24 Dicembre

Il solco di Draghi e la spada (spuntata) dei partiti

Il premier e la strada tracciata per il Quirinale. Invocato il suo aiuto come capo del governo per salvare le sorti della Patria, ora i partiti rivendicano le mani libere per la scelta del Presidente della Repubblica, con Draghi a fare sempre il premier, perché senza di lui si sfarina il cemento della politica di unità nazionale

di Marco Patricelli

Sans moi le déluge. Parafrasando il re di Francia Luigi XV, Sua Maestà Mario Draghi I e II ancora una volta ha messo spalle al muro i partiti mettendo a nudo la debolezza del sistema di rappresentanza politico, gracile e col fiatone. Non deve studiare da presidente della Repubblica perché già ha metabolizzato alcuni caratteri distintivi degli ultimi inquilini del Quirinale: l’enigmatismo allusivo ed ecumenico di Oscar Luigi Scalfaro, il dire una cosa pensarne un’altra e farne un’altra ancora di Francesco Cossiga, la gelida rosso-monarchica risolutezza di Giorgio Napolitano e l’apparente bonomia decisionista e pragmatica di Sergio Mattarella. Nonostante la voce indistinguibile da quella del compianto Olivero Beha, Draghi con le sue parole ha dato gli ultimi colpi di scalpello al monumento a se stesso: dal profilo basso che si richiede al salvatore della patria a quello alto del novello Cincinnato da cui dipendono le sorti della patria.

Senza lui a Palazzo Chigi si sfarina il cemento dell’unità nazionale realizzato per la lotta all’immarcescibile Covid-19 e la gestione del Pnrr; dopo il suo sacrificio come premier invocato a furor di popolo e unto da Mattarella, chiunque a suo dire potrebbe guidare un governo messo sui binari ma solo con lui al Quirinale dove non ha chiesto e non ha detto di voler andare, perché semplicemente è una scelta obbligata dalle circostanze. Lo chiamano tattico, ma l’ex Bce è uno stratega fine, in quanto lui disegna i piani e gli altri lo designano ai piani alti dovendogli pure riconoscenza per l’accettazione. Altro che nonno, l’unica cosa comica in un discorso da leggere in controluce e i cui temi portanti stavano tra le righe, poiché nessuno lo vede ai giardinetti a cantare filastrocche o a dare becchime ai piccioni, né lui ci si è mai visto. È l’aratro...


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