27 Dicembre
La variante che impone una variante
Il sistema delle quarantene in vigore è sbagliato. Le norme applicate sono quelle di una fase pandemica precedente, vanno aggiornate, adattate al contesto modificato da Omicron. L'emergenza delle parole e la realtà. Gli illusi dello smartworking, la fine dell'ufficio (e del lavoro)
Che succede? La lettura dei giornali stamattina è stata surreale, sembra che un anno sia passato invano, che il virus sia stato scoperto l'altro ieri, che non ci siano state enormi conquiste scientifiche, conoscenze e esperienze. Sembriamo sotto assedio, con i bombardieri che volano sopra le nostre teste e, naturalmente, tutti siamo nel rifugio anti-atomico. La pandemia è una questione sempre più grande di immaginario, un gioco in realtà aumentata in cui la vittima principale è l'intelligenza. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Il gioco del prigioniero libero
Un anno fa iniziava la campagna vaccinale all'ospedale Spallanzani di Roma. Partì malissimo, con un governo in crisi (premier Conte), totalmente disorganizzato (commissario Arcuri). Mario Draghi arrivò a Palazzo Chigi in febbraio (e il generale Figliuolo al posto di Arcuri) e dopo 12 mesi sono oltre 108 milioni le dose somministrate e 47.947.263 gli italiani che hanno ricevuto almeno la prima (88,77% degli over 12). Siamo un paese che ha fatto enormi passi avanti.
Siamo alla questione del prigioniero libero. I numeri presi fuori contesto non dicono nulla, anzi ingannano, ci sono nuovi contagiati in un'ondata di diversa intensità e forma, ma le norme applicate sono quelle di una fase pandemica precedente, vanno aggiornate, adattate al contesto che è ampiamente modificato da Omicron. Ora nel governo cominciano a pensare che, toh, forse la variante impone una variante, le norme sull'isolamento sono sbagliate, i tempi di quarantena vanno ridotti nettamente. A Palazzo Chigi troveranno il modo di tagliare i giorni per chi ha fatto la terza dose e per chi ha già due vaccini, ci faranno sopra tanti ricami, ghirigori, il solito giro che serve a mettere d'accordo i profeti-scienziati, tenere sotto controllo il panico dei politici di fronte a decisioni che non sono di chiusura così...
Che succede? La lettura dei giornali stamattina è stata surreale, sembra che un anno sia passato invano, che il virus sia stato scoperto l'altro ieri, che non ci siano state enormi conquiste scientifiche, conoscenze e esperienze. Sembriamo sotto assedio, con i bombardieri che volano sopra le nostre teste e, naturalmente, tutti siamo nel rifugio anti-atomico. La pandemia è una questione sempre più grande di immaginario, un gioco in realtà aumentata in cui la vittima principale è l'intelligenza. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Il gioco del prigioniero libero
Un anno fa iniziava la campagna vaccinale all'ospedale Spallanzani di Roma. Partì malissimo, con un governo in crisi (premier Conte), totalmente disorganizzato (commissario Arcuri). Mario Draghi arrivò a Palazzo Chigi in febbraio (e il generale Figliuolo al posto di Arcuri) e dopo 12 mesi sono oltre 108 milioni le dose somministrate e 47.947.263 gli italiani che hanno ricevuto almeno la prima (88,77% degli over 12). Siamo un paese che ha fatto enormi passi avanti.
Siamo alla questione del prigioniero libero. I numeri presi fuori contesto non dicono nulla, anzi ingannano, ci sono nuovi contagiati in un'ondata di diversa intensità e forma, ma le norme applicate sono quelle di una fase pandemica precedente, vanno aggiornate, adattate al contesto che è ampiamente modificato da Omicron. Ora nel governo cominciano a pensare che, toh, forse la variante impone una variante, le norme sull'isolamento sono sbagliate, i tempi di quarantena vanno ridotti nettamente. A Palazzo Chigi troveranno il modo di tagliare i giorni per chi ha fatto la terza dose e per chi ha già due vaccini, ci faranno sopra tanti ricami, ghirigori, il solito giro che serve a mettere d'accordo i profeti-scienziati, tenere sotto controllo il panico dei politici di fronte a decisioni che non sono di chiusura così si mettono al riparo dalla responsabilità e via così, alla fine, dopo aver perso un sacco di tempo, si arriverà al dunque.
