'incubo: le tasse.
01
Berlusconi e l'occasione Trump
Il volpone è stato il primo a muoversi. Silvio Berlusconi ha colto al volo il momento della riforma fiscale approvata dal Senato americano per piazzare uno dei suoi prodotti della campagna elettorale: la flat tax. Ieri ha subito dato un'intervista al Tgcom24 e ha cominciato a inseguire la scia della rivoluzione americana. Quella di Berlusconi è un'operazione di comunicazione, per ora non c'è un disegno e non sappiamo se mai davvero ci sarà, ma quello che conta ora è segnalare la strategia della sua campagna elettorale:
Vogliamo la flat tax. L'aliquota sarà più bassa delle attuali, ma la sua semplicità aumenterà il gettito per l'erario.
Messa così siamo di fronte a un discorso lineare. Ma poi come la fai, la flat tax, in Italia? E per chi sarebbe? Persone fisiche o imprese? In America Trump ha riformato tutto il fisco: le tasse per gli individui e per le imprese sono cambiate e quella che in Italia passa per una flat tax al 20 per cento in realtà è una nuova corporate tax che sostituisce il regime precedente.
Come spiega Dario Stevanato in un bel libro intitolato "Dalla crisi dell'Irpef alla flat tax" siamo in presenza di una selva fiscale da tagliare e "il sistema italiano di tassazione dei redditi sembra giunto a un bivio. O se si preferisce al capolinea". Il libro è un perfetto compagno di viaggio, riformare è possibile, ma le ottime idee esposte poi non vengono tradotte in realtà dalla politica. E poi c'è la mitologica "progressività" del fisco italiano che è addirittura dettata dalla Costituzione., scritta in un'epoca archeologica del capitalismo. Naturalmente i fatti sono altri e, come scrive Stevanato, " non si può certo dire che è incostituzionale una "progressività per deduzione" e dunque sarebbe più che possibile introdurre la flat income tax. I primi nemici della riforma fiscale sono quelli che oppongono dogmi e, naturalmente, i demagoghi della politica che riescono a rovinare anche le buone idee rendendole perfettamente realizzabili su Marte. L'Irpef così è diventata "un tributo frammentario e selettivo" mentre il regime delle società di capitali è andato via via complicandosi anche quello. Stevanato giustamente scrive che "tra i numerosi vantaggi della flat tax figura la possibilità di una piena integrazione tra imposta sui profitti societari e imposta personale sui dividendi" e basta andare a vedere il trattamento riservato dal fisco ai soci qualificati e a quelli non qualificati, dove questi ultimi sono figlio di un dio minore. Un fisco giusto crea una società migliore, perfino in Italia. In assenza di fatti concreti, sul piano politico, Berlusconi è ancora una volta il più svelto a capitalizzare l'attimo della comunicazione. Quanto alla flat tax, ne parla dal 1994. Nel frattempo tutto lo scenario economico italiano è mutato profondamente. Guardate che cosa sta succedendo nel mondo del lavoro, leggiamo insieme cosa scrive Francesco Seghezzi. Seguite il titolare di List.
02
Nuovi contratti brevi? Il mercato li fa già brevissimi
di Francesco Seghezzi
Ridurre la durata massima del contratto a tempo determinato da 3 a 2 anni. Negli ultimi giorni è questa l'idea che si sta rafforzando nell'esecutivo con la scopo dichiarato di combattere l'aumento a due cifre dei contratti e degli occupati a termine a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi commentandolo periodicamente su List. Ma è difficile capire quale sia lo scopo vero di questo possibile provvedimento. E proprio negli ultimi giorni sono stati diffusi dati che dipingono una situazione nella quale la riduzione da 3 a 2 anni sembra essere poco efficace. Infatti nel Rapporto sulle Comunicazioni obbligatorie relative al III trimestre 2017 diffuso dal Ministero del Lavoro si vede come, a fronte di un aumento complessivo del 17,2% delle cessazioni di contratti a tempo determinato i contratti di durata 2-3 giorni aumentano quasi del doppio (33,3%) e quelli tra 4 e 30 giorni del 21,7%. Al contrario le cessazioni dei contratti che durano più di un anno aumentano dello 0,5%, rimanendo sostanzialmente invariate.

