18 Dicembre
Prima regola del manuale di guerra: non marciare su Mosca
Lezione di storia. Dalla tragica ritirata della Grande Armée di Napoleone, all'Operazione Barbarossa di Hitler finita con l'Armata Rossa che conquista Berlino. Perché con la Russia le sanzioni non funzionano e il conflitto è un'avventura nell'impossibile. Crimea, Donbass e Cecenia sono un vicino memento, il rapporto con il Cremlino è da maneggiare con cura
Il generale Bernard Law Montgomery, Lord di El Alamein, durante un dibattito alla Camera dei Lord, il 30 maggio del 1962, avvisò quelli che si dilettavano con il bricolage della guerra:
La prossima guerra di terra sarà molto diversa dall'ultima, in quanto dovremo combatterla in modo diverso. Nel prendere una decisione in merito, dobbiamo prima essere chiari su alcune regole di guerra. La regola 1, alla pagina 1 del libro di guerra, è: "Non marciare su Mosca". Ci hanno provato in tanti, Napoleone e Hitler, e non va bene. Questa è la prima regola. Non so se le vostre signorie conoscano la regola 2 della guerra. È: "Non andate a combattere con le vostre truppe di terra in Cina". È un paese vasto, senza obiettivi chiaramente definiti, e un esercito che vi combattesse verrebbe inghiottito dai cosiddetti Ming Bing, gli insorti del popolo.
Due regole, una lezione, un avviso pulsante per l'Occidente impegnato nel gioco a scacchi con Mosca. La storia non mente: mai svegliare l'orso russo. Per sapere, per capire, Marco Patricelli fa un viaggio nel tempo, salite a bordo e allacciate le cinture.
L'orso russo. Le decorazione del Natale di Mosca (Foto Epa)di Marco Patricelli
Gli unici che sono riusciti a conquistare Mosca e a occupare il Cremlino sono stati i polacchi nel 1610. Ne vennero cacciati nel 1612 dai russi che se ne sarebbero ricordati per molto tempo: in tre fasi (1772, 1793 e 1795) gli Zar si presero pezzi della Polonia, la ribattezzarono "Piccola Russia" cancellandola dalla cartina geografica e provarono a russificarla. Non dimenticarono neppure i polacchi del V Corpo della Grande Armée di Napoleone, il quale aveva promesso di ricostituire la Polonia dopo la spartizione da parte di Russia, Austria e Prussia, che a Mosca rientrarono eccome nel 1812, ma la spietata...
Il generale Bernard Law Montgomery, Lord di El Alamein, durante un dibattito alla Camera dei Lord, il 30 maggio del 1962, avvisò quelli che si dilettavano con il bricolage della guerra:
La prossima guerra di terra sarà molto diversa dall'ultima, in quanto dovremo combatterla in modo diverso. Nel prendere una decisione in merito, dobbiamo prima essere chiari su alcune regole di guerra. La regola 1, alla pagina 1 del libro di guerra, è: "Non marciare su Mosca". Ci hanno provato in tanti, Napoleone e Hitler, e non va bene. Questa è la prima regola. Non so se le vostre signorie conoscano la regola 2 della guerra. È: "Non andate a combattere con le vostre truppe di terra in Cina". È un paese vasto, senza obiettivi chiaramente definiti, e un esercito che vi combattesse verrebbe inghiottito dai cosiddetti Ming Bing, gli insorti del popolo.
Due regole, una lezione, un avviso pulsante per l'Occidente impegnato nel gioco a scacchi con Mosca. La storia non mente: mai svegliare l'orso russo. Per sapere, per capire, Marco Patricelli fa un viaggio nel tempo, salite a bordo e allacciate le cinture.
L'orso russo. Le decorazione del Natale di Mosca (Foto Epa)di Marco Patricelli
Gli unici che sono riusciti a conquistare Mosca e a occupare il Cremlino sono stati i polacchi nel 1610. Ne vennero cacciati nel 1612 dai russi che se ne sarebbero ricordati per molto tempo: in tre fasi (1772, 1793 e 1795) gli Zar si presero pezzi della Polonia, la ribattezzarono "Piccola Russia" cancellandola dalla cartina geografica e provarono a russificarla. Non dimenticarono neppure i polacchi del V Corpo della Grande Armée di Napoleone, il quale aveva promesso di ricostituire la Polonia dopo la spartizione da parte di Russia, Austria e Prussia, che a Mosca rientrarono eccome nel 1812, ma la spietata tattica della terra bruciata di Kutuzov dopo un mese fece sloggiare i francesi e i loro alleati, dando avvio al processo del definitivo tramonto politico-militare di Napoleone che sarebbe stato sancito nel 1815 a Waterloo.