Non ci sono prigionieri, ma un paese - e una classe dirigente indecisa a tutto - che non prende atto a tutta velocità dello scenario mutato: il Natale di quest'anno è stato libero (perché liberato) e gli italiani non sono rimasti segregati in casa, hanno viaggiato da una Regione all'altra, da un Comune all'altro, sono andati all'estero, hanno potuto riunire la famiglia. Non c'è stato nessun lockdown e coprifuoco, c'è un paese tra i più vaccinati al mondo che cerca contromisure contro la variante Omicron, ma si trova di fronte a un problema più grande: la paura, la vera prigione del nostro tempo.
02
Un paese vaccinato che va liberato (dalla paura)
Uno stato di precarietà perenne generato dal bollettino quotidiano - e dalla sua lettura sbagliata - e da un sistema dell'informazione che non riesce a liberarsi dello stato ansiogeno, pur essendo cambiato completamente lo scenario. Quanti sono i guariti? Quanti sono i morti rispetto all'anno scorso? E che età hanno i morti e quali sono le loro patologie al momento del decesso? Quante terapie intensive ci sono rispetto all'anno scorso? Tutta la comunicazione ha un tono da Armageddon.
I dati del monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di Sanità forniscono ampio materiale per sapere, per capire: "Le fasce di età che registrano i più alti tassi di incidenza settimanali per 100.000 abitanti sono quelle pediatriche (393 nella fascia di età 0-9 anni e 404 nella fascia di età 10-19 anni). L’incidenza più bassa si rileva nelle fasce di età superiori agli 80 anni (101 nella fascia di età 80-89 e 116 nei soggetti di età più avanzata) che presentano anche una maggiore copertura vaccinale sia con ciclo completo che con dose di richiamo".
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L'emergenza delle parole e la realtà
Terapie intensive? Secondo l'Agenas sono al 12% e i ricoveri nei reparti al 15%. Sono in ascesa, non una gran scoperta, visto che Omicron è più contagioso, ma il "dove siamo" si vede meglio con questo grafico:
Il numero tra parentesi indica lo scostamento rispetto ai dati precedenti. Siamo ancora lontani dalla zona in cui siamo finiti un anno fa, ci sono rischi di ulteriore scalata, ovvio, e bisogna certamente prendere precauzioni, forse la situazione diventerà perfino critica, ma il ricorso irrazionale al confinamento di massa, al tampone per tutti - innescato dall'allarme continuo - non è logico, non è questo il sistema appropriato per seguire l'epidemia, doveva essere il tracciamento che con questi numeri ormai è saltato. Il rischio dell'allarmismo, dell'irrazionale che prende la scena (sta succedendo, la tv è un esempio pessimo di quello che accade) è quello di un salto indietro che inocula elementi di sfiducia, dà fiato di nuovo ai movimenti No Vax.
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Due curve e la trappola del loop temporale
Guardate questo grafico aggiornato in tempo reale, ci sono due curve, la prima è quella dei contagi, la seconda è quella dei morti:
Osservate l'ultima sequenza temporale: non solo i vaccini funzionano, ma Omicron è un virus di gran lunga meno letale rispetto a Delta. Nonostante i dati, l'evidenza, sembra di vivere nel romanzo illustrato All you need is kill scritto da Hiroshi Sakurazaka (poi diventato il film Edge of Tomorrow, attori protagonisti Tom Cruise e Emily Blunt) dove un guerriero è intrappolato in un loop temporale e rivive ogni giorno la propria morte.
Siamo di fronte a un caso unico di crisi della comunicazione innescata dalla paura. La paralisi è dietro l'angolo, così sembrano tutti intrappolati in un passato-eterno-presente, fuori dal virus niente. Siamo tra l'errore e l'orrore.