Questi numeri ci suggeriscono che la grande quantità di contratti a termine che tutti i dati mostrano è determinata soprattutto da contratti brevi che si reiterano continuamente, portando alcuni lavoratori ad avviare e cessare rapidamente un contratto di lavoro. Risulta quindi difficile immaginare che la riduzione da 3 a 2 anni possa portare a qualche risultato positivo, in quanto si rivolgerebbe comunque ad una fascia "alta" in termini di durata contrattuale. Anzi è probabile anche una eterogenesi dei fini, con il numero complessivo dei contratti a termine che, in virtù della durata minore, saranno di più, conducendo ad un boomerang statistico opposto al risultato che si voleva ottenere. Il problema oggi sembra invece essere la durata bassa, composta probabilmente in parta anche da quei lavoratori che prima utilizzavano i voucher che ora risultano, nella loro nuova forma, uno strumento molto più complesso. Allora si affaccia un'altra spiegazione possibile, quella politica. Un intervento sui contratti a termine, che ogni mese che passa diventano sempre più un nuovo idolo negativo tout court, sarebbe una "cosa di sinistra" che, pur non portando alcun effetto concreto sul mercato del lavoro, potrebbe essere monetizzabile elettoralmente con una fetta di Paese che si sta rapidamente staccando dal Partito Democratico.
Il vero problema però resta e le possibili soluzioni restano al palo a causa proprio di altri provvedimenti presi negli ultimi mesi. Se infatti si potrebbe immaginare di aumentare la durata minima dei contratti a termine da 1 giorni a 30 o 60 giorni (e non ridurre la massima) questo creerebbe non pochi problemi alle imprese che si sono viste togliere lo strumento dei voucher che serviva proprio a gestire prestazioni brevi e brevissime. E allo stesso tempo rimanendo sullo sfondo il tema delle politiche attive, con tutta probabilità il grande assente della prossima campagna elettorale, continueremo a non occuparci del fatto che il mercato del lavoro sta cambiando e la brevità è la nuova normalità, contribuendo così a creare quell'instabilità che si potrebbe combattere, a patto di affilare nuove armi, non ferri vecchi.
***
Nel frattempo, là fuori, in un pianeta lontano, c'è Grasso che cola.
03
Grasso e il "non fa per me"
La sua parabola è interessante: sopravvalutato come Presidente del Senato, rischia di essere sottovalutato come politico perché l'uomo ha una sua cifra stilistica e un modo di porsi che è inusuale rispetto al modello che appare in tv di questi tempi. Grasso ha tirato due o tre colpi al Pd che restano impressi: il "mi hanno offerto posti" e quel "fare la riserva della Repubblica" e infine il "non fa per me" colpiscono l'immaginario dell'elettore di sinistra. Mentre il Pd ha offerto una storia fatta di spartizioni e lotte di potere, Grasso dice: io non partecipo a quel gioco, io mi metto in gioco su un campo dove in fondo ho tutto da perdere. Nella sinistra-sinistra questa è l'idea del gesto romantico, funziona sempre. E il Pd? Renzi ha avuto lo scatto nervoso di chi sente che dietro l'angolo c'è un problema e ha la faccia del Presidente del Senato. Non vince, ma può far perdere.
04
Decrittare Renzi
Matteo Renzi dice che comanderà D'Alema e come analisi politica non è che sia il Massimo. Il fatto che nell'ospitata televisiva con Fabio Fazio il segretario del Pd abbia lanciato una serie di stoccate contro l'impegno politico di Pietro Grasso significa che lo teme. In questo momento il Presidente del Senato ha in mano un grande potere, quello che terrorizza qualsiasi leader politico: il potere di far perdere. Renzi sa che bastano pochi punti percentuali per fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta, sa anche che il suo nome è quello meno probabile per Palazzo Chigi, sa benissimo che il suo miglior alleato è Berlusconi. Notare questa dichiarazioni di Renzi:
La partita sarà tra tre poli. Noi siamo una squadra. Io sono il segretario del Pd, due milioni di persone mi hanno chiesto di farlo. Poi avendo il referendum riportato le lancette indietro, l'incarico lo dà il presidente della Repubblica. Se permette la preoccupazione è che l'incarico non sia per Salvini, Berlusconi o Di Maio. Noi siamo una squadra, c'è Gentiloni ma ci sono anche altri nomi: Minniti, Franceschini, Delrio. E poi ci sono io che sono stato eletto da due milioni di elettori segretario e candidato premier del Pd. Siamo una squadra e ci vogliamo anche bene personalmente. Quando io mi sono dimesso ci siamo seduti intorno a un tavolo e abbiamo scelto Paolo in dieci minuti...