La storia racconta che a toccare la Russia col guanto di ferro ci si fa male, e col guanto di velluto dipende dall’umore dell’Orso che non va disturbato né stuzzicato. Hitler scatenò la valanga dell’Operazione Barbarossa e Stalin rispose con la Grande guerra patriottica che avrebbe portato l’Armata Rossa a bivaccare a Berlino dopo aver spazzato per sempre il Terzo Reich. Lo spregiudicato dittatore georgiano prima si era messo d’accordo con l’artista fallito di Braunau per spartirsi mezza Polonia e avere mano libera sui Paesi baltici, poi era stato aggredito e aveva trovato l’accordo del fronte anti-hitleriano con le aborrite democrazie. Dopo Stalingrado si era ripreso un pezzo di Polonia e i Paesi baltici, era entrato nel cuore dell’Europa e ne aveva messo mezza sotto controllo o sotto occupazione.
Il Cremlino e la folla a Mosca nei mercatini di Natale (Foto Epa).L’Europa di oggi, super-progressista e illuminata a corrente alternata, ubriaca di bei principi senza costrutto concreto, crede di poter far sentire la sua pressione sul Cremlino con i pannicelli caldi delle sanzioni, che qualche effetto ce l’hanno sì, ma più che altro stringono il cappio sull’export continentale, vitale per l’economia e senza aver prodotto un solo effetto politico, né sulla questione ucraina né sul fronte dei diritti umani e della tutela astratta e verbale dell’opposizione interna.
La Crimea è saldamente tornata nei confini russi, il Donbass è sotto il controllo di Mosca, la Cecenia è sparita dai radar e l’efficienza dei servizi segreti del Cremlino (FSB) fa impallidire il ricordo di GPU, NKVD e KGB di cui ha permutato ossatura e metodi spicci, compresa l’eliminazione violenta di personaggi scomodi come i dissidenti. La Bielorussia è un satellite etero-diretto da Mosca, all’Ucraina è al massimo permesso di pigolare e pure sottovoce, la Georgia ha già sentito il morso militare e sulla questione Armenia-Azerbaigian le carte vengono date al tavolo del Cremlino. L’impero continua, sotto altra forma. Alla politica autoritaria di Vladimir Putin e alla potenza militare che è tornata a far paura, perché grande con i numeri ed evoluta tecnologicamente, si sposa uno strapotere economico alla voce energia irrinunciabile per l’Europa. Il gas russo scorre nella canna che può strozzare il Vecchio Continente: basta girare i rubinetti, o agire sui prezzi, e tutto può essere rinegoziato, sminuito, ricontrattato, riparametrato.
Sembra essere trascorso un secolo – ma era solo il vecchio secolo - da quando con il crollo del Muro di Berlino e del seguente collasso del comunismo la Russia appariva stracciona e disperata, dove tutto si vendeva e si comprava a prezzi di saldo, compresi sommergibili e testate nucleari, i Kalashnikov te li davano per un tozzo di pane e qualcuno si portava via pure i jet più evoluti (come i Sukhoi) per intraprendere fortunate e remuneratissime carriere negli air show di mezzo mondo. Era la Russia alla vodka di Boris Eltsin, che impedì la resurrezione del comunismo, ma non aveva la minima idea di come fare da levatrice a una democrazia. Come nessuno, peraltro, visto che lo sterminato Paese eurasiatico neppure per un giorno ha conosciuto cosa sia la democrazia.
Esercitazione militare russa nella regione di Orenbyrg (Foto Epa).Dall’autocrazia zarista con i servi della gleba allo spirito rivoluzionario che partorì uno spietato sistema liberticida come quello stalinista, dall’oppressione sistemica delle “purghe” e delle deportazioni ai manicomi in cui i pazzi erano gli unici a ragionare con la propria testa e quindi spurgati dalla società spacciata come egualitaria e giusta, dal caos elziniano al nuovo ordine putiniano degli oligarchi, la Russia è sempre “Tutte le Russie”, eternamente sospesa tra la vocazione all’anima europea e a quella asiatica, ma con i piedi saldamente di qua e di là. Un Orso da coccolare e non da sfidare, perché graffia e azzanna, più forte di ogni regime, e indomabile, che sa sopravvivere a tutto e persino a se stesso.
L’Europa che pretende di addomesticarlo con le sanzioni è la stessa che ha consegnato le squadre di calcio agli oligarchi (e agli arabi imbottiti di petrodollari senza che nessuno dica nulla sui diritti umani nei loro Paesi ai quali vengono offerti eventi e vetrine internazionali, purché paghino), che stende tappeti rossi agli investitori, che vende e svende strutture e impianti ai riccastri che vengono da Est, che si fa sponsorizzare da Gazprom e poi protesta per Navalny, che si allarma per le manovre al confine ucraino ma che non saprebbe difendere neppure un metro di terra di Estonia, Lettonia e Lituania che la Russia, se davvero lo volesse, potrebbe papparsi in dieci minuti. Massimo quindici. L’impero colpisce ancora. Quando vuole. E senza guerre stellari.
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10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
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nel minore
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pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
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ulteriori
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(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.