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Cambiare subito le regole sulla quarantena
La realtà è che di fronte a Omicron andrebbero cambiate le strategie di contrasto. Il sistema delle quarantene è sintonizzato su uno scenario che non c'è più. Con questa contagiosità il meccanismo di isolamento in vigore mette fuori dalla vita sociale (e dal lavoro) milioni di persone a fronte invece di un impatto minimo sui decessi e sulle forme gravi. Cosa ci stanno a fare in casa i vaccinati? A cosa serve il vaccino se devo stare in isolamento alla prima ombra di contatto con un positivo. Sette giorni di quarantena, un tampone all'ottavo giorno, poi torni e magari il giorno dopo rientri in isolamento e così via. Ossignore, siamo sulla scena di Edge of Tomorrow ma senza nessun eroismo e con grande gioia di quelli che a casa trova il riparo perfetto. Dal lavoro. È una strategia non solo irrazionale, ma autolesionista.
Qualcuno sveglio c'è, il sottosegretario alla Salute, Filippo Sileri, ha detto che "è necessaria una revisione delle regole della quarantena ma non è questo il momento. Credo che sia auspicabile ma probabilmente tra 10 o 15 giorni da oggi, è verosimile che Omicron sia oltre il 50-60% del virus che circola nel Paese". Sileri ha colto il tema, ma non c'è tutto quel tempo di cui parla, non guida un'azienda, con queste regole le presenze della forza lavoro sono già ridotte al lumicino. Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia-Giulia e della Conferenza delle Regioni, è esplicito: "Condivido la riflessione che vada rivista la quarantena per i vaccinati. Massima sicurezza senza bloccare il Paese".
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Gli illusi dello smartworking. Fine dell'ufficio (e del lavoro)
Alla moltitudine che insegue la chimera del paradiso in terra (titolo di un libro importantissimo di Christopher Lasch), una vita asettica con tutti i desideri che vengono soddisfatti e "consegnati" a casa da Amazon, a molti questo tipo di vita sempre più dissociata sembra star bene (soprattutto tra i non pochi che hanno scoperto un modo per non lavorare), ma non si rendono conto che isolamento e smartworking hanno effetti micidiali sulla psiche, non sono la felicità ma l'anticamera della nevrosi di una società smarrita. Andate a chiedere lumi agli psicologi, vi racconteranno una realtà sconvolgente sull'impatto della pandemia sulla personalità. Si vive nel migliore dei casi in uno stato di deviazione e alterazione del mondo. E quando tutto svanisce - perché anche questa coda di Omicron sparirà - c'è il rifiuto a tornare al quotidiano, la vita di tutti i giorni, uscire dalla bolla pandemica.
Quanto al lavoro, gli effetti sono enormi, perché alla fine qualcuno che paga ci sarà: non si tratta solo del crollo del mercato degli uffici (con pesanti ricadute sul settore immobiliare), ma di una politica di (auto)alienazione dell'individuo dalla società civile. I felici dello smartworking non colgono cosa sta accadendo: si passa prima per "l'eliminazione" del posto fisico di lavoro, poi attraverso la sua "delocalizzazione" a casa e infine, con la completa spersonalizzazione del rapporto con i superiori, si arriva alla smaterializzazione e al trasloco della sua posizione in un "altrove" che corrisponde a un centro di costo più conveniente. Ogni postazione di lavoro (pdl) ha un costo di gestione: scrivania, sedia, telefono, pc, connessione, pulizia, manutenzione ordinaria e straordinaria. Lo smartworking elimina il problema e dopo un po' - attraverso un irreversibile processo di automazione accelerato dalla diffusione dell'intelligenza artificiale -anche il lavoratore, perfino quello che oggi pensa di far parte di una categoria insostituibile, viene cancellato. Le aziende che producono mobili, i designer, hanno già pensato a tutto, il tuo home office ti aspetta!
L'impatto sul tessuto urbano è un'altra conseguenza (in)attesa: se gli uffici non servono più, questo significa che interi quartieri metropolitani verranno abbandonati, la zombificazione delle città proseguirà, i prezzi degli immobili in alcune aree caleranno ancora, negozi e attività commerciali chiuderanno per assenza di clienti da servire. Dove non c'è vita, c'è rovina. Molti hanno dimenticato non solo l'effetto desertificante della prima fase della pandemia, ma anche il collasso durante la crisi dell'auto nel 2007-2008, Detroit, capitale dell'auto americana, nel 1950 aveva 1,850,000 abitanti, oggi sono circa 675,000.