Renzi va decrittato. In cuor suo non ci sono dubbi che pensi a se stesso come la soluzione, ma l'introduzione di concetti (puramente tattici, ora) come "noi siamo una squadra" e soprattutto "abbiamo scelto Paolo in dieci minuti" dicono che in futuro la carta che risolve (quasi) tutto si chiama Gentiloni. E questo va al di là della volontà di Renzi. Perché? È tutta una questione di combinazioni. Seguite il titolare di List.
05
Tendenza Gentiloni
Gentiloni. Nel mondo delle imprese e in genere in un bel pezzo della classe dirigente il nome dell'attuale presidente del Consiglio è quello che piacerebbe a tutti anche per la guida del prossimo governo. Nessuno nomina Renzi. Quali combinazioni porterebbero Gentiloni a restare in sella anche nei prossimi anni? Sul taccuino del titolare di List ci sono queste ipotesi:
- Maggioranza di centrosinistra. Il Pd non va male, ma non vince. Servono i voti della sinistra à la Grasso, si trova un accordo e Paolo Gentiloni è il presidente del Consiglio che mette d'accordo tutti.
- Maggioranza di centrodestra. Berlusconi e Salvini vincono il voto in una corsa separata, ma non riescono a trovare l'accordo di governo. Berlusconi accede al doppio forno e fa un governo con il Pd confermano alla guida Gentiloni.
- Non vince nessuno. Si va verso un governo di larghe intese. Gentiloni è il nome sul quale Berlusconi e Renzi trovano l'accordo.
- Sindrome spagnola. Non c'è un chiaro vincitore, si entra in una fase da sindrome spagnola, bisogna rivotare ma non subito. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella prolunga la vita del governo Gentiloni finché non si trova una soluzione alla crisi istituzionale.
Paolo Gentiloni in questo momento è il nome che ha più possibilità di andare (restare) a Palazzo Chigi.
C'è altro sul taccuino del titolare di List? Sì, un tema che a noi interessa tantissimo, perché è uno dei fondamenti della democrazia: libertà di impresa, ricavi dei media, concorrenza, sistema dei media e Internet. Sta succedendo di tutto. Prendiamo il telecomando e cominciamo a fare zapping. Tutto questo ha molto a che fare con le campagne elettorali.
06
Il duopolio della pubblicità online

Facebook e Google nel 2018 conquisteranno l'84 per cento del mercato pubblicitario online. Un duopolio. La previsione è di GroupM che dà alcuni numeri fondamentali per il mercato: gli investimenti pubblicitari digital cresceranno a livello globale dell'11.4 per cento. Il mercato della pubblicità digitale ha già superato quello della tv in diciassette paesi: Australia, Canada, Danimarca, Cina, Finlandia, Francia, Hong Kong, Irlanda, Ungheria, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia, Svizzera, Taiwan e Regno Unito. Il sorpasso negli Stati Uniti sulla tv tradizionale è previsto nel 2020. Facebook e Google saranno i titani incontrastati in questo scenario. A quando un intervento dell'Antitrust? Vabbè, c'è la televisione...
07
La tv cresce e resiste, ma è dei vecchi
Il modello di business della carta stampata è andato: nel 1980 i giornali avevano il 60 per cento degli investimenti pubblicitari globali, oggi solo il 17 per cento e il dato è in costante calo, perdono ricavi tra uno e due punti l'anno. Per la tv è tutta un'altra storia, tra il 2000 e il 2014 la quota di mercato pubblicitario è stata pari al 44 per cento, ma il suo dominio nel consumo è fortissimo: 60 per cento. Tuttavia, anche questo modello è sotto pressione. Guardate questo grafico, sempre tratto da uno studio di GroupM:

I giovani non guardano la tv tradizionale. Soluzione? Internet va dalla tv e la tv va da Internet. Cambierà tutto. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.