07
Il paradiso in terra e il mondo prima della cometa
Tutti a casa. È lo scenario ideale per trarre il massimo profitto senza avere alcuna responsabilità sociale, pensate alle imprese hi-tech (e non solo): chi lavora nelle "operazioni immateriali" è a casa in un posto qualunque (e presto sarà uno qualunque che corrisponde giusto a un numero di matricola, meglio se localizzato in un paese senza una legislazione del lavoro), la manifattura è delocalizzata in Cina, in Vietnam, ovunque ci sia un costo del lavoro basso e scarsa o nessuna tutela. La sede fiscale dell'azienda va dove è più conveniente (ancor meglio se c'è uno schema multiplo di società), gli "uffici creativi" restano in Occidente, in modo da potersi fregiare dello slogan che serve per continuare a vendere i propri prodotti nei mercati di riferimento. Se il mezzo è il messaggio (Marshall McLuhan, sempre valido e profetico), allora questa scritta sull'iPhone dice tutto sul mondo in cui viviamo: "Designed by Apple in California. Assembled in China".
Vendere questa realtà è l'imperativo. D'altronde fu Lasch proprio ne Il paradiso in terra a scrivere nel 1991 parole che hanno acquistato forza con il passare del tempo:
L’unica cosa che contava era la particolare versione di irrealtà che il pubblico poteva essere indotto a «comprare». Acquistare qualcosa non implicava necessariamente crederci: se la «disinformazione», come in seguito venne chiamata, si era dimostrata eminentemente vendibile, era perché c’era un’enorme carenza di informazione. La disinformazione monopolizzava le trasmissioni radiotelevisive. Non che gli americani fossero diventati stupidi o creduloni, ma non avevano alternativa istituzionale al consumo di bugie. L’unica forma di difesa di cui disponevano era spegnere la televisione, cancellare gli abbonamenti a quotidiani e periodici e nei giorni delle elezioni star lontani dalle urne. E infatti sempre più persone approfittavano di queste possibilità, a giudicare almeno dal calo delle vendite di quotidiani e degli indici di ascolto delle trasmissioni politiche e dalla riduzione dell’elettorato. Ma i sondaggi di opinione, di fatto, consentivano di fare a meno dell’elettorato, perché un campione infinitesimale, ma ritenuto rappresentativo, della popolazione poteva determinare in anticipo l’esito delle elezioni.
Messa così la faccenda, tutto il resto è solo un'accelerazione del marketing che la pandemia ha ulteriormente potenziato.
Nel film Don't Look Up il personaggio più inquietante messo in scena dal regista e sceneggiatore Adam McKay è il fondatore della Bash, l'onnipotente e onnipresente azienda hi-tech che produce smartphone che leggono le emozioni. Peter Isherwell vende il suo prodotto vestendolo di volta in volta di nuovo umanesimo e di svolta ecologica - sono gli -ismi del nostro tempo, sfogliate il notiziario, ne siamo pieni - svelando tutta l'ipocrisia del politicamente corretto che sta travolgendo - e cancellando - la cultura occidentale. Quell'uomo con i capelli grigio piantati sul capo come un casco, vestito come i "paraguru" della Silicon Valley, un personaggio che in una giungla non sarebbe sopravvissuto per un minuto (e occhio all'epilogo del film) è la summa del nostro tempo smaterializzato, un uomo privo del requisito della realtà, ma talmente immerso nell'avidità da pretendere di sfruttare anche l'evento catastrofico (da estinzione planetaria) di una cometa diretta verso la Terra. È un sinistro incrocio tra Mark Zuckerberg (che ora vuol vendere il suo metaverso, l'apoteosi dell'alienazione, tutti con il casco e via) e Tim Cook (che continua a vendere versioni "aggiornate" del suo iPhone e un giorno forse ci dirà che legge le nostre emozioni), si vanta di possedere i dati di tutti gli esseri umani, conosce il domani di ognuno di noi e affida all'algoritmo la nostra fine (del mondo). Il film è una delizia, la commedia tende al dark, c'è solo un inconveniente che suona come un assegno a vuoto: scopriremo un giorno che è superato dalla realtà.
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L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.